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olimpiadi invernali di Pyeongchang

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22 febbraio 1980, giochi olimpici invernali di Lake Placid, torneo di hockey su ghiaccio. Gli Stati Uniti, approdati alle olimpiadi con una squadra raffazzonata composta prevalentemente da dilettanti e giocatori universitari, affrontano l’Unione Sovietica, grande favorita per la vittoria finale. Nel pieno della guerra fredda (L’URSS aveva da poco invaso l’Afghanistan) va in scena quello che è passato alla storia come il miracolo sul ghiaccio: gli americani battono in rimonta i sovietici per 4 a 3 e dopo l’ulteriore vittoria contro la Finlandia conquistano un oro insperato.

Cambiano i tempi e le circostanze, ma certe rivalità sono dure a morire e anche se non ci è dato ancora sapere chi vincerà il torneo di hockey su ghiaccio a PyeongChang 2018, una cosa è certa: stavolta il “miracolo” non c’è stato.

Le due superpotenze del ghiaccio, si sono incontrate e il verdetto è stato inequivocabile: la Russia, costretta a gareggiare senza nome (si chiama Oar che sta per Olympic Athlet from Russia) né bandiera, ha calato il poker contro gli Stati Uniti, presentatisi ai giochi olimpici senza i giocatori della NHL, la National Hockey League, il principale campionato al mondo per club.
Una vittoria, ottenuta grazie alle marcature di Nikolai Prokhorkin e Ilya Kovalchuk, entrambi autori di due doppiette, di fondamentale importanza, che ha permesso alla Russia di conquistare il primo posto del girone B, complice anche la contemporanea vittoria della Slovenia sulla Slovacchia, e quindi la qualificazione diretta ai quarti di finale.

Il coach americano Tony Granato:

Ero furioso perché a due minuti dal termine e già sul punteggio di 4 a 0, la Russia ha schierato la sua migliore cinquina. Spero di incontrarli nuovamente, la prossima volta il risultato sarà diverso

Vyacheslav Fetisov, due volte medaglia d’oro olimpica nonché ex ministro dello sport russo:

In queste olimpiadi non abbiamo rivali all’infuori di noi stessi

Dopo la partita forse c’è da credergli.

Domani 9 febbraio si inaugurano i Giochi Olimpici invernali di Pyeongchang 2018 e uno dei momenti più attesi di questo evento è la grande e scenografica cerimonia d’apertura.

Vi ricordate quando fu il nostro paese ad ospitare i giochi invernali? Torniamo indietro fino al 2006 e vediamo come si è trasformata Torino, sede delle Olimpiadi, per quell’occasione di importanza internazionale.

La cerimonia è avvenuta il 10 febbraio in prima serata all’interno dello Stadio Olimpico con un record assoluto di partecipanti sia in loco che come telespettatori incollati davanti alla televisione. Fu addirittura considerato il migliore evento europeo dell’anno!

E chi se non una grande campione era più adatto ad aprire la cerimonia? Juri Chechi, ginnasta italiano campione ad Atlanta 1996, in un alternarsi di luci e fiammate, batteva un martello su una grande incudine riproducendo il suono tipico del gong. Questo ingresso altamente suggestivo serviva a simboleggiare la città di Torino, tipicamente industriale.

Subito dopo, lo spettacolo è continuato con le scintille di passione, vale a dire pattinatori in abiti rossi che sfrecciavano per tutto lo stadio esaltando le nazioni partecipanti.

Prima della sfilata con tutti i protagonisti della competizione, si è svolto il rito della consegna del tricolore italiano che ha visto una splendida Carla Bruni porgerlo con grazia all’Arma Carabinieri in alta divisa, sulle note dell’Inno di Mameli.

La sfilata è stata un tripudio di colori e bandiere dedicate ad ogni paese partecipante: la prima ad entrare in scena è stata la Grecia e l’ultima la nostra Italia, con l’allora giovanissima portabandiera Carolina Kostner, astro nascente del pattinaggio.

Tra momenti dedicati alla cultura italiana, con la lettura di parti della Divina Commedia di Dante Alighieri, e a quella artistica, simboleggiando la Venere del Botticelli con l’eterea figura di Eva Erzigova che esce da una conchiglia, lo spettacolo è continuato con uno show aereo che ha visto volare il Sole e la Luna all’interno dello stadio.

Non sono di certo mancate le personalità illustri dello sport e dello spettacolo come Roberto Bolle e Luca Badoer e i più alti esponenti politici, come il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

E dopo l’ingresso della bandiera olimpica portata per la prima volta da donne e l’inno dei Giochi Olimpici diretto da Claudio Baglioni, è arrivata lei, la fiaccola olimpica, simbolo dell’intera competizione.

L’onore di introdurla nello stadio è stato dato ad Alberto Tomba prima di passare nella mani di altri grandi campioni olimpici.

Una cerimonia di così grande impatto scenico non poteva che concludersi con una performance di grande rilievo, con protagonista un eccelso Luciano Pavarotti che ha cantato Nessun Dorma, emozionando tutti i presenti che grazie alla scenografia si sono improvvisamente ritrovati in un teatro lirico.

Tra applausi e fuochi d’artificio Pavarotti si è esibito in quella che sarebbe stata la sua ultima apparizione in pubblico prima della morte.

Quali emozioni ci riserverà domani Pyeongchang? Dopo avere rievocato i momenti salienti della Cerimonia d’apertura ai Giochi di Torino 2006 attendiamo con ansia di scoprire come ci stupirà ed emozionerà la Corea del Sud nella giornata di domani.

Il grande giorno è ormai alle porte: alla vigilia dell’apertura delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018 tutto è pronto.

I nostri azzurri nella giornata di ieri hanno anche ricevuto il benvenuto in quella che sarà la loro casa per le prossime due settimane.

Ed è con l’alzabandiera del tricolore italiano che l’avventura in Corea è iniziata ufficialmente, in vista delle grande e attesa Cerimonia d’apertura dei giochi.

Alla presenza del presidente del Coni, Giovanni Malagò, insieme a Carlo Mornati, vice segretario generale e capo missione in Corea del Sud, è stata issata la bandiera del nostro paese sulle note dell’Inno di Mameli.

Diverse personalità illustri hanno partecipato alla welcome ceremony, come Marco della Seta, ambasciatore italiano a Seoul, Alberto Miglietta, amministratore delegato di Coni Servizi, e molti esponenti del Cio, tra i quali, Franco Carraro, Ivo Ferriani e gli onorari Ottavio Cinquanta e Manuela Di Centa.

Dopo il solenne rito della bandiera è cominciata la festa, con danze tipiche del territorio che si alternavano a musica pop più moderna. Tra tradizioni e contemporaneità, l’Italia è stata accolta in Corea del Sud in modo molto caloroso.

Malagò si dice molto soddisfatto di come si è svolta la cerimonia, e ha voluto anche scrivere un suo pensiero in bacheca:

Una casa, una squadra, un Comitato Olimpico, una Nazione, tutti dalla stessa parte…quella dello sport, del tricolore

Ma dopo questa riflessione puramente sportiva e patriottica non ha potuto anche fare a meno di sottolineare l’integrità dei propri atleti, in un momento in cui fioccano ricorsi dalla Russia che cerca di risollevarsi dallo scandalo antidoping che l’ha esclusa come paese dalle Olimpiadi:

L’enorme partecipazione dei membri del CIO è segno che l’Italia in quanto a stile fa scuola

Ma prima del via è ancora tempo di festeggiamenti e dopo la welcome ceremony del villaggio italiano si inaugura quello olimpico, dove partecipano tutti gli atleti che si sono qualificati per questa edizione dei Giochi Olimpici invernali 2018.

Sono momenti di allegria e spensieratezza per i nostri azzurri che da domani dovranno riprendere la concentrazione e dedicarsi alle proprie discipline, regalandoci il massimo come hanno sempre fatto.

È noto che il paese ospitante delle prossime Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018 partecipa con 15 sport su 15, ma quello che forse non tutti sanno è che fra di essi è lo short track quello su cui la Corea del Sud punta di più.

La storia del paese sudcoreano racconta di 53 medaglie vinte ai Giochi Olimpici: 26 d’oro, 17 d’argento e 10 di bronzo. E di queste ben 42 arrivano proprio dallo short track.

Ecco perché viene da chiedersi: come mai lo short track è così importante per la Corea del Sud?

Questa disciplina invernale viene praticata dagli abitanti del luogo sin da quando sono bambini. Pare che anche per andare a scuola alcuni usano proprio i pattini!

Ma, nonostante lo short track sia quasi un culto da queste parti, non tutti hanno l’onore di entrare nella cerchia di quei pochi eletti che possono continuare gli allenamenti. La rigida istruzione e i severissimi esercizi di allenamento sono un’ottima palestra per diventare dei big nel settore, ma operano una sorta di selezione naturale.

Non tutti riescono a farcela, ma chi va avanti è destinato a fare grandi cose, come le stelle dello short track sudcoreano che si sono distinte nelle storia olimpica.

Il più conosciuto e più osannato per essere stato capace di vincere più medaglie alle Olimpiadi è Chun Lee-Kyung, con quattro ori e un bronzo tra Albertville 1992 e Nagano 1998.

Jin Sun-Yu, oltre ad avare vinto 14 medaglie ai campionati mondiali, si è anche aggiudicata 3 ori alle Olimpiadi di Torino del 2006, nei 1000 metri, nei 1500 metri e nei 3000 metri a squadre.

Anche Kim Ki-Hoon ha conquistato ben 3 ori olimpici, ma in anni diversi: ad Albertville nel 1992 (1000 metri e 5000 metri) e a Lillehammer nel 1994 (1000 metri).

E che dire di Ahn Hyun-Soo? L’atleta di origini coreane che oggi si fa chiamare Viktor Ahn dopo aver preso la cittadinanza russa, ha vinto tre ori e un bronzo tra Salt Lake City 2002 e Torino 2006. Da cittadino russo, poi, si è qualificato a Sochi 2014 e ha vinto anche altri due ori e un altro bronzo.

Proprio la sua presenza a Pyeongchang era attesissima, ma per decisione del CIO, in seguito all’indagine antidoping che ha coinvolto gli atleti russi, non potrà essere presente. Viktor Ahn fa parte di quei 32 russi che hanno presentato richiesta per essere riammessi alle Olimpiadi all’ultimo minuto, dopo essere stati scagionati dalle accuse.

Tutto il paese adesso, sulle orme dei grandi big di short track che li hanno preceduti, è pronto a sostenere i rappresentanti della delegazione sudcoreana di questa competizione olimpica imminente.

E si contano già moltissimi biglietti venduti solo per lo short track. L’appuntamento è sabato 10 febbraio quando prenderanno il via le gare di questa disciplina sul ghiaccio che in Corea del Sud, più che come sport, è osannato e seguito come un culto.

È ancora lui il gran campione che riesce anche a fare il tris nella Coppa del Mondo di slittino: si tratta di Dominik Fischnaller, che ha trionfato nell’ultima tappa a Lillehammer, in Norvegia.

Mancano solo due tappa all’inizio delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018 e il carabiniere azzurro è davvero in gran forma. Nella sua terza vittoria di Coppa arriva primo in 1’38″590 e si conquista la nona posizione nella classifica generale.

Durante la tappa norvegese ha fatto una performance davvero splendida, dove ha dominato nella prima manche ed è arrivato invece secondo nell’ultima manche. Con il suo primo posto, supera il russo Repilov Roman, che si piazza secondo e l’austriaco Kindl Wolfgang che arriva terzo.

Ma le soddisfazioni per Fischnaller non si chiudono qua nella tappa norvegese appena conclusa. L’atleta, infatti, si guadagna anche la terza posizione nello sprint.

Insomma, un gran giorno per l’Italia nella Coppa del mondo di slittino, che aggiunge ai successi del campione Fischnaller anche gli ottimi risultati ottenuti dagli altri azzurri in gara. Kevin Fischnaller arriva quattordicesimo, nonostante fosse molto più avanti durante la gara, e Emanuel Rieder arriva alla posizione numero 23.

Nella gara sprint, Kevin Fischnaller registra un’ottima posizione all’interno della top ten con il sesto posto.

Alla vigilia dell’inizio dei Giochi Olimpici ci sono buone prospettive per l’Italia con i suoi rappresentanti nello slittino, a cominciare proprio dall’inarrestabile Dominik Fischnaller, che ha realizzato questo nuovo successo proprio dove conquistò la sua prima vittoria di carriera.

In attesa di vedere se sarà in grado di farci sorridere ancora anche nella prossima tappa a Sigulda, in Lettonia, ecco l’ordine di arrivo nella tappa di Lillehammer:

1 ITA Fischnaller, Dominik 1:38.590
2 RUS Repilov, Roman +0.096
3 AUT Kindl, Wolfgang +0.132
4 GER Ludwig, Johannes +0.249
5 GER Loch, Felix +0.336
6 AUT Gleirscher +0.344
7 LAT Aparjods, Kristers +0.366
8 RUS Aravin, Maksim +0.373
9 RUS Fedorov, Stepan +0.407
10 SVK Ninis, Jozef +0.467

È ancora lei la grande protagonista sul ghiaccio: Carolina Kostner incanta tutti con la sua performances allo short program degli Europei di pattinaggio di figura 2018 che si stanno disputando a Mosca.

Nella seconda giornata dedicata alle gare prima dell’inizio delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, l’azzurra entra in scena con un abito rosso e volteggia sul ghiaccio sulle note di una canzone di Celin Dion, “Ne me quitte pas, conquistandosi la terza posizione del podio.

Ma non è tutto: Carolina Kostner riesce anche a superare il record italiano nel corto, avviandosi verso i record di vittoria finora raggiunti solo dalla russa Rodnina che riuscì a conquistare esattamente 11 medaglie d’oro europee.

Dal punteggio di 77.24 dei Mondiali di Saitama del 2014 raggiunge il nuovo record con 78.30 e sale sul podio dopo due talenti incredibili che giocavano in casa: Alina Zagitova di soli 15 anni che ha totalizzato 80.27 ed Evgenia Medvedeva, diciottenne due volte campionessa iridata e continentale in carica, con 78.57.

A caccia della sua undicesima medaglia europea, sabato la più grande pattinatrice italiana si esibirà contro le sue avversarie e non è affatto impossibile che riesca anche a superarle in classifica. Nel frattempo si dice molto soddisfatta della sua prova:

Sono molto felice per come è andato il programma corto. Mi sentivo tranquilla, ben preparata, e l’atmosfera così come le reazioni del pubblico mi hanno fatto provare qualcosa di speciale. Siamo a metà gara: stasera mi rilasso e domani mi allenerò con tranquillità per il libero di sabato. Aver pattinato con le migliori è già un grande motivo di soddisfazione

E con l’umiltà e la maturità che la caratterizzano, Carolina Kostner non ama parlare di confronti con le avversarie e si concentra solo su se stessa:

L’ultimo periodo di allenamento mi aveva fatto capire di esser pronta. Se penso che agli Europei dell’anno scorso, dato un ranking che risentiva dei quasi tre anni di stop, avevo dovuto esibirmi al mattino presto e a inizio competizione, mi rendo conto di quanta strada ho compiuto in una stagione. Il viaggio è stato lungo, ma allo stesso tempo stupendo e ricco di soddisfazioni. Né mi interessa molto fare confronti con le altre. Sono felice di riuscire a dimostrare quel che so fare, il mio pattinaggio, le mie qualità. I risultati sono quasi un di più e, senza voler sembrare superiore, li lascio alle altre, alle più giovani. E comunque le ragazze russe sono super forti: da loro ho da imparare, di certo mi motivano

E, in attesa di vederla ancora risplendere sul ghiaccio, ci godiamo la sua ultima performances che ha affascinato tutti alla Megasport Arena di Mosca:

 

Una sola bandiera annuncerà l’ingresso della Corea alle prossime Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018. Per l’occasione non ci sarà alcuna divisione fra Corea del Nord e Corea del Sud: questo è un altro grande passo in avanti che è stato compiuto di recente fra le delegazioni dei due stati che in questi giorni stanno definendo i termini di un accordo.

Con motivazioni di natura sportiva alla base, le due Coree sono riuscite, quindi, dopo tanto tempo ad aprire un dialogo e sfileranno insieme sotto un’unica bandiera, detta dell’unificazione o della Corea unita, in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici il prossimo 9 febbraio.

La bandiera dell’unificazione, che raffigura la penisola coreana in blu su sfondo bianco, ancora una volta fa la sua apparizione in un evento internazionale olimpico, come fece già nel 2000 a Sydney, nel 2004 ad Atene e nel 2006 a Torino.

Non rappresenta l’inizio di una pace anche di tipo militare, ma un importante passo verso il dialogo e, magari, verso un possibile accordo anche in altri settori che non siano correlati solo allo sport. Di recente, infatti, la situazione fra le due Coree si è fatta più aspra, aggravata da minacce di tipo nucleare e dal rischio sempre più forte di una guerra imminente.

Gli accordi presi a partire dal 9 gennaio, data del primo incontro avvenuto a Panmunjom, villaggio al confine tra i due stati, aprono uno spiraglio di pace che nessuno si aspettava.

E dopo la decisione di accogliere una delegazione proveniente dalla Corea del Nord formata da 230 cheerleader, 30 atleti di taekwondo e 150 delegati per le Paralimpiadi e di un’orchestra con ben 140 persone, oggi arriva un’altra bella notizia in favore dell’unione.

La squadra di hockey femminile sarà unica e rappresenterà non la Corea del Nord o del Sud ma l’intera Corea. Inoltre, è previsto anche che gli sciatori potranno allenarsi entrambi al Passo Masik.

Sono tutte delle decisioni prese in maniera congiunta dai rappresentanti delle rispettive parti. Adesso queste proposte devono passare sotto il vaglio del CIO, che deciderà se appoggiarle o meno. Sabato, a Losanna, si terrà l’incontro decisivo che riunirà i membri del Comitato Olimpico e quelli di Pyeongchang.

In attesa di conoscere il responso del CIO che deciderà se ufficializzare tali accordi, non tutti però si dicono soddisfatti dei termini raggiunti. Uno dei pareri contrari arriva proprio dall’allenatrice della squadra di hockey della Corea del Sud, Sarah Murray, che dice:

Non voglio mettere a rischio la chimica della squadra e rinunciare ad alcune colonne della squadra. Le nostre giocatrici hanno guadagnato la loro occasione e credo meritino di andare alle Olimpiadi. Il talento delle ragazze del Nord non è sufficiente per fare la differenza

Anche da altre parti arrivano voci contrarie che non credono alla buona fede della Corea del Nord o  ritengono che questa tregua sportiva sia inutile e al termine dei Giochi ricominceranno gli scontri. I problemi militari e politici permangono, questo è vero, ma bisogna prendere atto che almeno una speranza di dialogo si è aperta ed è già un passo significativo vista la piega drammatica che ha preso questa situazione negli ultimi tempi.

Prima vittoria stagionale per l’azzurra Dorothea Wiever, che in Germania, nell’individuale di Ruhpolding con zero errori conquista la scena.

Un successo che si ripete dopo due anni nella stessa cornice, la 15 km di coppa del Mondo nella Chiemgau Arena di Ruhpolding, ma stavolta superando due avversarie temibili, come la finlandese Kaisa Makarainen, che arriva seconda e la canadese Crawford Rosanna, che arriva terza.

Con questo incredibile successo, ottenuto con il tempo di 41’29″0, si aggiudica il titolo di “biathleta italiana più vincente di sempre nella storia”. L’azzurra commenta così la sua gara:

Sono soddisfatta, allo start non mi sentivo al 100% ma sapevo che alla fine era una gara di tiro e mi sono presentata abbastanza sicura al momento del tiro, anche se in piedi non ero stabilissima ho fatto il mio dovere, mostrando quello che ho fatto vedere nelle ultime settimane in allenamento. Voglio ringraziare gli skimen e i tecnici che danno grande fiducia a me e alla squadra. Il fatto di tornare a salire sul gradino più alto del podio nella specialità dell’individuale dopo avere vinto la coppa due stagioni è solo un caso, però è positivo il fatto che sono arrivata a podio in tre differenti gare, saranno tutte chances in più da giocarsi alle Olimpiadi

Superando il record di Nathalie Santer, con le sue quattro vittorie di coppa del mondo Dorothea Wiever acquista ancora più fiducia verso le prossime Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, dove cercherà di confermarsi ancora una volta la più forte di sempre.

Durante la gara ottima prestazione anche per l’altra azzurra, Lisa Vittozzi, che si posiziona al diciottesimo posto. Per le altre italiane bisogna scorrere l’ordine di arrivo oltre la posizione numero quaranta.

Ecco l’ordine di arrivo con le rispettive tempistiche:

  1. Dorothea Wierer ITA 0 41’29″0
    2. Kaisa Makariainen FIN 1 +12″7
    3. Rosanna Crawford CAN 0 +21″2
    4. Yuliia Dzhima UCR 0 +45″9
    5. Vita Semerenko UCR 0 +52″6
    6. Darya Domracheva BLR 2 +1’04″0
    7. Nadezdha Skardino BLR 0 +1’04″8
    8. Anais Bescond FRA 1 +1’06″4
    9. Anastasija Kuzmina SVK 3 +1’32″3
    10. Baiba Bendika LAT 1 +1’34″6

    18. Lisa Vittozzi ITA 2 +2’15″9
    44. Nicole Gontier ITA 4 +3’54″6
    88. Federica Sanfilippo ITA 6 +7’10″3

Per le vicende politico-sportive che coinvolgono le due Coree oggi è stato un giorno decisivo. Il 9 gennaio, infatti, era stato fissato il grande incontro che avrebbe riunito i rappresentanti dei rispettivi stati per trovare un accordo in relazione alle prossime Olimpiadi Invernali di Pyeongchang.

In mattinata il ministro dell’Unificazione del Sud Cho Myoung-gyon e il capodelegazione nordcoreano Ro Son Gwon si sono incontrati nel villaggio di Panmunjom, zona neutrale. E qui hanno raggiunto i termini di un accordo che soddisfa entrambi.

Il dato certo è che la Corea del Nord potrà essere presente alle Olimpiadi invernali che avranno inizio fra un mese esatto.

Ed ecco i termini del vertice raggiunti: la Corea del Nord invierà una delegazione di alto livello ai Giochi Olimpici, formata da un gruppo di dirigenti politici di rilievo, atleti in rappresentanza del Comitato Olimpico del Popolo, un team di supporto, un team di artisti dello spettacolo, un gruppo di turisti, una squadra di dimostrazione di Taekwondo e un gruppo di giornalisti.

E la Corea del Sud si è offerta di intavolare anche delle trattative militari per riuscire a trovare un accordo di pace che possa soddisfare entrambe le parti. E non si è limitata a questa proposta, ma ha anche pensato di far sfilare insieme le due Coree nella cerimonia di apertura dei Giochi e in quelle di chiusura. Inoltre, vorrebbe anche organizzare un meeting della Croce Rossa per parlare della situazione delle famiglie che sono state divise nel lontano 1953, dopo la conclusione della guerra di Corea.

Le Olimpiadi di Pyeongchang diventano quindi un vero e proprio strumento di pace che unisce due stati che non avevano alcun rapporto diplomatico dal 2015.

La conferma della partecipazione della Corea del Nord a Pyeongchang pone per il paese il problema degli atleti da schierare, in quanto i due pattinatori che hanno conquistato il pass olimpico, Ryom Tae Ok e Kim Ju-Sik, non sono stati regolarmente iscritti entro la scadenza. Ma fortunatamente la CIO sta già provvedendo in moda da superare questa formalità attraverso una wild card e permettere ai giovanissimi atleti di prendere parte alla competizione olimpica.

C’è ancora tanta strada da fare prima che le due Coree mettano da parte gli antichi rancori e si ricongiungano, ma un primo passo verso la pace è stato fatto e ovunque si parla di “disgelo”, che potrebbe gettare le basi per un futuro più roseo dove lo sport ricopre senz’altro un ruolo mediatore di grande rilievo.

A quasi un mese dall’inizio delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang si intravvede una possibile tregua fra la Corea del Nord e quella del Sud. Pare che una telefonata possa aver dato inizio alle trattative di “pace”: sullo scenario dei prossimi Giochi Olimpici si affaccia una speranza che nasce nel cuore dello sport.

I rappresentanti al vertice delle due Coree si incontreranno il 9 gennaio per discutere di alcuni temi importanti per una migliore convivenza e per parlare dei termini della partecipazione degli atleti della Corea del Nord alle Olimpiadi. E sembra che da entrambe le parti ci sia la voglia di trovare un punto d’incontro. Ecco cosa dice la Corea del Nord in proposito:

In conformità con la decisione del nostro leader stabiliremo un contatto con la Sud Corea in maniera sincera

Per evitare problemi legati a motivi di natura politica, con il perenne rischio di un conflitto, sembra che gli atleti e gli ospiti della Corea del Nord potranno alloggiare per tutta la durata delle Olimpiadi a bordo di una nave da crociera, proprio come avvenne nel 2002 in occasione dei Giochi asiatici.

E mentre in tanti parlano di Olimpiadi della pace, dal momento che i contatti fra le due Coree erano fermi al 2016, secondo la nazione americana la proposta avanzata dalla Corea del Sud e l’apertura al dialogo sono una scelta sbagliata. Portavoce di questa protesta tutta americana, nata dall’impossibilità di accettare che la Corea del Nord possieda armi nucleari, è la senatrice repubblicana della South carolina, Lindsey Graham, che afferma con convinzione:

Far gareggiare i nordcoreani ai Giochi significa legittimare il regime meno legittimo del pianeta, la Sud Corea rinunci a questa offerta di dialogo assurda altrimenti gli Usa non dovrebbero partecipare all’Olimpiade

Che sia una minaccia o solo una provocazione, non riscontra i consensi di altre nazioni, come la Cina, che invece apprezza la piega che stanno prendendo gli eventi e vede lo sport come la base per creare un nuovo rapporto di alleanza e un passo in più verso la pace.

La Corea del Sud, in occasione delle Olimpiadi invernali, sta cercando non solo di stabilire un contatto con la Corea del Nord, ma dall’altra parte sta anche provando a mediare con gli Stati Uniti, affinchè sospenda le esercitazioni militari nel territorio sia durante la competizione di febbraio che in quella paralimpica di marzo.

In questo scenario si accendono le speranze di Ryom Tae-ok, 18 anni, e Kim Ju-sik, 25 anni, che si sono qualificati per i Giochi Olimpici nel pattinaggio artistico. I due giovani nordcoreani sono reduci da prestazioni di grande livello come la medaglia di bronzo nel 2017 agli Asian Winter Games e hanno tutte le carte in regola per partecipare a pieno diritto all’evento sportivo.

Potrebbero essere proprio queste giovani promesse del pattinaggio gli ambasciatori della pace? In attesa dell’incontro del 9 gennaio i due pattinatori continuano ad allenarsi duramente come hanno fatto per tutta la stagione estiva.