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Una formazione con Gerard Piquè, Bojan Krkic, Marc Bartra, Aleix Vidal e Martín Montoya che ha battuto il Venezuela per 2-1.

No, non stiamo parlando di calciatori della nazionale spagnola, ma di giocatori che fanno parte della Catalogna: nazionale della grande regione iberica che conta una sua realtà calcistica in cui ci sono importanti uomini che abbiamo avuto modo di conoscere con la maglia del Barcellona.

LA PARTITA

La partita si è disputata a Girona contro la nazionale venezuelana che pochi giorni fa ha battuto l’Albiceleste di Lionel Messi. È la prima uscita in “data Fifa”, quelle riservate abitualmente alle nazionali riconosciute.
Dopo un primo tempo bloccato sullo 0-0, ad aprire il match è stato l’ex milanista e canterano blaugrana, Bojan Krkic, a cui ha risposto il sudamericano Rosales, sei minuti più tardi. Sul finale di gara, dopo un’ampia girandola di sostituzioni, i padroni di casa trovano il gol vittoria grazie alla rete di Javier Puado, esterno offensivo classe ‘98 dell’Espanyol.

I DETTAGLI

Se in Italia c’è la recente realtà della Nazionale sarda, in Spagna sta ottenendo sempre più i riflettori dalla sua parte quella catalana, a maggior ragione perché conta campioni come Piqué il quale conta oltre 100 presenze con le Furie Rosse con cui ha vinto il Mondiale nel 2010 e l’Europeo nel 2012. Il centrale da sempre ha sostenuto palesemente l’indipendenza catalana tanto da essere puntualmente fischiato quando indossava ancora la maglia della Roja.

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Il saluto di Piqué ai tifosi catalani

Il commissario tecnico giallorosso è Gerard Lopez, ex Barça e importante uomo del Valencia di Hector Cuper che è arrivato in fondo alla Champions League. Per creare la lista dei convocati, Lopez ha dovuto faticare un po’ perché ci sono stati anche dei “rifiuti forzati” come quelli dei club Huesca, Rayo Vallecano e Valladolid che hanno negato l’autorizzazione ai propri giocatori, così come le grandi assenze di Xavi e Deulofeu.

 

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Em sap molt greu anunciar que finalment no podré ser a Montilivi pel Catalunya-Venezuela de demà. Ho he intentat fins el darrer moment però els compromisos amb el meu club no m’ho han permès. Moltes gràcies a la Federació Catalana i, especialment, al president Soteras,Carles Domènech i a Gerard López per l’interès que han mostrat perquè jo fos a Girona. Tant de bo hi pugui ser la propera vegada. A Qatar tindreu el primer dels aficionats que animarà a la nostra selecció. Visca Catalunya!! @fcf_cat xxx Lamento anunciar que finalmente no podré estar en Montilivi para el Catalunya-Venezuela de mañana. Mis compromisos con mi club no me lo han permitido. Muchas gracias a la Federació Catalana y especialmente al presidente Soteras, a Carles Domènech y a Gerard López por el interés mostrado para que estuviera en Girona. Ojalá la próxima vez pueda estar allí con vosotros. En Qatar tendréis al primer de los aficionados animando a nuestra selección. Visca Catalunya! @fcf_cat xxx I am very sorry announcing that finally I won’t be able to attend the Catalonia-Venezuela match in Montilivi tomorrow. My commitments with my club don’t allow me to travel. Thank you very much to the Catalan Federation and specially to the President Soteras, Carles Domènech and Gerard López for their interest on having me in Girona with the team. Hopefully next time I will be there with you all. I will be the fan number 1 supporting our team from Qatar. Visca Catalunya! @fcf_cat

Un post condiviso da Xavi (@xavi) in data:

Lo storico ex capitano del Barça è stato costretto a declinare l’invito su forzatura del suo club, l’Al Sadd  che ha un match delicato di campionato qatariano in cui si sta giocando il titolo.
L’esterno offensivo del Watford, invece, è stato fermato dalla società dei Pozzo che ha preferito tenere a sé il proprio giocatore per evitare problemi politici.

Insieme hanno vissuto l’epopea d’oro del Barcellona di Pep Guardiola. Uno, Tito Vilanova, in panchina, assistente dell’attuale tecnico del Manchester City. L’altro, Gerard Piqué, in campo, perno difensivo insieme a Carles Puyol. Cinque anni, dal 2008 al 2013, in cui vincono tutto col tiki taka blaugrana. Nell’ultimo anno Vilanova raccoglie il timone lasciato da Guardiola, vincendo la Liga nel 2013. Sarà l’ultimo trofeo vinto dall’allenatore catalano. Una malattia incurabile lo stronca nell’aprile 2014.

Gerard Piquè

Ma Gerard Piquè non ha mai dimenticato il suo vecchio amico. Negli anni sono state diverse le dediche del difensore spagnolo a Vilanova. Oggi uno dei leader della Roja va oltre. Il suo Andorra, squadra di cui Piqué è uno dei proprietari, ha acquistato Adrià Vilanova, giovane difensore 21enne e figlio di Tito. Il club del minuscolo Stato dei Pirenei lotta per la promozione in terza divisione. Vilanova jr ha iniziato gli allenamenti guidati dai tecnici Albert Jorquera e Gabri Garcia, anch’essi ex blaugrana. Il neo arrivato si aggiunge ai nuovi acquisti Forgas, Cervós, Bové e Dot.

Tito e Adrià Vilanova

Adrià Vilanova è cresciuto nella cantera del Barcellona, alla Masia, il celebre centro di formazione giovanile in cui ci si allena al tiki taka del futuro. Poi il ragazzo ha giocato nell’Hercules e nel Maiorca B. L’Andorra, che milita nella Primera Catalana, ha recentemente cambiato proprietà passando al gruppo Kosmos che fa riferimento proprio a Piquè. Uno che non ha mai dimenticato Tito , l’erede di Guardiola andato via troppo presto.

Adrià Vilanova

Il suo nome è tornato alla ribalta nel primo weekend di ottobre conciso con il referendum per l’indipendenza Catalogna, ma la Selecció Catalana, ovvero la Nazionale di calcio della Catalogna, pur non avendo carattere ufficiale, ha esordi molti antichi, precisamente 1904, e alle spalle circa 200 partite giocate.
La Selecció è patrocinata dalla Fcf (Federació Catalana de Futbol) la quale, come sappiamo, non è affiliata né alla Fifa né alla Uefa, ma nonostante questo, la squadra si ritrova annualmente per disputare incontri amichevoli con altre Nazionali (anche facenti parte della Fifa stessa).

Dal 1997, infatti, ogni anno nel periodo di fine dicembre, una rappresentativa catalana gioca contro squadre tipo Brasile, Argentina, Nigeria e così via. Dopo il Natale, prima dell’uva per Capodanno e dei Re Magi. Feste e tradizioni e come detto da ormai 20 anni, in mezzo, c’è l’amichevole della nazionale della Catalogna.
L’ultimo match si è disputato il 28 dicembre 2016 e ha visto la vittoria della Tunisia ai calci di rigore dopo che la partita si era conclusa sul 3-3. Storici, invece, le sfide contro l’Euskadi, la selezione calcistica dei Paesi Baschi, altra forza fortemente indipendentista e tradizionalista all’interno della Spagna.

Attenzione, dunque, nel pensare che sia una squadra “fantacalcistica”. Nel suo passato, hanno giocato calciatori come Tamudo, Xavi, Guardiola, Cristobal e più recentemente Puyol, Valdés, Capdevila e anche Gerard Piqué, quello che negli ultimi giorni si è esposto maggiormente e ha anche confessato di pensare a un ritiro anticipato dalla Nazionale spagnola, dopo i brutti fatti nei seggi elettorali. Barça ed Espanyol sono le fucine dove pescare maggiormente i giocatori, ma ci sono anche Granada e Celta a dare una mano.
Attualmente la squadra è allenata da Gerard, vecchia conoscenza tra Valencia, Monaco e, ovviamente Barcellona, ma prima di lui dal 2009 al 2013 in panchina si è seduto Johan Cruijff, il cui figlio, Jordi, è stato uno dei primi “non nati” in Catalogna a vestirne i colori in epoca moderna. Uno degli ultimi, invece, è stato il l’ex laziale Keita Baldé, nato nad Arbùcies, paese di 5mila abitanti della comunità autonoma della Catalogna.

Ma quale potrebbe essere l’attuale “undici” tipo? In porta, Kiko Casilla del Real Madrid; in difesa Hector Bellerin dell’Arsenal, assieme a Jordi Alba sulle fasce con Piqué e Marc Batra (attualmente al Borussia Dortmund) come centrali; centrocampo a tre con Sergio Busquets, Cesc Fabregas, giocatore del Chelsea, e Thiago Alcantara che gioca nel Bayern Monaco; attacco ugualmente a tre con Deulofeu, Mariano Díaz del Lione e, per l’appunto, Keita Baldé.
L’allenatore? Ovviamente Pep Guardiola, uno che in passato ha detto:

«Se la Catalogna fosse stata riconosciuta come nazione avrei giocato con quella maglia»

Che assumano infermieri negli ospedali nel giro dei prossimi nove mesi perché questa notte si farà tanto l’amore…

L’aveva detto, tra i salti di gioia e le capriole nell’aria, Gerard Piqué, difensore del Barcellona dopo la clamorosa rimonta contro il Psg demolito 6-1 nell’ottavo di Champions League. Un’euforia incontenibile, da far saltare gli schemi e le inibizioni. Il calcio è così: sentimenti, passione e amore. Tanto amore.

Da Barcellona si vola in Islanda, l’underdog dello scorso Europeo che ha sorpreso tutti, spingendosi, inaspettatamente, alla sua prima apparizione, ai quarti di finale. Rimarrà nella storia la coreografia ritmica con cui festeggiavano calciatore e tifosi, quel “geyser sound” che ha spopolato in rete conquistando sempre più beniamini che hanno iniziato a tifare per i vichinghi nordici.
Ma sarà scolpita negli attimi più belli del calcio, la vittoria a sorpresa della Nazionale islandese, contro l’Inghilterra, negli ottavi, in rimonta per 2-1, con le reti di Ragnar Sigurðsson e di Kolbeinn Sigþórsson, che hanno risposto al rigore di Wayne Rooney.

Era il 26 giugno 2016. Gli autori del Brexit calcistico, guidati dall’allenatore Lars Lagerback, fecero vivere una notte di festa, una notte indimenticabile. Da celebrare “intimamente” con lo spirito più genuino. Come detto da Piqué.
Detto fatto, come raccontato da un dottore locale sulle pagine del quotidiano islandese Visir, dopo nove mesi da quel giorno di giugno (tra il 26 marzo 2017 e i giorni precedenti e successivi) nell’isola islandese si è registrato un boom di nascite e di anestesia epidurale.
Un incremento anomale e improvviso, statistiche sballate e inattese, come quei gol segnati a Nizza che hanno portato l’Islanda tra le otto grandi d’Europa, prima di sbattere contro i padroni di casa francesi che si sono imposti per 5-2 nei quarti.

Abbiamo stabilito il record di epidurali nel reparto maternità questo fine settimana. Nove mesi dopo la vittoria 2-1 con l’Inghilterra

Così ha postato su Twitter, Asgeir Petur Porvaldsson, medico del reparto di anestesiologia dell’ospedale di Landspitali.
Beh, che dire. “Evviva la vita”, come diceva Rino Gaetano nella canzone “Gianna”:

Ma la notte la festa è finita, evviva la vita
La gente si sveste e comincia un mondo
un mondo diverso, ma fatto di sesso
e chi vivrà vedrà…

Social network e media spagnoli hanno accusato Gerard Piqué, difensore del Barcellona e della Nazionale iberica, di aver volontariamente rimosso, dai bordi delle maniche, il rosso e il giallo, unici simboli che richiamano la bandiera sulla camiseta da trasferta completamente bianca. La vittoria fuori casa della Spagna di Lopetegui per 2-0 sull’Albania, valevole per la qualificazione ai Mondiali in Russia nel 2018, è passata in secondo piano perché i riflettori erano tutti puntati sulla maglietta di Piqué.

In molti, riconoscendo il forte trasporto politico del difensore blaugrana, sostenitore dell’indipendenza della Catalogna, hanno visto questo gesto come chiara offesa e presa di posizione rispetto alla bandiera spagnola. Sospetti in gran parte ingiustificati, ma che ben fanno capire quando Piqué sia sempre nell’occhio del ciclone quando scende in campo con le Furie Rosse.

Il difensore ex Manchester United ha indossato la maglia numero 3 a maniche corte con sotto una maglia termica, più aderente, a maniche lunghe. Nulla di strano, si è visto già in altri stadi e in altre partite, eppure gli occhi attenti della rete hanno notato un’anomalia rispetto al modello Adidas a maniche corte che prevede il richiamo ai colori spagnoli ai bordi. Giù il putiferio prontamente smorzato dalla Federazione calcistica spagnola e dal calciatore che in un’intervista nel post-gara ha esibito la maglia: Piqué, che è solito giocare con le maniche lunghe, sentendosi accaldato e “imballato” nei movimenti ha deciso di prendere un paio di forbici e tagliare le maniche senza cambiare direttamente divisa.

L’ennesimo episodio controverso che ha fatto definitivamente sbottare Piqué: al termine del match, infatti, ha dichiarato di dire addio dalla Nazionale dopo il Mondiale 2018. Una scelta che avrebbe dell’incredibile considerando la sua età (nel 2018 avrebbe 31 anni e ancora nel pieno della carriera). Piqué ha anche detto che non si ritirerà nei prossimi giorni solo per rispetto all’allenatore Lopetegui e al suo nuovo ciclo in Nazionale.
Quello tra il difensore, la Roja e i tifosi è un rapporto in pieno conflitto: alcuni lo vedono sempre con lo sguardo rivolto verso il basso durante la Marcha Real, l’inno ufficiale della Spagna, come atteggiamento in aperta contestazione, altri ricordano un presunto dito medio, fatto sempre durante l’inno, nella partita tra Croazia e Spagna durante l’ultimo Europeo, mentre ciclicamente torna d’attualità la partecipazione di Piqué alla Diada nel 2014, una festa molto sentita in Catalogna e che ricorda la caduta di Barcellona nelle mani di Madrid nel 1714, ovvero la fine dell’indipendenza e l’inizio del dominio della Castiglia.