Quelli nati dopo il 1989 conoscono solo un DDR, e non è la Repubblica Democratica Tedesca. Ora che Daniele De Rossi lascerà ufficialmente la Roma nell’ultimo match di campionato contro il Parma magari andranno a rispolverare i libri di storia. E potranno trovarvi non solo la storia di una Germania divisa a metà. Ma anche fiumi di inchiostro su una città, la città eterna, divisa per oltre un decennio tra tottiani e derossiani. Entrambe orfani dei loro capitani dalla prossima estate. Il primo passato dietro una scrivania. Il secondo emigrato, probabilmente, oltreoceano in attesa di un ritorno in alta uniforme magari tra qualche anno.

Daniele De Rossi appenderà gli scarpini giallorossi al chiodo contro il Parma, all’Olimpico, nell’ultima giornata di serie A. Una gara che per i tifosi della Lupa non è mai una coincidenza qualsiasi. Il 17 giugno 2001 la Roma di Fabio Capello vinceva il terzo scudetto della storia battendo 3-1 in casa il Parma di Buffon, Cannavaro e Thuram. De Rossi, neanche maggiorenne, era un giovane di belle speranze del settore giovanile giallorosso, in quella Primavera allenata da papà Alberto. Esordirà in prima squadra qualche mese dopo il trionfo tricolore, il 30 ottobre 2001, in un Roma Anderlecht di Champions League. Da allora colleziona 615 presenze e 63 gol con la maglia giallorossa.
Quasi 18 anni fa un giovanissimo Daniele De Rossi faceva il suo debutto con l’#ASRoma contro l’Anderlecht. Con il Parma, all’Olimpico, giocherà la sua ultima partita con la nostra maglia. Sarà la fine di un’era.
— AS Roma (@OfficialASRoma) 14 maggio 2019
Al pari del fratello maggiore gemello Francesco Totti, Daniele De Rossi lascia la Maggica avendo un palmares troppo povero per quanto dimostrato in campo. Due Coppe Italia e una Supercoppa italiana, sfiorando solo nel 2010 quel tricolore vinto dal Pupone contro il Parma qualche anno prima. Ma poco importa per chi ha messo la propria squadra del cuore al centro del villaggio. Una scelta di vita per l’eterno Capitan futuro, che ha acquistato i gradi solo negli ultimi due anni dopo il ritiro di Totti. Il tempo utile per isolarsi al secondo posto nella classifica all time delle presenze romaniste in campo. Ancora dietro Francesco, ancora a due passi dal mito, ancora secondo. Ma entrambi battuti solo dai colori di una vita, il giallo e il rosso.
Come 18 anni fa, una festa per lui in ogni quartiere. È il nostro scudetto perenne e va sventolato per un mese in ogni parte di Roma.
— vmastandrea (@rivamesta) 14 maggio 2019
L’addio di Daniele De Rossi è ancora più doloroso di quello di Totti. Ho amato di più DDR, perché più umano, meno solare, più complesso, meno disponibile verso lo showbiz.
Per me la sua vena è il simbolo del romanismo e più in generale del calcio.
Grazie di tutto, capitano!— Francesco Nicodemo 🇪🇺🇮🇹 (@fnicodemo) 14 maggio 2019
Sarà un po’ come togliere il Colosseo alla città #DeRossi
— Alessandro Alciato (@AAlciato) 14 maggio 2019
“Ho solo un unico rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera“. Daniele De Rossi.
La più grande delusione del tifoso, più delle brucianti sconfitte, è non averti mai visto vincere.
A presto.#DeRossi pic.twitter.com/PrgCoM8BkK
— federico ferrazza (@ferrazza) 14 maggio 2019
“…che nessuno mai è pronto quando c’è da andare via…”#DeRossi pic.twitter.com/cyQLAUe8x6
— La Vena de De Rossi (@LaVenadeDeRossi) 14 maggio 2019