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L’idea di creare la squadra fu di due statunitensi, George Fitch e William Maloney, che avevano affari e legami familiari con la Giamaica. Videro una gara di “carretti” e pensarono che somigliava al bob, eccetto per il ghiaccio. Poiché la partenza è una parte molto importante della gara e la Giamaica ha così tanti velocisti, pensarono di poter reclutare qualcuno degli atleti delle olimpiadi estive, ma questi non stravedevano per l’idea. Si rivolsero all’esercito e proposero l’idea al Colonnello Ken Barnes.

A dirlo è  Devon Harris, un bobbista giamaicano, anzi uno dei quattro a far parte della spedizione dell’isola caraibica alle Olimpiadi invernali di Calgary nel 1988, celebri per noi italiani, per l’impresa di Alberto Tomba.
Proprio nella terra calda che ha visto nascere corridori e velocisti, pensiamo al dominio di Usain Bolt o ad Arthur Wint, primo giamaicano a vincere un oro alla prima apparizione della sua Nazionale alle Olimpiadi di Londra del 1948. Idea abbastanza folle: una Nazionale di bob messa su grazie alla passione (o scommessa?) dei due miliardari statunitensi e all’intuito di chiedere “in prestito” alcuni sprinter da riadattare al ghiaccio. Devon Harris, tenente dell’esercito giamaicano; Dudley Stokes, capitano dell’aeronautica giamaicana; Michael White, soldato della Riserva Nazionale e Samuel Clayton, ingegnere ferroviario.
Ecco il team strambo, agli occhi esterni, che per la prima volta nella storia si è presentato a un’Olimpiade invernale.

Dopo la selezione degli atleti, i primi allenamenti si tennero proprio in Giamaica su quei “famosi” carretti, ma successivamente il team si spostò a Lake Placid negli Stati Uniti e a Igls in Austria.
Male, malissimo all’inizio, ma piano piano anche grazie a Sepp Haidacher, allenatore austriaco, arrivarono i primi risultati che avrebbero portato la squadra alle Olimpiadi di Calgary, nel febbraio del 1988.

“Squadra simpatia” per eccellenza, carica di ironia, ma anche determinazione e orgoglio. Dal sole tropicale al gelo, loro ci avevano creduto per davvero, creando attese nella competizione del bob a quattro. La terza manche è passata alla storia: i quattro giamaicani a pochi metri dal traguardo cappottarono rovinosamente. Sconforto e dolore, ma supportati e incitati, volevano a ogni modo arrivare fino in fondo. Così, aiutati dallo staff della manifestazione, trascinarono il bob e varcarono la linea a piedi.

La loro storia è stata immortalata nel 1993 nel film prodotto dalla Disney “Cool Runnings – Quattro sottozero”, ma anche in Italia, negli anni successivi è arrivato il loro eco. La Fiat, infatti, negli anni 2000 ha girato un paio di spot per promuovere il modello Doblò, invitando proprio la Nazionale giamaicana a girare una serie di sketch esilaranti.

La possiamo definire un’impresa, senza retorica: la Giamaica è stata presente alle Olimpiadi invernali nel bob fino ai giochi di Salt Lake nel 2002 mentre, dodici anni dopo, in Russia si è presentata la squadra del bob a due, con la coppia formata dal quarantaseienne Winston Watt, che era uno dei membri del team del 1994 e del 1998, e dall’ex velocista Marvin Dixon.

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La mina vagante del Girone C, alla fine, è stata proprio l’Italia. Ribaltando i pronostici della vigilia che vedevano Brasile e Australia più indirizzate a superare il gruppo e accedere agli ottavi, le ragazze della ct Milena Bertolini hanno chiuso in testa al raggruppamento, con 6 punti, gli stessi delle due compagini, ma a premiare sono stati gli scontri diretti e la differenza reti. Il Brasile, dunque, accederà agli ottavi come migliore terza nonostante la vittoria per 1-0 di rigore firmato da Marta. Nell’altra partita l’Australia trascinata da una poderosa Samantha Kerr ha demolito la Giamaica per 4-1.

Italia – Brasile 0-1 (qui sintesi completa)

Niente en-plein per l’Italia nel raggruppamento C dei Mondiali femminili. Dopo le prime due vittorie di fila, nella terza ed ultima giornata della fase a gironi, le azzurre rimediano un ko di misura con il Brasile (1-0), ma chiudono comunque al primo posto nel girone. Decide un calcio di rigore di Marta, ma è una sconfitta del tutto indolore per le ragazze di Bertolini, che nonostante l’arrivo a pari punti con Australia e le stesse brasiliane, si qualificano comunque agli ottavi di finale da prime, vista la differenza reti migliore rispetto alle altre due selezioni.

 

Australia – Giamaica 4-1

Sam Kerr trascina l’Australia al successo contro la Giamaica: a Grenoble l’attaccante australiana ha siglato quattro gol (due per tempo), necessari per piegare la nazionale africana ma non per scalzare l’Italia dal primo posto nel girone. La nazionale allenata da Ante Milicic aveva bisogno di vincere con 5 gol di scarto e sperare in un successo del Brasile per due reti di scarto contro le Azzurre. Alla fine Kerr e compagne si devono accontentare del secondo posto e il prossimo 22 giugno se la vedranno in ottavi di finale a Nizza contro la Norvegia (seconda nel gruppo A dietro la Francia).

La serata di grazia di Samantha Kerr inizia al minuto 11, quando l’attaccante dei Chicago Red Stars segna con una gran torsione di testa. Il raddoppio della numero 20 australiana arriva al 42′, sempre di testa. Nella ripresa Solaun accorcia le distanze per la Giamaica, segnando il primo gol della nazionale africana nel torneo. Le giamaicane sfiorano in un paio di occasioni il pareggio prima del “Kerr bis”: la numero 20 Ausse segna ancora al 69′ e poi all’83’, sfruttando una clamorosa papera del portiere. Australia seconda dopo il ko iniziale con l’Italia: ad aspettare Kerr e compagne in ottavi c’è la Norvegia.

Dopo la vittoria in rimonta per 2-1 sull’Australia nella giornata d’esordio del Mondiale in Francia, le Azzurre di Milena Bertolini travolgono la Giamaica, al debutto assoluto: Tutti i riflettori sono per Cristiana Girelli che emula Carolina Morace, unica italiana a segnare una tripletta in un’edizione della Coppa del Mondo. Era il 1991. Poi sale in cattedra Aurora Galli con una doppietta. Bellissima la quinta rete su assist filtrante di Giugliano. Solida prestazione della difesa in un match dove era necessario anche segnare più gol possibili, cercando di non prenderne.

L’Italia è così a punteggio pieno, sei punti, e si issa al primo posto nel Girone C. E si vola agli ottavi di finale!

QUI IL RACCONTO DELLA PARTITA

Dopo la vittoria in rimonta per 2-1 sull’Australia nella giornata d’esordio del Mondiale in Francia, le Azzurre di Milena Bertolini travolgono la Giamaica, al debutto assoluto: Tutti i riflettori sono per Cristiana Girelli che emula Carolina Morace, unica italiana a segnare una tripletta in un’edizione della Coppa del Mondo. Era il 1991. Poi sale in cattedra Aurora Galli con una doppietta. Bellissima la quinta rete su assist filtrante di Giugliano. Solida prestazione della difesa in un match dove era necessario anche segnare più gol possibili, cercando di non prenderne.

L’Italia è così a punteggio pieno, sei punti, e si issa al primo posto nel Girone C. E si vola agli ottavi di finale!

L’Italia vola agli ottavi di finale. Le azzurre della Bertolini travolgono la Giamaica e restano a punteggio pieno nel girone C, ottenendo con un turno di anticipo la qualificazione. 5-0 il punteggio finale, deciso da una prova superlativa della Girelli. La numero 10 sblocca il punteggio su rigore e poi raddoppia sugli sviluppi di un angolo. Il tris arriva ad inizio secondo tempo, con un colpo di testa, poi ci pensa la Galli ad arrotondare il punteggio con una doppietta: prima il destro all’incrocio da fuori area, dieci minuti dopo l’inserimento e gol a porta vuota. Successo che vale il bis dopo il trionfo contro l’Australia e trascina l’Italia alla fase a eliminazione diretta.

Girelli da sogno, Galli entra e completa la festa

La Bertolini conferma il 4-3-3 di partenza, con la Girelli punta centrale e Bonansea-Sabatino ai lati. La Giamaica sembra partire meglio, ma la prima conclusione spetta proprio alla Bonansea, match winner contro l’Australia. All’11’ la stessa giocatrice della Juve viene atterrata in area da Allyson Swaby: la direttrice di gara giudica l’intervento regolare ma, dopo la revisione al Var, cambia idea e assegna rigore alle azzurre. La Girelli si fa ipnotizzare dal portiere che, però, si muove in anticipo e parte con i piedi oltre la linea di porta. Il penalty viene ripetuto e la numero 10 questa volta non sbaglia. L’Italia è scatenata e al 25’ trova il raddoppio, ancora con la Girelli, brava e cinica nel segnare col ginocchio sugli sviluppi del calcio d’angolo. La Nazionale della Bertolini continua a spingere e sfiora subito il tris con la Sabatino che, su un altro corner, prova a risolvere la mischia in area con un tiro in girata di prima intenzione: destro a botta sicura che termina sulla traversa. Il gol è solo rimandato.

In avvio di ripresa, infatti, la Girelli firma la tripletta personale con un colpo di testa che anticipa l’uscita sbagliata della Schneider. Al 65’ entra la Galli e, sei giri di orologio dopo, trova il 4-0 grazie a un bellissimo destro all’incrocio da circa 25 metri. La numero 4 non si accontenta e sigla il pokerissimo con l’inserimento sul filtrante della Giugliano, finalizzato a porta vuota dopo aver saltato il portiere. È la rete che chiude definitivamente l’incontro. Martedì la sfida contro il Brasile per garantirsi il primo posto nel girone.

GIAMAICA-ITALIA 0-5 

12′ rig., 25′ e 46′ Girelli, 71′ e 81′ Galli

GIAMAICA (4-2-3-1): Scheider; Campbell, A. Swaby, Plummer, Blackwwod; C. Swaby (46′ Sweatman), Asher; Adamolekun, Solaun, Grey; Shaw. Ct Menzies

ITALIA (4-3-3): Giuliani; Guagni, Gama, Linari, Bartoli; Bergamaschi, Cernoia, Giugliano; Bonansea, Girelli, Sabatino. Ct. Bertolini

Ammoniti: Scheider (G), Shaw (G)

Poche storie, è la partita. Alle 18, Stade Auguste-Delaune di Reims, l’avversaria è la Giamaica. Milena Bertolini e Sara Gama non sembrano le tipe che cedono alle vanità: la ct è molto pragmatica anche se è una che ama il bel gioco, la capitana non ha la faccia della persona soddisfatta dopo vittorie ed elogi. Dopo i sobri festeggiamenti per il compleanno di Barbara Bonansea, via all’allenamento nel pomeriggio, poi l’incontro con i giornalisti e la passeggiata sul campo che ospiterà la partita con la Giamaica. «Se farò qualche cambio perché la Giamaica è una squadra fisica? Anche l’Australia lo è, e in ogni caso ho un’idea ce l’ho, ma è mia abitudine decidere la mattina della partita. Non so neppure quali cambiamenti aspettarmi dalla Giamaica, che è una squadra che conosciamo poco, ma sappiamo che ha giocatori forti fisicamente, veloci e anche di qualità. I complimenti di questi giorni ci fanno piacere, ma dobbiamo rimanere concentrare perché dall’inizio del percorso abbia immaginato questa come una gara-chiave, quelle nella quale potevamo provare a prendere punti. La Giamaica non ha il blasone dell’Australia, non è sesta nel ranking, è la squadra di quarta fascia del gruppo. Ma non dobbiamo sottovalutarla e non lo faremo». E Gama ribadisce il concetto: «Non c’è pericolo di andare in campo deconcentrate, anche perché sappiamo dove siamo. E se restiamo ancora possiamo fare un grande passo avanti».

 

Le centro-americane sono 53esime nel ranking mondiale e sono alla sua prima presenza a un Mondiale. Jody Brown ha solo 17 anni, è del 2002 e gioca ancora nella Montverde Academy, scuola del Florida, in America. Ha talento, gioca in attacco, e si messa in mostra nei tornei giovanili Concacaf. Nel primo match la Giamaica ha perso 3-0 contro il Brasile, ma ha lasciato alle spalle ansie e paure da prima da debuttante. Ma l’Italia è dentro la partita, imbattute da 10 gare consecutive, fedeli a sé stesse, senza far calcoli sulle giocatrici diffidate (tre, e tutte piuttosto importanti: Gama, Girelli, Cernoia) o su come si comporteranno le avversarie. «Certo, nel corso di una partita si fanno degli aggiustamenti, ma io non faccio mai calcoli», dice la Bertolini. «Non li faccio per carattere, e poi la mia esperienza mi ha insegnato che nel femminile fare calcoli davvero non conviene mai. La nostra forma mentale è giocare, si gioca perché è così che bisogna fare».

 

Sul Mondiale che propone un generale rispetto delle gerarchie, a parte la sorpresa Italia (e Australia, in negativo) la ct azzurra ha una sua idea: «È così dal punto di vista del risultato, ma ripensando a come sono arrivati certi successi, e mi riferisco all’Olanda o alla Germania, si capisce come non ci siano in questo torneo partite scontate. Sono state tutte combattute, a parte quella degli Usa con le thailandesi, ma quella gara è un caso a sé». Un caso a sé con tanti gol che però ha lasciato nella Bertolini anche qualche perplessità: «Non ho capito l’esultanza sul 12 0 13 a zero. Il business, va bene, ma lo sport ha anche un lato umano da non dimenticare».

Kadeisha Buchanan, centrale difensiva del Canada, aveva 19 anni quando ha vinto lo Hyundai Young Player Award ai Mondiali del 2015 giocati proprio nel suo Paese, superando la tensione per una competizione così importante e delicata ospitata in casa e ottenendo complimenti e ottime impressione per un ruolo estremamente delicato, soprattutto alla sua età, dove ogni minimo errore può costare caro.

Combattiva e potente, che sa eccellere nelle situazioni di uno-contro-uno, in grado impostare azioni offensive, ma soprattutto di impedire agli avversari di andare in rete. Questo si diceva di Buchanan quattro anni fa e, oggi, in Francia, non sembra essere cambiata. Anzi, un piccolo – vistoso – cambiamento c’è, ma solo nel look avendo rinunciato ai suoi caratteristici e voluminosi dreadlocks: «Ho ancora le stesse abilità difensive, ma ho cercato di migliorare il lato offensivo del mio gioco. Ho anche molta più esperienza, sono maturata e ho imparato molto».

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Il riconoscimento Hyundai Young Player Award ai Mondiali del 2015

E sì, a 23 anni ha migliorato la sua presenza in area di rigore avversaria: chiedere al Camerun che, nella partita d’esordio di lunedì 10 giugno, s’è vista arrivare la giocatrice dell’Olympique Lione come un treno carico, partendo da fuori area e impattando di testa il calcio d’angolo che, al 45’ del primo tempo, ha dato il vantaggio alla Nazionale nordamericana. Un 1-0 che il Canada ha poi difeso mettendo in saccoccia i primi tre punti del suo Mondiale.

Del resto Buchanan, che ha appena vinto il terzo campionato proprio in Francia, ha lo spirito offensivo nei suoi geni: «Mio padre era un attaccante e anche a me piace segnare gol». Ed è anche vero che, come qualsiasi ragazzo/ragazza che inizia a tirare calci a qualcosa che si muove, il suo sogno era diventare un’attaccante: «Ma penso che il centro della difesa sia la posizione più adatta a me. Tutto viene quasi naturale: la mia altezza, il mio fisico e il mio naturale istinto difensivo. Ho sempre avuto il desiderio di andare avanti e segnare, ma nelle situazioni di palla da fermo, posso farlo anch’io. E poi questo ruolo mi ha aperto molte porte in carriera».

La prima di queste porte aperte l’ha fatta entrare nel programma giovanile canadese a cui si è unita quando aveva 14 anni. Un avvio di carriera impressionante con in Canucks con cui ha vinto il bronzo al Torneo Olimpico di Rio 2016. Nel frattempo Kadeisha ha giocato con i Mountaineers of West Virginia University e con i Vaughan Azzurri della prima Lega di Ontario prima di firmare con uno dei club femminili più forti in circolazione, come detto, l’Olympique Lione con cui ha vinto anche una Coppa francese e tre Champions League.

Nata a Toronto, la famiglia di Buchanan ha due Nazionali per cui tifare in Francia: Canada e Giamaica. I genitori di Keisha, infatti, sono nativi dell’isola caraibica, alla prima storica partecipazione in una Coppa del Mondo, e lei ha mantenuto sin dall’infanzia forti legami, come dimostrato dalla collana a forma di isola che porta al collo: «Le mie radici sono giamaicane e sono cresciuto con quella cultura, con quell’influenza».

 

Staremo a vedere in un’eventuale scontro diretto (il Canada è nel gruppo E, mentre la Giamaica in quello C, lo stesso dell’Italia) quali bandiere indosseranno i suoi genitori. Quel che è certo è che Kadeisha Buchanan è tra le migliori promesse del calcio femminile, del presente e del futuro.

 

Terzo giorno di Mondiali femminili che va in archivio con la bella vittoria dell’Italia al fotofinish contro l’Australia, ma anche con le convincenti prestazioni di Brasile e Inghilterra. Le brasiliane, inserite nello stesso Girone C delle Azzurre, vincono 3-0 con la tripletta di Cristiane; mentre l’Inghilterra piega la Scozia 2-1.

Brasile – Giamaica 3-0

Manca la stella Marta, infortunata, ma il Brasile sembra non risentirne. La nazionale verdeoro infatti esordisce al Mondiale femminile in Francia con un secco 3-0 sulla Giamaica, nella seconda partita del Gruppo C, lo stesso dell’Italia, del Mondiale femminile in corso in Francia. Allo Stade des Alpes di Grenoble, ci pensa la bomber Cristiane con una tripletta a non far rimpiangere la sua più famosa compagna di squadra: le reti al 15’, al 50’ e al 64’. Il Brasile tornerà in campo venerdì 14 contro l’Australia, per chiudere martedì 18 contro le azzurre.

Inghilterra – Scozia 2-1

Vittoria preziosa quanto sofferta per l’Inghilterra di Neville che all’esordio ai Mondiali femminili di Francia batte la Scozia 2-1 e, in attesa della sfida tra Argentina e Giappone di lunedì 10 giugno, si porta solitaria al comando del Gruppo D. A sbloccare il risulato il gol su rigore dopo soli 14 minuti di Nikita Parris, stellina del Manchester City, seguito dal raddoppio dell’attaccante Ellen White del Birmingham sul finire della prima frazione di gioco, frutto di una superiorità abbastanza evidente delle ragazze di Nevile. Nella ripresa il ritorno della Scozia ha prodotto il gol della speranza di Claire Emslie (compagna della Parris al City) che però non è bastato alle sue compagne per portare a casa alemeno un punto.

Non sottovalutare l’Australia o meglio non guardare il Paese dell’Oceania con “occhi maschili”. E’ la nostra sfida, più che delle calciatrici stesse della Nazionale italiana che domenica 9 giugno, ore 13.00, (qui per sapere dove guardare la partita) fanno l’esordio ai Mondiali femminili dopo esattamente 20 anni. Nel Girone C, contro l’Australia – come detto – e non solo: le ragazze di Milena Bertolini se la dovranno vedere anche con la Giamaica, positiva debuttante assoluta nella storia della Coppa del Mondo, e, infine, con il Brasile che ha preso parte a tutte le sette edizioni precedenti ma non ha ancora vinto.  Conosciamo meglio le avversarie:

Australia

Le azzurre agli ordini di Milena Bertolini scenderanno in campo per la prima volta – dopo un’assenza lunga 20 anni al Mondiale femminile – domenica 9 giugno (ore 13) a Valenciennes contro l’Australia. Le prime avversarie delle nostre ragazze hanno una storia che sembra simile a quanto accaduto al movimento femminile in Italia. Il loro riconoscimento, a livello ufficiale, è stato un lungo percorso, nonostante la loro presenza continua nella fase finale dei Campionati del Mondo. Esclusa la prima edizione, infatti, le australiane hanno sempre partecipato. I risultati nono sono stati esaltanti, con tre eliminazioni ai quarti di finale in sei partecipazioni. Il loro punto di forza è la 26enne attaccante Sam Kerr, che fa della velocità e della prestanza fisica le sue doti migliori.

 

Giamaica

Il secondo impegno delle nostre azzurre, venerdì 14 giugno (ore 18) metterà di fronte l’Italia alla sorpresa Giamaica. Le centro-americane sono 53esime nel ranking mondiale e questo dato potrebbe spingere a dare per scontata una loro eliminazione al primo turno (si qualificano direttamente le prime due di ogni raggruppamento e le quattro migliori terze), ma in queste competizione le motivazioni possono portare a superare gli ostacoli. La Giamaica è alla sua prima presenza a un Mondiale, ma non per questo può essere sottovalutata. Jody Brown ha solo 17 anni, è del 2002 e gioca ancora nella Montverde Academy, scuola del Florida, in America. Ha talento, gioca in attacco, e si messa in mostra nei tornei giovanili Concacaf

 

Brasile

Leggere il nome Brasile tra le avversarie dell’Italia a un Mondiale di Calcio riporta alla mente le mitiche sfide della Nazionale maschile con i verdeoro. La situazione sul versante femminile, però, sembra essere molto diversa. Le sudamericane, infatti, nonostante il blasone e il movimento sempre sulla cresta dell’onda, non hanno mai vinto un titolo iridato. Il tutto nonostante nella sua rosa si possano leggere nomi di spicco e di successo anche a livello individuale. Le ragazze verdeoro hanno perso le ultime nove partite giocare e, nonostante il successo nell’ultima Copa America, sembrano esserci dei problemi di gioco e rendimento. La loro stella è la 33enne Marta Vieira da Silva, conosciuta semplicemente come Marta, che per cinque anni di fila ha vinto il titolo di Fifa World Player. La partita contro le azzurre sarà quella che chiuderà il girone C, il 18 giugno.

 

Calcio e musica: due passioni differenti, ma due mondi affini che si coinvolgono a vicenda, due rifugi dove ritrovare pace e cercare nuovi stimoli, due sfaccettature di un’unica arte. Due lingue che, se non contaminate dal moderno, corrotte dal capitalismo, possono essere portatrici di messaggi forti.
L’11 maggio si ricorda la scomparsa di colui che ha fatto della musica la sua vocazione e del calcio il suo diletto, la sua passione. Un piccolo omaggio a chi invece è stato gigante, a chi il termine “musicista” andrebbe troppo stretto, a Bob Marley.
Lui non ha lasciato un testamento, non ne sentì il bisogno: i suoi messaggi d’amore, di pace, di rispetto e disciplina, d’ammonimento verso il male, contro il razzismo, sono incisi nella sua musica, in quel genere musicale che viene spesso canticchiato e raramente vissuto nella sua profonda essenza.

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Aneddoti, storielle più o meno plausibili si intrecciano attorno alla sua immagine, il mito si insinua tra i dati storici, confondendoli e confondendoci e proprio attorno alla sua morte sono state tramandate differenti versioni. Quella più “popolare”, lasciateci passare il termine, vuole che sia deceduto per overdose, ma la sua vita non è mai stata improntata sull’eccesso: non si sarebbe mai permesso di tradire quei precetti morali, quel rigore religioso che lui stesso diffondeva attraverso la musica, l’unica cosa veramente “eccessiva” nella sua vita.

Partiamo da quello che è l’accaduto più vicino alla realtà: nel 1977 scoprì di avere una ferita all’alluce destro. Inizialmente pensò di essersi fatto male forse durante una partitella giocata a Parigi tra giornalisti francesi e i suoi “frattelli-amici” The Wailers, nella quale rimediò un duro colpo al piede, oppure in un’altra partita precedente dove, si dice, un suo amico gli lacerò l’alluce con un tacchetto arrugginito.

Ma successivamente, sempre giocando a calcio, l’unghia dell’alluce si staccò. Solo a quel punto fu fatta la diagnosi corretta: melanoma maligno che non venne mai curato in quanto la sua religione non consente l’amputazione degli arti per rispetto dell’integrità del corpo.
Bob Marley scelse solo di rimuovere la pelle al di sotto dell’unghia, ma  il melanoma non fu curato del tutto e progredì fino al cervello.

Quel che è certo è che Bob vedeva nel calcio una forma di espressione autentica, genuina come quel luogo povero e semplice che è la Giamaica. Disse:

Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione

Per questo quando giocava, si racconta, non aveva un ruolo preciso, non pensava agli schemi, non pensava a nulla, giocava per il gusto semplice di calciare un pallone e condividere momenti spensierati della giornata con gli amici.
Si spense l’11 maggio del 1981 e fu sepolto vicino a Nine Mile, riabbracciando quel luogo che lo vide nascere e dal quale Bob mai si separò e mai gli voltò le spalle. Si portò con se una chitarra, una piantina di marijuana, una bibbia ed un pallone: la sua esistenza racchiusa in quattro oggetti semplici. Semplice come l’ultima frase sussurrata al figlio:

I soldi non comprano la vita

Ed è facile intuire ed immaginare che il calcio di oggi, dell’era moderna, di Babilonia e del Dio Denaro, di sicuro non gli sarebbe piaciuto.

Se vuoi conoscermi devi giocare a calcio contro me e i the Wailers

Ventiquattro Nazionali, 52 partite, nove città che dal 7 giugno al 7 luglio ospiteranno i Mondiali da calcio femminili in Francia. Quali sono le favorite? Chi sono le giocatrici da tenere sott’occhio? E una – delle tante – curiosità: in che modo la figlia di Bob Marley ha aiutato la Giamaica ad accedere alla fase finale? Ecco quello che devi sapere sull’ottava edizione della Coppa del Mondo femminile, la più competitiva.

Il dominio degli Stati Uniti

Ventitré squadre si sono qualificate nei rispettivi gironi, mentre la Francia si è assicurata il posto come nazione ospite. Da campionesse in carica uscenti e al primo posto del ranking Fifa, le calciatrici degli Stati Uniti sono certamente le favorite per conservare lo scettro conquistato in Canada quattro anni fa. Se così fosse, per loro sarebbe il quarto titolo in otto tornei e rafforzerà la leadership che questo paese ha nel calcio femminile.

Del resto, la strada verso Francia 2019 è stata decisamente in discesa: gli Usa hanno battuto il Messico per 6-0, Panama per 5-0, Trinidad&Tobago per 7-0 e Giamaica per 6-0 nelle semifinali Concacaf che hanno dato in mano il pass per il Mondiale. Nella finale del torneo, le statunitensi si sono imposte per 2-0 sul Canada, piazzando la ciliegina sulla torta.

 

Sette edizioni precedenti, quattro vincitrici

Dalla prima edizione, quella in Cina nel 1991, solo quattro Nazionali hanno vinto il trofeo. La voce grossa, manco a dirlo, la fa gli Stati Uniti che oltre a vincere l’edizione di debutto, ha alzato la coppa anche nel 1999 e, come detto, 2015. Nel 1995, invece, ci ha pensato la Norvegia, dopo doppietta della Germania prima dell’exploit del Giappone nel 2011. Anche quest’anno le nipponiche sono da tenere d’occhio assieme a Inghilterra, Brasile e gli stessi padroni di casa: la Francia potrebbe bissare il successo casalingo dei loro colleghi maschili come avvenuto l’anno passato. Sarebbe il primo successo per i transalpini che sono al quarto posto nel ranking Fifa mondiale.

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Il ballo delle debuttanti

La Giamaica è la prima squadra caraibica a qualificarsi per il più grande evento del calcio femminile e le “Reggae Girlz” devono ringraziare la figlia di Bob Marley, Cedella. Otto anni fa, la Federazione giamaicana (JFF) ha tagliato i fondi per il progetto della squadra femminile relegandola in fondo alla classifica internazionale a causa di tre anni di inattività. Ma nel 2014, Cedella ha contribuito a rilanciare le fortune della squadra, diventando ambasciatrice e sponsorizzando la crescita e la formazione del settore attraverso la Bob Marley Foundation.

Le altre tre debuttanti sono il Cile, che si è assicurato il suo posto in Francia con una brillante vittoria per 4-0 sull’Argentina nella Copa America Femenina, la Scozia e il Sudafrica.

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Giocatrici da tenere d’occhio

Gli Stati Uniti possiedono un patrimonio di puro talento: dall’attaccante Lindsey Horan alla centrocampista veterana Megan Rapinoe. Ci si aspettano grandi cose dalla ventenne Mallory Pugh, la sesta più giovane capocannoniere nella storia del suo paese. In Inghilterra, invece, si crede molto su Fran Kirby e Lucy Bronze, ma attenzione alla brasiliana Marta: nessuna giocatrice ha segnato più di lei in un Mondiale. Ben 15 gol, sei volte nominata giocatrice dell’anno secondo la Fifa e soprannominata “Pelé con la gonna”, è considerata la più grande giocatrice della storia, ha vinto tutto tranne un solo trofeo, la Coppa del Mondo. Le speranze tedesche, invece, sono tutte su Dzsenifer Marozsán, capitano e fantasista della rosa. Gioca nell’ Olympique Lione come Amadine Henry, il capitano della Francia che ha conquistato tutto con il suo club d’appartenenza, Champions League compresa.

Dove e quando

Il torneo si svolgerà in nove città: Grenoble, Le Havre, Lione, Montpellier, Nizza, Parigi, Reims, Rennes e Valenciennes. La prima partita si giocherà al Parc des Princes a Parigi il 7 giugno, mentre le semifinali e la finale si giocheranno a Lione, casa dei campioni francesi delle donne e dei campioni della Champions League, Olympique Lyonnais, il 2, 3 e 7 luglio.

Ettie, la mascotte, figlia di Francia 1998

Beh e come ogni Coppa del Mondo che si rispetti, anche questa edizione ha la sua mascotte: Ettie. Vi sembra familiare? Sì, infatti, Ettie è figlia di Footix, la mascotte ufficiale della Coppa del Mondo maschile FIFA 1998 in Francia.

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