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Oggi parte il Mondiale russo anche per la nazionale giapponese.

Gli asiatici sfideranno la Colombia in un girone che comuqnue si prevede equilibrato con Polonia e Senegal.

Il Giappone e’ alla sua sesta presenza in un Campionato del Mondo. In effetti i Samurai, dopo la prima apparizione nel 1998, hanno sempre centrato la qualificazione per la fase finale.

I risultati non sono sempre stati positivi. I migliori sono stati centrati nel 2002 e nel 2010, quando la formazione nipponica e’ riuscita a strappare il pass per gli ottavi di finale.

In Italia, se pensiamo al calcio giapponese, un riferimento lo facciamo sicuramente al cartone animato “Holly e Benji” i quali un Mondiale di calcio l’hanno vinto.

 Facendo pero’ un salto a 16 anni fa, il Giappone (durante il Mondiale giocato in casa) e’ riuscito nell’impresa di superare il girone al primo posto e accedendo quindi agli ottavi di finale contro la Turchia.

Quella partita poi e’ stata una beffa per la nazionale nipponica che e’ uscita sconfitta a causa del gol del centrocampista Umit Davala.

Una doppia beffa per il Giappone che oltre all’eliminazione ha dovuto subire la forte presenza della Corea del Sud (altro Paese ospitante) che invece si e’ giocata la finalina per il terzo posto.  

In quella nazionale spiccava il talento di Hidetoshi Nakata (famoso soprattutto per aver vestito in Italia le maglie di Perugia, Roma, Parma e Bologna).

Proprio contro la Tunisia nel match piu’ importante della fase a gironi il fantasista nipponico con la numero 7 va in rete grazie a un potente colpo di testa su assist di Ichikawa.

La vittoria contro gli africani ha permesso di raggiungere un risultato storico per quella che fino ad allora era stata un miraggio per il calcio nipponico.

Questa sera i pronostici sono tutti dalla parte dei Cafeteros, ma sappiamo benissimo che in un Campionato del Mondo tutto e’ possibile.

Il Mondiale 2018 ha da poco alzato il sipario e sono già tante le emozioni e provato dentro e fuori dal campo.

Tra le celebri routine che da molti anni a questa parte accompagnano la Fifa World Cup ci sono sicuramente gli inni ufficiali che, nel giro di pochi mesi, diventano veri e propri tormentoni musicali. In effetti questa tradizione è iniziata oramai dal lontano 1962 nell’edizione cilena del Mondiale.

Per questa edizione russa il compito di spopolare con la canzone rappresentativa del Campionato del Mondo è stato affidato al cantante Jason Derulo che con Colors sta già iniziando a spopolare su YouTube. Il testo è stato scritto in collaborazione con Maluma.

Come già detto il primo inno risale a Cile ’62 con la canzone El Rock del Mundial dei Los Ramblers.

Un Rock and Roll che ha accompagnato tutti gli appassionati di calcio in quel torneo.
Qualche anno più tardi, nell’edizione di Messico 1970, a scrivere e interpretare il pezzo Fútbol Mexico 70 è il cantante Roberto do Nascimento. Pelé e compagni saliranno sul tetto del Mondo proprio con questa canzone.

Facendo un salto di 8 anni, ad Argentina 1978, troviamo un marchio di fabbrica tutto italiano nella composizione dell’inno al mondiale sudamericano. È il maestro Ennio Morricone ad incaricarsi della stesura delle note di questa edizione. Una sinfonia dal nome El Mundial.

Nel 1982 a spingere l’Italia alla vittoria Mondiale contro la Germania è Placido Domingo con la sua Mundial ’82. Un vero e proprio inno spagnolo che ha caricato gli azzurri fino al trionfo finale.

Tra gli inni più nostalgici non può che esserci Un’estate italiana di Edoardo Bennato & Gianna Nannini del Mondiale di Italia ’90. Un brano che ha accompagnato tutti i tifosi di calcio nelle Notti Magiche. Una vera e propria canzone che ha caricato la nazionale azzurra in tutto il percorso Mondiale, finito ai rigori contro l’Argentina al San Paolo di Napoli.

All’edizione di Francia ’98 è l’artista portoricano, Ricky Martin, a cantare La Copa de la Vida. Testo che porta sicuramente fortuna alla Francia che andrà poi a vincerlo quel Mondiale giocato in casa.

Per l’Italia vincente del 2006 i tifosi certo ricordano più il tormentone targato The White Stripes intitolato Seven Nation Army cantato anche negli stadi tedeschi in tutto il cammino azzurro fino alla vittoria finale a Berlino, anziché l’inno ufficiale Celebrate the Day – Herbert Grönemeyer feat. Mali Amadou & Mariam.

Il Waka Waka di Shakira ha fatto ballare tutto il mondo nel 2010. Al primo Mondiale in Africa la cantante colombiana ha cantato un inno che legasse tutti gli abitanti del Mondo al continente africano.

Particolare, quanto sciagurata, è stata però la decisione della Coca Cola (sponsor ufficiale del torneo) di “appoggiare” l’idea di sostenere un altro inno per quella edizione, la canzone Wavin’ Flag di K’Naan.

Pittbull con Jennifer Lopez hanno accompagnato il Mondiale 2014 in Brasile con la loro We Are One (Ole Ola).

In Italia però è a spopolare anche la canzone di Emis Killa – Maracanà.

Ogni Mondiale ha la sua storia ricca di momenti significativi e che sono rimasti indelebili nella memoria degli appassionati.

Tra le curiosità che sono saltate fuori proprio durante un Campionato del Mondo, ci sono sicuramente le esultanze.

Ne abbiamo viste di tutti i tipi e di tutte la sfaccettature ma solo alcune sono entrate di diritto negli annali della Fifa.

In questo viaggio fatto di sorrisi e di urla dopo un importante gol vogliamo partire dal brasiliano Falcao che, nel Campionato del Mondo 1982 in Spagna, ha segnato una rete contro l’Italia. Marcatura seguita da una storica corsa verso la panchina con il sorriso stampato sul volto. L’icona della classica esultanza dopo un gol importante.

Un altro fermo immagine che ricordiamo sicuramente è quello legato al Pibe de Oro al Mondiale di Usa ’94 dopo la rete contro la Grecia. Un’esultanza rabbiosa proprio vicino alla telecamera. Qualche giorno dopo sarà sospeso per doping.

Se vogliamo pensare a qualche esultanza a ritmo di danza, possiamo far riferimento ai Cafeteros. La Colombia, nel Mondiale 2014 in Brasile, ha messo in mostra una danza simpatica che ha fatto appassionare chiunque. James Rodriguez e compagni ad ogni rete realizzata hanno festeggiato con tutto il calore sudamericano.

Dai Colombiani a Fabio Grosso. Due esultanze troppo importanti per l’Italia. Le lacrime dell’ex terzino azzurro, eroe di Germania 2006, sono ancora presenti nei nostri ricordi. Quel “non ci credo” che ha fatto il giro del Mondo in pochi secondi.

Tornando al famoso Mondiale ’94 in Usa, i tre scatenati Mazinho, Bebeto e Romario sono stati protagonisti di una bislacca esultanza: mimare il gesto dello cullare un bambino per ricordare la fresca paternità del centrocampista Bebeto. Ah, adesso il ragazzo è cresciuto…e gioca anche lui a calcio!

Se pensiamo allo sfogarsi con il ballo facciamo riferimento anche ad altre culture, soprattutto anche quelle dell’Africa.

Dalla Nigeria, nel 2002 ci si ricorda delle acrobazie di Julius Aghahowa in particolare nel match contro la Svezia e l’esultanza fatta di 7 capriole mortali.

Altrettanto particolare è stata l’esultanza al Mondiale 1990 in Italia da parte dell’attaccante camerunense, Roger Milla. La punta africana si è avvicinata alla bandierina del calcio d’angolo dello stadio San Nicola dopo la rete segnata contro la Colombia di Higuita.

Anche il Senegal nel 2002 ha mostrato la sua “sregolatezza” nell’esultanza contro la Francia alla partita inaugurale del Mondiale nippocoreano. Il marcatore Bouba Diop ha deciso bene di sfilarsi la maglia e metterla a terra. Insieme ai compagni hanno poi ballato una simpatica danza.

Ma nel cuore degli italiani, grandi e piccini c’è Marco Tardelli. Il centrocampista azzurro che ha messo a segno il 2-1 contro la Germania Ovest si lascia andare in un urlo liberatorio che è rimasto nella mente di tutti. Un mix perfetto tra felicità e rabbia che gli ha permesso di urlare a squarciagola per decine di metri senza sosta. Urlo che è stato accompagnato anche dagli italiani.

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Hörður Björgvin Magnússon è nato a Reykjavik l’11 febbraio 1993, e da circa tre anni e mezzo è entrato a far parte del giro della Nazionale maggiore. E’ una vecchia conoscenza del calcio italiano: infatti, dopo aver lasciato l’Islanda giovanissimo, è stato ingaggiato neanche maggiorenne dalla Juventus. Successivamente lo abbiamo visto all’opera con le maglie di Spezia e Cesena, prima del suo trasferimento in Inghilterra. Attualmente veste la maglia del Bristol City, ed è fratello di Hlynur, centrocampista del Fram (dove lo stesso Hörður è cresciuto e ha debuttato in Pepsideild, il massimo campionato islandese). Hörður Magnússon conta 15 presenze e 2 reti con la maglia della Nazionale. C’era già nella spedizione ad Euro 2016, in cui però non è mai sceso in campo.

LA CARRIERA DI HÖRÐUR MAGNÚSSON NEI CLUB

2009–2010: Fram Reykjavik, 6 (0)
2011–2013: Juventus 0 (0)
2013–2014: Spezia (prestito) 20 (0)
2014–2016: Cesena (prestito) 39 (1)
2016– Bristol City 52 (1)

LA CARRIERA DI HÖRÐUR MAGNÚSSON CON LA NAZIONALE

Presenze: 15
Reti segnate: 2
Debutto: 12 novembre contro Belgio, a Bruxelles, in amichevole. Vittoria Belgio per 3-1.

CURIOSITÀ

E’ il più giovane giocatore islandese ad aver giocato in Serie A (debutto con la maglia del Cesena a 22 anni), anche se era già stato tesserato dalla Juventus a 17 anni. Non si tratta però del più giovane calciatore islandese in assoluto in Italia, se consideriamo il carneade Samuel Pjeturson Thorsteinsson, che a 19 anni, nel 1912-1913, giocò alcune partite con il Naples, la squadra antenata del Napoli. Da notare che Thorsteinsson, pur essendo islandese, per gli annali risulta danese perché all’epoca l’Islanda faceva ancora parte del Regno di Danimarca. Del resto parliamo di preistoria calcistica.

Continua a leggere la storia completa del calciatore su Freezeland.it

Una terra coperta di ghiaccio, l’immensa ricchezza di acqua, l’anima di fuoco data dalla grandiosa presenza di vulcani e geyser. Tutto questo si ritrova e armonizza nella nuova divisa che Erreà Sport ha ideato per Ksi –La Federazione di Calcio islandese alla sua prima storica partecipazione ad un Campionato Mondiale.

Dopo la splendida avventura che li ha visti protagonisti agli Europei di Francia 2016, una nuova uniforme, originale ma fortemente legata all’identità di questa nazione, li accompagnerà ai Mondiali di Russia 2018.

Proprio ghiaccio, lava e acqua si fondono perfettamente nella nuova maglia Erreà realizzata per rappresentare al meglio la particolarità e la bellezza dell’Islanda e della sua Nazionale. Il fuoco che accende e scalda il cuore di questa terra e di questo popolo è l’elemento da cui partire per svelare la nuova divisa.
A causa del suo effetto, il ghiaccio, rappresentato simbolicamente dal bianco del colletto a V e da quello delle spalle, si scioglie gradatamente mescolandosi a lava lungo le maniche caratterizzate da una grafica a macchie quasi puntinata in cui si fondono il rosso e l’azzurro.
Proprio l’azzurro, acqua che si è sciolta grazie al calore, è il colore distintivo del corpo e dello sfondo della prima divisa che si presenta semplice e dalle linee pulite ma molto curata in ogni suo più minuto dettaglio.

Sul nostro store online potete acquistare la maglia ufficiale Erreà

La vestibilità aderente viene enfatizzata dalla combinazione di due tessuti. Il primo, collocato nella parte centrale, morbido, traspirante ed estremamente confortevole è impreziosito ed abbinato ad un secondo filato, una speciale rete posta lungo i fianchi della maglia. In modo emblematico, la rete cucita ai bordi, lascia trasparire il tessuto sottostante che, nel caso della divisa home, è rosso, come a sottolineare che sotto l’azzurro della casacca e della pelle scorre ed è sempre presente la potenza del fuoco e il battito della passione.

A enfatizzare la forte identità nazionale, la fierezza e il forte senso di comunità che contraddistinguono il popolo islandese, due sono gli elementi iconici riportati sulla nuova divisa: il motto già proposto per gli Europei 2016 “FYRIR ISLAND” (“Per l’Islanda”) posizionato all’interno del collo e la bandiera nazionale applicata sul retro della maglia.

 Ad accompagnare la nuova divisa e l’intera campagna di comunicazione, il claim “Legends are born without warningabbinatoalla potente ed epica immagine dei geysers, tra i fenomeni in assoluto più sorprendenti e spettacolari della superfice terreste. Rari e presenti solo in particolarissime zone del mondo tra cui l’Islanda, terra per eccellenza di queste incredibili sorgenti, i geysers rappresentano al meglio la forza e l’energia di questa Nazionale che ha saputo unire,nella sua peculiare identità,organizzazione, gioco dinamico e grande spirito energico.

Una squadra che non può più ormai considerarsi solo uno “splendido outsider” ma che in brevissimo tempo ha saputo conquistarsi l’attenzione, il favore e i riflettori della scena mondiale. Tutto questo con la potenza impressionante e la forza esplosiva di un geyser.

Le nuove divise di Ksi,come tutti i capi Erreà,sono certificate Oeko-Tex Standard 100. Tale prestigiosa certificazione, ottenuta dall’azienda nel 2007 come prima azienda in Europa nel settore del teamwear, garantisce che tutti i tessuti e i prodotti Erreà non sono tossici ne nocivi per la salute in conformità con le principali normative a livello internazionale e in rispetto dei più elevati e riconosciuti standard qualitativi e di sicurezza.

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Si chiude definitivamente il cerchio delle Qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018, con le due partite tra sudamericane e oceaniche.

A volare in Russia la prossima estate saranno anche il Perù  e Australia che, nella doppia sfida dello spareggio, hanno battuto Nuova Zelanda e Honduras.

Dopo il doppio 0-0 delle gara d’andata, spettacolo e gol nei match di ritorno. I Socceroos hanno chiuso con un secco 3-1 con reti realizzate tutte da calcio piazzato, mentre i peruviani hanno surclassato gli All Whites per 2-0. Ma andiamo con ordine.

All’ANZ Stadium di Sydney gli australiani centrano la quinta qualificazione alla fase di un Mondiale della sua storia. Nulla da fare per la nazionale Bicolor che, in Oceania ha messo in evidenza tutti i suoi limiti calcistici, cosa che nella gara d’andata non si erano tanto notati.

Protagonista indiscusso del match, il 33enne centrocampista dell’Aston Villa, Mile Jedinak, autore di tre reti, tutte nel secondo tempo e da calcio piazzato: la punizione che ha aperto il match e due calci di rigore.

Se il capitano Tim Cahill era stato l’uomo copertina che ha dato la possibilità ai “Canguri” di giocarsi il Mondiale ai playoff, Jerdinak è diventato l’eroe che ha permesso di stappare il pass per Russia 2018.

E ora sono disposti a conquistare il Mondo!

Storica è invece la qualificazione del Perù che, dopo 35 anni, tornano a disputare una fase finale di Coppa del Mondo. Risale infatti al Mondiale di Spagna 1982 l’ultima apparizione della Blanquirroja.

A permettere ciò sono state le reti segnate da Farfan e Ramos che hanno piegato i neozelandesi nella ribollente cornice dello stadio Nacional di Lima dopo il pareggio a reti inviolate dell’andata.

Con l’assenza del giocatore peruviano più importante, Paolo Guerrero, il ct Ricardo Gareca, si è affidato proprio ai due marcatori. Farfan ha segnato dopo una bella combinazione con Cueva e poi è scoppiato in lacrime dedicando il gol all’amico Guerrero. Ramos ha poi chiuso i conti con un guizzo su calcio d’angolo. Solo un tentativo per gli oceanici con Chris Wood a pochi minuti dal 90esimo.

Al fischio finale è partita la festa per i sudamericani che sognavano da anni una serata simile. Il Governo ha dato l’ok per la festa nazionale, infatti i festeggiamenti iniziati nella notte proseguiranno per tutta la giornata di oggi sia lungo le strade della capitale Lima ma in tutti i centri peruviani.

Come avviene dopo ogni fallimento, l’Italia dovrà rinnovarsi per ripartire e smaltire la delusione del mancato approdo al Mondiale. Servirà lavorare in vista del prossimo Europeo 2020, appuntamento da non fallire. Intanto sono già in programma delle amichevoli di prestigio come quella del 27 marzo 2018 contro l’Inghilterra a Wembley.

Quattro calciatori che sono scesi in campo ieri sera hanno chiuso con la maglia azzurra: capitan Gianluigi Buffon, Andrea Barzagli, Giorgio Chiellini e Daniele De Rossi.

C’è chi non ha annunciato l’abbandono della maglia azzurra ma che un po’ per questione anagrafica, un po’ per scelta tecnica difficilmente saranno nuovamente chiamati, e sono: Parolo ed Eder, oltre a Montolivo che però non è stato convocato nelle ultime apparizioni.

A prendere l’eredità di Buffon, un altro Gianluigi: Donnarumma. Il giovane portiere rossonero è già nel giro della nazionale maggiore ed è per questo che quasi sicuramente sarà lui a difendere i pali nei prossimi anni. In effetti, data soprattutto la carta d’identità sarà molto probabilmente lui il portiere per il Mondiale qatariota. È arruolabile anche il portiere genoano Perin, oltre al friulano Meret.

In difesa spazio ai due classe ’94 Rugani – Caldara, entrambi i futuri difensori della Juventus, oltre al centrale del Milan, Alessio Romagnoli. Dell’attuale BBC dovrebbe rimanere il solo Bonucci che sarà ancora il leader della difesa azzurra ma che via via darà posto agli altri. Sulle fasce laterali, si potrebbe dar spazio ai giovani che stanno crescendo: Davide Calabria e Federico Dimarco. Occhio anche all’inserimento di Emerson Palmieri, già in odore di convocazione con Ventura. Matteo Darmian ha invece deluso. Sulla fascia si aspetta anche il recupero del milanista Andrea Conti.

Al centro potrebbero entrare nel giro della nazionale maggiore Nicolò Barella, oramai punto fermo del Cagliari, e Lorenzo Pellegrini . Entrambi hanno fatto tutte le trafile under con la maglia azzurra e sono dotati di buona tecnica oltre che grande duttilità. Insieme a questi futuri innesti, saranno riconfermati Jorginho, Gagliardini e Florenzi. Con la carta d’identità ancora dalla sua parte bisognerebbe fare anche un discorso su Marco Verratti, uno dei più deludenti in azzurro. Il centrocampista pescarese non ha ancora dimostrato il suo valore con la maglia della nazionale, a differenza di quanto fa nel Paris Saint Germain.

In attacco possiamo giocarci le carte migliori. Calcolando che il “Gallo” Belotti è un ’93 e Immobile è un ’90, difficilmente verranno lasciati fuori dall’orbita azzurra, dato anche il loro ottimo rendimento in Serie A. Ha deluso invece Manolo Gabbiadini, potrà avere un’altra chance Simone Zaza (infortunato nel doppio match contro gli scandinavi). Per le corsie esterne ci sarà più scelta: Insigne, Bernardeschi, El Shaarawy, Spinazzola e Candreva, quest’ultimo ancora in orbita Nazionale nonostante i 30 anni. In rampa di lancio Verdi e Chiesa. Punto interrogativo per Berardi, che dovrà prima ritrovare la brillantezza di un tempo con il Sassuolo.

Da non dimenticare soprattutto Mario Balotelli, che anagraficamente parlando è ancora nel fiore della freschezza atletica e due giovani promesse come Moise Kean e Federico Pellegri entrambi 2000 e vero futuro dell’attacco azzurro.

Il flop contro la Svezia nel playoff Mondiale fa riflettere. Riflessioni che devono andare oltre l’attualità, un pensiero che deve portare verso il futuro, verso una rivoluzione e verso nuovi calciatori da far crescere, maturare in vista di nuove sfide.

Le nuove sfide si chiamano Europeo 2020 e Mondiale di Qatar 2022.

Quattro calciatori che sono scesi in campo ieri sera hanno chiuso con la maglia azzurra: Gianluigi Buffon, Andrea Barzagli, Giorgio Chiellini e Daniele De Rossi.

Per il futuro abbiamo ipotizzato una nuova formazione con il modulo 4-3-3.

A prendere l’eredità di Buffon, un altro Gianluigi: Donnarumma. Il giovane portiere rossonero è già nel giro della nazionale maggiore ed è per questo che quasi sicuramente sarà lui a difendere i pali nei prossimi anni. In effetti, data soprattutto la carta d’identità sarà molto probabilmente lui il portiere per il Mondiale qatariota.

Sulla corsia destra si potrebbe ipotizzare l’innesto di Davide Calabria, anch’egli scuola Milan. Il giovane terzino ’96 è stabilmente nel giro della Nazionale Under 21 di Gigi Di Biagio, di cui è anche capitano. Un maggiore minutaggio nel Milan e più consapevolezza dei propri mezzi, potrebbe fargli fare il salto di qualità e diventare punto fisso dell’Italia.

Al centro del reparto di difesa ci piacerebbe veder il futuro della difesa della Juventus. La coppia Rugani – Caldara. Entrambi classe ’94, il primo è già molto impiegato dall’allenatore bianconero Massimiliano Allegri in campionato, il secondo è titolare nell’Atalanta ma, dall’anno prossimo, sarà nello spogliatoio della Juve e sarà lui il futuro della difesa della Vecchia Signora.

​Sull’out difensivo sinistro ecco Federico Dimarco, classe 1997 cresciuto nelle giovanili dell’Inter. Il terzino garantisce grande corsa sulla fascia, permettendo così alla squadra di avere sempre un’alternativa offensiva per il gioco sulle fasce. Inoltre ha anche un bel piede, tanto da essere specialista nei calci piazzati.

A centrocampo nella mediana, si darebbe spazio all’altro giovane saltato fuori dalla Primavera del Milan, Manuel Locatelli. È in pianta stabile tra gli Azzurrini, ma nel club rossonero deve ancora quella costanza di rendimento che gli possa dare più fiducia dei propri mezzi. Comunque sia il futuro è dalla sua parte.

Mezzala, anche se da centrale fa altrettanto bene, è Rolando Mandragora classe ‘97. Se la sua tecnica l’adotta meglio anche negli inserimenti offensivi, può veramente avere un exploit. Inoltre è anche bravo con i piedi e ciò sicuramente non guasta.

Altro interno di centrocampo sarebbe Nicolò Barella, oramai punto fermo del Cagliari. Ha fatto tutte le trafile under con la maglia azzurra ed è dotato di buona tecnica oltre che grande duttilità e buon tiro.

Nel tridente d’attacco spazio a Federico Chiesa. Il figlio del grande Enrico si sta dimostrando come uno dei talenti più puri del calcio italiano. Oramai è titolarissimo nella Fiorentina e nell’Under 21, tra poco farà il salto nella Nazionale maggiore per restarci molti anni.

Sull’altro fronte si potrebbe dare più costanza d’utilizzo a un altro Federico, Bernardeschi. Pagato tanto dalla Juve, ha fatto bene nell’Under 21 e può dare quella spregiudicatezza e tecnica che è mancata all’Italia contro la Svezia.

Punta centrale, puntiamo su Federico Pellegri, in ballottaggio con Moise Kean. Entrambi classe 2000 sono loro il futuro dell’attacco italiano. In Serie A stanno sgomitando con i “veterani” ma hanno già fatto gol e ne faranno ancora molti altri.

ITALIA (4-3-3): Donnarumma, Calabria, Rugani, Caldara, Dimarco, Locatelli, Mandragora, Barella, Chiesa, Bernardeschi, Pellegri.

RISERVE: Meret, Romagnoli, Barreca, Murgia, Verratti, Pellegrini, Favilli, Kean, Cutrone, Orsolini

Il fischio d’inizio sarà alle 20.45 e al Parken Stadium di Copenaghen e le temperature caleranno intorno ai 5 gradi.

Farà freddo nella capitale danese, ma entrambe la nazionali sono abituati alle temperature rigide e comunque sia il pubblico cercherà di riscaldare l’ambiente e i calciatori saranno concentratissimi e andranno ben oltre le fredde temperature.

Non è la prima volta che le due squadre si incontrano anche se spesso è accaduto in amichevoli. Domani sera non sarà affatto una partita passerella ma sarà una vera e propria sfida alle ultime giocate per cercare di mettere il primo tassello in vista del Mondiale russo del 2018.

Tredici partite sono state precedenti effettuate tra le due nazionali. Il pronostico “storico” è dalla parte degli irlandesi che nel totale hanno ottenuto 5 vittorie. Tre, invece, i trionfi danesi e cinque i pareggi.

L’ultimo match però risale addirittura a più di dieci anni fa, in un’amichevole estiva del 22 agosto 2007 quando la Repubblica d’Irlanda rifilò un secco 4-0 ai danesi in casa loro allo Ceres Park di Aarhus. In quell’occasione si mise in mostra il goleador per eccellenza dell’Irlanda, il capitano Robbie Keane, con una doppietta. Vittoria irlandese anche nell’amichevole del marzo 2002 per 3-0, con reti di Ian Harte, Robbie Keane e Clinton Morrison.

Per cercare una partita ufficiale bisogna fare un tuffo negli anni 1992/93, quando le due nazionali si ritrovarono nello stesso girone per le Qualificazioni ai Mondiali di Usa 1994. Nella doppia sfida del gruppo 3, Irlanda e Danimarca non andarono oltre due pareggi. Nella gara d’andata a Copenaghen risultato di 0-0, il ritorno a Dublino 1-1. In quell’occasione fu l’Irlanda ad andare al Mondiale americano.

Due vittorie danese avvennero nel biennio 1984/85. Era la Danimarca di Michael Laudrup che vinse per 3-0 in casa e 4-1 a Dublino. Il talentuoso Laudrup segnò una rete al ritorno e Danimarca che volò al suo mondiale in Messico.

Con le ultime partite di qualificazioni, il Mondiale di Russia 2018 sta prendendo sempre più forma.

Molte nazionali con sponsor Adidas hanno presentato le nuove maglie proprio per il campionato del Mondo, rispolverando i design vintage degli anni 1980/90.

Avvicinandoci a Russia 2018 e rimanendo in tema Adidas, l’azienda tedesca ha presentato ufficialmente anche il nuovo pallone che verrà utilizzato per la rassegna Mondiale.

Telstar 18, è questo il nome attribuito alla nuova sfera che scorrerà sui campi russi la prossima estate.

Non è la prima volta che viene utilizzato il pallone Telstar (nome che richiama una serie di satelliti artificiali delle trasmissioni televisive), il quale è stato presentato per la prima volta nel 1970 quando si disputò il Mondiale in Messico, vinto poi dal Brasile di Pelé in finale contro l’Italia. Fu il primo pallone Adidas in un campionato del Mondo.

All’epoca, l’oggetto fu rivoluzionario, essendo stato il primo a presentare i pentagoni neri sul fondo bianco. Venne realizzato cucendo insieme trentadue panelli di cuoio – dodici pentagoni e venti esagoni – per rendere la forma sferica ancora più precisa.

Un richiamo quindi al vintage e al nostalgico proprio com’è stato per le nuove maglie delle nazionali come la Germania, la Spagna, la Russia ecc…

Alla presentazione ufficiale, tenutasi a Mosca, l’icona del calcio mondiale Lionel Messi, insieme al difensore tedesco Mats Hummels e allo spagnolo Alvaro Morata.

Il design dei pannelli del nuovo Telstar 18 presenta una stampa metallica e un effetto grafico texturizzato, chi ha eseguito i test giura che soddisferà anche le esigenze dei migliori calciatori del mondo.

Il Telstar originario ha fatto la storia del calcio. Ha cambiato per sempre il design dei palloni, quindi creare il Telstar 18, restando fedeli al primo modello, è stato un compito difficile, ma anche emozionante.

In mezzo ai due Telstar ci sono altri palloni passati alla storia. Dal celeberrimo Tango, datato 1978, all’Atzeca Mexico 1986, interamente realizzato con materiale sintetico; dall’Etrusco di Italia 1990 al Tricolore di France ‘98; particolare è stato il Ferernova del 2002, famoso per la particolare fiammella rossa. E poi il Teamgeist impermeabile del 2006, lo Jabulani (2010) con la tecnologia “grip&groove” e il brasiliano Brazuca, nell’ultimo Mondiale di Brasile 2014.

Tuttavia la vera novità del nuovo pallone per il 2018 sta anche nel Chip NFC integrato. Un sistema presente nel pallone che permetterà l’interazione digitale con i consumatori tramite lo smartphone, con la possibilità di accedere a informazioni esclusive.