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Brasile e Messico si prendono le Americhe. La domenica del calcio consegna alla Selecao e alla Tricolor il continente nuovo, al palo restano Perù e Usa. I verdeoro esorcizzano il disastroso mondiale casalingo del 2014 tornando a vincere tra le proprie mura. I messicani impediscono il sogno doppietta agli statunitensi, nel giorno in cui Rapinoe e Morgan si portano a casa la Coppa del Mondo femminile.

Un tabù dal 2007

Erano dodici anni che il Brasile non vinceva la Coppa America. Un lungo digiuno dall’ultima vittoria, il 3-0 in Venezuela contro l’Argentina di Riquelme, Messi e Tevez. Nella finale del 2007 andarono a segno per i carioca Julio Baptista, un’autorete di Ayala e Dani Alves. Proprio l’ex blaugrana, capitano dell’attuale Selecao, ha centrato il suo 40mo trofeo della carriera e ed è stato eletto miglior giocatore del torneo. E pensare che attualmente, il terzino con un passato nella Juventus, è rimasto senza squadra dopo gli anni al Paris Saint Germain. Per il Brasile si tratta del nono sigillo nella competizione, terzo nella classifica dell’albo d’oro dietro Uruguay (15 successi) e Argentina (14, non vince però dal 1993).


Il Perù, invece, è fermo a 2 vittorie (1939-1975) al pari di Paraguay e Cile. Una Coppa a testa, infine, per Colombia e Bolivia.

Niente double Usa

Nella Gold Cup, il torneo del Centro Nord America, la vittoria va al Messico nell’atto finale di Chicago contro gli Usa. La rete di Jonathan Dos Santos al 73’ ha regalato l’undicesima gioia messicana nella competizione, primatisti di vittorie. Gli Stati Uniti restano a quota 6 successi (erano campioni uscenti). Considerando anche il vecchio campionato Concacaf (dal 1963 al 1989), a 3 vittorie troviamo il Costarica, poi Canada (2), Guatemala, Haiti e Honduras a 1.

Anche se i Mondiali di Russia 2018 sono ancora nella prima fase, regalano già sorprese interessanti e record che entrano negli annali di storia.

Se da una parte abbiamo Ronaldo che entra nella leggenda per il numero di reti, dall’altro abbiamo Yussuf Yurary Poulsen, giocatore danese, capace di provocare ben due rigori nelle due partite finora giocate dalla sua squadra.

Il primo episodio è legato al match Danimarca-Perù: qui in area di rigore regala a Cueva la possibilità di portarsi in vantaggio alla fine del primo tempo nella partita d’esordio per entrambe le nazionali. Il Perù sbaglia e Poulsen se la cava con una ramanzina.

Il secondo episodio, invece, avviene nella partita successiva, quando la nazionale danese si scontra con l’Australia. Stavolta il fallo di mano concede una chance di pareggiare all’avversaria, che non sbaglia il colpo e segna quella rete che poi ha determinato la parità a fine partita.

Risultato? Poulsen, che nel prossimo match in programma contro la Francia non sarà in campo, raggiunge un record che non veniva sfiorato dal lontano 1966, durante i Mondiali di Inghilterra. Da allora non era più capitato che uno stesso giocatore fosse capace di commettere più falli di rigore nella stessa edizione di Coppa del Mondo.

Ma è soprattutto un fattore che ha giocato a sfavore del giocatore danese e si chiama Var. I mondiali di calcio del 2018 hanno portato con sé questa grande innovazione tecnologica che permette di analizzare tutto quello che succede in campo nei dettagli.

Non sono, dunque, sfuggiti nemmeno i due falli di Poulsen in area di rigore e il calciatore deve fare i conti con la sua modalità di gioco che probabilmente richiede qualche revisione.

Avrà tempo di riflettere durante la pausa che lo vedrà in panchina per l’ultima partita di qualificazione e, in caso di passaggio turno, potrà farsi perdonare nei match successivi e regalare nuovamente emozioni come quando ha segnato il gol decisivo contro la nazionale peruviana.

Mio figlio è un guerriero!

Queste le prime parole della madre di Paolo Guerrero quando ha appreso la notizia che il figlio potrà partecipare ai Mondiali di Russia 2018.

Doña Peta, la sua prima tifosa, pronta a sostenerlo in qualunque caso, è stata una delle prime a gioire delle notizia giunta inaspettata dal Tribunale Federale della Svizzera. Il capitano del Perù è stato, infatti, graziato e potrà prendere parte alla competizione iridata, per poi scontare i suoi 14 mesi di squalifica per doping subito dopo la conclusione dei mondiali.

È festa in Perù dopo la conferma dell’attendibilità della notizia, che ribalta la sentenza del Tas e permette al giocatore di realizzare il suo più grande sogno.

Il caso Guerrero ha scosso non solo la nazione peruviana, ma anche l’intero mondo calcistico che era concorde nel ritenere ingiusta e troppo severa la decisione di escludere il calciatore dalla sua squadra proprio dopo una qualificazione che arriva dopo 36 anni.

Persino i capitani avversari delle squadre del Girone C, Danimarca, Australia e Francia, avevano espresso la loro opinione in una lettera rivolta proprio alla Fifa per richiedere una sospensione della pena solo in vista dei Mondiali.

Sostenuto da tutti, paese e avversari, Guerrero ha avuto la forza di affrontare questo periodo buio senza mai perdere la speranza e oggi si unisce alla festa in suo onore che lo elegge nuovamente un convocato ufficiale della prossima competizione in Russia.

È anche merito del presidente federale Edwuin Oviedo se finalmente si è data una svolta al suo caso.

El Depredador riaccende le speranze di un paese che non partecipa al Mondiale dal 1982 e, grazie alla presenza del suo capitano in campo, può tornare a sorridere pienamente e cercare il suo momento di gloria.

E per la mamma del calciatore tutta questa vicenda fa parte di un disegno più grande. Dopo aver ringraziato tutti i sostenitori del figlio, da fervente credente non può non ringraziare soprattutto Dio:

Mi congratulo con tutti quelli che hanno aiutato mio figlio. Ho sempre saputo che tutto si sarebbe risolto perché siamo benedetti. Dio ci ha aiutato, ha fatto tutto ciò che credevamo

La sua commozione, palese nelle sue parole espresse in diretta in una rete locale, è l’emblema di una battaglia vinta, che coinvolge non un singolo giocatore e la sua famiglia, ma un intero paese, che si unisce alla felicità di casa Guerrero e attende con ansia di vederlo in campo per la prima sfida del Perù ai Mondiali, che si terrà il 16 giugno alle ore 18.00 contro la Danimarca.

La vicenda della prolungata squalifica di Guerrero, che gli impedisce di partecipare ai Mondiali di Russia 2018, non poteva non avere conseguenze.

La decisione del Tas, su richiesta dell’Agenzia Mondiale antidoping, è stata considerata da più parti troppo severa. Nonostante le proteste dello stesso giocatore, per lui rimane solo il sogno infranto di non potere coronare la sua carriera entrando in campo con il suo Perù a giocarsi il titolo mondiale.

Ma dalla Fifpro (Federazione Internazionale Calciatori Professionisti) arriva un colpo di scena che potrebbe anche cambiare le sorti del capitano peruviano.

Sono proprio i suoi diretti avversari che stavolta decidono di prendere la parola per incitare la Fifa a dare una seconda chance a Guerrero, con tanto di lettera firmata.

Australia, Danimarca e Francia: le tre squadre che insieme al Perù si batteranno nel girone C, si ritrovano concordi nel protestare contro questa decisione ingiusta e rivogliono Guerrero in campo.

Quattordici anni trascorsi con quella maglia sulle spalle, rappresentando il proprio Paese e inseguendo un sogno: trascinare la nazionale peruviana ai Mondiali. In Russia, tra qualche settimana, il Perù disputerà il campionato del mondo, dopo un’astinenza durata ben 36 anni. In campo, però, non ci sarà il suo capitano, Paolo Guerrero

Queste solo alcune parole scritte da Mile Jedinak, Simon Kjaer e Hugo Lloris, che rivolgendosi direttamente al segretario generale della Fifa, vogliono far riflettere l’intero comitato sullo sbaglio commesso nell’escludere un capitano dalla sua squadra, dopo ben 36 anni dall’ultima qualificazione e dopo i molteplici gol segnati da Guerrero con la maglia del Perù.

Non accennano a placarsi, quindi le polemiche, né in Perù né altrove. Questa nuova protesta si aggiunge ai ricorsi già in atto presentati dalla Federazione peruviana contro il provvedimento disciplinare nei confronti del giocatore.

L’oggetto della lettera è sempre lo stesso: “urgente richiesta di clemenza, affinché la squalifica di Guerrero sia temporaneamente interrotta, per la durata dei prossimi Mondiali in Russia, fino al momento dell’eliminazione del Perù dalla suddetta competizione”.

Che la Fifa decida di sospendere o meno la pena di Guerrero, per il calciatore peruviano rimane la soddisfazione di avere non solo gli amici, ma anche gli avversari, dalla sua parte, come segno di grande rispetto per ciò che ha rappresentato nel panorama calcistico degli ultimi tempi.

A poco meno di un mese dall’inizio della competizione mondiale in Russia, il Perù deve fare i conti con un’amara delusione. La gioia di ritrovarsi qualificati dopo ben 35 anni viene infatti offuscata dalla vicenda di Paolo Guerrero, capitano della nazionale, che è costretto a rinunciare al suo sogno di guidare la squadra.

Coinvolto in una vicenda di doping già sei mesi fa, la sua partecipazione al Mondiale era in dubbio da tempo.

Tutto risale al match giocato contro l’Argentina per le qualificazioni al Mondiale. In quell’occasione, dai controlli antidoping il capitano peruviano era risultato positivo ad un metabolita della cocaina. Immediata la squalifica per 12 mesi, poi ridotta a sei in seguito al ricorso presentato dal giocatore al Tas.

Una condanna dura ma scaduta di recente, fugando ogni eventuale dubbio sulla presenza del calciatore nella competizione iridata in Russia.

Ma quando ormai sembrava tutto finito arriva invece il ricorso presentato dalla WADA (agenzia Mondiale Antidoping) che chiede di prolungare tale squalifica fino a 14 mesi, precludendo per Guerrero la possibilità di prendere parte al Mondiale.

Il Tas pare abbia accolto il ricorso e Guerrero è stato ufficialmente eliminato dalla lista dei convocati della nazionale peruviana di cui già era parte integrante.

Un sogno infranto e un paese in rivolta: ecco cosa ha scatenato la sentenza del Tas. Né il protagonista né i suoi tifosi ci stanno e si continua a proclamare l’innocenza del capitano. Secondo la sua versione, infatti, non avrebbe fatto uso di droghe ma semplicemente bevuto un tè alla coca, popolare nel suo paese e addirittura in vendita nei market.

 

Attraverso i social si consuma lo sfogo di un giocatore deluso che attendeva da tempo la realizzazione del suo sogno di giocare nel Mondiale (di cui il Perù non fa parte dal 1982!) e invece sarà costretto a vedere e tifare la sua squadra da casa:

La prima cosa che voglio dire è che non c’è una prova di tutto ciò, nulla è mai stato provato. Quello che non capisco è come si possa dare una sanzione di 14 mesi, spezzando il mio sogno di giocare il Mondiale senza giustificazione. Spero che i giudici e le persone che hanno contribuito a rubare il mio sogno e il mio Mondiale continuino a dormire in pace. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine, che sanno il professionista che sono e la persona che sono: spero che continuino a credere in me

Parole dure che esprimono un forte rammarico, ma che non gli impediscono di stare vicino ai suoi compagni, sostenerli e, ironia della sorte, apparire ancora nelle foto di gruppo del team mondiale.

Lui, che con il cuore è ancora lì a sentirsi uno dei convocati, può almeno illudersi di aver preso parte anche se per breve tempo a questo tanto atteso Mondiale. Anche se serve a poco, gli rimane la consolazione di vedere ancora la sua figurina nell’album Panini digitale che è espressione del grande evento e dove la sua immagine non può essere cancellata!

Poco dopo le 10 di sera di martedì 3 aprile, il calcio nella sua fluida e infinita forma, ha cambiato faccia. Cristiano Ronaldo, spalle alla porta, si libera nell’aria per realizzare il gol del momentaneo 2-0 con cui il Real Madrid sta vincendo sulla Juventus. In rovesciata. Torino è l’epicentro di una nuova rivoluzione che parla portoghese e che si propaga su tutto il globo. Lui che sembra paranormale ha riscritto una nuova pagina della storia di questo sport.

Subito ci si domanda: «E’ il gol più bello della Champions League?». Di sicuro è il primo gol segnato in “bicicletta” da Cristiano Ronaldo. L’Allianz Stadium è pervaso da sentimenti contrastanti: beffa, stupore, disfatta, ammirazione. Prevale il senso del bello e del gusto: standing ovation per l’uomo che ha messo a segno 119 gol in Champions League (se fosse un club si piazzerebbe al decimo posto nella classifica assoluta), una sensazione ed emozione provata a campi invertiti quando fu Del Piero a ricevere gli elogi immortali del Bernabeu nel 2008.

E mentre Zlatan Ibrahimovic, impegnato nella conquista dell’America, si complimenta con CR7, sottolineando che «quel gol dovrebbe provarlo a fare da 40 metri» (con ovvia allusione a QUEL gol dello svedese), ci ritroviamo sempre al solito punto di riflessione: chi ha inventato la rovesciata?

Se ci fidiamo delle parole dogmatiche dello scrittore uruguaiano, Eduardo Galeano, la risposta allora è semplice: è Ramon Unzaga. Accadde nel gennaio 1914 allo stadio “El Morro”, non lontano dal porto di Talcahuano, in Cile. Spagnolo dei Paesi Baschi, poi naturalizzato cileno, Unzaga era solito spazzare in acrobazia anche in difesa e portò il gesto tecnico alla ribalta internazionale nel 1916 e nel 1920 in due edizioni della Copa América, quando i giornalisti argentini, estasiati dalla rovesciata, le diedero il nome di “cilena” in omaggio proprio alle origini dell’autore.

Sospeso nell’aria, una sforbiciata. Ma provate a dirlo a Callao, il più grande porto del Perù: in più di uno storcerebbe il naso ancora oggi. Il giornalista argentino, Jorge Barraza, in un suo interminabile viaggio alla scoperta della nascita della rovesciata, afferma che la paternità è da ricercare in qualche chalaco (nome degli abitanti di quest’area) di discendenza africana che provò l’acrobazia in una partita contro i marinai britannici.
Lo storico peruviano Jorge Bazadre annuisce e prova a dare una data: 1892. Quindi, seguendo questa ricostruzione, Unzaga avrebbe solamente copiato questo movimento visto e rivisto durante qualche partita tra la squadra di Callao e il team del porto cileno di Valparaiso.

Il Sudamerica rimane la patria, questo è certo. E tra Uruguay, Argentina, Cile e Perù, può il Brasile rimanere escluso e orfano di tale bellezza motoria? No e, infatti, il suo splendore è nella tecnica di Leônidas da Silva, attaccante funambolico, il “diamante nero” e di gomma per la sua capacità di realizzare gol fantastici e impossibili. Ancora Galeano, di lui, disse: «I gol di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi».
E segnava, ovviamente, anche in bicicleta. Una delle sue prime risale ai primi anni ’30 quando giocava nelle giovanili del Bonsucesso, squadra di Rio de Janeiro.

Rovesciata, bicicleta, chilena, ma anche bicycle kick, bicyclette e fallrückzieher. I nomi sono disparati e gli autori anche, dai campetti amatoriali ai riflettori mondiali. E proprio tedesco parla il gesto che durante i Mondiali si è visto poche volte tramutarsi in rete. Il più iconico resta il gol di Klaus Fischer, durante la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna: la sua prodezza portò la Germania Ovest sul 3-3 costringendo la Francia ad andare ai supplementari.
E sua è anche una massima di vita: «Ogni cross che porta a una rete in rovesciata, non è un buon cross». Il suo connazionale, lo scienziato Hermann Schwameder, esperto di tecnica motoria, infatti aggiunge che ci vuole «istinto, tanto coraggio, e un cross sbagliato».

La mitologia calcistica è piena zeppa di prodezze realizzate capovolti, guardando il mondo da sottosopra spinti da un soffio di vento leggero, per un istante. Cristiano Ronaldo allunga la narrazione, aggiungendosi ai vari Ronaldinho, Rivaldo, Van Basten, Igor Protti, Vialli, Inzaghi, Rooney, Mexes, Pinilla, Quagliarella, lo stesso Ibrahimovic, o l’eroe Bressan con la maglia della Fiorentina contro il Barcellona.
Pelé c’ha costruito su una carriera leggendaria, un marchio di fabbrica da osannare con l’exploit nel film “Fuga per la vittoria”; altra pellicola altrettanto celebre per noi italiani vede il ragionier Fantozzi rovinare fragorosamente al suolo polveroso dopo un goffo tentativo.
Come nella mitologia greca c’era la rappresentazione perfetta e scultorea del vigore umano e maschile, la rovesciata di Carlo Parola è la perfezione fatta istantanea in grado di cristallizzare le ere e i decenni. Oggi continua a essere il logo della figurine Panini, lui fu il primo a utilizzarla con frequenza in Italia e memorabile è quella del 15 gennaio 1950, al minuto 80 di Fiorentina – Juventus.

 

Ma la rovesciata è anche un urlo di giubilo strozzato in gola. Un “cosa sarebbe successo se quella palla fosse entrata?”.  Chissà come sarebbe il mondo, a quest’ora, se il difensore statunitense Marcelo Balboa avesse segnato con quella rovesciata il gol del 3-0 contro la Colombia durante i Mondiali del 1994. Chi lo sa, forse avremmo uno dei gol più spettacolari di sempre. Invece quel match finì 2-1 e una rete americana in realtà fu un’autorete tristemente nota.

 

Fonte dell’articolo:  Who Invented the Bicycle Kick?: Soccer’s Greatest Legends and Lore di Paul Simpson e Uli Hesse. 

Le ultime amichevoli delle nazionali prima del Mondiale 2018 di Russia del prossimo giugno hanno aperto una serie di pensieri che hanno visto protagonisti molti giocatori.

Tra le delusioni maggiori sicuramente c’è l’Argentina del ct Sampaoli che è uscita nettamente sconfitta nel confronto contro la Spagna. L’uomo delle Furie Rosse è stato sicuramente Isco. Il centrocampista del Real Madrid, con una bella tripletta, ha dimostrato ancora una volta il suo valore. Se Cristiano Ronaldo domina nei Blancos, lui non è da meno.

Molti allenatori hanno eseguito esperimenti dal punto di vista difensivo. Il ct Soutghate contro l’Olanda ha inserito il terzino inglese in una difesa a tre. Walker infatti ha sì difeso ma comunque ha avuto la possibilità di potersi inserire a centrocampo quando ci fossero i presupposti. La Spagna ha fatto esperimenti con Marcos Alonso, mentre il ct francese Dechamps ha provato Benjamin Pavard come terzino destro, solitamente gioca centrale.

Se le difese sono ancora da collaudare, per Russia 2018 saranno gli attaccanti che vorranno fare una bella figura. Tra questi sicuramente i giovanissimi Gabriel Jesus (Brasile), Kylian Mbappé (Francia) e Timo Werner (Germania). L’enfant progodige transalpino ha messo a segno una doppietta contro la Russia in amichevole, così come ha segnato l’attaccante del City Jesus contro la Germania. Un altro Under21 è Breel Embolo. Lo svizzero contro Panama ha dimostrato il suo valore. Daranno spettacolo in Russia.

Ha dimostrato di poterci stare a Russia 2018 il Perù. I sudamericano hanno battuto i più accreditati croati 2-0 e contro l’Islanda per 3-1. Potrebbero essere la cenerentola del 2018, dopo quasi 40 anni.

Si chiude definitivamente il cerchio delle Qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018, con le due partite tra sudamericane e oceaniche.

A volare in Russia la prossima estate saranno anche il Perù  e Australia che, nella doppia sfida dello spareggio, hanno battuto Nuova Zelanda e Honduras.

Dopo il doppio 0-0 delle gara d’andata, spettacolo e gol nei match di ritorno. I Socceroos hanno chiuso con un secco 3-1 con reti realizzate tutte da calcio piazzato, mentre i peruviani hanno surclassato gli All Whites per 2-0. Ma andiamo con ordine.

All’ANZ Stadium di Sydney gli australiani centrano la quinta qualificazione alla fase di un Mondiale della sua storia. Nulla da fare per la nazionale Bicolor che, in Oceania ha messo in evidenza tutti i suoi limiti calcistici, cosa che nella gara d’andata non si erano tanto notati.

Protagonista indiscusso del match, il 33enne centrocampista dell’Aston Villa, Mile Jedinak, autore di tre reti, tutte nel secondo tempo e da calcio piazzato: la punizione che ha aperto il match e due calci di rigore.

Se il capitano Tim Cahill era stato l’uomo copertina che ha dato la possibilità ai “Canguri” di giocarsi il Mondiale ai playoff, Jerdinak è diventato l’eroe che ha permesso di stappare il pass per Russia 2018.

E ora sono disposti a conquistare il Mondo!

Storica è invece la qualificazione del Perù che, dopo 35 anni, tornano a disputare una fase finale di Coppa del Mondo. Risale infatti al Mondiale di Spagna 1982 l’ultima apparizione della Blanquirroja.

A permettere ciò sono state le reti segnate da Farfan e Ramos che hanno piegato i neozelandesi nella ribollente cornice dello stadio Nacional di Lima dopo il pareggio a reti inviolate dell’andata.

Con l’assenza del giocatore peruviano più importante, Paolo Guerrero, il ct Ricardo Gareca, si è affidato proprio ai due marcatori. Farfan ha segnato dopo una bella combinazione con Cueva e poi è scoppiato in lacrime dedicando il gol all’amico Guerrero. Ramos ha poi chiuso i conti con un guizzo su calcio d’angolo. Solo un tentativo per gli oceanici con Chris Wood a pochi minuti dal 90esimo.

Al fischio finale è partita la festa per i sudamericani che sognavano da anni una serata simile. Il Governo ha dato l’ok per la festa nazionale, infatti i festeggiamenti iniziati nella notte proseguiranno per tutta la giornata di oggi sia lungo le strade della capitale Lima ma in tutti i centri peruviani.

Non solo spareggi in Europa, questa notte si sono disputati i due incontri oltreoceano tra Nuova Zelanda – Perù e Honduras – Australia.

Entrambi i match sono terminati con un pareggio a reti bianche e quindi il tutto si deciderà nei 90 minuti finali della gara di ritorno.

A Wellington in Nuova Zelanda, i peruviani, privi di Guerrero, hanno provato a sbloccare il risultato in 2/3 occasioni, ma la retroguardia degli All Whites si è difesa più che bene e al 34esimo del primo tempo ha avuto anche una ghiotta occasione con l’attaccante Kosta Barbarouses che ha non ha centrato la porta all’interno dell’area piccola, sfiorando il palo.

Tutto da rifare in Perù, con una gara che si preannuncia caldissima anche dal punto di vista del pubblico.

Stesso risultato per 0-0 nell’altro incontro tra Honduras – Australia. Allo stadio honduregno Olímpico Metropolitano di San Pedro Sula, la favorita Australia non è riuscita ad abbattere il muro Bicolor. Partita molto nervosa con parecchi falli soprattutto da parte dei Socceroos. L’arbitro italiano Orsato, infatti, ha tirato fuori molti cartellini gialli. Il capitano australiano Tim Cahill non ha preso parte alla partita a causa di un infortunio.

Pass per il Mondiale da conquistarsi nella gara di ritorno in Australia all’ANZ Stadium di Sidney.

La grande sorpresa arriva dall’Africa dove il Senegal ha battuto il Sudafrica per 2-0 e ha strappato il pass per il Mondiale russo. Sarà la seconda partecipazione per il paese africano dopo il Mondiale di Corea del Sud – Giappone del 2002. Il match, dominato dai Leoni del Tengara, era il remake di quello annullato dalla Fifa. Nello specifico si è rigiocato il match del 12 novembre 2016 che la federazione mondiale ha cancellato, perché falsata dall’arbitro ghanese Lamptey, che aveva alterato volontariamente il risultato della partita e per questo poi radiato a vita.

Non solo Europa ma per andarsi a giocare il Mondiale di Russia 2018 ci sono ancora da definire i tre posti dei gironi africani e due playoff intercontinentali: Nuova Zelanda-Perù e Honduras-Australia.

Questi ultimi due match promettono molte scintille tra viaggi infiniti, resi più difficili dal fatto che si gioca a distanza di 4-5 giorni con 17-18 fusi orari di differenza. Honduras e Australia, rappresentanti di Centroamerica e Asia (calcisticamente), e Nuova Zelanda e Perù (Oceania e Sudamerica) hanno già iniziato un tour de force aereo, anticipato il più possibile per adattarsi ai fusi orari e costoso anche economicamente (tanto che peruviani e neozelandesi viaggeranno sullo stesso charter prima del ritorno).

La nazionale del Perù è stata scossa dal caso di José Paolo Guerrero, il quale è stato sospeso dopo essere risultato positivo alla cocaina al test antidoping. Proverà a difendersi ma sicuramente per il match d’andata non ci sarà. Al suo posto giocherà Raul Ruidiaz anche se salgono le quotazioni di Jefferson Farfan.

I neozelandesi dovranno combattere per poter strappare il terzo pass Mondiale dopo 1982 e 2010. Tuttavia il recupero in extremis della stella Chris Wood (7 gol in 6 partite nelle qualificazioni), il calore dei tifosi e il vento a favore potranno dare qualche chance in più.

Più bilanciata lo spareggio tra Honduras – Australia. I Socceroos avranno in Tim Cahill un sostegno soprattutto di spogliatoio. Il capitano che ha permesso agli australiani di giocarsi questo playoff ha subìto un infortunio, ma comunque ci sarà e potrà giocare anche qualche minuto.

I dubbi sono più che altro legati al luogo in cui il match verrà giocato: San Pedro Sula, la seconda città honduregna e una con il più altro tasso di criminalità al mondo. Il governo ha schierato un vero e proprio esercito, mentre la nazionale punterà sull’attaccante Eddie Hernandez, il quale giocherà con una maschera protettiva.

Nuova Zelanda-Perù: sabato 11, ore 4.15 (italiane) a Wellington, ritorno giovedì 16 alle 3.15 (italiane) a Lima.

Honduras-Australia: venerdì 10, ore 23 (italiane) a San Pedro Sula, ritorno mercoledì 15 alle 10 (italiane) a Sydney.

Per quanto riguarda il continente africano i gironi ancora aperti sono A, C e D.

Il gruppo A: Tunisia 13, RD Congo 10, Libia e Guinea 3. Sabato: Tunisia-Libia e RD Congo-Guinea. Ai tunisini basta un pareggio a Rades per staccare il biglietto per la Russia. La Repubblica Democratica del Congo deve affidarsi alla Libia e vincere.

Il gruppo C: Marocco 9, Costa d’Avorio 8, Gabon 5, Mali 3. Sabato: Costa d’Avorio-Marocco, Gabon-Mali. Conta solo il big match di Abidjan, con il Marocco di Renard che cerca la prima qualificazione dal 1998, contro la squadra più continua in Africa nell’ultimo decennio. Benatia in campo, ai marocchini basta non perdere.

Il gruppo D: Senegal 8, Burkina Faso 6, Capo Verde 6, Sudafrica 4: Venerdì Sudafrica-Senegal. Martedì 14: Senegal-Sudafrica e Burkina Faso-Capo Verde. In teoria sono ancora tutte in gara, la matassa si dipanerà dopo il replay di Sudafrica-Senegal, gara aggiustata dall’arbitro Tettey, poi radiato. Ultimo turno martedì, col “ritorno” in Senegal e “spareggio” fra seconde.