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Quel minuto di silenzio e la fascia nera al braccio sembravano a tutti una forzatura, un modo davvero poco sensibile per dimostrarsi “corretti” e dare l’ok a giocare una partita dove 22 persone correvano in campo, ma avevano la testa altrove. Come gli allenatori, i panchinari, lo staff, i dirigenti e i tifosi.
L’11 settembre 2001 per molti è stato il giorno dell’autogol del calcio marchiato Uefa. Scossi e svuotati dalle tremende immagini che ci arrivavano da New York, mentre tutto il mondo guardava attonito gli aerei schiantarsi contro le Torri Gemelle, i vertici del calcio europeo sudavano per una decisione da prendere. In quel giorno si giocava la Champions League. La risposta era ovvia per tutti, ma non per loro. Rinvio? No, si gioca comunque.

 

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Quattro voli delle linee aeree statunitensi vengono dirottati dai terroristi di Al Qaeda. Due aerei si schiantano sulle Torri Gemelle di New York, uno sul Pentagono, il quarto cade nelle campagne della Pennsylvania. Negli attacchi suicidi muoiono 3017 persone di oltre 90 nazionalità. Ma secondo la Uefa non c’è tempo per fermare la Champions League. Roma-Real Madrid si gioca così come Galatasaray-Lazio.
La Roma tornava nel massimo torneo continentale dopo 17 anni e accoglievano il Real Madrid, in uno Olimpico tutto esaurito con 4 miliardi di lire di incasso e 35 televisioni collegate. Collegate per vedere gli spagnoli vincere 2-1. Vincere cosa?

Gli interessi quel giorno finirono per prevalere sul buonsenso, ma la pressione e le critiche furono così aspre che il giorno dopo, la Uefa rinviò le partite in programma. Arrivò tardi e fu anche grossolana e maldestra, ma quella decisione rese ancor più nitida una certezza: non si poteva parlare di calcio.

Il Gran Premio di Monza

Ma non fu solo il calcio a porsi degli interrogativi. Il weekend del 16 settembre si disputava il Gran Premio di Formula 1 di Monza. Con la Ferrari e Schumacher già sul tetto del mondo in anticipo, il 13 settembre, la Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) confermò il regolare svolgimento della corsa.

Gli organizzatori, allora, cercarono di rendere la manifestazione più sobria possibile per rispetto nei confronti delle vittime del terrorismo annullando le Frecce Tricolori e i festeggiamenti sul podio. La Ferrari decise di togliere tutti gli sponsor dalle monoposto e dalle tute di Michael Schumacher e Rubens Barrichello, verniciando di nero il muso delle vetture. Durante il warm-up, invece, la Jordan scese in pista con la bandiera a stelle e strisce sul cofano motore al posto del tradizionale sponsor.

Ma a sconquassare l’animo già turbato dei piloti fu la notizia del terribile incidente di Alex Zanardi avvenuto 15 settembre in una gara del campionato Cart. I piloti stremati emotivamente chiesero ufficialmente il rinvio, ma la loro richiesta viene respinta da Bernie Ecclestone.

 

La rinascita americana passò dal baseball

Il 18 settembre cominciava anche la stagione di Mlb, lo sport più “nazionalpopolare” degli Stati Uniti. Decisero di giocare regolamente, ma non per giri d’affari quanto per provare a concedere un po’ di normalità alla popolazione devastata.
Le due franchigie di New York, i Mets e gli Yankees, si misero a disposizione della città per far fronte all’emergenza: lo Shea Stadium, fortino dei Mets, si trasformò in un rifugio per sfollati e volontari.

L’inizio di ogni gara fu preceduto da un minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime della strage. Fu un tripudio di bandiere Usa in tutti gli stadi. A Pittsburgh, i Mets scesero in campo con cappellini che riportavano le insegne della polizia e dei vigili del fuoco della Grande mela. Lo stesso fecero i cugini degli Yankees.
E fu lanciando una pallina che l’America tornò lentamente a sorridere.

Cristiano Ronaldo, vincitore della UEFA Nations League con il Portogallo e miglior marcatore delle Finals e vincitore del primo scudetto con la Juve, sfiderà Lionel Messi (capocannoniere di Champions, Scarpa d’oro e decima Liga con il Barcellona) e Virgil van Dijk (man of the Match della finale di Champions League vinta dal suo Liverpool e in finale di UEFA Nations League con l’Olanda). Sono loro i tre candidati finali per il premio UEFA di Calciatore dell’anno per il 2018/19.

Il vincitore verrà annunciato – insieme alla vincitrice del premio UEFA di Calciatrice dell’anno e ai vincitori dei premi per ruolo della UEFA Champions League – giovedì 29 agosto a Montecarlo in occasione della  cerimonia del sorteggio della fase a gironi di Champions. L’anno scorso il riconoscimento è stato dato al centrocampista del Real Madrid Luka Modric.

 

I tre finalisti sono stati selezionati da una giuria di 80 allenatori formata dai tecnici dei club che hanno partecipato alla fase a gironi 2018/19 di Champions League (32) ed Europa League (48), e da 55 giornalisti selezionati dal gruppo European Sports Media (ESM) in rappresentanza di ogni federazione UEFA. I membri della giuria hanno scelto tre calciatori, assegnando cinque punti a quello preferito, tre al secondo e uno al terzo. Gli allenatori non potevano votare giocatori della propria squadra.

Alla fine è di Leo Messi il gol più bello della stagione 2018-2019 secondo la Uefa. I lettori, infatti, hanno premiato la magistrale punizione del fuoriclasse del Barcellona nella semifinale d’andata contro il Liverpool vinta per 4-1 dai blaugrana. Al secondo posto nell’ordine il gol di Cristiano Ronaldo in Juventus-Manchester United 1-2 (fase a gironi di Champions League del 7 novembre 2018) e la rete di Danilo in Portogallo-Serbia 1-1 (qualificazioni europee del 25 marzo 2019).

 

Per la Pulce, da quando è stato istituito il premio nel 2015, si tratta del terzo trionfo. Nell’albo d’oro succede proprio all’eterno rivale, premiato per la splendida rovesciata alla Juventus con la maglia del Real Madrid. Nel 2017 i lettori avevano premiato un altro juventino, Mario Mandzukic, per il gol al Real Madrid nella finale di Cardiff. Una perla che si è poi rivelata inutile, un po’ come la punizione di Messi ad Alisson, visto che poi il Liverpool è stato autore di una rimonta pazzesca ad Anfield (4-0 dopo l’1-4 dell’andata).

Gli altri gol candidati 

Nell’epoca in cui tutto è smart e tutto è social anche i vip possono trasformarsi in hater. E pagarne le conseguenze. Con una storica sentenza la Uefa ha punito il difensore croato Dejan Lovren per i suoi insulti su instagram a Sergio Ramos. I fatti si riferiscono al post Croazia Spagna di Nations League dello scorso 15 novembre. Il massimo organismo continentale ha punito il giocatore del Liverpool “per aver violato le regole di condotta sportiva” con una giornata di squalifica. Lovren quindi salterà la prima gara di qualificazione a Euro 2020 prevista contro l’Azeirbagian.


La decisione dell’Uefa fa notizia perché non giudica un episodio avvenuto in campo o una dichiarazione fuori le righe in sala stampa. La condotta sportiva è stata violata sui social. Dopo la partita Lovren, durante una diretta instagram si è rivolto proprio al difensore del Real Madrid. «Gli ho dato una bella gomitata, ora parla amico», aveva detto in tono di scherno verso Ramos. Proprio la gomitata durante la partita tra Croazia e Spagna era stata completamente ignorata dalle televisioni. Il difensore del Liverpool era stato poco tenero anche verso l’intera squadra spagnola, definita “un branco di fighette”.

Lovren e Ramos durante Croazia Spagna

Lovren e Sergio Ramos non si sono mai amati, soprattutto dopo la finale di Champions dello scorso anno tra Real Madrid e Reds. Il croato non ha mai digerito il contrasto tra il capitano del Real e Salah che costrinse l’egiziano ad abbandonare il campo. «Sergio Ramos è fortunato. Fa più errori di me, ma gioca nel Real Madrid. Varane è più forte di lui», il giudizio poco lusinghiero di Lovren. Ramos, come prevedibile, gli rispose per le rime l’etichettando l’avversario come un “frustrato”. Nessuno, tra i difensori in attività, ha fatto meglio di Sergio Ramos.

Di certo il centrale spagnolo avrà ben altro a cui pensare dopo aver centrato un prestigioso traguardo in settimana. Con il rigore trasformato contro il Leganes in Coppa del Re, ha segnato la rete numero 100 in carriera tra Real, Siviglia e Spagna. Un numero impressionante per un difensore, che proietta Ramos nella classifica all time: in testa c’è Ronald Koeman con 193 gol, seguito da Daniel Passarella a 134.

Lo ricorda lui stesso con un tweet breve, carico di emozione, con l’hashtag #ComingOut e l’emoticon arcobaleno. Sono passati cinque anni da quando, l’8 gennaio 2014, Thomas Hitzlsperger, ex-calciatore tedesco, ha pubblicamente detto di essere gay in un’intervista al giornale Zeit. Hitzlsperger, cinque anni fa, aveva 31 anni e si era ritirato solamente da qualche mese dopo una serie di infortuni, dopo aver giocato, nel corso della sua carriera nell’Aston Villa, nello Stoccarda e nella Lazio, e collezionato 52 partite nella Germania.

Sul suo profilo Twitter dice di non poter essere più felice e ringrazia tutti per il supporto, ma dopo cinque anni Hitzlsperger è rimasto ancora l’unico calciatore “più famoso” ad aver dichiarato la propria omosessualità nel calcio. Ha raccontato di non avere avuto particolari problemi da giocatore in Inghilterra, in Germania e in Italia, anche se l’omosessualità è una questione «ignorata» nel calcio e che non viene mai affrontata «seriamente» negli spogliatoi:

Il mondo del calcio sta discutendo tutto questo più apertamente che mai. Non sempre vediamo dei chiari progressi, ma è evidente come le persone siano ora disposte a cambiare il mondo del pallone

Secondo Stonewall, associazione britannica che punta all’inclusione lgbt nel calcio, ben il 72 per cento dei tifosi ha ascoltato almeno una volta un coro omofobo in una partita giocata negli ultimi cinque anni. Anche per questo motivo, probabilmente, complici atteggiamenti da cameratismo, esprimere il proprio orientamento sessuale nel calcio è ancora relegato nella categoria tabù: attualmente esistono in Europa casi isolati di calciatori professionisti in attività che si siano dichiarati gay e la stragrande maggioranza, in serie e categorie inferiori.

Collin Martin, centrocampista statunitense di 23 anni del Minnesota United (nella Mls) ha dichiarato la propria omosessualità, attraverso il suo profilo Instagram avvolto in una bandiera arcobaleno, durante l’ultimo Pride Night, una serata dedicata al rispetto dei diritti degli omosessuali nel 49° anniversario dei Moti di Stonewall, accese proteste a seguito dell’irruzione della polizia di New York, nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, all’interno del locale Stonewall Inn. che rappresentava un punto di riferimento per la comunità lgbt.

 

In passato solo un calciatore professionista francese ha espresso la sua omosessualità, Olivier Rouyer, ma solo molti anni dopo il ritiro, così come in Germania ci fu la testimonianza di Marcus Urban, nel 1990, ma quando la sua carriera era pressoché terminata.  La storia più tristemente celebre è quella di Justin Fashanu, sempre nel 1990, ma in Inghilterra: la sua carriera e la sua vita diventarono molto difficili, tra insulti – anche quelli del suo allenatore, il celebre Brian Clough – e polemiche.
Lo stesso fratello John lo rinnegò pubblicamente, e le reazioni ebbero un effetto devastante su Fashanu, che confessò di sentirsi «solo e disperato». Il suo rendimento sportivo calò ulteriormente, in quella che sembrava una spirale discendente senza fine e, dopo esser stato coinvolto in un intricato caso di violenza sessuale nei confronti di un minore, Fashanu il 3 maggio 1998 si uccise impiccandosi nel garage di casa.

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Nel dicembre 2017, l’Uefa ha scelto Liam Davis, calciatore gay inglese, come testimonial della campagna #EqualGame, lanciata contro ogni discriminazione etnica, di religione o di orientamento sessuale. Intervistato dal Daily Telegraph, Liam Davis ha raccontato che la sua omosessualità venne accidentalmente rivelata nel 2014 da un quotidiano locale; lui, però, non ha mai vissuto la cosa come “un rischio” e di non avere mai avuto problemi, in nessuna delle squadre in cui ha giocato, né con i compagni, né con gli allenatori, né con la dirigenza:

Penso che sia giusto raccontare la mia visione positiva delle cose…A coloro che sono ancora riluttanti nel fare coming out voglio dire che non ho mai avuto alcun problema, niente se non riscontri positivi. Se c’è una cosa che voglio dire è che il calcio è un ambiente meravigliosamente di supporto

In realtà, nel novembre 2018, Oliver Giroud, attaccante del Chelsea ha affermato che nel calcio è impossibile dichiararsi omosessuale. L’intervista all’ex di Arsenal e Montpellier, che nel 2012 ha posato in copertina su Têtu, una rivista per i diritti degli omosessuali e in Premier League ha più volte indossato “Rainbow Laces” a sostegno del comunità gay, ha riaperto il dibattito:

Il giorno in cui ho scoperto che l’omosessualità è un tabù per il calcio è stato quando ho visto il tedesco Thomas Hitzlsperger raccontarsi, nel 2014: è stato molto emozionante. È qui che mi sono detto che era impossibile mostrare la propria omosessualità nel nostro mondo. Nello spogliatoio c’è molto testosterone, si sta tutti insieme, ci sono le docce collettive. È difficile ma è così. Capisco il dolore e la difficoltà dei ragazzi che si raccontano, è una vera e propria prova dopo aver lavorato su se stessi per anni».

Con la vittoria del River Plate nel superclasico di Coppa Libertadores contro il Boca Juniors, il quadro delle partecipanti al Fifa Mondiale per Club è al completo.

Il torneo internazionale, a cui partecipano tutte le squadre vincitrici delle varie competizioni continentali, inizia oggi negli Emirati Arabi Uniti con il match di playoff tra l’Al-Ain (squadra che ospita il torneo) e il Team Wellington (squadra vincitrice della Champions League oceanica).

Fischio d’inizio alle 16.30 italiane allo stadio Hazza Bin Zayed di Al-Ain. La vincente affronterà nei quarti di finale l’Espérance Sportive de Tunis, trionfatrice nella Champions League africana organizzata dalla Caf.

Il tabellone è già al completo con due semifinaliste già decretate. Il Real Madrid, padrona della Uefa Champions League 2017, attende una tra i giapponesi dei Kashima Antlers (campioni d’Asia) e i messicani del Guadalajara (campioni del centronord America); mentre i Millionarios, freschi vincitori della Libertadores, dovranno attendere qualche risultato in più.

Per la squadra allenata da Santiago Solari non è certo la miglior stagione e la vittoria del Mondiale per club può essere un’ottima conclusione della stagione scorsa e un buon inizio di ripresa per quest’anno un po’ altalenante.

Da sempre le squadre europee partono con un vantaggio tecnico e tattico abbastanza incolmabile, solamente in pochi casi sono state le squadre sudamericane a portarsi il Mondiale per Club o l’ex Coppa Intercontinentale.

Il River Plate proverà a rompere l’incantesimo dei Blancos, che sono riusciti a vincere 3 edizioni negli ultimi 4 anni. L’anno scorso i brasiliani del Gremio non ce l’hanno fatta a battere gli spagnoli, vittoriosi per 1-0 con il solito gol di CR7.

La Banda argentina torna a giocare il Mondiale dopo il 2015, quando è stata sconfitta dal Barcellona di Messi per 3-0.

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Luis Suarez in azione nella finale del Mondiale per Club 2015 contro il River

La Spagna è la nazione con più vittorie (ben 6) in bacheca, seguita dal Brasile con quattro (due Corinthians, una l’Internacional di Porto Alegre e una il San Paolo) e dall’Italia con due (una il Milan nel 2007 e una l’Inter nel 2010).

Il Real Madrid debutterà mercoledì 19 dicembre, Cristiano Ronaldo non ci sarà, presente invece il fresco Pallone d’oro Luka Modric.

Quello di questa sera per l’Inter è un crocevia importante per la stagione. Restare in Champions League è un obiettivo fondamentale per prestigio e per le casse della società.

Quando ci sono stati i sorteggi per i gironi, alla Pinetina aleggiava un bel po’ di scetticismo riguardo il passaggio del turno. Tuttavia, dopo le buone prestazioni, i dubbi sono andati via via scemando e la consapevolezza di potersela giocare fino in fondo è salita.

Ed è proprio con questa consapevolezza che l’Inter dovrà scendere in campo davanti ai 67mila del Meazza contro il Psv Eindhoven. Per gli uomini di Spalletti è la partita cruciale per il proseguo nella competizione più importante al mondo, per stare tra le prime 16 squadre d’Europa e ritornare ad essere protagonista dopo anni bui.

Aria di cambiamenti in casa Uefa, negli ultimi giorni l’associazione calcistica europea ha definito diverse novità per il prossimo futuro.

Di grande svolta è l’apertura al Var. Il Video assistant referee, oramai presenti in quasi tutti i campionati europei, debutterà nel torneo più importante e spettacolare del mondo, la Champions League, e lo farà già da quest’anno.

L’Uefa, capitanata dal presidente Aleksander Čeferin, ha deciso finalmente di inserire la tecnologia già dagli ottavi di finale. L’idea era nell’aria ma finora si era sempre parlato di futuro prossimo. In effetti, in pochi si aspettavano l’ingresso del Var già in questa stagione europea.

A Dublino, però, il comitato esecutivo è andato su questa strada e oramai è difficile fare un passo indietro. Il Var, seppur sia ancora una tecnologia “neonata”, è diventata parte del gioco del calcio e, in moltissimi casi, ha reso più semplice il lavoro degli arbitri. Perfino la Fifa, da sempre scettica a questo strumento, si è convinta nell’utilizzo. Al Mondiale di Russia 2018 il Var è stato una pacevole sopresa.

Il Var al Mondiale di Russia 2018

Oltre alla Champions, l’Uefa ha dato l’ok anche per la finale di Europa League, per la final four di Nations League e per l’Europeo Under 21, in programma il prossimo anno in Italia.

UN NUOVO TORNEO EUROPEO

Un altro cambio pagina importante è la nascita del terzo torneo continentale. Dal 2021, infatti, oltre alla Champions League e all’Europa League si giocherà una nuova competizione che, provvisoriamente, è stata chiamata Uefa Europa League 2.

Per i nostalgici ricorda vagamente il torneo Intertoto, a cavallo tra il 1995 e il 2008. L’Europa League 2 avrà otto gironi da quattro, cui seguiranno ottavi, quarti, semifinali e finale. La vincente avrà la possibilità di disputare l’Europa League la stagione successiva, proprio come accadeva alla Coppa Intertoto.

C’è ancora da capire il criterio di scelta delle squadre che vi prenderanno parte. Al torneo Intertoto, per esempio, giocavano i club che si erano classificati nelle posizioni immediatamente dopo a quelle che permettevano la partecipazione alla vecchia Coppa Uefa. Un torneo a parte che però aveva prestigio europeo e che appunto dava la possibilità, alla squadra vincitrice, di partecipare la stagione successiva alla Coppa Uefa.

Amburgo, Schalke 04, Stoccarda e Villarreal sono state le squadre che hanno vinto più volte (due) questo torneo. Bologna, Juventus, Udinese e Perugia sono invece state le italiane ad alzare questa coppa. L’ultima in ordine cronologico sono stati gli umbri di mister Serse Cosmi nell’anno 2003.

Era il Perugia dei miracoli con Luciano Gaucci presidente e tanti buonissimi giocatori, tra cui il futuro campione del Mondo, Fabio Grosso.
I grifoni battono in finale alla Volkswagen Arena i tedeschi del Wolfsburg per 2-0 grazie alle reti del capitano Giovanni Tedesco ed Emanuele Berrettoni.

Juventus e Roma hanno già un posto assicurato tra le migliori 16 d’Europa con un turno d’anticipo, questa sera Napoli e Inter proveranno a fare lo stesso.

Gli azzurri giocano al san Paolo contro la Stella Rossa di Belgrado, mentre la squadra di Spalletti sono ospiti del Tottenham al Wembley di Londra.

Il re Mida della Champions, Carlo Ancelotti, ha ribadito di evitare di fare calcoli matematici in ottica qualificazione. Per ora conta solamente vincere davanti al proprio pubblico per poi dare un’occhiata al risultato al Parco dei Principi tra Paris Saint Germain – Liverpool.

 

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In effetti, per qualificarsi già oggi, i partenopei devono innanzitutto battere i serbi e sperare che Neymar e compagni perdano o pareggino contro i reds. Se ciò non dovesse accadere si rimanda tutto all’ultimo turno, con Liverpool – Napoli vera finale. Nel peggiore delle ipotesi: perdendo oggi potrebbero finire all’ultimo posto, ma comunque con possibilità di qualificazione.

Al san Paolo gli azzurri dovrebbero scendere in campo con la squadra al completo. In attacco coppia Mertens – Insigne con l’italiano che arriva da tre partite consecutive in gol. Solamente due mostri sacri del calcio nostrano in Europa hanno fatto meglio: Alessandro Del Piero con 5 gol consecutivi (stagioni 1995-1996 e tra 96/97 e 97/98) e Pippo Inzaghi con 6 reti nell’annata 2002/03.
Lo stadio e il pubblico partenopeo sarà sicuramente un’arma in più per la squadra di Ancelotti, così com’è stato il “Marakana” di Belgrado per i biancorossi.

Tanta gente sarà sugli spalti anche di un altro impianto mozzafiato qual è il Wembley che ospita l’Inter. È la prima volta che la squadra nerazzurra gioca sul campo della nazionale dei Tre Leoni.

Cercheranno di tenere a bada tensione e  pressione gli uomini di Spalletti, comunque convinti del buon percorso europeo fatto finora. Contro Harry Kane e company l’Inter deve provare a strappare un risultato positivo per chiudere già oggi il capitolo girone insieme alla già qualificata Barcellona. Pochettino si gioca la carta del fattore campo per riaprire tutti i discorsi grazie anche alla vittoria mozzafiato nei minuti di recupero contro il Psv Eindhoven.

Come si può immaginare l’attacco dell’Inter sarà guidato dal generoso Mauro Icardi che ha deciso di regalare a ogni compagno di squadra un Rolex per festeggiare il titolo di capocannoniere la scorsa stagione.

 

Sbloccatosi anche con la Selección in amichevole contro il Messico, il capitano vuole continuare a trascinare la squadra nerazzurra a suon di gol. Ai londinesi ha già fatto male nel match d’andata con il gol dell’1-1, prima di Vecino.
Gli Spurs, questa sera, cercheranno, invece, di non farsi sfuggire l’occasione. Al match arrivano con un buon stato di forma, grazie soprattutto alla convincente vittoria contro il Chelsea di Sarri in Premier League.

Se Napoli e Inter dovessero raggiungere Roma e Juve agli ottavi, per l’Italia sarebbe un vero e proprio squillo europeo, con la sola nazione italiana a portare 4 squadre tra le prime 16. Record, tra l’altro, mai raggiunto da quando è stata rivista la formula della Champions League.

L’esperimento è riuscito. La fumata bianca definitiva sulla Nations League è arrivata dopo l’ultima giornata di calendario. Risultati in bilico, verdetti in rapido cambiamento, nessuna voglia di sfigurare. E così il nuovo torneo varato dall’Uefa, in attesa dell’atto finale nella prossima estate, ha soddisfatto le aspettative. Al posto di noiose quanto inutili amichevoli tra squadre di rango diverso, abbiamo un trofeo in palio con gironi equilibrati e super sfide tra grandi d’Europa. Ecco tutti i risultati definitivi.

Lega A

Accedono alle final four: Svizzera, Portogallo, Inghilterra, Olanda.

Retrocedono in Lega B: Islanda, Polonia, Croazia, Germania

La retrocessione della Germania e dei vicecampioni del mondo croati, lo stallo di Spagna e Italia, la rinascita dell’Olanda. La Lega A ridisegna parzialmente le gerarchie del calcio europeo. Conferma i progressi messi in mostra dall’Inghilterra durante Russia 2018. Boccia i tedeschi, mettendo fine per il momento alla celebre massima di Gary Lineker secondo cui alla fine vincono sempre loro. Tutto il podio degli ultimi Mondiali è fuori dalle final four, colpisce il crollo del Belgio. La fase finale si disputerà in Portogallo, (Porto e Guimarães), dal 5 al 9 giugno. Il sorteggio si svolgerà il 3 dicembre a Dublino.

Lega B

Promosse in Lega A: Danimarca, Bosnia, Svezia, Ucraina

Retrocedono in Lega C: Turchia, Eire, Irlanda del Nord, Slovacchia

Lo spareggio Svezia Russia, decisivo per l’accesso in Lega A, va agli scandinavi con Lindeloef e Berg. Russi rimandati a un altro anno in Lega B. Semaforo verde anche per la Bosnia di Pjanic e Dzeko così come per i danesi di Eriksen. Bene anche l’Ucraina di Schevchenko in panchina. Bocciate le due Irlande, la Turchia di Under e Chalanoglu e la Slovacchia di Hamsik.

Lega C

Promosse in Lega B: Serbia, Norvegia, Scozia, Finlandia

Retrocedono in Lega D: Lituania, Slovenia, Cipro, Estonia

Una tripletta di Forrest regala il successo promozione alla Scozia nel match spareggio con Israele. Avanti anche la Serbia di Ljajic e Mitrovic a scapito della Romania. Panucci ringrazia Cipro che salva la sua Albania dalla retrocessione. Vanno giù i ciprioti come peggiori terzi.

Lega D

Promosse in Lega C: Macedonia, Kosovo, Bielorussia, Georgia

Qui la notizia è il super girone vinto dal Kosovo, che nell’ultimo match demolisce 4-0 le ultime speranze di promozione dell’Azerbaigian. Segnali positivi anche dalla Macedonia di Pandev e Nestorovski.