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Adrian Solano: lo sciatore che non aveva mai visto la neve

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La paranoia per il terrorismo o per l’immigrazione clandestina è talmente esasperata da provocare autentici abbagli. Anche se la storia di Adrian Solano, uno sciatore di fondo venezuelano, è davvero assurda e romanticamente imprevedibile.
Sì non è un errore: abbiamo detto sciatore che proviene dal Venezuela, anche se, da quelle parti di neve non si ha traccia. Solano ha partecipato ai Mondiali di sci di fondo a Lahti, in Finlandia e, vedendolo così impacciato nella performance di qualificazione, si può solamente intuire quello che, poi, l’atleta stesso ha confermato: prima della gara, non aveva mai sciato sulla neve.

Sembrerebbe assurdo o un’autentica follia, eppure il venezuelano (unico rappresentante del suo paese) aveva programmato tutto: dopo essersi allenato solo con gli skiroll (sci a rotelle), avrebbe voluto passare un mese in Svezia per prendere confidenza con il manto nevoso prima dei Mondiali.
Peccato che, e ci colleghiamo con l’apertura, tutto è saltato drammaticamente: il 19 gennaio, Solano, dopo aver fatto scalo in Francia prima di raggiungere il paese scandinavo, è stato espulso e rimandato in Venezuela perché la polizia non aveva creduto che fosse davvero uno sciatore e pensava che stesse cercando di emigrare illegalmente.

Ma Adrian non si è mai demoralizzato, non ha mollato e dopo tanto peregrinare burocratico è riuscito a presentarsi a la via della 10 km tecnica classica con la pettorina numero uno: avvio goffo, diverse cadute, bastone rotto e tanta difficoltà. Il 23enne ha tenuto botta, arrivando fino alla fine dei 6 km.

La sua determinazione e sana follia, oltre a suscitare sano umorismo e ilarità, ad alcuni ha ricordato la leggendaria

Nazionale giamaicana di bob alla sua prima partecipazione all’Olimpiade invernale di Calgary nel 1988.
Passione e caparbietà: nello sport si può davvero fare tutto. Anche sciare senza neve.
 

Giornalista professionista, cura “Curiosità sportive”, rubrica-memorabilia di aneddoti, storie e miti legati allo sport, riavvolgendo le lancette del tempo perché il suo cuore è ancora fermo sulla traversa dove si è stampato il rigore tirato da Di Biagio nel Mondiale del ’98.

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