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A volte le nazionali ricorrono agli oriundi e Mancini sta pensando alla Naturalizzazione di Ibanez con l’Italia, per poi avere la possibilità di convocarlo in nazionale, magari già a Qatar 2022. Il difensore della Roma, di padre uruguaiano e madre brasiliana, dispone anche del passaporto italiano, per via dei suoi antenati.

Dal canto suo, l’atleta ha fatto sapere che accoglierebbe molto di buon grado una eventuale convocazione con la nazionale azzurra e ne avrebbe tutti i titoli; non avendo militato in nessun’altra nazionale maggiore, può, infatti, giocare per l’Italia. A questo punto, la palla passa a Roberto Mancini, che dovrà fare le sue valutazioni tecniche in merito all’utilità di poterlo avere a disposizione. Vista la non grandissima abbondanza di difensori centrali, il commissario tecnico molto probabilmente beneficerà di questo rinforzo e deciderà di chiamarlo.

Ibanez, eventualmente, si unirebbe alla piccola colonia di brasiliani che giocano per la nazionale Italiana, che al momento riguarda Emerson Palmieri, Jorginho e Toloi.

Naturalizzazione Ibanez Italia – Caratteristiche Tecniche

Ibanez ha delle caratteristiche tecniche che possono fare molto comodo all’Italia di Roberto Mancini. In primis, è molto abile nell’impostazione dalle retrovie, che è ormai una dote imprescindibile per un difensore moderno. Essendo calcisticamente nato come centrocampista, ha potuto sviluppare questa abilità; che si estrinseca sia con i lanci lunghi che con la capacità di uscire palla al piede.

Il difensore della Roma sa come farsi rispettare anche in occasione dell’uno contro uno ed è dotato di un buono scatto e una buona scelta di tempo sulle scivolate. Si tratta, quindi, di un calciatore polivalente che sta migliorando anche dal punto di vista tattico; si adatta, inoltre, con una grande rapidità al cambio di modulo, potendo giocare indifferentemente in una difesa a tre e a quattro. Il suo fisico abbastanza possente, con l’altezza di 188 cm per 73 Kg, inoltre, gli consente di essere bravo anche nel gioco aereo.

La sua prima esperienza italiana con l’Atalanta non è stata delle più soddisfacenti mentre si è completamente riscattato con la maglia della Roma, divenendo un elemento imprescindibile per Mourinho.

Aveva detto addio alla sua Roma, che era un po’ per preannunciane il suo ritiro o quanto meno iniziare a metabolizzare. Ora è arrivato: Daniele De Rossi, a 36 anni compiuti, lascia il Boca Juniors dove era arrivato a luglio, e soprattutto il calcio giocato e dice addio a un pezzo della sua vita. Per lui la decisione, annunciata il 6 gennaio 2020 e presa fondamentalmente per motivi familiari, soprattutto pensando alla figlia Gaia di 14 anni, non è stata certo facile:

Ci pensavo da ottobre-novembre – ha detto oggi – e la notte tante volte non ci dormivo. Lasciare il calcio giocato per me è stato molto difficile, ma ora voglio rimanere in questo mondo e allenare. Non voglio entrare nei dettagli ma la mia figlia più grande, di un altro matrimonio, è rimasta in Italia e una ragazza ha bisogno che suo padre le sia vicino. In teoria, potrebbe essere in pericolo e io devo avvicinarmi. Qui siamo lontani, fare 14 ore di volo non è come andare in auto da Trigoria a casa mia. Se avessi avuto 25 anni avrei deciso in modo diverso, ma questo è

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Centrocampista, difensore centrale all’occorrenza, per il bene della sua Roma. Ben 616 partite con i giallorossi, 63 gol e 54 assist prima di volare dall’altro lato del mondo, il tempo di giocare 6 partite e segnare una rete. Bandiera di un ventennio del calcio italiano, degli anni Duemila, che forse con la maglia della Nazionale verrà sciaguratamente ricordato per la gomitata contro gli Stati Uniti nel Mondiale del 2006  e la squalifica che lo fa rientrare giusto il tempo della finale per segnare un rigore perfetto contro la Francia. E di quella squadra allenata da Lippi sopravvive solo Buffon come ultimo campione del Mondo ancora in pista, eppure DDR è stato il primo marcatore, nel Girone di qualificazione, di quella cavalcata trionfale.

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Anzi, c’è di meglio: Daniele De Rossi, che aveva da poco compiuto 21 anni, il 4 settembre del 2004 contro la Norvegia segnò non solo il primo gol della nuova Italia di Marcello Lippi (dopo la prima amichevole fallimentare persa 2-0 contro l’Islanda), ma anche al suo debutto assoluto con la maglia azzurra dei grandi. Impiegò quattro minuti, su cross di Favalli, per metterci la zampata e segnare il gol del momentaneo 1-1 (Carew aveva segnato dopo 40 secondi e l’Italia vincerà 2-1 con rete decisiva di Toni).

In totale, Daniele De Rossi ha vestito la maglia azzurra per 117 volte, segnando 21 reti. Ha superato Pirlo e Zoff (116 e 112) ed è quarto nella classifica all-time dietro Buffon, Cannavaro e Maldini.

Nella storia del derby capitolino la Roma, fra le mura di casa, ha piazzato un tris di vittorie già 4 volte. Le prime due furono negli anni Trenta, dal 1931/1932 al 1933/1934 e dal 1935/1936 al 1937/1938. Quindi ecco la tripletta datata 1941/1942, 1942/1943 e, dopo l’interruzione per il conflitto bellico, 1946/1947. Per ultima, la serie messa a segno fra il 1957/1958 e il 1959/1960.

Ma i giallorossi hanno saputo fare anche meglio. Il record di derby casalinghi e in Serie A vinti consecutivamente è degli anni Duemila, fra il 2007/2008 e il 2010/2011, 4 stracittadine senza soluzione di continuità. Alla vigilia dell’incontro numero 76 con la Roma squadra di casa, Florenzi e compagni sono reduci da 2 stracittadine interne vinte. Nel 2017/2018 fu un 2-1 con le firme di Perotti (rigore), Nainggolan, Immobile (rigore). Mentre la stagione passata ci scappò un 3-1 griffato Pellegrini (Lorenzo), Immobile, Kolarov, Fazio.

E l’ultimo successo biancoceleste? È rappresentato dall’1-3 nel 2016/2017, doppietta di Keita, De Rossi, Basta. Scartabellando gli almanacchi scopriamo che di Roma-Lazio alla giornata numero 21 di Serie A ce ne sono già 3. Curiosamente da tutte c’è scappato il segno X. Fu 2-2 sia nel 1970/1971 che nel 1983/1984. Fu pareggio ad occhiali, vale a dire 0-0, nel 1975/1976.

Attenzione ai calci di rigore: le due romane sono le squadre che ne hanno calciati più di chiunque altro nella serie A 2019/2020. I biancocelesti con 13 (10 a rete) sono davanti a tutti. I giallorossi con 8 (6 in gol) seguono da vicino. Negli ultimi 5 derby con i giallorossi in casa gli arbitri hanno sanzionato 4 penalty, 3 a favore dei romanisti, 1 per i laziali. E nel 2017/2018 a massime punizioni terminò 1-1.

CONFRONTI DIRETTI ROMA-LAZIO (SERIE A)*

75 incontri disputati
29 (19) vittorie Roma
32 (44) pareggi
14 (12) vittorie Lazio
97 (39) gol fatti Roma
64 (27) gol fatti Lazio

ULTIME 5 SFIDE ROMA-LAZIO (SERIE A)

2014/2015, 18° giornata, Roma-Lazio 2-2
2015/2016, 12° giornata, Roma-Lazio 2-0
2016/2017, 34° giornata, Roma-Lazio 1-3
2017/2018, 13° giornata, Roma-Lazio 2-1
2018/2019, 7° giornata, Roma-Lazio 3-1

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI ROMA-LAZIO

1-1 comparso per 14 volte, l’ultima nel 2012/2013 (Hernanes – Totti rig.)
0-0 comparso per 13 volte, l’ultima nel 2006/2007
1-0 comparso per 7 volte, l’ultima nel 2009/2010 (Cassetti)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Roma-Lazio in Serie A dopo la prima frazione di gioco

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Fonseca versus Inzaghi

Seconda sfida in campionato, dopo l’1-1 nel derby d’andata, fra i mister Paulo Fonseca, Roma, e Simone Inzaghi, Lazio. Ovviamente il rendiconto degli incroci fra i due tecnici coincide con quello dei testa a testa fra lo stesso Fonseca e il club biancoceleste. Molti di più, per la precisione 7, i precedenti di campionato fra Inzaghi e i giallorossi.

Il bilancio vede ancora in vantaggio il club che ha nel simbolo la Lupa capitolina: 3-2 per vittorie, mentre i segni X ammontano a 2. È equilibrio, invece, sul fronte marcature: 9-9. Se all’andata è stata pari e patta, nello scorso campionato Inzaghi (di conseguenza la Lazio) e la Roma conquistarono 1 vittoria a testa. Da segnalare che nel derby successivo al primo pareggio, 0-0 alla 32esima giornata 2017/2018, si imposero Florenzi e compagni.

TUTTI I PRECEDENTI FRA FONSECA E INZAGHI IN CAMPIONATO

0 vittorie Fonseca
1 pareggio
0 vittorie Inzaghi
1 gol fatto squadra di Fonseca
1 gol fatto squadra di Inzaghi

TUTTI I PRECEDENTI FRA FONSECA E LA LAZIO IN CAMPIONATO

0 vittorie Fonseca
1 pareggio
0 vittorie Lazio
1 gol fatto squadra di Fonseca
1 gol fatto Lazio

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E LA ROMA IN CAMPIONATO

2 vittorie Inzaghi
2 pareggi
3 vittorie Roma
9 gol fatti squadre di Inzaghi
9 gol fatti Roma

I NUMERI DI FONSECA IN SERIE A

20 panchine
11 vittorie
5 pareggi
4 sconfitte
16 gare a punti

I NUMERI DI INZAGHI IN SERIE A

140 panchine
77 vittorie
27 pareggi
36 sconfitte
104 gare a punti

 

Il risultato più ricorrente all’intervallo di un Roma-Juventus è il pareggio. Negli 85 incontri disputati in Serie A dal 1929/1930 per 33 volte è comparso sotto forma di 0-0, l’1-1 s’è visto in 3 circostanze, mentre nel torneo 1961/1962 fu 2-2. Una tradizione che trova conferma anche negli ultimi dieci scontri diretti. Solo nel 2011/2012 le due squadre rientrarono negli spogliatoi per il tè con la schedina sprovvista del segno X: al minuto numero 6 aveva frantumato gli equilibri una rete di De Rossi.

Insomma, quella fra giallorossi e bianconeri sembra proprio una classica del calcio italiano che viene decisa nei secondi tempi e la Vecchia Signora è la migliore squadra della A 2019/2020 per differenza punti fra la prima e la seconda frazione di gioco. Gli uomini di mister Sarri, infatti, mostrano +17. La classifica stilata con i risultati al 45’ li vedrebbe a quota 28, mentre la graduatoria in vigore li trova a 45 punti.

Anche la Lupa mostra valori positivi in questa statistica: +5. I calciatori di Fonseca passano, infatti, dai 30 del primo ai 35 punti del secondo tempo. E pure l’andamento delle marcature dei due club sembra confermare il crescendo di prestazioni nell’arco dei novanta minuti di gioco. La Juventus ha segnato, infatti, 16 gol prima dell’intervallo e 19 reti dopo il rientro in campo. La Roma 15 prima del 45’ (più recuperi) e 18 fra il 46’ e il triplice fischio finale.

Gettando uno sguardo sui precedenti scopriamo che i campioni d’Italia in carica non sbancano l’Olimpico giallorosso dal 2013/2014. Guarda caso anche allora il gol partita arrivò in zona Cesarini e lo marcò l’ex Osvaldo. Successivamente ecco 3 segni 1 in schedina e 2 pareggi. La passata stagione fu 2-0 per i padroni di casa, Florenzi e Dzeko i bomber.

CONFRONTI DIRETTI ROMA-JUVENTUS (SERIE A)*

85 incontri disputati
32 (30) vittorie Roma
28 (37) pareggi
25 (18) vittorie Juventus
122 (53) gol fatti Roma
98 (38) gol fatti Juventus

ULTIME 5 SFIDE ROMA-JUVENTUS (SERIE A)

2014/2015, 25° giornata, Roma-Juventus 1-1
2015/2016, 2° giornata, Roma-Juventus 2-1
2016/2017, 36° giornata, Roma-Juventus 3-1
2017/2018, 37° giornata, Roma-Juventus 0-0
2018/2019, 36° giornata, Roma-Juventus 2-0

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI ROMA-JUVENTUS

1-1 comparso per 15 volte, l’ultima nel 2014/2015 (Tevez – Keita)
0-0 comparso per 8 volte, l’ultima nel 2017/2018
3-0 comparso per 7 volte, l’ultima nel 1994/1995 (Tacchinardi autogol – Fonseca – Balbo)
1-0 comparso per 7 volte, l’ultima nel 2012/2013 (Totti)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Roma-Juventus in Serie A dopo la prima frazione di gioco.

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Luis Enrique, il primo mister della Roma americana, chiuse l’andata del torneo 2011/2012 con 31 punti (9V – 4X – 6P; ovviamente conteggiando anche il recupero della 18esima giornata col Catania). Dopo di lui, annata 2012/2013, fu la volta di Zdenek Zeman che in 19 turni di punti ne raccolse 32 (10V – 2X – 7P). Ecco quindi Rudi Garcia che con un bottino di 44 lunghezze (13V – 5X – 1P) fece sognare i tifosi capitolini durante il campionato 2013/2014. Passo simile per l’undici di Luciano Spalletti nel 2016/2017, 41 punti al giro di boa (13V – 2X – 4P). Mentre la squadra allenata da Eusebio Di Francesco, stagione 2017/2018, includendo la sfida con la Sampdoria prevista per settembre e slittata poi a fine gennaio, si fermò a quota 40 (12V – 4X – 3P).

Insomma, comunque vada il prossimo Roma-Juventus, Paulo Fonseca avrà fatto meglio, a questo punto della stagione, soltanto di Luis Enrique e Zdenek Zeman. Per chiudere con una vittoria il girone d’andata della Serie A 2019/2020 dovrà però fare sua la ‘doppia’ prima in Italia contro Maurizio Sarri e la Juventus.

A suo favore il bilancio in rosso del tecnico toscano quando affronta la Lupa. Su 8 scontri diretti dal torneo 2014/2015 in poi, rintracciamo 2 vittorie (ottenute entrambe col Napoli), 2 segni X (equamente divisi fra Empoli e campani) e ben 4 sconfitte (fra l’altro la più recente in occasione dell’ultimo incrocio, 2-4 al 27esimo turno 2017/2018).

Attenzione però, se la Vecchia Signora dovesse ritrovare quel successo che nell’Olimpico giallorosso le manca dal 2013/2014, ecco che i punti a metà torneo sarebbero 48 ed equivarrebbero alla quarta migliore prestazione dei bianconeri nella Serie A con i 3 punti a vittoria e dopo 19 giornate.

TUTTI I PRECEDENTI FRA SARRI E LA ROMA IN CAMPIONATO

2 vittorie Sarri
2 pareggi
4 vittorie Roma
7 gol fatti squadre di Sarri
11 gol fatti Roma

I NUMERI DI FONSECA IN SERIE A

18 panchine
10 vittorie
5 pareggi
3 sconfitte
15 gare a punti

I NUMERI DI SARRI IN SERIE A

170 panchine
101 vittorie
43 pareggi
26 sconfitte
144 gare a punti

Dopo la sosta invernale la Serie A riprenderà giocando la 18esima giornata in calendario. Già in sette occasioni dall’introduzione dei tre punti a vittoria, stagione 1994/1995, il massimo campionato ha ripreso la corsa allo scudetto da questo particolare turno, l’ultima volta fu nel 2015/2016. Dando uno sguardo all’esito del primo match del nuovo anno per le big del campionato scopriamo che è il Napoli il club che ha in corso la striscia positiva più lunga: viene infatti da 8 vittorie senza soluzione di continuità. Alle spalle degli azzurri ecco la Juventus che è in serie OK da 6 stagioni (5V + 1X), l’Inter da 5 (2V + 3X), il Milan da 3 (3V), quindi la Roma che dopo il KO del 2017/2018 dodici mesi fa ha ritrovato il successo (1V).

E la Lazio? Nel gennaio del 2019 perse lo scontro diretto col Napoli. Poiché bianconeri e azzurri hanno disputato meno tornei di Serie A rispetto a Inter, Lazio, Milan e Roma dal 1994/1995 in poi, per stilare una graduatoria è necessario affidarci alle media punti/match. E le sorprese non mancano perché la miglior squadra nel primo match dell’anno risulta il Milan che viaggia a una media di 2,32 punti/match e si piazza davanti a Napoli (2,17), Juventus (2,08), Inter (1,88) e, appaiate, Lazio e Roma (1,56).

Concludiamo ricordando che nel 2016/2017, unica volta nel periodo da noi preso in considerazione, tutte e sei le squadre esaminate aprirono l’anno con un successo. Evento che, per causa del calendario che ha messo in programma Napoli-Inter, fra qualche giorno non potrà ripetersi.

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Distacco minimo in classifica fra Roma, 19, e Napoli, 18, alla vigilia del derby del sole numero 73 in Serie A e nella capitale. Soprattutto, giallorossi davanti agli azzurri. Un vantaggio che s’è concretizzato nel passaggio dai primi ai secondi tempi. Perché se stiliamo la classifica con i risultati al 45’ (più recuperi) troviamo la squadra di Fonseca a quota 18 mentre quella di Ancelotti è a 19.

E anche l’andamento dei 72 incontri già disputati sembra ricalcare questa statistica. La Roma, infatti, passa dalle 26 vittorie parziali alle 32 totali, +6. Mentre il Napoli arretra dalle 14 prima del the, alle 12 scritte sugli almanacchi, -2. Segno che i match restano aperti fino al triplice fischio finale. Da 7 incroci gli spettatori dell’Olimpico assistono soltanto a successi. I primi 4 in favore dei padroni di casa, dal 2012/2013 al 2015/2016. Gli ultimi 3 a vantaggio degli ospiti, dal 2016/2017 in poi. E così l’ultimo segno X è rappresentato dal 2-2 del 2011/2012: Marquinho 41’, Zuniga 49’, Cavani 67’, Simplicio 88’.

A proposito di pareggi… per trovarne uno con gli occhiali, vale a dire 0-0, dobbiamo andare indietro nel tempo fino al 3 febbraio 1980. Anche allora c’era Ancelotti, ma faceva il calciatore e vestiva i colori della Lupa.

In casa Dzeko e compagni hanno fatto 8 punti (2V – 2X – 1P, 10GF/9GS) e sono ancora alla ricerca del primo clean sheet. Anche Insigne e soci hanno 8 punti in esterna (2V – 2X – 1P, 12GF/9GS) e in questo torneo per vincere hanno dovuto sempre fare un poker di reti (Fiorentina-Napoli 3-4 e Lecce-Napoli 1-4).

CONFRONTI DIRETTI ROMA-NAPOLI (SERIE A)*

72 incontri disputati
32 (26) vittorie Roma
28 (32) pareggi
12 (14) vittorie Napoli
114 (51) gol fatti Roma
67 (28) gol fatti Napoli

ULTIME 5 SFIDE ROMA-NAPOLI (SERIE A)

2014/2015, 29° giornata, Roma-Napoli 1-0
2015/2016, 35° giornata, Roma-Napoli 1-0
2016/2017, 27° giornata, Roma-Napoli 1-2
2017/2018, 8° giornata, Roma-Napoli 0-1
2018/2019, 29° giornata, Roma-Napoli 1-4

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI ROMA-NAPOLI

1-1 comparso per 11 volte, l’ultima nel 2008/2009 (Aquilani 29’ – Hamsik 55’)
0-0 comparso per 11 volte, l’ultima nel 1979/1980
1-0 comparso per 11 volte, l’ultima nel 2015/2016 (Nainggolan 89’)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Roma-Napoli in Serie A dopo la prima frazione di gioco

Ancelotti contro la sua Roma

L’Ancelotti calciatore ha vestito la maglia della Roma per 8 stagioni, dal 1979/1980 al 1986/1987, collezionando 171 presenze e 12 segnature in Serie A. Soprattutto conquistando 1 scudetto, nel 1982/1983, e 4 volte il trofeo Coppa Italia. L’Ancelotti allenatore non solo non ha mai indossato la tuta d’allenamento giallorossa, ma ha affrontato la Roma da avversario già in 27 circostanze: 4 con il Parma, 5 guidando Juventus, 16 dalla panchina del Milan, 2 col Napoli.

Il bilancio di questi scontri diretti in Serie A racconta di 9 vittorie per il coach originario di Reggiolo, 10 segni X, 8 successi per la Lupa. Anche il computo dei gol fatti/subiti è in equilibrio: 31-28 in favore dell’ex rossonero. E proprio guidando il Milan arrivò l’ultimo KO in campionato contro la Roma, era la 37esima giornata del 2008/2009, 2-3 il punteggio finale. Col Napoli vanta invece 1 successo e 1 pareggio nel 2018/2019, ma sempre subendo almeno una rete.

E proprio i clean sheet sembrano diventati un miraggio negli scontri diretti fra Ancelotti e la sua ex squadra. I giallorossi perforano le difese orchestrate dal due volte “Panchina d’Oro” da 10 incroci senza soluzione di continuità. Una striscia che ha avuto inizio nella stagione 2005/2006, quando nel girone d’andata Roma-Milan del 19esimo turno terminò col punteggio di 1-0.

Chiudiamo ricordando come questi sarà il primo testa a testa in Serie A fra Carlo Ancelotti e Paulo Fonseca, oltre che fra il tecnico portoghese e il club campano.

TUTTI I PRECEDENTI FRA ANCELOTTI E LA ROMA IN CAMPIONATO

9 vittorie Ancelotti
10 pareggi
8 vittorie Roma
31 gol fatti squadre di Ancelotti
28 gol fatti Roma

I NUMERI DI ANCELOTTI IN SERIE A

483 panchine
275 vittorie
122 pareggi
86 sconfitte
397 gare a punti

I NUMERI DI FONSECA IN SERIE A

10 panchine
5 vittorie
4 pareggi
1 sconfitta
9 gare a punti

Risultati immagini per roma napoli

Gianluca Rocchi scelto per la supersfida

Sarà il decano della Serie A, Gianluca Rocchi, a vigilare sull’andamento del prossimo Roma-Napoli di campionato. Il fischietto della Sezione AIA di Firenze arbitra nella massima serie da 17 stagioni e ha messo assieme 251 presenze. In 40 circostanze ha diretto la Roma, il Napoli (considerando anche la cadetteria) è stato arbitrato 35 volte.

Non sarà il suo primo derby del sole. Nel 2017/2018, all’ottavo turno, era in campo per Roma-Napoli 0-1. Quattro ammoniti, due per parte, zero espulsioni e rigori, 6 minuti di recupero (1 + 5). Non solo. Qualche anno prima, 2013/2014, aveva diretto anche un Napoli-Roma 1-0 alla 27esima giornata. Tre cartellini gialli mostrati (2-1 per i romanisti), nessun rigore o giocatore allontanato dal campo prima del tempo, altri 6 minuti di recupero (3 + 3).

Insomma, statisticamente una designazione che strizza l’occhio agli azzurri. La passata stagione i capitolini e l’arbitro fiorentino hanno avuto 3 incroci. Il bilancio parla di una vittoria, nel derby con la Lazio, un pareggio, con l’Inter, un KO, con la Spal. Una direzione in meno, ma stesso andamento, per gli incontri fra i campani e il fischietto classe 1973: 1 successo contro la Lazio e 1 sconfitta per mano della Juventus.

TUTTI I PRECEDENTI FRA ROCCHI E LA ROMA IN CAMPIONATO*

16 (10) vittorie Roma
12 (2) pareggi
12 (5) sconfitte
66 (31) gol fatti Roma
51 (22) gol subiti

TUTTI I PRECEDENTI FRA ROCCHI E IL NAPOLI IN CAMPIONATO**

16 (9) vittorie Napoli
8 (6) pareggi
11 (9) sconfitte
43 (23) gol fatti Napoli
39 (27) gol subiti

* Fra parentesi i numeri degli incontri casalinghi.

** Fra parentesi i numeri degli incontri esterni.

Una delle ultimi immagini, potenti, che legano Claudio Ranieri e la Roma risalgono alla fine dello scorso campionato con la curva giallorossa che omaggia il tecnico per essere accorso in aiuto in un momento di difficoltà per la Roma stessa. Alle spalle lo striscione, lui che ringrazia, si volta e poi piange. Nella capitale, Ranieri c’è nato nel 1951, ma anche la sua carriera da giocatore ha visto la luce con la maglia giallorossa. Poi un lungo girovagare soprattutto come allenatore, due anni belli e difficili a Roma nel 2009-2011 e il ritorno, per una breve parentesi, 10 anni dopo nel 2019. Adesso è alla prima panchina con la Sampdoria e il destino del calendario di Serie A ha beffardamente incrociato passato e presente.

Quel minuto di silenzio e la fascia nera al braccio sembravano a tutti una forzatura, un modo davvero poco sensibile per dimostrarsi “corretti” e dare l’ok a giocare una partita dove 22 persone correvano in campo, ma avevano la testa altrove. Come gli allenatori, i panchinari, lo staff, i dirigenti e i tifosi.
L’11 settembre 2001 per molti è stato il giorno dell’autogol del calcio marchiato Uefa. Scossi e svuotati dalle tremende immagini che ci arrivavano da New York, mentre tutto il mondo guardava attonito gli aerei schiantarsi contro le Torri Gemelle, i vertici del calcio europeo sudavano per una decisione da prendere. In quel giorno si giocava la Champions League. La risposta era ovvia per tutti, ma non per loro. Rinvio? No, si gioca comunque.

 

Risultati immagini per 11 settembre champions league

Quattro voli delle linee aeree statunitensi vengono dirottati dai terroristi di Al Qaeda. Due aerei si schiantano sulle Torri Gemelle di New York, uno sul Pentagono, il quarto cade nelle campagne della Pennsylvania. Negli attacchi suicidi muoiono 3017 persone di oltre 90 nazionalità. Ma secondo la Uefa non c’è tempo per fermare la Champions League. Roma-Real Madrid si gioca così come Galatasaray-Lazio.
La Roma tornava nel massimo torneo continentale dopo 17 anni e accoglievano il Real Madrid, in uno Olimpico tutto esaurito con 4 miliardi di lire di incasso e 35 televisioni collegate. Collegate per vedere gli spagnoli vincere 2-1. Vincere cosa?

Gli interessi quel giorno finirono per prevalere sul buonsenso, ma la pressione e le critiche furono così aspre che il giorno dopo, la Uefa rinviò le partite in programma. Arrivò tardi e fu anche grossolana e maldestra, ma quella decisione rese ancor più nitida una certezza: non si poteva parlare di calcio.

Il Gran Premio di Monza

Ma non fu solo il calcio a porsi degli interrogativi. Il weekend del 16 settembre si disputava il Gran Premio di Formula 1 di Monza. Con la Ferrari e Schumacher già sul tetto del mondo in anticipo, il 13 settembre, la Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) confermò il regolare svolgimento della corsa.

Gli organizzatori, allora, cercarono di rendere la manifestazione più sobria possibile per rispetto nei confronti delle vittime del terrorismo annullando le Frecce Tricolori e i festeggiamenti sul podio. La Ferrari decise di togliere tutti gli sponsor dalle monoposto e dalle tute di Michael Schumacher e Rubens Barrichello, verniciando di nero il muso delle vetture. Durante il warm-up, invece, la Jordan scese in pista con la bandiera a stelle e strisce sul cofano motore al posto del tradizionale sponsor.

Ma a sconquassare l’animo già turbato dei piloti fu la notizia del terribile incidente di Alex Zanardi avvenuto 15 settembre in una gara del campionato Cart. I piloti stremati emotivamente chiesero ufficialmente il rinvio, ma la loro richiesta viene respinta da Bernie Ecclestone.

 

La rinascita americana passò dal baseball

Il 18 settembre cominciava anche la stagione di Mlb, lo sport più “nazionalpopolare” degli Stati Uniti. Decisero di giocare regolamente, ma non per giri d’affari quanto per provare a concedere un po’ di normalità alla popolazione devastata.
Le due franchigie di New York, i Mets e gli Yankees, si misero a disposizione della città per far fronte all’emergenza: lo Shea Stadium, fortino dei Mets, si trasformò in un rifugio per sfollati e volontari.

L’inizio di ogni gara fu preceduto da un minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime della strage. Fu un tripudio di bandiere Usa in tutti gli stadi. A Pittsburgh, i Mets scesero in campo con cappellini che riportavano le insegne della polizia e dei vigili del fuoco della Grande mela. Lo stesso fecero i cugini degli Yankees.
E fu lanciando una pallina che l’America tornò lentamente a sorridere.

Si è uomini prima di essere calciatori. Quando ti ritiri dal mondo del calcio, rimane solo il ricordo di quello che hai fatto, vittorie, sconfitte, gioie e delusioni vengono archiviate e rimangono lì sospese nelle memorie di una lunga cronologia. Quando appendi le scarpe al chiodo, qualsiasi scelta fatta, qualsiasi “tradimento sportivo” compiuto e non digerito dai tifosi, dovrebbe restare lì appeso al medesimo chiodo. Dovrebbe.

Ci si dimentica troppo spesso che prima di essere sportivi, prima di avere un contratto, dei soldi, una vita tranquilla e spensierata, si è uomini. O meglio, che non tutti i calciatori decidono di seguire la vita stereotipata, quell’essere omologato che segue il successo per appesantire il proprio portafoglio da sventolare dinanzi a qualche bella donna.

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori che non hanno vinto mai ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro e adesso ridono dentro a un bar, e sono innamorati da dieci anni con una donna che non hanno amato mai….

Quando De Gregori scrisse questa canzone chissà se aveva in mente proprio Agostino Di Bartolomei. I suoi compagni lo soprannominarono Sant’Agostino per quanto era insensibile alla bella vita: lui e il lusso orbitavano su due mondi lontani, inconciliabili. Rappresentava l’eccezione, ma non fu capito.

E’ stato il capitano della Roma, per molti ancora lo è: dalle giovanili giallorosse in prima squadra, saltando pochissime partite, rimediando una sola espulsione e conquistando quella fascia da capitano che ha onorato con orgoglio e con rispetto ed educazione sportiva per anni, gli stessi anni che hanno portato la Roma a vincere il suo secondo Scudetto, tre Coppe Italia e a raggiungere l’ambita finale di Coppa dei Campioni, persa poi ai calci di rigore contro il Liverpool.

Coincidenza quella partita si giocò proprio all’Olimpico di Roma. Un’altra coincidenza, drammatica, è che fu disputata il 30 maggio del 1984. Chi è di Roma, chi conosce la storia di questa squadra, sa che nella vita di questo prestigioso club possono passare pochissimi treni: accarezzare l’idea di trionfare nel proprio stadio, davanti ai proprio tifosi, familiari e amici e poi vederla frantumare in mille pezzi dopo aver sbagliato dei calci di rigore, è un peso insopportabile per molti. Fa troppo male pensare a quanto tempo deve trascorrere per rivivere una partita di tale prestigio e provare a cambiare l’esito e la storia.

«Non è da questi particolari che si giudica un giocatore…», aggiungeremmo che non è da questi particolari che si giudica una squadra, ma sappiamo che non è sempre vero: in molti pensano che essere secondi significa non essere nessuno, significa gettare e dimenticare tutto il percorso, gli ostacoli superati, le emozioni provate per raggiungere quel gradino più basso. Ago (così lo chiamavano i tifosi), da capitano, da romano, percepisce la delusione di tutto l’ambiente che lo circonda, anche lui è amareggiato, ma da leader non la mette in pubblico, anzi è il primo a voler ripartire, a voler immediatamente provare a rifarsi, a prendere una rivincita.

Ma non viene capito. Non gli viene data questa possibilità, viene trattato come un “semplice” calciatore, uno dei tanti che va e viene: ceduto senza troppe spiegazioni al Milan. Una doppia sconfitta per Di Bartolomei, quella più pesante però non avviene sul campo, contro gli inglesi, ma nel suo cuore, viene ferito nell’orgoglio, lo stesso che lo portò ad andarsene senza fiatare, solo con la mente proiettata a rispettare il nuovo contratto. Nessuna riconoscenza per il capitano dello Scudetto da parte dei dirigenti, pochissima invece da parte di alcuni dei suoi ex-tifosi che proprio in un Roma – Milan lo accolsero da traditore, da colui che abbandona la nave prima che affondi. Solo pochi mesi prima, alla sua ultima passerella con la maglia della Lupa, la Sud gli dedicò uno striscione con su scritto: «Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva» . Come darsi una spiegazione? Immaginava di chiudere la carriera con addosso l’unica vera maglia della sua vita e invece si ritrova in una città del nord, fredda, distaccata per i suoi gusti. Si è sentito tradito da coloro che lo etichettavano come traditore, non ebbe mai modo di riconciliarsi, di riappacificarsi con l’ambiente giallorosso: né un ruolo dirigenziale, nemmeno un ruolo all’interno dello staff. Il suo sogno era allenare i bambini, per fargli crescere con la passione genuina nel tirare un calcio al pallone, perché era quello che credeva veramente. Niente: era semplicemente considerato come un ex giocatore della Roma. Non si scoraggiò, fondò una piccola scuola di calcio a San Marco. Era deluso dagli altri, ma era contento.
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L’immagine è quella di un esiliato che lascia nella sua patria affetti, amici, ricordi, la sua vita insomma; fa di tutto per riottenerla e invece viene ignorato. Lui questo non riuscì mai ad accettarlo nemmeno dopo il ritiro dal mondo del calcio: la mattina del 30 maggio 1994, impugna la sua calibro 38 e spara un colpo. In molti hanno creduto ad una beffarda coincidenza, un sincronismo ricercato e voluto tra la finale del 1984 e il suicidio: stessa data, dieci anni più tardi, dai riflettori dell’Olimpico che illuminano un 29enne all’apice della carriera, al silenzio, alla malinconia che lo attanagliavano, a 39 anni, e lo distruggevano. Da quel momento in poi il 30 maggio verrà ricordato dai tifosi romanisti non più per quella rocambolesca partita, ma per la sua scomparsa. Ho scelto volontariamente di non parlare troppo della sua carriera, di non descrivere il ruolo che aveva in campo, delle sue splendide punizioni, delle sue bombe e dei suoi interventi energici in mezzo al campo. Ho semplicemente voluto raccontare di un uomo che si celava dietro la sagoma di un calciatore…
Dal profondo del tempo come un rimpianto ora rinasci tuquesto mondo coglione piange il campione  quando non serve più ci vorrebbe attenzione verso l’errore oggi sarebbe qui  se ci fosse più amore per il campione oggi saresti qui. Ricordati di me mio capitano  cancella la pistola dalla mano tradimento e perdono fanno nascere un uomo ora rinasci tu… [Antonello Venditti – Tradimento e perdono]