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Oltre al danno, la beffa. La stagione di Formula 1 per la Ferrari si sta archiviando nel peggiore dei modi possibili, mostrando platealmente tutte le difficoltà di una scuderia che non riesce a imporsi nelle gerarchie dei suoi due piloti. Al termine di una domenica bestiale Max Verstappen ha conquistato il GP del Brasile di F1: il pilota della Red Bull ha mostrato i muscoli e si è preso la vittoria con due sorpassi da urlo su Hamilton. La follia, invece, si è manifestata dietro tra Leclerc e Vettel che si sono buttati fuori nel finale. Secondo Gasly con la Toro Rosso dopo due safety car, mentre Hamilton è stato penalizzato per il contatto con Albon e ha perso il terzo posto che è andato a Sainz.

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Idue piloti Ferrari, Sebastian Vettel e Charles Leclerc, hanno letteralmente perso la testa, commettendo un errore gravissimo buttandosi fuori a pochi giri dalla fine quando erano in lotta per la quarta posizione. Nessun ordine di scuderia dal muretto e i due piloti hanno deciso di dar vita a una lotta all’ultimo sangue che li ha penalizzati. Contatto e foratura per entrambi che sono stati costretti a parcheggiare le loro SF90 nell’erba. Il tedesco è stato opaco per tutta la gara perdendo la posizione al via da Hamilton e poi da Albon nel corso della gara. Più pimpante il monegasco che, scattato dalla 14.esima piazza, stava rimontando alla grande.

Un finale di gara grottesco, che sottolinea ancora una volta la convivenza ormai impossibile tra chi ha vinto quattro titoli mondiali  ai tempi della Red Bull  e un ragazzino baciato dal talento che non ha alcuna voglia di mettere la divisa del gregario. Una squadra in difficoltà vede finalmente la luce, ma a spegnerla a intermittenza sono proprio i suoi piloti.

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Gara pazza, suggeriva il meteo. E gara pazza è stata, tra pioggia a intermittenza, innumerevoli Safety car (4 più 3 virtual), incidenti a ripetizione e un numero nemmeno quantificabile (non in tempo reale) di cambi gomme. L’ha vinta Max Verstappen tra il tripudio dei tifosi arancioni che hanno trasformato anche Hockenheim in un circuito olandese. Bravo, Max, a sopravvivere, rimediando anche a un testacoda e a scappare quando è stato il momento. Per una vittoria che resterà nella memoria della Formula 1. Secondo Sebastian Vettel, che era partito ultimo. Bravissimo, dunque. A scattare avanti mangiandosi via una grossa fetta del gruppone. Poi ha faticato un po’ sul passo. Ma a differenza di tutti gli altri non ha mai sbagliato e ha sfruttato l’occasione nel finale, quando la Safety car lo ha portato sotto il gruppo di outsider che si è sorprendentemente trovato in lotta per il podio. Sul quale è salito Daniil Kvyat, per la prima volta sulla Toro Rosso (nel 2016 ci salì con la Red Bull). La Toro Rosso non ci saliva da 11 anni, da Monza 2008 con Vettel. Sì, perché le due Mercedes e la Ferrari di Charles non sono arrivate in fondo, come anche la Red Bull di Pierre Gasly. Tutte e tre hanno sono uscite di scena nel cambio di direzione del Motordom. Talmente insidioso da diventare una specie di Trattoria al Curvone di Fantozzi. Con continue uscite di pista. Dalla battaglia esce felice anche Antonio Giovinazzi, ottavo, miglior piazzamento in carriera.

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Al via Verstappen si inchioda e volan davanti le due Mercedes: 1° Hamilton, 2° Bottas. Dietro Leclerc balza da 10° a 6° e Vettel da 20° a 14°. La prima Safety entra al 3° giro per l’incidente Sergio Perez. Girandola di cambi per mettere le gomme intermedie. Vettel continua a risalire, arriva all’8° posto. Dal 23° giro qualcuno comincia ad azzardare le gomme slick, comincia Magnussen, poi Vettel (rosse), Verstappen (gialle) e via via tutti gli altri, sfruttando la Virtual safety car decretata per un lungo di Lando Norris (uscito di scena). Solo che con le slick non si sta in pista. Tutti gli errori sono nel cambio di direzione al Motodrom, le ultime due curve : Verstappen si gira, un 360°, ma resta in pista. Leclerc no, si schianta e si impantana nella ghiaia, disperato. Poco dopo sbaglia anche Hamilton, nello stesso punto. Danneggia l’ala, ma riesce a ripartire, entra ai box, tagliando malamente la traiettoria (si prenderà 5” di penalità) i meccanici non hanno le gomme pronte, il pit durerà 50”. Ancora Safety car, e ancora tutti dentro a rimettere le gomme verdi-intermedie. Davanti c’è Verstappen, secondo Hulkenberg, terzo Bottas, quarto un eccellente Albon, quinto Hamilton, Vettel è ottavo.

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Le due Mercedes si prendono seconda e la terza posizione. Davanti Verstappen allunga. È il giro 41 quando nel solito punto va a sbattere Nico Hulkenberg. Safety car, allora. Ancora un giro di pit per rinnovare le verdi, ma non per tutti. Il che rimescolerà molto le carte. Perché al 48° giro non piove, la pista va asciugandosi di nuovo e c’è la processione ad andare a montare le rosse. In testa rimane Verstappen, ma dietro è bagarre: secondo Stroll, terzo Kvyat, quarto Bottas, quinto Sainz; Vettel è nono, Hamilton dodicesimo, Giovinazzi tredicesimo. Kvyat passa Stroll; Albon supera Gasly per il 7° posto. Al 52, incredibile, sbaglia ancora Hamilton, un 360° senza urti, che lo sbalza ultimo, cioè 15°, dietro anche alle povere Williams: alla fine chiuderà 11°. E tre giri dopo scivola via anche l’altra Mercedes: Bottas si stampa sotto al solito Motodrom. Con l’ennesimo boato degli olandesi in tribuna. Torna dentro la Safety car, che ormai ha fatto quasi gli stessi giri delle auto in corsa. E si ricuce tutto: Vettel è quinto, davanti ha Sainz, Stroll e Kvyat. Il podio è a portata. Al giro 60 si prende Sainz. Sul rettilineo del 62° si fuma Stroll. Al 63 si prende Kvyat ed è secondo. E contento, un’iniezione di fiducia di cui aveva tanto bisogno.

 

 

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That’s one VERY happy podium 🥳🍾 . Epic race, guys 👏👏👏 Enjoy your celebrations! . #GermanGP 🇩🇪 #Formula1 #F1

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Quello che ha lasciato Lauda alla Formula 1 è qualcosa di grandioso e le varie scuderie lo hanno voluto omaggiare al Gran Premio di Monaco a Montecarlo.

In realtà è tutto il circus che ricorderà il tre volte campione, morto qualche giorno fa.

La Mercedes, per l’occasione, ha colorato il proprio halo di rosso come il cappellino che Niki Lauda indossava sempre, soprattutto durante le corse.
Proprio il cappellino sarà l’oggetto della commemorazione: lo indosseranno i piloti che scenderanno in pista durante il toccante minuto di silenzio che sarà osservato alle 14.53, diciassette minuti prima del via.

Non solo l’halo, sulla W10 la casa automobilistica tedesca ha aggiunto una scritta “Danke Niki” sul muso delle loro monoposto.

Il muso della W10

Personalizzazione anche da parte della Scuderia Ferrari e Sebastian Vettel.

Sul laterale della SF90 è presente un adesivo che esalta il passato dell’ex pilota austriaco nella casa del Cavallino, in cui ha conquistato due titoli mondiali (1975 e 1977). Lo sticker è la riproduzione della grafica presente sulle Ferrari guidate da Lauda. Il nome, presente in corsivo, è accompagnato da una striscia nera in segno di lutto.

Vettel, invece, indosserà un casco ad hoc con una livrea rossa, il colore dominante dei caschi utilizzati da Lauda, su cui è presente la scritta “Niki Lauda” nella parte superiore e ai lati.

Sono un privilegiato, non sono per averlo conosciuto ma anche per averci parlato tante volte. Se ad oggi abbiamo monoposto sicure lo dobbiamo a piloti come lui.

Omaggi all’austriaco anche dalla McLaren, scuderia con cui Lauda ha vinto un Mondiale nel 1984. Una grande corona d’alloro con appunto l’anno del titolo e “Niki Lauda 1949-2019”.

Il ricordo della McLaren

La scritta “Danke Niki” con i colori dell’Austria è presente anche sulle monoposto della Red Bull e della Toro Rosso. Le scuderie hanno scelto di omaggiare il pilota con una foto.

L’omaggio di Red Bull e Toro Rosso

Pare che tra la Ferrari e Sebastian Vettel non ci sia pace.

Dopo il flop nella gara inaugurale di Melbourne in cui la macchina ha deluso, stavolta in Bahrain è stato il pilota tedesco a gettare alle ortiche un intero weekend in cui le Rosse partivano da favorite.

Vettel ha perso l’ennesimo duello contro il campione del mondo Lewis Hamilton, in quello che oramai è diventata una vera propria ossessione.

Tra il britannico e il tedesco c’è sempre stata competizione in cui il pilota ferrarista ha avuto modo di trionfare in duelli, soprattutto quando era in Red Bull. Da sottolineare il “soprattutto”, perché il numero 5 da quando è a bordo della monoposto di Maranello ha subito tantissime sconfitte, anche per demerito suo.

L’ultima cocente beffa è successa proprio durante il giro 39 del Gp di Sakhir: Vettel viene prima sorpassato dal campione della Mercedes e poi commette il grave errore di andare in testacoda, perdendo secondi e causando un danno alla vettura che poi ha portato la rottura dell’ala anteriore.

Ovviamente eravamo molto vicini, ho cercato di prendere l’interno come avevo fatto il giro prima. La curva 4 è una delle più complicate, è stato un mio errore!

L’ammissione dello sbaglio è sincera e segna un passaggio importante del week end della Ferrari che si ritrova a festeggiare il primo podio in carriera di Leclerc (poteva ambire anche alla vittoria se non fosse per i capricci del motore) ma anche a mangiarsi le mani per la situazione del tedesco.

Contro Hamilton, Sebastian Vettel sta vivendo una vera e propria disfatta, iniziata già nello scorso anno in cui, per suoi errori evidenti, ha perso i vari confronti diretti gettando punti e podi.

Una “frittata” è stata fatta a Hockenheim nel 2018 con Vettel partito dalla pole position e conseguento dominio della gara. In tutta solitudine, però, ha perso il controllo della monoposto sull’asfalto bagnato finendo a muro: ritiro con conseguente vittoria di Hamilton.

Ma errori sono stati commessi anche a Baku, in Francia e in Austria. Non pochi per chi punta al titolo iridato. In Azerbaijan il tedesco è andato lungo alla staccata della prima curva.

Una serie un po’ lunga per uno che ambisce alla vittoria di un Mondiale.

Di sicuro c’è che alla prima pole position o al primo gp vinto nessuno ne parlerà più. Ma la Ferrari SF90 presentata a Maranello sta già facendo discutere per il suo colore lontano dai canoni tradizionali del Cavallino. Il rosso Ferrari, infatti, non esiste più: è diventato opaco, poco lucido, con tinte rossonere sulla carrozzeria al posto del bianco. I più conservatori hanno già arricciato il naso. Le tinte cromatiche della creatura che sfreccerà nei test di Fiorano sono il simbolo della vettura made in Italy per eccellenza. Lo stesso Enzo Ferrari, fondatore nel 1947 della casa automobilistica più famosa del mondo, amava ripetere:

Chiedi a un bambino di disegnare una macchina e sicuramente lui la farà rossa

“E’ colpa della luce”

Chissà come avrebbe reagito a questa vettura che non è così rossa come immaginavamo. Il nuovo team principal di Maranello, Mattia Binotto, ha rassicurato tutti: «Il colore opaco è una scelta tecnica e non estetica: la vernice pesa meno e ci fa risparmiare qualche etto». Il colore rivoluzionario non piace a tutti, ma l’erede di Arrivabene tranquillizza: «State tranquilli, alla luce naturale vedrete un bel rosso». Di certo questo rosso, un po’ arancio un po’ milanista, ha l’arduo compito di far dimenticare l’annata appena trascorsa. Quella della grande illusione di Seb Vettel, rimasto all’asciutto dopo un avvio promettente. La SF90, per celebrare i nove decenni del Cavallino, sarà anche la monoposto di Charles Leclerc, prodotto dell’Accademia Ferrari e pronto a rovesciare le gerarchie.


Una Ferrari biancoblu

Il colore rosso ha un’origine storica ben precisa. Già un secolo fa le auto da corsa avevano delle tinte cromatiche ben definite in base alla provenienza. Così le francesi erano blu, le inglesi verdi, le tedesche bianche. Le vetture italiane erano, invece, rosse a causa di un accordo preso da quella che diventerà la federazione internazionale (FIA). Il rosso corsa Ferrari è sempre stato usato in gara sin dalla prima monoposto (125 F1) del 1948. Eppure, nel 1964, la Ferrari 158 vinse il Mondiale con la livrea biancoblu. A causa della non omologazione della 250LM, il Drake di Modena decise di correre le ultime due gare mondiali con il nome di North American Racing Team (NART). La scelta, per due gp, portò comunque bene: il pilota britannico John Surtees vinse il mondiale sia piloti che costruttori. Ma quel biancoblu restò solo una fortunata parentesi.

La Ferrari in biancoblu del 1964

 

Quello che si sta per chiudere è stato un 2018 altalenante per Sebastian Vettel e la Scuderia Ferrari.

Il pilota tedesco, giunto nuovamente secondo al Mondiale di Formula 1 alle spalle di Lewis Hamilton, ha voluto scrivere una lettera per il Natale.

Parole d’augurio per le festività natalizie, ma soprattutto per il futuro, affinché si possa realizzare quel sogno che tutti i tifosi della Rossa aspettano da tempo.

Proprio in vista della prossima stagione, sarà la quinta con la scuderia di Maranello, Vettel auspica che si possa regalare gioia e portare quel titolo iridato che manca già da troppo tempo.

Per impegno ed entusiasmo siamo una squadra fantastica! E io vi prometto che per il 2019 darò tutto il possibile per raggiungere il nostro grande obiettivo!

Parole che caricano tutto l’ambiente Ferrari, che sta lavorando già da diversi mesi alla nuova monoposto che sarà presentata a Maranello il 15 febbraio prossimo.

Il pilota tedesco conosce oramai la famiglia Rossa, sa quanto sia importante puntare a rompere il dominio Hamilton – Mercedes e inoltre, sa quanto sia fondamentale il dialogo e il feeling con tutto il team: dagli ingegnere, ai meccanici fino ai magazzinieri ecc…

Rimbocchiamoci le maniche, cerchiamo di comunicare sempre meglio fra di noi, con fiducia e stima reciproca, aiutandoci in tutto e per tutto…. Solo continuando a lavorare insieme come una squadra forte ed unita possiamo fare “il prossimo passo”!

Inutile girarci intorno, la Ferrari ha il dovere di giocarsela fino alla fine per provare a conquistare il Mondiale. L’ultimo a vincerlo è stato Kimi Raikkonen nel 2007, ora Iceman è andato all’Alfa Romeo Sauber e pertanto sarà il monegasco Charles Leclerc ad aiutare Vettel e la Ferrari a raggiungere la vittoria.

Per un ferrarista che va, c’è un ferrarista che viene ed è Charles Leclerc, nuovo pilota della Ferrari che ha preso il posto del finlandese Raikkonen passato proprio in Alfa Romeo Sauber.

Il 21enne monegasco ha iniziato la sua nuova avventura con la scuderia di Maranello in questi giorni di test ad Abu Dhabi.

 

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Test day. #ScuderiaFerrari #SF71H #F1 #Ferrari #PrancingHorse

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Tanta emozione per il giovane pilota, ma subito anche ottime sensazioni alla guida della Rossa arricchite dai buoni tempi fatti sulla pista di Yas Marina.

Possiamo certamente ribadire che non poteva chiudere nel migliore dei modi la stagione dato anche il buon rendimento in   Alfa Romeo Sauber nella stagione appena conclusa, in cui ha messo in mostra il talento e una buona attitudine.

La Ferrari ha voluto dare fiducia a Leclerc per voltare pagina e guardare al futuro. L’anno prossimo Sebastian Vettel non può più sbagliare dopo il secondo posto di quest’anno.
Dalla Galleria del vento di Maranello quasi sicuramente verrà fuori una monoposto ancor più competitiva di quella sfornata quest’anno e il tedesco avrà il dovere di sgomitare ancora di più con il leader Lewis Hamilton per strappargli lo scettro di campione mondiale.

Negli Emirati sono stati due giorni di prove. Tanti chilometri percorsi per Leclerc al fine di trovare feeling con il motore della Rossa. Nella seconda giornata, il monegasco sulla monoposto con il numero 16 ha completato 135 giri ottenendo il miglior tempo tra tutte le scuderie; ebbene sì ì, anche meglio del suo nuovo compagno di squadra Vettel.

Il pilota, cresciuto nella Ferrari Academy, fino a qualche mese fa certo non si aspettava il salto di qualità nel team di Maranello in così poco tempo, ma lui ha reso tutto più semplice dimostrando fermezza, una bella guida e convinzione dei propri mezzi.

È stato emozionante, un giorno che aspettavo da tanto tempo e che non ero sicuro sarebbe arrivato. Sono molto contento di come abbiamo cominciato questa nuova avventura e ci tenevo a fare una bella figura!

Il gran bel tempo e la buona tenuta fanno pensare che molto probabilmente Leclerc non farà solamente da spalla al tedesco Vettel per la prossima stagione, ma potrà essere anche una piacevole sorpresa, soprattutto in ottica classifica costruttori.

Tra i tanti a fargli un in bocca al lupo c’è stato il vicepremier, Luigi Di Maio, attraverso i social

Giorni di debutti anche in Alfa Sauber con il veterano Raikkonen affiancato dal giovane Antonio Giovinazzi. Il 24enne pilota pugliese sarà titolare la prossima stagione. A Yas Marina ha concluso 128 giri nei test, un buon modo per macinare chilometri in vista dell’inverno.

Il gran premio di Formula 1 a San Paolo ci ha lasciato altre impressioni: un Lewis Hamilton già campione che continua a vincere, una Mercedes sempre forte e che grazie ai suoi piloti ha vinto anche il titolo costruttori e un Max Verstappen sempre più protagonista del circus.

Il pilota olandese infatti, dopo la grande gara in Messico si è ripetuto sul circuito brasiliano che per poco non ha vinto. Per poco perché a rovinargli la festa è stato il pilota della Racing Point Force India, Esteban Ocon, reo di aver speronato Verstappen da doppiato quando l’olandese era leader della gara; per la cronaca poi la gara l’ha vinta Hamilton superando proprio il pilota della Red Bull andato in testacoda.

Da questa azione è scaturita una lite post gara in cui Verstappen ha più volte spintonato il francese durante le fasi di pesatura. Ai microfoni, inoltre, ha rincarato la dose dicendo di “esser stato buttato fuori da un idiota”. Il transalpino ha poi ribattuto: “Rifarei la stessa manovra, anzi allungherei la staccata ancora di più!”.

A causa della reazione avuta, il giovanissimo Verstappen è stato punito dalla FIA a due giorni di lavori socialmente utili da scontare entro sei mesi.

Non è la prima volta che in Formula 1 avvengono questi tipi di litigi tra piloti.

SALAZAR – PIQUET 1982

Uno scontro che è rimasto nella storia della Formula 1. Il pilota Piquet guida indisturbato la gara ad Hockenheim in Germania. Un po’ com’è successo a Verstappen a rovinarglia la festa è stato un doppiato. Il cileno Eliseo Salazar, invece di far passare il leader del Gp chiude improvvisamente sulla Brabham guidata da Piquet, ponendo fine alla gara per entrambi. La reazione del francese è stata ripresa da tutte le tv mondiali: sceso dalla vettura Piquet cerca subito il faccia a faccia con Salazar, il quale si prende due pugni sul casco e schiva pure un calcio.

SCHUMACHER – SENNA 1992

Puramente nostalgica è stato lo scontro verbale tra il compianto Ayrton Senna e l’allora giovanissimo e inesperto Michael Schumacher. Al Gp di Magny-Cours, il tedesco manda fuori gioco il campione del mondo in carica al primo giro. Il brasiliano si presenta sulla griglia di partenza in borghese e si avvicina al giovane Schumacher, il quale viene “bacchettato” dallo stesso brasiliano, ma con toni pacati.

La ramanzina di Senna a un giovane Schumacher per del Gp di Francia

SCHUMACHER – COULTHARD 1998

Meno pacato è stato invece lo scontro tra Schumi e il pilota McLaren David Coulthard al Gran Premio del Belgio a Spa del ’98. Il ferrarista era al comando della gara e una vittoria avrebbe riaperto i discorsi in ottica campionato, complice il forfait di Mika Hakkinen. Il tedesco compie il sorpasso di doppiaggio sul britannico, il quale però frena di colpo, distruggendo la Rossa del tedesco e la sua monoposto. Per Schumacher addio vittoria. Al rientro nei rispettivi box, Schumi scende dalla sua F300 per si dirige in quello McLaren arrabbiato più che mai e intenzionato a risolvere la faccenda con lo scozzese. Memorabili sono i tentativi di Jean Todt e Stefano Domenicali per cercare di calmare il tedesco. I due si rappacificarono qualche giorno più tardi in pubblico.

FISICHELLA – VILLENEUVE 2006

Durante le qualifiche del Gp d’Europa a Nürburgring va in scena un siparietto acceso tra il pilota romano della Renault Giancarlo Fisichella e Jacques Villeneuve su Bmw Sauber. L’italiano accusa il canadese, reo di aver rallentato il giro lanciato, restando fuori dai primi 10 in griglia. “Fisico” si presenta nei box Sauber insultando in maniera palese Villeneuve.

MASSA – ALONSO 2007

Sempre a Nürburgring un anno più tardi, i protagonisti di un battibecco furono Alonso e Massa. Lo spagnolo della McLaren durante l’ultimo giro si tocca con il ferrarista e, prima della premiazione sul podio, accusa il brasiliano di aver cercato volontariamente la collisione. Massa non accetta l’accusa e tra i due volano insulti in lingua italiana, con il brasiliano che sembra più nervoso.

VETTEL – WEBBER 2013

Al Gran Premio di Sepang in Malesia i due piloti della Red Bull sono rivali per il titolo. L’australiano guida la gara e il muretto ordina a Vettel di non attaccare. Il tedesco, però, non rispetta l’ordine ed effettua il sorpasso pericoloso andando a vincere la gara. Il loro rapporto si rompe e la tensione nel box Red Bull sarà palpabile fino al termine del campionato (vinto da Vettel).

Vettel vince il Gp di Sepang davanti a un visibilmente arrabbiato Mark Webber

VETTEL – HAMILTON 2017

A Baku duello tra Vettel e Hamilton. Il britannico guida la gara in regime di safety car. Il tedesco lo segue alle spalle. Dopo una curva Hamilton frena, secondo il ferrarista in maniera troppo brusca, e Vettel lo tampona danneggiando la sua Ferrari. Il tedesco perde le staffe e si affianca alla Mercedes dell’inglese, insultandolo e speronandolo con le gomme anteriori.

Il countdown è già iniziato. Con la pole di Lewis Hamilton al Gp degli Usa ad Austin, l’edizione 2018 della Formula 1 potrebbe avere presto il suo campione. L’inglese ha chiuso davanti a Kimi Raikkonen, che scatta dalla seconda piazza in griglia, a 70 millesimi, con il tedesco della Ferrari Sebastian Vettel, l’unico che potrebbe tenere testa al pilota Mercedes, che aveva il secondo tempo con un distacco di 60 millesimi, ma è costretto a partire dal quinto posto in griglia per la penalizzazione di tre posizioni, per non aver rallentato abbastanza in regime di bandiera rossa nelle prime prove libere.

Mancano una manciata di punti, dunque, per Lewis Hamilton per avvicinarsi al quinto sigillo iridato di una carriera stratosferica. Il britannico della Mercedes ora deve fare un po’ il ragioniere contabile: per mettersi in tasca il titolo, il pilota deve far salire il margine su Sebastian Vettel da 67 a 75 punti. Sarebbe il colpo del definitivo e matematico ko perché, in quel caso, se anche il tedesco della Ferrari vincesse gli ultimi tre Gran premi della stagione (in Messico, in Brasile e negli Emirati Arabi Uniti), a fronte di uno zero in fatto di punti da parte del britannico, sarebbe sempre Hamilton a laurearsi campione del mondo per il maggior numero di GP vinti in stagione.

 

Il quinto posto di Vettel, ovviamente, facilita l’impresa di Lewis: può laurearsi campione del mondo se trionfa e Vettel arriva terzo; se chiude al secondo posto e il tedesco si piazzasse quinto; se è terzo e il ferrarista è settimo; se si classifica quarto e Vettel non riesce ad andare oltre l’ottavo posto.

La gara di Austin è trasmessa in diretta e in chiaro su Tv8, tasto 8 del telecomando, o su Sky Sport F1, canale 207. Appuntamento alle 20.10.

 

Una cosa è certa: gli organizzatori del Gp di Austin, prossima tappa del Mondiale di Formula 1, avranno tutto il tempo e la quasi certezza di preparare una celebrazione esclusiva a Lewis Hamilton, a un passo – aritmetico – dal vincere il quinto titolo iridato della sua carriera.

Sì perché il Gran Premio del Giappone ha visto il pilota della Mercedes tagliare il nastro del traguardo per primo, per la quarta volta di fila e per la nona volta stagionale: ora sono 67 i punti di vantaggio in classifica su Vettel, alle prese con un’altra domenica da dimenticare a Suzuka. Il gap è ormai pressoché incolmabile. La rimonta del ferrarista si è fermata al 6° posto a causa di un contatto con la Red Bull di Verstappen, poi 3°. Sul podio anche Bottas. Quinto, invece, Raikkonen.

 

Sebastian Vettel è partito alla grande ha recuperato in un soffio diverse posizioni, portandosi sino al quarto posto, anche grazie a un errore di Max Verstappen, che ha accompagnato fuori Kimi Raikkonen, beccandosi 5″ di penalità. Il problema è che poco dopo, nel tentativo di passare anche l’olandese, il ferrarista di Germania ha esagerato in frenata e ha causato un contatto, di cui ha pagato il maggior prezzo (ma nessuna penalità visto che è stato giudicato incidente di gara). Si è ritrovato al 19° posto e da qui ha iniziato un recuperato forsennato, che però gli ha impedito di fare meglio della sesta piazza nonostante il giro più veloce nel finale.

 

Per Lewis Hamilton, invece, la gara di Suzuka è comunque stata una delle più facili, avendo preso la testa del gruppo alla prima curva e mantenendola in scioltezza per tutti i 53 giri, accompagnato da un Valtteri Bottas, che non lo ha mai infastidito.

Non si sbottona il pilota inglese quasi pentacampione:

Dobbiamo fare un passo alla volta, ora abbiamo vinto un grandissimo Gran Premio, c’è un bel gap su Sebastian, ma non vogliamo cantare vittoria troppo presto. Spero di fare bene ad Austin, in un circuito in cui mi diverto molto

Amareggiato (ed è dir poco) Seb Vettel:

Ci ho provato. Ho spinto al massimo fin da subito. Ho notato subito che c’era un gap. Ci ho provato con Verstappen, ma non mi ha lasciato spazio. Non abbiamo potuto fare la curva insieme. L’incidente è stato un vero disastro. Dopo il contatto con Max, la macchina era danneggiata. L’atmosfera nel team? Con risultati simili non è facile essere ottimisti. Lavoriamo forte per tutto l’anno e quando non arrivano i risultati difficile per tutti. A volte non so che dire. Non è stato un risultato giusto per noi

Quando mancano quattro appuntamenti alla fine della stagione, la classifica politi dice: Hamilton 331 punti, Vettel 264, Bottas 207. Anche nella classifica costruttori dominio Mercedes con 538 punti rispetto ai 460 della casa di Maranello.