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L’avevano definito di ghiaccio, non incline a far trasparire sentimenti, seguendo un classico stereotipo da uomo tutto d’un pezzo tedesco. Del resto Michael Schumacher parlava in pista, con le vittorie, i sorpassi, i contatti aggressivi.
Nella sua lunga e dominante carriera in Formula 1, l’ex ferrarista solo poche volte ha esternato i suoi sentimenti più personali, privati. E’ successo nel 2000, al termine del Gran Premio di Monza, gara che rimarrà tristemente nota per i rocamboleschi incidenti avvenuti a inizio tracciato che causarono la morte al commissario di gara Paolo Gislimberti, colpito al torace ed al volto da una ruota e da un pezzo di sospensione staccatisi dalla Jordan di Frentzen.

A Monza, però, si celebrò il ritorno prepotente di Schumacher nella lotta per il titolo iridato. Quando mancavano solo quatto circuiti alla fine della stagione, il ferrarista, infatti, compì il cosiddetto Grande Slam ottenendo vittoria, pole position e giro veloce. Fu la carica, la marcia in più, per arrivare, alla fine dell’anno, davanti a tutti: Schumi, infatti, dopo una serie di ritiri e secondi posti, inanellò quattro vittorie di fila, tenendosi dietro i rivali Mika Häkkinen e David Coultard.

A fine gara, durante la conferenza con le domande di rito, gli appassionati scoprirono il lato umano di Schumi. Un giornalista gli chiese:

Michael, hai raggiunto le 41 vittorie di Ayrton Senna, significa molto per te?

Il glaciale teutonico si sciolse, riuscendo solo a dire «Sì significa molto per me…», per poi abbassare la testa, nascondersi dietro il cappello rosso, lasciandosi andare in un lungo, sincero e spontaneo pianto. L’importante accostamento al talento brasiliano, un traguardo individuale maestoso, ben 41 vittorie, toccarono le corde dei sentimenti del pilota tedesco. Häkkinen, sincero, amico e rivale d’onore, lo consolò appoggiandogli un braccio, in una conferenza che diventò surreale, tutto divenne spontaneo e genuino e nessuno volle rovinare quel momento magico.
Il cuore di Schumacher, tante volte visto in pista, si mostrò quella volta al mondo intero. Senza casco.

Negli ultimi anni, i campionati italiani di calcio, dalla A alle serie minori, ci hanno abituati a risultati quasi sempre scontati e all’assenza di grandi sorprese. I 9 scudetti di fila della Juventus non rappresentano che la punta dell’iceberg di un mondo che, rispetto a qualche anno fa, ha visto un appiattimento generale del livello qualitativo, ben lontano dai fasti degli anni ’90 e dei primi 2000, quando il nostro Paese rappresentava il sogno di tutti i grandi campioni. Qualcosa, tuttavia, sembra muoversi e anche alcune delle cosiddette provinciali paiono oggi proiettate per lavorare su progetti di lungo periodo, con investimenti importanti e qualche sogno nel cassetto: ecco alcune delle esperienze più interessanti.

Benevento, di nuovo in A con l’obiettivo di non sbagliare più

Sono passati soltanto 3 anni dalla prima storica promozione del Benevento in A, seguita da una purtroppo rapida discesa in cadetteria dopo una sola stagione: un’esperienza che la dirigenza dei giallorossi campani ha incamerato e posto come base per riprendere quel sogno interrotto troppo rapidamente. Ecco così che dopo due sole stagioni di B e un campionato, quello 2019/2020, praticamente dominato, gli stregoni si riaffacciano alla massima serie con l’obiettivo di rimanerci più a lungo possibile.

Il Benevento del presidente Oreste Vigorito è una delle squadre con la storia più interessante se guardiamo a questi ultimi anni e un progetto molto ambizioso, che mira a regalare alla cittadina campana quelle soddisfazioni calcistiche che finora sono state rare. Rifondata più volte nel corso della sua storia – l’ultima nel 2005 – la società sta cercando di farsi largo nel calcio che conta, con investimenti mirati e un progetto a lungo termine, basato più sulla concretezza che sugli slogan. Proprio questo atteggiamento molto attento e lungimirante ha attirato le simpatie e la curiosità non solo dei tifosi, ma anche di tanti addetti ai lavori, che oggi considerano proprio il Benevento come una delle squadre su cui puntare come possibile sorpresa dei prossimi anni.

La stagione 2020/21 è iniziata già in maniera positiva per l’undici di Inzaghi, chiamato a riscattare il pessimo storico esordio in A – primo punto solo alla 15a giornata con una rete del portiere Brignoli contro il Milan – ma al di là dei primi risultati che, come ben sappiamo, nelle prime giornate possono talvolta non essere veritieri, a far parlare è soprattutto l’interessante mercato estivo posto in essere dal DS Pasquale Foggia: nomi di tutto rispetto per la categoria come quelli di Glik, l’ex Torino e Genoa Iago Falque e Lapadula, sommati al gruppo valido e coeso che ha dominato in B, lasciano presagire infatti la possibilità di non vivere un campionato anonimo ma di poter, anzi, togliersi qualche soddisfazione, col sogno di guardare oltre l’obiettivo minimo della salvezza.

Monza, la neopromossa in B che guarda già alto

In serie B, la squadra che sta facendo parlare più spesso di sé è certamente il Monza, in primis per la presenza del binomio Berlusconi-Galliani al comando che, in linea con il carattere ambizioso dei due, lascia intravedere obiettivi ben più ampi della semplice permanenza in cadetteria.

Rifondata solo 5 anni fa e rilevata nel 2018 proprio da Silvio Berlusconi, desideroso di rientrare nel mondo del calcio dopo l’addio al suo amato Milan, la società brianzola è riuscita a ritornare rapidamente nel calcio professionistico, dapprima vincendo il campionato di serie D nel 2017 e poi, sotto la nuova guida societaria, trionfando nel girone A di Lega Pro nella scorsa stagione, un risultato che le è valso dopo quasi 20 anni l’agognato ritorno in serie B.

A obiettivo raggiunto, la società neopromossa, potendo vantare sulla solidità finanziaria dell’ex presidente del Milan, ha lavorato sul mercato con una certa sfrontatezza, portando in Lombardia diversi nomi di spicco, primo fra tutti quello di Boateng, e parlando apertamente di obiettivo serie A sin da subito. Sebbene l’opinione pubblica sia già divisa sulle reali possibilità di promozione dei brianzoli tra coloro che esaltano la rosa e quelli che la considerano solo uno specchietto per le allodole, in realtà i principali siti di scommesse calcio hanno già inserito il Monza tra le favorite: il campionato è appena iniziato e qualcosa in più si potrà dire solo tra qualche settimana, ma l’interesse intorno all’undici allenato da Cristian Brocchi è davvero altissimo!

Reggina, nomi di spicco per continuare a sognare

La Reggina è un’altra delle squadre di cui si parla tanto, sia perché, proprio come il Monza, reduce da un fallimento societario piuttosto recente (2015) dopo diverse intense stagioni anche in serie A, sia per le ambizioni mostrate dal gruppo oggi al comando, guidato dal presidente Luca Gallo. Pur non essendo al top nei pronostici degli esperti, gli amaranto figurano sicuramente tra le squadre che possono puntare a un’immediata promozione in massima serie: grazie alla presenza di alcuni nomi davvero importanti per la categoria, come Germán Denis, Jérémy Menez e Kyle Lafferty, il team calabrese mira quanto meno a togliersi un po’ di soddisfazioni, sperando che con il giusto mix di entusiasmo, coesione e buona sorte possa arrivare sin da subito qualcosa in più.

Come dichiarato anche dal DS Massimo Taibi, ex portiere e icona della Reggina nelle sue più emozionanti stagioni in serie A, la squadra allestita è qualitativamente buona e, senza alcuna presunzione, può tranquillamente puntare alle prime posizioni. In ogni caso, il lavoro svolto in questi mesi rappresenta per la tifoseria e per l’intera città un’ottima base da cui partire per costruire un futuro nel calcio che conta, obiettivo già esplicitato più volte che renderebbe felici tutti gli amanti di questo sport, che ben ricordano le emozioni vissute solo fino a pochi anni fa tra le mura dell’Oreste Granillo.

Quel minuto di silenzio e la fascia nera al braccio sembravano a tutti una forzatura, un modo davvero poco sensibile per dimostrarsi “corretti” e dare l’ok a giocare una partita dove 22 persone correvano in campo, ma avevano la testa altrove. Come gli allenatori, i panchinari, lo staff, i dirigenti e i tifosi.
L’11 settembre 2001 per molti è stato il giorno dell’autogol del calcio marchiato Uefa. Scossi e svuotati dalle tremende immagini che ci arrivavano da New York, mentre tutto il mondo guardava attonito gli aerei schiantarsi contro le Torri Gemelle, i vertici del calcio europeo sudavano per una decisione da prendere. In quel giorno si giocava la Champions League. La risposta era ovvia per tutti, ma non per loro. Rinvio? No, si gioca comunque.

 

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Quattro voli delle linee aeree statunitensi vengono dirottati dai terroristi di Al Qaeda. Due aerei si schiantano sulle Torri Gemelle di New York, uno sul Pentagono, il quarto cade nelle campagne della Pennsylvania. Negli attacchi suicidi muoiono 3017 persone di oltre 90 nazionalità. Ma secondo la Uefa non c’è tempo per fermare la Champions League. Roma-Real Madrid si gioca così come Galatasaray-Lazio.
La Roma tornava nel massimo torneo continentale dopo 17 anni e accoglievano il Real Madrid, in uno Olimpico tutto esaurito con 4 miliardi di lire di incasso e 35 televisioni collegate. Collegate per vedere gli spagnoli vincere 2-1. Vincere cosa?

Gli interessi quel giorno finirono per prevalere sul buonsenso, ma la pressione e le critiche furono così aspre che il giorno dopo, la Uefa rinviò le partite in programma. Arrivò tardi e fu anche grossolana e maldestra, ma quella decisione rese ancor più nitida una certezza: non si poteva parlare di calcio.

Il Gran Premio di Monza

Ma non fu solo il calcio a porsi degli interrogativi. Il weekend del 16 settembre si disputava il Gran Premio di Formula 1 di Monza. Con la Ferrari e Schumacher già sul tetto del mondo in anticipo, il 13 settembre, la Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) confermò il regolare svolgimento della corsa.

Gli organizzatori, allora, cercarono di rendere la manifestazione più sobria possibile per rispetto nei confronti delle vittime del terrorismo annullando le Frecce Tricolori e i festeggiamenti sul podio. La Ferrari decise di togliere tutti gli sponsor dalle monoposto e dalle tute di Michael Schumacher e Rubens Barrichello, verniciando di nero il muso delle vetture. Durante il warm-up, invece, la Jordan scese in pista con la bandiera a stelle e strisce sul cofano motore al posto del tradizionale sponsor.

Ma a sconquassare l’animo già turbato dei piloti fu la notizia del terribile incidente di Alex Zanardi avvenuto 15 settembre in una gara del campionato Cart. I piloti stremati emotivamente chiesero ufficialmente il rinvio, ma la loro richiesta viene respinta da Bernie Ecclestone.

 

La rinascita americana passò dal baseball

Il 18 settembre cominciava anche la stagione di Mlb, lo sport più “nazionalpopolare” degli Stati Uniti. Decisero di giocare regolamente, ma non per giri d’affari quanto per provare a concedere un po’ di normalità alla popolazione devastata.
Le due franchigie di New York, i Mets e gli Yankees, si misero a disposizione della città per far fronte all’emergenza: lo Shea Stadium, fortino dei Mets, si trasformò in un rifugio per sfollati e volontari.

L’inizio di ogni gara fu preceduto da un minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime della strage. Fu un tripudio di bandiere Usa in tutti gli stadi. A Pittsburgh, i Mets scesero in campo con cappellini che riportavano le insegne della polizia e dei vigili del fuoco della Grande mela. Lo stesso fecero i cugini degli Yankees.
E fu lanciando una pallina che l’America tornò lentamente a sorridere.

Charles Leclerc ha vinto il GP d’Italia e riportato una Ferrari sul gradino più alto del podio di Monza a 9 anni di distanza dall’ultima volta. Il monegasco ha trionfato al termine di una gara tiratissima, in cui ha dovuto tenere a bada le scatenate Mercedes di Bottas e Hamilton, rispettivamente 2° e 3° al traguardo. Gara buttata da Sebastian Vettel, che è finito in testa coda in avvio, è stato penalizzato e ha poi chiuso addirittura 13°.

Il digiuno è finito. Dopo aver regalato il primo successo stagionale alla Rossa a Spa, Charles ha anche riportato a Maranello la vittoria più ambita, quella nel GP di casa, che mancava dal trionfo di Alonso del 2010. Lo ha fatto al termine di una battaglia al cardiopalma con le Mercedes, prima quella di Hamilton, poi quella di Bottas, arrivato nel finale con gomme molto più fresche dei due rivali. Come in Belgio, il monegasco è stato fenomenale nel resistere alla pressione, nonostante un paio di errori (e un paio di ammonizioni da parte dei commissari), che hanno fatto salire il cuore in gola alla marea rossa dell’autodromo.

Alla fine, però, i tifosi hanno potuto esultare. Il tutto nonostante la domenica da incubo di Sebastian Vettel. Il tedesco è finito in testacoda (da solo) alla variante Ascari, mentre si trovava al 4° posto e stava spingendo per provare ad agguantare la coppia Mercedes. Finito nella ghiaia, è poi rientrato improvvisamente in pista, andando a colpire la Racing Point di un incolpevole Stroll. Una manovra piuttosto pericolosa, che gli è costata anche un’inevitabile penalità: 10 secondi di stop and go. Risultato finale: un 13° posto che fa male a lui e a tutti i tifosi della Rossa. Ennesimo pasticcio per un pilota che sembra ormai l’ombra di se stesso.

Primo trionfo europeo.

È festa per la Saugella Monza Volley femminile che vince la Challenge Cup, il terzo trofeo continentale per importanza.

Per le brianzole è stata la prima partecipazione a un torneo lontano dai confini nazionali ed è stato un successo.
In finale le ragazze guidate dal tecnico Miguel Angel Falasca hanno battuto per 3-1 le turche dell’Aydin nel match di ritorno, dopo la vittoriosa trasferta (3-0) della scorsa settimana.

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L’esultanza delle ragazze alla vittoria del match

Un trionfo importantissimo per la società lombarda e per la pallavolo azzurra, dato che erano ben dieci anni che una squadra italiana femminile non riusciva ad alzare questa coppa. L’ultima volta è successa nella stagione 2008/09 e fu la Pieralisi Jesi a trionfare, battendo il Panathinaikos Atene; mentre nel 2013  Piacenza perse la finale contro la forte compagine russa della Dinamo Krasnodar.

Tripudio e festa alla Candy Arena davanti a 3500 spettatori presenti sugli spalti. E ora sotto nei playoff scudetto. La squadra ha chiuso la regular season al quinto posto e ora affronterà Busto Arsizio (che ha trionfato in Cev Cup Women contro l’Alba-Blaj) in una serie che si prospetta molto combattuta.

Il progetto Vero Volley Monza nasce 2008, dall’idea di un Consorzio che operava in Brianza. Il consorzio in pochi anni è riuscita a a portare sia la squadra femminile che quella maschile nella massima serie.

Negli ultimi anni, entrambe le selezioni si stanno rendendo protagoniste in positivo. Quest’anno entrambe hanno partecipato alla Challenge Cup: le donne hanno chiuso con la vittoria, gli uomini si sono fermati sul più bello, nella gara di ritorno di finale disputata a Belgorod contro il Belgorod Belogorie dopo aver vinto il match d’andata.