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Sedici e ventuno. Il primo è un numero molto caro dalle parti dello stadio Ramón Sánchez Pizjuán; il secondo per i tifosi che abitualmente affollano il Cornellà-El Prat. Il 16 era il numero di maglia di Antonio Puerta, un talento in rampa di lancio, nato e cresciuto nel Siviglia. E del Siviglia voleva diventare bandiera tanto che nell’estate del 2007, il Real Madrid aveva provato più volte a ingaggiarlo, ma senza riuscirci.

L’ultimo tentativo qualche giorno prima del 25 agosto, giorno di Siviglia-Getafe. Puerta perde conoscenza in campo  colpito da un arresto cardiaco. I suoi compagni e i medici intervengono immediatamente e Puerta riesce a dirigersi verso gli spogliatoi per il cambio, ma lì viene colpito da altri arresti cardiaci. Condotto all’ospedale più vicino da un’ambulanza, è sottoposto a rianimazione cardiopolmonare. Le sue condizioni rimangono critiche e alla fine, a causa di un peggioramento dovuto a un’encefalopatia post anossica, Puerta muore il 28 agosto, all’età di 22 anni.

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Un momento orribile per il calcio spagnolo che ripiomba nel dolore due anni dopo, ancora in estate, nuovamente ad agosto per la morte di Daniel Jarque, bandiera dell’Espanyol con il suo numero 16 in spalla. Una vita a difendere i colori dell’altra squadra di Barcellona, dalla cantera fino alla prima squadra. E poco prima del suo decesso aveva ricevuto la fascia di capitano da Raúl Tamudo, altra bandiera. L’8 agosto 2009 viene trovato morto nel ritiro della sua squadra a Coverciano e le cause del decesso sarebbero ascrivibili ad una asistolia, occorsa mentre era al telefono con la fidanzata.

L’11 luglio 2010, in occasione della finale del campionato mondiale di calcio tra Spagna e Olanda, Andrés Iniesta, autore della rete decisiva per la vittoria spagnola, ha dedicato la segnatura a Jarque mostrando una maglietta in suo ricordo.

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Ma il loro ricordo corre fino ai giorni nostri. Puerta e Jarque sono stati ricordati domenica 18 agosto durante lo scontro tra Espanyol e Siviglia. Il match di Liga lo ha vinto la squadra andalusa per 2-0, ma la partita si è interrotta proprio al minuto 16 e 21 secondi: mentre sullo schermo scorrevano le immagini dei due calciatori, in campo e sugli spalti tutti si sono fermati per applaudirli. Tante lacrime e un forte e costante scroscio di mani.

 

Nessun giro di parole, ma un discorso lucido, chiaro e con un filo di umorismo. Joaquin Caparros, allenatore del Siviglia, soffre di leucemia cronica. L’ha rivelato lui stesso, cercando di sdrammatizzare la cosa il più possibile, al termine di Valladolid-Siviglia, partita di Liga giocata domenica 7 aprile e vinta dai suoi ragazzi per 2-0.

Il tecnico 63enne ha comunque aggiunto che la situazione è sotto controllo e che questo non gli impedirà di continuare il suo lavoro. Caparros, che ha preso il posto in panchina il mese scorso dell’esonerato Pablo Machin, ma che durante la stagione aveva ricoperto il ruolo di direttore sportivo del club andaluso prima del ritorno di Monchi, ha spiegato:

Sapete tutti che a me ribolle il sangue. C’è stato uno scontro tra sangue rosso e sangue bianco e mi hanno detto che soffro di leucemia cronica. L’abbiamo presa presto e posso vivere una vita normale. Voglio godermi il mio lavoro e dobbiamo tutti mantenere la calma. Non ho dovuto fare alcun trattamento e sono grato al club per l’opportunità di continuare a fare il mio lavoro

 

Caparros ha giocato senza eccellere e a 26 anni è diventato allenatore, ruolo nel quale ha ottenuto ottimi risultati passando tra gli altri dal Siviglia, il Deportivo, l’Athletic Bilbao, il Maiorca e il Levante. Lo scorso anno era tornato a casa, al Siviglia, come direttore sportivo. Quando hanno deciso di sollevare dall’incarico Machin è tornato in panchina e sinora in 4 partite ha fatto 9 punti su 12. Ora deve affrontare una grande battaglia: «Non parlerò più della cosa, ho solo voluto dire questa cosa perché tutti siano tranquilli di fronte alle voci che circolano».

Mucho animo, Joaquin!

Forse dalla Spagna arriva un proposta interessante anche per il calcio italiano: una Supercoppa a quattro squadre, una rivoluzione che la Federcalcio spagnola ha annunciato a partire già dall’estate 2019. A contendersi quello che è solitamente il primo trofeo dell’anno (in Italia, negli ultimi anni si sta giocando nel periodo natalizio) giocheranno le prime due della Liga e le due finaliste della Coppa del Re.

Luis Rubiales, presidente della Federcalcio spagnola, ha annunciato il cambio di format del torneo istituito nel 1982, che mette di fronte la squadra vincitrice della Liga e quella che ha trionfato nella Copa del Rey. Fino al 2018, la competizione si è giocata in doppio confronto con match di ritorno in casa della società campione nazionale. A partire dalla prossima estate, la manifestazione sarà giocata da quattro squadre, ad eliminazione diretta.

 

I tre match, le due semifinali e la finale, (non è prevista la “finalina”, la sfida per il terzo posto) si giocherebbero tutti in una città straniera, nella settimana precedente all’inizio del nuovo campionato. Secondo Rubiales, la Supercoppa diventerà «una festa del calcio e genererà sempre maggiore attenzione» perché il nuovo format ha l’esigenza di espandere ulteriormente il brand del calcio spagnolo. Con tanto di tifoseria che storce il naso per ovvie questioni di costi e di distanze.

Del resto già la recente Supercoppa si è giocata a Tangeri, in Algeria, dove il Barcellona si è imposto per 2-1 sul Siviglia, ottenendo quindi il 13° trofeo, oltre 10 finali perse, un record assoluto in Spagna. Dal 2018, inoltre, si decise che il trofeo sarebbe stato assegnato in gara unica, in modo da poterla disputare all’estero, come accade anche in Italia, ma il regolamento della Supercoppa è cambiato nel corso degli anni.

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Nato nel 1982, prevedeva andata e ritorno, oltre all’assegnazione automatica in caso di double Liga e Coppa del Re come successo al Bilbao nel 1984 e al Real nel 1989. Negli anni ’90 quest’ultima parte venne eliminata: in caso di double (situazione che si verificò in 6 stagioni, compresa l’ultima), avrebbe giocato la finalista perdente di Coppa del Re.

Chiusa la pagina dei primi quattro ottavi di Champions, torna anche l’Europa League.

In realtà i sedicesimi sono già iniziati con la partita tra Fenerbache – Zenit San Pietroburgo, giocatasi martedì. Diverse e interessanti i match in programma oggi in cui sono impegnate anche le italiane. Inter e Napoli sono in trasferta rispettivamente a Vienna e Zurigo, la Lazio ospita gli spagnoli del Siviglia.

Il clima nell’ambiente nerazzurro non è certo dei migliori a causa del ciclone Icardi. L’argentino pare sia un separato in casa dopo che la società gli ha sfilato la fascia di capitano e il suo successivo rifiuto per la trasferta austriaca contro il Rapid Vienna delle 18.55.

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Sarà una partita speciale per Samir Handanovic: la prima da capitano ufficiale

Aldilà dei problemi di spogliatoio, la squadra di Spalletti dovrebbe facilmente superare i viennesi, squadra di livello abbordabilissimo. Per garantire una gara di ritorno agevole, i nerazzurri devono cercare di ottenere un buon risultato già all’Allianz Stadion di Vienna, con Lautaro Martinez al posto proprio di Icardi.

Trasferta anche per gli azzurri di Ancelotti. I tifosi partenopei confidano proprio nel mister di Reggiolo e nella sua esperienza europea.

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Il Napoli di Maradona, ha vinto una Coppa Uefa nel 1989. Ora ci riprova

L’Fc Zurigo è una squadra che il Napoli dovrebbe superare comodamente, dato che anche in Svizzera non sta vivendo la sua migliore stagione. Insigne e compagni, così come l’Inter, cercheranno di ipotecare il passaggio del turno già in Svizzera.

Sulla carta la gara più complicata ce l’ha sicuramente la Lazio. Gli uomini di mister Inzaghi ospitano il Siviglia, squadra tosta che ha sempre fatto bene in Europa League (ne ha vinte 5 di cui tre consecutivamente tra il 2013 e il 2016). Tra i biancocelesti non ci sarà Immobile e pertanto saranno Caicedo e Correa a guidare l’attacco.

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Sarà l’ecuadoriano Caicedo la punta centrale al posto di Immobile

Sfide affascinanti saranno sicuramente Galatasaray – Benfica e Chelsea – Malmo.
A Istanbul i favori sono più per i lusitani ma la Türk Telekom Arena sarà sicuramente un’arma in più per i giallorossi.
Maurizio Sarri, dopo il 6-0 contro il City, deve assolutamente fare bene in Europa League perché potrebbe essere un torneo da vincere.

C’è chi in un primo momento ha pensato che i giardinieri dello stadio Benito Villamarín abbiano avuto un mancamento o abbiano alzato il gomito durante le festività.

Invece no, la lunga linea di centrocampo dell’impianto che ospita le partite del Real Betis è stata fatta appositamente in maniera ondulata perché fa parte di una campagna mediatica condotta dal club iberico insieme a Uber per sensibilizzare la popolazione sui pericoli della guida in stato di ebbrezza, soprattutto in questo periodo di festività.

 

Significato che va ben oltre l’apparenza, ma che vuole sottolineare quanto la squadra spagnola abbia particolarmente a cuore queste vicende.

L’iniziativa è andata in scena prima del fischio d’inizio del match tra Betis ed Eibar, terminata 1-1. I tifosi biancoverdi hanno apprezzato il gesto della loro squadra nei confronti di un tema importante qual è la guida in stato di ebbrezza che conta molte vittime all’anno, soprattutto tra i giovani.

Nella stessa giornata, c’è stata un’altra singolare atmosfera creata dai tifosi del Betis prima del fischio d’inizio del match. Dagli spalti sono volati una cascata di peluche, donati dal pubblico ai più poveri in vista del Natale. Tutti gli orsacchiotti sono stati regalati ai bambini con più difficoltà. Un gesto bellissimo da parte della gente che ha dato un sorriso a chi soffre.

Come da routine a Nyon , nel primo lunedì dopo gli ultimi match di Champions ed Europa League ci sono stati i sorteggi per le nostre squadre italiane impegnate nei due tornei.

In vista degli ottavi, grande sfida per la Juventus che, nonostante sia passata come prima nel proprio girone, se la vedrà contro gli spagnoli dell’Atletico Madrid, allenati dall’argentino Diego Pablo Simeone.

Una gara difficilissima per la squadra di Allegri che volerà prima al Wanda Metropolitano di Madrid il 20 febbraio, per poi disputare la gara di ritorno all’Allianz Stadium il 12 marzo.

Decisamente meglio è andata alla Roma nonostante fosse in seconda fascia. I giallorossi hanno pescato i lusitani del Porto. Una sfida alla portata per la squadra di Di Francesco che però non deve certamente sottovalutare.

Tornando ai bianconeri, l’ottavo di finale ha già un sapore forte dato che entrambe le squadre sono competitive a livello europeo. In effetti, nella lista delle formazioni di seconda fascia, i Colchoneros sicuramente sono tra i più pericolosi da affrontare. La squadra di Simeone è ad alti livelli da diversi anni con calciatori che possono risolvere il match con una giocata, su tutti il francese Griezmann. È un gruppo solido che si basa su buonissima base difensiva e con un centrocampo sia tosto che tecnico, come gli spagnoli Koke e Saul.
Non è la prima volta che Max Allegri affronta Simeone e, sinora, il tecnico livornese  ne è uscito vincitore. Stessa sorte per Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese ha tantissime volte affrontato gli ex cugini ai tempi del Real Madrid, si in campionato che in Champions come nella finale del 2014 a Milano.

Per la Roma la strada può essere più che percorribile. I portoghesi non sono imbattibili, nonostante abbiano superato il girone con cinque vittorie e un pareggio, realizzando ben 15 gol subendone 6.

Per quanto riguarda i sorteggi per i sedicesimi di Europa League, Napoli e Inter (le due italiane escluse dalla Champions) sfideranno rispettivamente FC Zurigo e Rapid Vienna, più difficile l’impegno per la Lazio che giocherà contro il Siviglia. Le gare si disputeranno il 14 e il 21 febbraio prossimo. I partenopei saranno prima ospiti allo stadio Letzigrund della città svizzera, mentre i nerazzurri voleranno a Vienna. Gara d’andata casalinga, invece, per i biancocelesti partiti in seconda fascia. Inter e Napoli hanno la possibilità concreta di poter strappare il pass per gli ottavi della competizione, sicuramente più ardua la strada per gli uomini di Simone Inzaghi. Il Siviglia è una squadra forte a livello europeo e recentemente ha più volte già vinto il torneo (2013-2014, 2014-2015 e 2015-2016). In rosa ci sono vecchie conoscenze del calcio italiano come: Franco Vàzquez, Éver Banega, Simon Kjær, Luis Muriel e André Silva. Il Rapid Vienna non è una squadra che deve impensierire quella di Spalletti a maggior ragione ora che non sta vivendo un buon periodo anche in campionato, tanto da essere uscito sconfitto nettamente per 6-1 nel derby contro l’Austria Vienna. I nerazzurri hanno tutti i mezzi per poter passare il turno in maniera agevole. Il Napoli di Ancelotti, dopo aver affrontato in maniera egregia Paris Saint Germain e Liverpool in Champions League, non può minimamente pensare che gli svizzeri possano essere un ostacolo insormontabile. Tuttavia non è una squadra da sottovalutare e che la sconfitta della Juventus a Berna contro lo Young Boys faccia da lezione.

Un saluto con onore quello tra Vincenzo Montella e il Siviglia.

Il tecnico napoletano è stato esonerato qualche giorno fa dopo l’ennesima sconfitta nel campionato spagnolo di Liga.

La società andalusa infatti, dopo aver scelto l’ex allenatore del Milan per la guida del club, ha deciso di sollevare dall’incarico l’areoplanino.

Non una bella annata per Montella che, nel giro di pochi mesi, è stato esonerato sia dalla squadra rossonera che dagli spagnoli.

Fatale l’ennesima sconfitta in Liga, in trasferta a Valencia contro il Levante, la quale ha portato per la prima volta il Siviglia fuori dalla zona Europa League, competizione che proprio la squadra rojiblancos ha vinto tre volte di fila tra il 2014 e il 2016.

La società sivigliana ha comunque concesso al tecnico italiano di congedarsi con rispetto anche nei confronti dei tifosi,  pubblicando sui propri account social e sul proprio sito il saluto ufficiale.

Sono qui per salutare tutti i tifosi che sono stati grandiosi e i giocatori che hanno fatto tanto per me in questa stagione. Abbiamo fatto uno sforzo enorme, voglio salutare tutte le persone che lavorano nel club e per il club, non ho la possibilità di farlo di persona. Mi dispiace molto per gli ultimi momenti, ma posso dire che ho lavorato con forza ed entusiasmo fino alla fine, spero veramente che il Siviglia possa arrivare in Europa. Per questo chiedo ai tifosi di stare vicino ai giocatori nelle ultime 4 partite, ne hanno bisogno in questo momento.

Nella breve parentesi di Montella in Spagna anche alcune soddisfazioni come quella di eliminare il Manchester United di Mourinho agli ottavi di Champions League e la finale di Coppa del Re (sconfitta contro il Barcellona).

All’inizio di ogni Mondiale il Brasile è inserito di diritto nella rosa dei favoriti, se non addirittura additato come la squadra da battere. Spagna ’82 non fa eccezione e ci sono una serie di validi motivi: Arthur Antunes Coimbra detto Zico, stella assoluta del Flamengo che fa gola a molte società italiane; Paulo Roberto Falção, che in Italia ha giocato la stagione appena passata facendo fare un ulteriore balzo in avanti in termini di qualità alla già competitiva Roma di Liedholm;  Socrates, il Dottore, leader del Corinthians che sta sperimentando una gestione democratica dello spogliatoio in un periodo in cui il Brasile è ancora in mano ai militari; Leo Junior, che a Torino farà il regista difensivo dai piedi eccelsi, ma che al Flamengo gioca sulla fascia per la sua abilità nei cross; Eder, giocatore dell’Atletico Mineiro un po’ meno fantasioso dei quattro compagni di squadra sopracitati, ma in possesso di un sinistro potentissimo.

 

L’esordio della verde-oro è previsto al Sanchez Pizjuan di Siviglia in data 14 giugno. Avversaria è l’Unione Sovietica di Oleg Blokhin, Pallone d’Oro nel 1975, anno in cui con la Dinamo Kiev aveva trionfato in Coppa delle Coppe e nella Supercoppa Uefa, e del blocco georgiano della Dinamo Tbilisi, che la Coppa delle Coppe l’ha vinta invece nel 1981: ci sono i difensori Sulakvelidze e Chivadze, quest’ultimo anche capitano, il centrocampista offensivo Daraselja, che a dicembre del 1982 troverà la morte in un incidente stradale, e Ramaz Shengelja, attaccante dalle non grandi doti fisiche ma con un buon fiuto del gol.
Pronti via e Zico si produce una bella percussione centrale. Il Galinho tira e Rinat Dasaev, portiere dello Spartak Mosca, risponde senza paura: l’impressione è che sarà un bel match, ma che alla fine la Seleção non avrà difficoltà a vincere. Forse una sorta di riedizione di Brasile contro Jašin del 1958.

In effetti, per Dasaev sarà una serata da ricordare, il suo “debutto” sulla scena internazionale, l’inzio di una carriera il cui profilo seguirà in tutto e per tutto ascesa e declino della Nazionale con la scritta CCCP sulla maglietta. Ma, a dire la verità, nel resto del primo tempo il portiere non deve compiere parate molto difficili, si trova sempre ben piazzato e poi ha la fortuna che come terminale del gran gioco macinato dai brasiliani si ritrovi sempre Serginho, autentica ira di Dio in patria -è accreditato di 242 reti in 399 presenze col San Paolo tra il 1973 e il 1982-, ma decisamente impreciso nella serata sivigliana. E non solo…

Le cose per i verde-oro peggiorano decisamente quando i sovietici cominciano a mettere la testa fuori. Un fallo da rigore su Shengelija viene beatamente ignorato dall’arbitro spagnolo Lamo Castillo, poi al 34′ un tiro innocuo di Bal non viene trattenuto da Valdir Peres e finisce dentro.
I presenti allo stadio e gli avversari alla TV capiscono in quel preciso momento il bug di quella Seleção mondiale: ché se hai un attaccante che non segna ma tanti uomini di classe, allora prima o poi la butti dentro lo stesso; ma se hai un estremo difensore che non ti dà sicurezza, per vincere di gol te ne serviranno sempre tanti. Vedi Sarrià qualche settimana dopo…

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Ha lasciato Milanello con non poche critiche, è stato esonerato dalla società rossonera del Milan per gli scarsi risultati ottenuti sul campo, dopo una campagna acquisti a suon di milioni l’estate scorsa.

Ovviamente stiamo parlando di mister Vincenzo Montella che ora si è trasferito in Andalusia per guidare il Siviglia FC, uno dei club più importanti di Spagna vincitrice soprattutto in Europa: conquistando tre delle ultime quattro edizioni dell’Europa League.

Poche settimane senza squadra dunque per l’ex aeroplanino, che “è volato” in Liga in cerca di riscatto dopo una prima parte di stagione fallimentare nel Milan.

Ringrazio la società per avermi offerto questa grande occasione. Sono ambizioso, voglio vincere da allenatore e farlo con le mie idee e questa è la squadra ideale per il mio modo di vedere il calcio.

Inculcare la sua idea di calcio non sarà semplice in poche sedute di allenamento. Domani c’è già il debutto in Coppa del Re contro il Cadice nel match d’andata degli ottavi di finale, mentre sabato prossimo ci sarà la sfida contro i cugini del Betis, in un derby che si annuncia caldissimo al Sánchez-Pizjuán.

La squadra viene da un periodo difficile. I risultati sono stati altalenanti: in Liga sono quinti alle spalle di Barcellona, Atletico, Valencia e Real. Ma deve stare attenta al ritorno del Villareal e della sorpresa Eibar. L’esonero di Eduardo Berizzo e l’arrivo di Montella sta proprio nel dare una scossa allo spogliatoio Rojiblancos.

Un contratto fino al 2019 per l’ex tecnico di Milan e Fiorentina che nel suo staff ha deciso di avere un altro Italians: l’ex centrocampista Enzo Maresca, uno che Siviglia la conosce bene dopo aver trascorso 4 stagioni e vinto molto.

La decisione del presidente Josè Castro di puntare sull’allenatore campano è stata ponderata e voluta al appieno.

Montella è sempre stata la prima scelta dei nostri dirigenti. Siamo davvero contenti di averlo portato qui.

Dai biancoverdi di Siviglia ai biancoverdi di Lisbona. Continua con questi colori l’esperienza estera del 24enne terzino toscano, Cristiano Piccini, ex Primavera della Fiorentina.

Il difensore classe ‘92, dopo l’esperienza in Liga nel Real Betis di Siviglia, sbarca quindi in Portogallo in una delle squadre più blasonate e vincenti del campionato, lo Sporting Portugal di Lisbona.

Il costo dell’operazione si aggira introno ai tre milioni e un contratto quinquennale per il calciatore fiorentino. La società, inoltre, ha inserito una sostanziosa clausola rescissoria di 45 milioni di euro. I lusitani, per aggiudicarsi Piccini, hanno battuto la forte concorrenza del West Bromwich Albion, club di Premier League.


Nuova esperienza quindi per il terzino destro che, nella squadra dei Leoni di Lisbona, va a ritrovare una vecchia conoscenza della Serie A: l’ex Inter e Atalanta Ezequiel Schelotto. Lo stesso El Galgo Schelotto non è stato il primo italiano a trasferirsi nella capitale portoghese. Prima di lui, infatti, l’attuale centrocampista del Sassuolo, Alberto Aquilani, ha trascorso una stagione prima di rientrare in Italia.

Sono molto felice per essere arrivato qui, il club più grande e importante del Portogallo. I tifosi dello Sporting sono fantastici, voglio sfruttare questa occasione. La squadra otterrà da me un lavoro continuo e cercherò di sfornare tanti assist dalla fascia destra. Obiettivi? Voglio migliorare e portare lo Sporting a vincere dei titoli.

Tra le varie voci di mercato che si sono susseguite, per Piccini era apparso anche un papabile ritorno nella sua Firenze, ma la strada intrapresa poi è stata un’altra. Tuttavia la prossima stagione sarà comunque ad alti livelli dato che il club lusitano, oltre a competere a livello nazionale, prenderà parte ai preliminari di Champions League.
A Siviglia, Cristiano Piccini ha disputato buone stagioni, totalizzando 58 presenze con tre gol e quattro assist.

Il trasferimento in Spagna gli è stato consigliato direttamente dall’ex compagno in Viola, Joaquin. Nonostante alcuni infortuni di cui uno grave al ginocchio, il terzino non ha mollato e in questa stagione di Liga che sta per chiudersi può ritenersi più che soddisfatto del suo rendimento. A Lisbona vola con la voglia di fare bene e di ambientarsi subito per mettersi in mostra.

Un po’ di nostalgia per l’Italia sicuramente c’è. A Firenze ha dei bei ricordi soprattutto nel settore giovanile. Con gli Allievi ha vinto uno scudetto mentre con la Primavera una storica Coppa Italia, con tanto di gol in finale all’Olimpico contro la Roma. L’esordio in Serie A arriva al Franchi il 5 dicembre 2010 proprio con la prima squadra Viola, quando l’ex allenatore Sinisa Mihajlovic lo fece entrare al posto del capitano Pasqual contro il Cagliari.

Dopo l’esordio in Serie A, Piccini ha fatto molta altra gavetta tra Carrarese, Spezia e Livorno, prima della chiamata in Segunda division spagnola da parte proprio del Real Betis con la quale ottiene la promozione in Liga.
Ora non spetta che sperare in una bella esperienza a Lisbona, nella squadra dove sono nati esplosi fuoriclasse come Luis Figo e Cristiano Ronaldo, e chissà che un giorno possa rientrare in Italia.

Dario Sette