Calcio

Un mese dopo siamo sicuri che il problema dell’Inter era Mauro Icardi?

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Il 14 febbraio, poco dopo mezzogiorno, l’Inter comunicava con un tweet dal suo profilo ufficiale che il nuovo capitano era Handanovic, destituendo così Mauro Icardi. I nerazzurri erano terzi in classifica, relativamente tranquilli e alla vigilia del debutto in Europa League, dopo l’eliminazione dalla Champions. Il 14 marzo i nerazzurri sono eliminati dall’Eintracht Francoforte negli ottavi della competizione europea e in campionato hanno ceduto il passo al Milan. Alle spalle incombono Roma, Atalanta e Lazio. In un mese esatto una stagione da protagonisti si sta trasformando nell’ennesima annata di transizione.

Caos (poco) calmo

Spalletti è arrivato alla gara decisiva contro i tedeschi con gli uomini contati. L’emergenza in attacco era totale: Lautaro squalificato, Keita al rientro dopo un infortunio, Icardi praticamente scomparso. Già perché non è facile spiegare cosa sia accaduto in questi trenta giorni tra la società di Suning e l’attaccante argentino. Malumori con lo spogliatoio, problemi per il rinnovo del contratto, imbarazzo per le dichiarazioni della moglie/procuratrice. Tre motivazioni mascherate dalla sola spiegazione ufficiale: Icardi si allena a parte per un fastidio al ginocchio che lo tormenta da inizio anno. Peccato che però l’Inter abbia comunicato che la situazione sanitaria del centravanti non è mutata rispetto a inizio anno.

Nessun vincitore

Da una parte, quindi, abbiamo la nuova dirigenza interista con a capo Marotta che usa il pugno di ferro a qualsiasi costo. A rischio (fortissimo) di svalutare il patrimonio più importante della squadra (122 gol in 210 presenze). A rischio di compromettere una stagione incoraggiante fino a un mese fa. A rischio di innalzare a leader chi solo 40 giorni fa sarebbe voluto andare via (Perisic). Dall’altra parte, Icardi non ha fatto nulla di concreto per dimostrare quell’amore ai colori tanto sbandierato sui social. Nessuno passo verso la squadra nel momento più delicato dell’anno. Nessuna reale retromarcia da parte dell’entourage capitanato dalla moglie Wanda Nara. Una gestione imbarazzante del caso sotto qualsiasi punto di vista. A farne le spese l’Inter, le sue ambizioni, i suoi tifosi.

Giornalista, nato e cresciuto nella provincia barese con pezzi di cuore sparsi tra Roma e Liverpool, a metà tra Penny Lane e Strawberry Fields. Segue il calcio da quando Andrè Escobar segnava nella propria porta a Usa ‘94 mentre Roberto Baggio riceveva palla da «un’iniziativa di Mussi sulla fascia destra» . SCOPRI LO SCONTO UTILIZZANDO IL COUPON: VINCENZOP

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