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È stato uno degli attaccanti africani più amati a cavallo tra fine anni novanta e primi anni duemila.

A 49 anni, dopo una lunga malattia, Philemon Masinga, ex attaccante sudafricano di Bari e Salernitana non ce l’ha fatta.

Era ricoverato da dicembre in una clinica a Parktown e negli ultimi giorni le sue condizioni si sono aggravate. Il 28 giugno 2019  avrebbe compiuto 50 anni.

Tanti i ricordi soprattutto con il club pugliese. I tifosi sono stati molti legati e tuttora ne ricordano le sgroppate offensive.

Nel Bari di Fascetti ha giocato dal 1997 al 2001 e ha realizzato 24 gol in 75 presenze. Diciotto, invece, le reti messe a segno con la nazionale dei Bafana Bafana in 58 gettoni. Ed è proprio la federazione calcistica sudafricana che ha dato l’annuncio della sua morte

Piangono tutti gli appassionati del calcio, proprio perché Masinga è stato un calciatore di provincia che ha fatto avvicinare tutti

 

Prima dell’Italia (lo ha portato la Salernitana), Masinga aveva giocato nel Leeds e aveva poi chiuso la sua carriera in Arabia Saudita, all’al-Wahda. Una grave perdita per il calcio europeo e africano.  Rus in vrede.

Non può essere altrimenti, non poteva che essere la “partita della vita” per Antonio Cassano, quando aveva ancora 17 anni. Lui stesso ha più volte ringraziato quella mirabolante rete contro l’Inter del 18 dicembre 1999 perché gli ha dato un futuro, l’ha tolto dalla strada e dalla delinquenza dove probabilmente si sarebbe invischiato se non avesse avuto successo come calciatore. Al suo esordio in Serie A, assieme all’altro debuttante Hugo Enyinnaya, mandati in campo da mister Fascetti perché gli attaccanti titolari sono indisponibili. Proprio contro i nerazzurri che, al contrario, hanno Ronaldo, Vieri, Zamorano e Recoba. Vince il “Galletto” per 2-1, in una storia di aneddoti e curiosità ripercorsi in questi video:

 

Il giorno dopo l’impresa, Michele Salomone iconico giornalista barese ha un accordo con Cassano e la famiglia per intervistarlo a casa di sua madre. Si presenta, ma di Antonio non c’è traccia: non si presenta senza preavviso.

Poteva esserci di fronte la Serbia o qualsiasi altra nazionale, ma la sensazione è che questa Italia, trascinata dalla bolgia del PalaFlorio di Bari, avrebbe battuto chiunque per ottenere il pass per Tokyo2020. E così è stato: una settimana esatta dopo la qualificazione della femminile (già c’erano arrivate le ragazze del sitting volley nel settore paralimpico) ancora un trionfo del volley italiano in ottica Olimpiadi. A un anno o poco meno dalla grande delusione del Mondiale l’Italia di Blengini si prende una rivincita con gli interessi battendo 3-0  (25-16, 25-19, 25-19) la Serbia che era stata giustiziata degli azzurri in Piemonte.

Rispetto alla sera precedente, contro l’Australia, Blengini lascia in panchina Lanza (sostituito da Antonov) e Russo (gioca Anzani). L’Italia parte con la bava alla bocca e non lascia respirare i serbi: mette molta pressione sia in battuta che in difesa e per Atanasijevic e compagni si fa subito durissima. Giannelli è sempre l’ispiratore del gioco azzurro e dirige l’orchestra distribuendo sapientemente: Zaytsev 6 punti, Juantorena 4. Per la Serbia non ce n’è.

Blengini, come la sera prima, vara anche l’alternanza dei liberi: Balaso in difesa (quando l’Italia è in battuta) e Colaci a ricevere. L’azzurro è molto ispirato anche nel secondo set: e si capisce che l’Italia non vuole fermarsi quando Zaytsev con una battuta punto fissa il punteggio 16-13 (ne farà anche altri 2 fino al 24-19). Atanasijevic finisce in panchina e per la Serbia è un pessimo segnale. L’Italia non molla, anzi alza il ritmo. Anche questo set non ha più storia.

 

Tokyo è lontana solo 25 punti. Che arrivano poco dopo: la Serbia usa tutta la panchina cercando di fermare le furie azzurre (l’ultima impennata con Atanasijevic in battuta sul 14-14), ma non è serata. L’Italia conquista la sua 12a partecipazione consecutiva ai Giochi Olimpici: partecipa ininterrottamente dal 1976 e festeggia la storica serata con la sua gente. E adesso con Europeo e Coppa del Mondo può anche pensare di dare ancora più spazio ai suoi giovani. La festa azzurra può cominciare.

La cartolina dallo stadio San Nicola girata sui social domenica 3 dicembre a qualcuno ha smosso discrete emozioni, ad altri un magone ricordanti fasti ormai andati. L’illusione a vedere la curva Nord durante Bari – Nocerina, partita di Serie D, gruppo I, è che quella foto era un fermo immagine preso direttamente dai primi anni Novanta, ma lo stadio, ovviamente non pieno, e i petali che continuano a staccarsi dall’astronave progettata da Renzo Piano ci rimbalzano nel 2018.

Una tifoseria spesso esigente, più volte meritevole di altre e alte piazze, altre categorie, è ancora presente nella nuova rinascita della squadra del capoluogo pugliese, dopo l’assurdo commiato del 16 luglio 2018 con il fallimento societario, un debito di 17 milioni di euro e la conseguente mancata iscrizione al campionato di Serie B. Un’estate focosa, travagliata, l’ennesima nel recente passato biancorosso, il titolo sportivo del Football Club Bari revocato.

Poi la rinascita sotto nuove spoglie, sotto nuovi nomi per LA Bari (rigorosamente femminile secondo dogma dei supporter): il nuovo titolo sportivo ceduto dal sindaco Antonio Decaro alla Filmauro Srl, proprietaria anche del Napoli, con Luigi De Laurentiis nuovo presidente e Giovanni Cornacchini nuovo allenatore. Altra rinascita, dunque, con un paio di certezze solide per la Stella del Sud: il galletto nel nuovo logo nonostante la ridenominazione in Società Sportiva Calcio Bari Società Sportiva Dilettantistica, la presenza dei tifosi della Nord e anche della birra Peroni, istituzione locale, che è nuovamente sponsor sulle maglie dei calciatori.

E in campo il Bari ha fretta di risalire, voglia di ritornare nel calcio professionistico dopo essersi levato di dosso cattive gestioni che hanno inquinato e ammalato tutto l’ambiente. Inserito, come detto, nel Girone I della Serie D, la formazione pugliese è alla prima concreta minifuga della stagione: la vittoria per 3-0 sul campo del Portici, alla 14esima giornata e la contemporanea sconfitta della Turris, secondo in classifica, ha portato i baresi a 36 punti, più nove proprio sulla squadra di Torre del Greco. E i prossimi quattro impegni ravvicinati in 15 giorni diranno molto sulle ambizioni di promozioni dei ragazzi di mister Cornacchini già prima di Natale.

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I numeri impreziosiscono la marcia pugliese: la vittoria contro la Nocerina per 4-0 è stata anche la più rotonda fino ad adesso e conferma due impressioni, la capacità di andare in rete facilmente con tutto l’organico (il capocannoniere del Bari è Simone Simeri con 6 reti, ma hanno segnato in 12) e di subire pochissimi gol, solo 4, largamente la miglior difesa di tutta la Serie D. Nella sessione di mercato invernale, la società ha confermato l’arrivo di Pasquale Iadaresta, attaccante con oltre 120 gol in carriera, capitano del Latina con cui ha giocato nel Girone G. E altro dato da non sottovalutare, il Bari è ad oggi imbattuto, unica squadra nella categoria assieme al Lecco nel Girone A.

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Il bomber di scorta che non può mai mancare in ogni asta di fantacalcio. Solo che Francesco Caputo detto Ciccio sta diventando qualcosa in più di semplice outsider. Per la gioia di chi ad agosto aveva puntato su di lui. Sei reti finora, che potevano essere otto se non avesse sbagliato due calci di rigore. A 31 anni il centravanti dell’Empoli sta vivendo la sua consacrazione definitiva nella massima serie. E dire che in A aveva esordito già nel 2010, prima di una carriera vissuta sull’altalena e che ora sembra consolidarsi.  La salvezza dei toscani, oggi impegnati a Ferrara contro la Spal, passa dai suoi gol.

Caputo capitano del Bari

Prodotto della provincia barese, nativo di Altamura, Caputo approda nella sua Bari nella stagione 2008-2009, contribuendo con 10 reti alla promozione in A. Il tecnico, Antonio Conte, diventerà il suo mentore. Fino allo scorso settembre la sua unica rete nel massimo campionato era in un Bari Cesena del 2010. La sua storia con la città di San Nicola è di amore odio. Figlio di quella terra, ne diviene capitano durante gli anni in B con 50 reti in 150 partite. Un bottino niente male che però non basta a farlo sentire pienamente in sintonia con quei colori. Tutta colpa della bufera calcioscommesse che investe il Bari in quegli anni. Caputo, infatti, viene squalificato dalla giustizia sportiva per un anno, ma assolto da quella penale. Prima, aveva girato tra Salerno e Siena, proprio in Toscana aveva ritrovato Conte nel 2011.

Caputo nella sua esperienza a Siena

Dopo la squalifica, il bomber di Altamura riparte dalla Liguria e da Chiavari. Nel 2015 la firma con la Virtus Entella, con cui disputa due campionati di serie B. Alla prima stagione segna 17 gol, alla seconda 18. In mezzo si diletta con la produzione di birra, che diventa il marchio di fabbrica della sua esultanza. La chiama “birra pagnotta”, in omaggio al celebre pane della sua terra nativa. Nell’estate 2017 il passaggio a Empoli per provare a tornare in A. Sotto la guida di Aurelio Andreazzoli forma un tandem d’attacco micidiale con Alfredo Donnarumma. Insieme segnano 49 gol: 26 Ciccio, 23 Alfredo. Sono la coppia più prolifica nel calcio italiano in questa stagione. La squadra domina il campionato e centra la promozione. Caputo si laurea capocannoniere ed entra nel ristretto club dei giocatori con 100 gol nel campionato cadetto.

A Entella esulta con il gesto della birra

Le loro strade, la scorsa estate, si dividono. Francesco resta a Empoli, Donnarumma va a Brescia, sempre in B. E continuano a segnare come prima. Il bomber di Altamura ha gli stessi gol dei vari Mandzukic, Defrel, Pavoletti e De Paul. Donnarumma è capocannoniere in B con 10 reti in 10 partite.

I gemelli del gol: Caputo – Donnarumma

Durante la sua crescita nel settore giovanile della Juventus era stato definito come uno dei talenti più promettenti del panorama calcistico italiano, nel corso degli però non è riuscito ad avere costanza nelle performance e nella maturità.

Stefano Beltrame, attaccante classe 1993, continua il suo percorso professionale fuori dai confini italiani. Il 24enne biellese attualmente milita nella Serie B olandese (Jupiler League), nel Go Ahead Eagles squadra della città di Deventer.

Non proprio il massimo per chi è cresciuto nella Juventus seguendo le orme di Alessandro Del Piero. Tuttora è sotto contratto della società bianconera, appunto in prestito agli olandesi. In Olanda ha anche giocato in Eredivise nel Den Bosch, in cui ha disputato 20 partite segnando due gol.

Forse proprio la scarsa vena realizzativa di Beltrame ha portato a questo suo continuo girovagare nel trovare la giusta piazza che lo faccia esaltare anche davanti al portiere avversario. D’altra parte ha ancora l’età dalla sua e l’idea di poterlo vedere in palcoscenici più importanti non è del tutto tramontata.

In questa stagione il bottino è già migliorato. Sinora sono cinque i gol messi a segno conditi da tre assist per i suoi compagni. Un rendimento che certamente da morale a un ragazzo che ha bisogno di buone prestazioni per sentirsi al centro del progetto.

Un giovane che ha vinto tanto con la Juventus Primavera in un gruppo che aveva talenti come Mattiello, Rugani e Spinazzola. Con la squadra bianconera ha conquistato il Torneo di Viareggio 2012 (siglando un gol nella finale contro la Roma) e la Coppa Italia Primavera 2012-2013.

I primi passi del grande calcio li ha calcati sui campi della Serie B con il Bari nel 2013. Con i galletti scende in campo in 24 occasioni segnando anche le sua prima rete da professionista, il 30 maggio 2014, fissando il punteggio sul 4-1 proprio contro la squadra in cui è cresciuto, il Novara.

A Bari anche un fuoriprogramma calcistico. I primi di novembre del 2013, l’attaccante sorprende un po’ tutti facendo pubblicare su un noto quotidiano locale una lettera d’amore per riconquistare la sua ex fidanzata.

La stagione successiva il prestito ai canarini del Modena sino ad arrivare all’ultima piazza olandese.

Sarà una sfida dal sapore particolare il preliminare di Europa League che disputerà il Milan contro l’Universitatea Craiova, club che milita nel campionato Liga I romeno, guidato dall’italianissimo Devis Mangia.

Un ritorno al quanto suggestivo per la squadra allenata da Montella, che torna a calcare i campi d’Europa dopo un digiuno di tre anni. La partita non sarà sicuramente semplice perché i rossoneri si troveranno sia a smaltire ancora i carichi di una preparazione estiva lunga e difficile, che a scontrarsi con una squadra che è già più avanti dal punto di vista atletico e fisico e che, tra l’altro, è guidata da un allenatore che conosce bene il calcio italiano.

Per Mangia sarà un vero e proprio derby dato che è nato a Cernusco sul Naviglio ed è cresciuto con il mito di Arrigo Sacchi.
L’ex ct dell’Under 21, inoltre, è un pupillo dello storico allenatore del Milan dei campioni olandesi soprattutto per lo schema di gioco molto simile a quello del mister emiliano.

La prima delle due sfide si terrà in Romania il 27 luglio allo Stadionul Extensiv di Craoiva (7mila posti), mentre le replica a San Siro sarà il 3 agosto.

La squadra di Montella, che tanto sta facendo parlare di sé per quanto riguarda il calciomercato, dovrà battere i romeni per raggiungere la fase a gironi dell’Europa League. Proprio la competizione continentale è un obiettivo alla portata per la squadra rossonera che, deve lasciarsi alle spalle la telenovela Donnarumma (oramai chiusa con il rinnovo del contratto) e tutte le vicende del mercato che sinora hanno portato 9 acquisti (quasi 10 con il sì di Bonucci).

Per quanto riguarda il CSU Craiova, mister Mangia è alla guida del club da pochi mesi e proprio oggi, giorno del sorteggio di Europa League, parte in campionato contro il Poli Iasi.

Il tecnico ha accettato la sfida di allenare lontano dall’Italia, dopo le ultime parentesi poco incisive. La Romania è un campionato che sta crescendo e tuttavia Mangia non è l’unico allenatore italiano che sta insegnando calcio nell’Europa dell’est. Obiettivo della stagione è sicuramente migliorare il quarto posto dello scorso anno oltre che, magari, fare bene in Europa.

Prima di volare in Romania, Mangia ha girovagato un bel po’ di piazze calcistiche italiane di Serie A e B.
Dopo esser maturato nelle giovanili di molte realtà lombarde, è nella Primavera del Varese che si mostra un allenatore caparbio tanto che riesce a raggiungere la finale del campionato, persa contro la Roma.
A fine stagione il direttore sportivo dei lombardi, Sean Sogliano, lo porta con sé nella Primavera del Palermo del presidente Zamparini. Da qui poi l’esordio in prima squadra, dopo l’esonero di Stefano Pioli.

Una stagione in Sicilia e poi l’avventura con la Nazionale Under 21. L’esperienza è stata abbastanza positiva, peccato per la sconfitta in finale all’Europeo 2013 contro la Spagna.

Dopo la panchina azzurra, diverse apparizioni negative con Spezia, Bari e Ascoli, fino alla firma con la società romena.

Nella rosa dei rumeni c’è un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, il centrocampista Fausto Rossi, scuola Juventus, annunciato la scorsa settimana. Sulla trequarti, invece, giostrerà Gustavo Vagenin, classe 1991, che in Italia abbiamo ammirato in Lega Pro tra Salernitana, Novara e Lecce. Per il Milan un avversario ampiamente alla portata, ma che nasconderà qualche insidia.

Dario Sette

Davide Lanzafame, il “Lanciafiamme” italiano, ora fa faville nella terra di Puskas. L’esterno offensivo torinese, che ha da poco compiuto 30 anni, ha trovato la sua dimensione in Ungheria nel Budapest Honvéd Fc in quella che è stata la storica squadra del campione Ferenc Puskas nella quale ha segnato una miriade di gol, prima di accasarsi al Real Madrid.

Lanzafame, dopo anni in cui ha girato parecchie squadre italiane, ha trovato la sua serenità nella squadra della capitale ungherese allenata da un altro italiano doc, il mister Marco Rossi.
Con il sogno di poter vincere il campionato OTP Bank Liga, Davide Lanzafame sta contribuendo, a suon di gol, a raggiungere questo obiettivo che manca da oltre 20 anni.

dALLe giovanili DELLA juveNTUS Al Bari di Conte

Cresciuto nelle giovanili della sua squadra del cuore, la Juventus, il veloce esterno offensivo ha giocato in Primavera insieme a talenti come Claudio Marchisio e Sebastian Giovinco con cui ha vinto un campionato, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e, con sette reti, la classifica marcatori del Torneo di Viareggio 2007.

Dopo l’esordio in prima squadra con la Juventus in Serie B, la stagione successiva è quella della consacrazione. Infatti, trasferitosi in prestito al Bari guidato dall’ex juventino Antonio Conte, il veloce attaccante si mette in mostra con prestazioni sontuose, arricchite da dieci reti. Salvezza in netto anticipo per i galletti, convocazione nell’Italia Under 21 e l’appellativo di “Lanzafame – Lanciafiamme” oltre al “Cristiano Ronaldo italiano”.

La stagione successiva viene ceduto in comproprietà al Palermo, in serie A, nell’operazione che porta l’attaccante brasiliano Amauri a Torino. Il giovane Lanzafame, però, non ha quella continuità che si aspettava e pertanto, durante il mercato invernale, ritorna a Bari dove colleziona 18 presenze con due gol, che contribuiscono alla vittoria del campionato e la conseguente promozione.

 

LA PRIMA DOPPIETTA IN SERIE A, PROPRIO CONTRO LA JUVE

Il ritorno in A è quello da batticuore, “Lanciafiamme” disputa un bellissimo campionato con il Parma in cui segna la sua prima doppietta nella massima serie proprio contro la sua squadra in cui è cresciuto, la Juventus. La bellissima stagione disputata tra i ducali fa sì che l’allora allenatore bianconero, Gigi Delneri, lo richiami a Torino per poterlo schierare nel suo classico 4-4-2.

Il ritorno, però, non è dei migliori tant’è che da lì in poi inizia una fase calante che lo porterà a girovagare in varie squadre: Catania, Brescia, Grosseto, la prima esperienza estera all’Honvéd e soprattutto il coinvolgimento nel filone Bari-bis dello scandalo calcioscommesse.

 

L’approdo all’Honvéd in Ungheria

Giunto in terra magiara nel mercato di riparazione 2013, Lanzafame riesce a conquistare un’epica qualificazione all’Europa League, ma si fa notare anche per un bisticcio con un suo compagno di squadra per la battuta di un calcio di rigore, con tanto di successiva espulsione.

Nel 2014 rientra in Italia per due stagioni: una stagione a Perugia e poi a Novara, prima di riprendere l’aereo per Budapest.
All’Honvéd, attualmente, ha trovato una giusta dimensione calcistica anche se il talento ammirato nella Juve Primavera, a Bari e a Parma non si è più realmente rivisto. Scelte sbagliate e occasioni sprecate hanno preso il sopravvento. Quest’anno però “Lanciafiamme” si è imposto l’obiettivo di vincere il campionato e ci sta provando dando un grosso aiuto l a suon di gol: otto le reti segnate sinora.
I tifosi magiari che sperano nella vittoria dell’OTP Bank Liga che manca da troppo tempo: il sogno è che la squadra rossonera possa ritornare a splendere come ai tempi del grandissimo Ferenc Puskas.

L’ottima stagione calcistica ha riacceso anche l’attenzione mediatica nei suoi confronti: i comici Pio&Amedeo, protagonisti della trasmissione Emigratis, in giro per Budapest, hanno sfruttato con il loro consueto modo “poco cortese” la disponibilità di Lanzafame, scroccando cibo, soldi e tanto, tanto altro…qui potete vedere il video.

Dario Sette