Fino ad allora ero al centro del mondo. Frequentavo gente famosa, firmavo autografi ai fan, incontravo gente interessante, mangiavo nei ristoranti migliori, dormivo negli hotel più lussuosi e mi guadagnavo un modo di vivere fenomenale giocando a uno sport che amavo con tutto il cuore. La vita non poteva essere più bella
Poi il mio mondo si sgretolò improvvisamente. Il 30 aprile del 1993 era un giorno pieno di sole e l’aria era fredda e frizzante. Stavo giocando ai quarti di finale al torneo di Amburgo contro Magdalena Maleeva. Conducevo per 6-4, 4-3, e stavamo facendo pausa durante un cambio campo. Ricordo che ero seduta, mi stavo asciugando il sudore con un asciugamano e poi mi sono sporta in avanti per bere un po’ d’acqua; la pausa era quasi terminata e avevo la bocca secca. Non appena mi porto il bicchiere alle labbra sento un tremendo dolore alla schiena
Poi si volse di scatto e vede un uomo con un cappello da baseball e un sogghigno in viso. Impugnava un lungo coltello e stava per colpire nuovamente la tennista. Tratto dalla sua autobiografia, l’ex giocatrice jugoslava, Monica Seles, ripercorre l’attimo dell’aggressione cui è stata vittima il 30 aprile 1993, durante una partita del torneo di Amburgo.
Un uomo, superando la barriera di sicurezza, l’aveva accoltellata con una lama di 23 centimetri tra le scapole. Essendosi piegata in avanti per bere, il colpo penetrò di solo un centimetro e mezzo, mancando di cinque centimetri la colonna vertebrale. Poi, l’aggressore, prima di pugnalarla nuovamente, fu bloccato a terra e arrestato.
Al tempo Monica Seles era la tennista migliore al mondo, aveva 19 anni e da due era al primo posto della classifica femminile Wta. Nonostante la giovane età aveva vinto otto Grande Slam, tra cui Wimbledon, gli Us Open e gli Australian Open e il Roland Garros. E soprattutto – ai fini di questa assurda storia – era stata la più giovane a vincere sulla terra francese nel 1990 battendo Steffi Graf e detronizzandola, l’anno dopo, al vertice del ranking Wta.
Il suo aggressore, Günter Parche, era un tedesco di 38 anni. Uno squilibrato e ossessionato proprio dalla Graf al punto che, come rivelò alla polizia, voleva dare una “lezione” alla giovane tennista rivale. Da qui in poi la carriera di Monica Seles e, in parte la sua stessa vita, furono irrimediabilmente compromesse: Parche fu processato e condannato a due anni di libertà vigilata più l’obbligo a sottoporsi a cure psicologiche visto che fu riconosciuto mentalmente malato. La sentenza stupì la tennista al punto che non volle più giocare in Germania e non volle più metterci piede. Inoltre, lo stesso torneo non fu sospeso e fu vinto proprio da Steffi Graf.
Monica Seles cadde in depressione, accusò un disturbo alimentare che la portò ad aumentare peso, non giocò per oltre due anni, riprendendo solo nel 1995. L’anno dopo vinse il suo quarto Australian Open e di fatto fu l’ultimo successo. Si è ritirata ufficialmente nel 2008, ma aveva già smesso di impugnare la racchetta nel 2003 dopo un infortunio al piede.