E’ giunto il momento di tirare le somme sull’Open d’Australia appena concluso con la memorabile impresa di Roger Federer capace, a 35 anni e 174 giorni, di vincere nuovamente uno slam a quasi 5 anni di distanza (ultima affermazione a Wimbledon 2012) partendo dal N. 17 ATP, emulando la mitologica impresa di Pete Sampras agli US Open 2002.
Senza dubbio la kermesse australiana ci lascia, oltre alla sfavillante cornice della Rod Laver Arena, interessanti spunti per valutare chi saranno i top players del circuito nel prosieguo del 2017 tennistico e anche per ipotizzare gli “slam hunters” del futuro.
Prima le note stonate: Chi ne esce con le ossa rotte sono senza dubbio Marin Cilic e Milos Raonic.
Il croato aveva incantato con un finale di 2016 fenomenale (vittorie a Cincinnati e Basilea e conquista delle Finals di Londra oltre al best ranking N. 6 ATP) ma ha finora deluso in questo inizio di 2017 venendo anche sopravanzato da Nadal. L’occasione era ghiotta per fiondarsi in top 5 anche tenuto conto degli scarsi risultati ottenuti all’inizio del 2016 ma le sconfitte al primo turno di Chennai (con il non certo irresistibile Kovalik!) e al secondo turno a Melbourne (con un Evans in salute) portano ad una bocciatura senza appello. Ha ancora tempo e modo per aggredire il quinto posto di Nishikori ma serve un deciso cambio di marcia.
Raonic era invece chiamato alla definitiva consacrazione, vista anche la prematura uscita di scena di Murray e Djokovic, il gigante canadese non è riuscito ad imporre il suo gioco con Nadal nei quarti e a confermare, almeno, la semifinale del 2016, dovendo rimandare ulteriormente l’appuntamento con il primo slam della carriera (arriverà mai?). L’impressione che lascia è quella di un potenziale fuoriclasse che difetta però nella cattiveria nei momenti decisivi. La speranza è quella che riesca a ripetere l’estate 2016 e, magari, superare l’ultimo step nell’erba londinese.
Al contrario, prova di maturità ampiamente superata per Grigor Dimitrov: Il ragazzo di Haskovo sembra avere risolto i problemi di convinzione e cattiveria agonistica che lo avevano attanagliato dopo l’ottimo 2014, culminato con le vittorie ad Acapulco, Bucarest e Londra, e ha già confermato e rafforzato le buone impressioni destate sul finire del 2016. Emblematica la prestazione in semifinale al cospetto di Rafa, dove il bulgaro ha mantenuto per ben 5 ore un tennis di qualità elevatissima senza mai togliersi dalla lotta e capitolando solo per la maggiore esperienza del mancino di Manacor. Grigor è in fiducia, ha sempre avuto le stimmate del campione assoluto e mai come in questo 2017 pare lanciato verso la definitiva consacrazione da “Baby Fed” a “Fed 3.0”. Una fine 2017 a ridosso dei primi 5 è più che una probabilità.
E chi saranno le sorprese? I primi nomi da considerare sono Alexander Zverev e Juan Martin Del Potro.
Il tedesco ha confermato la grande bontà di Madre Natura e sicuramente avrà un futuro non roseo, ma dorato. L’uscita ai sedicesimi con Nadal ha però evidenziato che Sascha, al meglio dei 5 set, non è ancora pronto per determinare contro avversari con un approccio fisico e che riescano a disinnescare la sua profondità di colpo da fondo campo. Il golden boy ha ancora grossi margini di miglioramento, forse più fisici che psicologici, ma potrà essere la vera sorpresa nei major estivi (pronostichiamo grandi cose a Wimbledon).
Che dire su Palito: sarà sicuramente la scheggia impazzita del 2017. Finchè non rientrerà nei primi 20 ATP DelPo non potrà che essere lo spauracchio delle teste di serie nei primi turni di ogni torneo. Se saprà gestire le energie e il polso non farà le bizze, il continuo miglioramento nel 2016, culminato con il grande argento olimpico e la vittoria al 250 di Stoccolma, conferma che l’argentino di Tandil saprà regalarci grandissime soddfisfazioni.
Michele De Martin
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