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Il termine anglosassone è prank, vale a dire scherzo. Esattamente quello che hanno fatto Aguero e De Bruyne ad alcuni tifosi. Il giorno dopo la vittoria della Premier League, infatti, il Manchester City ha invitato alcuni supporter inglesi e festeggiare il titolo assieme ai due rappresentativi calciatori: oltre al giro del centro d’allenamento e alle foto di rito, il gruppetto ha poi alzato il trofeo, ma – accidentalmente – i due calciatori l’hanno fatto precipitare dalla balconata, distruggendolo in mille pezzi.

 

Il video è diventato subito virale con i tifosi sbigottiti e imbarazzati: alcuni hanno sgranato gli occhi, altri coperto la bocca con la mano, il tutto in un paio di secondi surreali con l’argentino e il belga che si accusano a vicenda. Ma è stato lo stesso Manchester City, qualche giorno dopo, a svelare la messa in scena: è solo uno scherzo di City Tv, un modo per prendere in giro Oleks Zinchenko, che aveva rovesciato il trofeo nella passata stagione.

Infatti nella parata celebrativa per la conquista di uno storico Quadruple (Premier, FA Cup, Carabao Cup e Community Shield), il prestigioso riconoscimento era regolarmente al suo posto.

 

«La decisione più passionale e razionale che abbia mai preso», dice Vincent Kompany, difensore belga e capitano del Manchester City. Anzi, ex oramai. Dopo 11 stagioni, 360 partite e tanti successi (in ordine di tempo  lo storico “treble” Premier League, FA Cup e Coppa di Lega), il leader dei Citizen ha annunciato il suo addio al club di Manchester, ma non al calcio giocato.

Kompany torna in patria, torna all’Anderlecht che lo ha lanciato come promessa talentuosa, in una nuova – inusuale – veste: giocatore e allenatore.

Per i prossimi tre anni assumerò l’incarico di allenatore-giocatore dell’Anderlecht. Il signor Coucke mi ha promesso tempo, budget, struttura e personale. Guardiola ha riacceso il mio amore per il gioco. Il Manchester City gioca il calcio che voglio insegnare e vedere

 

Passione, come ha detto lui stesso, per questo sport che ha professato con lealtà e grande maturità. Il difensore belga, che ha compiuto 33 anni meno di un mese fa, ha deciso di chiudere la sua lunga esperienza al City con cui ha giocato dal 2008 fino ad oggi e di cui era capitano, lasciando l’ultimo ricordo indelebile ai suoi tifosi, il bellissimo gol siglato contro il Leicester, nella terzultima giornata di Premier League, decisivo per la corsa al titolo finale.

Ho immaginato questo momento innumerevoli volte e ancora non mi sembra reale. Il Manchester City mi ha dato tutto e ho provato a restituire il più possibile. Ora per me è giunto il momento di andare

 

Il Manchester City, in realtà, avrebbe offerto a Kompany la possibilità di entrare nello staff di Guardiola o di continuare a giocare nel New York City, club satellite, ma il belga ha preferito tornare all’Anderlecht dove, come detto, potrà imparare il mestiere da allenatore e sentirsi ancora un calciatore per i prossimi tre anni. Il ritorno del “figliol prodigo”, cresciuto nelle giovanili e in prima squadra dal 2003 al 2006, prima di trasferirsi all’Amburgo.

 

Una scelta che ricorda altri precedenti, illustri o meno: Gianluca Vialli giocò e allenò nel Chelsea nel 1997-98 piazzando in bacheca una Coppa di Lega inglese, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa europea; o il suo predecessore, Ruud Gullit che, nel ruolo di giocatore-allenatore, ha conquistato la FA Cup 1996-97 diventando l’allenatore più giovane nonché il primo non britannico a conquistare questo trofeo. Di recente, ricordiamo l’esperienza di Marco Materazzi che nel settembre 2014, a 41 anni, ha firmato per gli indiani del Chennaiyin: terzo posto alla stagione d’esordio, successo in campionato nel dicembre 2015.

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Raheem Sterling, attaccante 24enne del Manchester City, giamaicano naturalizzato inglese, prende posizione contro il razzismo nel calcio, un problema descritto come “profondo” e “lontano dall’essere risolto” all’interno del manifesto pubblicato dal Times martedì 23 aprile: è lui stesso a proporre alcune soluzioni per lottare questo fenomeno ancora dilagante.

Sembra da pazzi che nel 2019 ci sia ancora bisogno di scrivere un editoriale su un giornale per chiedere dei cambiamenti radicali per uno sport che amo. Ma lo faccio perché il problema del razzismo nel calcio è grave, profondo e ancora lontano dall’essere risolto

Il giocatore del Manchester City è diventato una figura di riferimento nella lotta contro il razzismo dopo essere stato vittima a più riprese di insulti e la sua è una proposta decisa e dura: chiede a voce alta 9 punti di penalità al club e tre giornate a porte chiuse in caso di insulti razzisti.

 

Avere sempre più persone BAME (nero, asiatico e minoranze etniche) in posizioni di leadership in club e organi di governo, assicura pene più coerenti e adeguati per comportamenti razzisti e discriminatori, con un piano d’azione per l’educazione come parte delle sanzioni, non punire i giocatori se lasciano il terreno quando sono vittime di razzismo, cercano sponsor per finanziare i programmi contro il razzismo e incoraggiare i media a prendere le loro responsabilità nei confronti delle responsabilità razzismo

Tanti personaggi, tra giocatori ed ex professionisti hanno firmato questo testo: Alex Oxlade-Chamberlain (Liverpool), Benjamin Mendy (Manchester City), Rafael Benitez Newcastle), David Ginola, Ruud Gullit, Sol Bamba (Cardiff), Wes Morgan (Leicester), Trent Alexander-Arnold (Liverpool), Wilfried Zaha (Crystal Palace) et Vincent Kompany (Manchester City). Non c’è più da nascondere la testa sotto al suolo.

L’urlo è rimasto strozzato in gola, nei sussulti finali del ritorno dei quarti di finale di Champions League. A un passo da un’incredibile rimonta contro il Tottenham, il Manchester City e tutti i suoi supporter hanno visto sfumare la qualificazione allo scadere: prima l’esultanza per il gol di Sterling, quello del 5-3, poi la decisione dell’arbitro di annullare la stessa rete dopo aver consultato il Var e aver confermato l’offside di Aguero da cui è partita l’azione.

Sfiniti i giocatori, Pep Guardiola e, ovviamente, i tifosi che non hanno mai smesso di incitare la squadra che, nonostante la cocente delusione, deve tirar su la testa immediatamente perché c’è una Premier League da portare a casa e anche una FA Cup.

E proprio in vista del match di Wembley contro il Watford, in programma il prossimo 18 maggio, la società della parte “blu” di Manchester ha deciso di premiare i propri tifosi e ringraziarli per il loro sostegno e supporto incondizionato: ogni giocatore della prima squadra pagherà uno dei 26 bus previsti in direzione Londra.

 

Circa 200 miglia ad andare e altrettante per ritornare nel nord dell’Inghilterra che non peseranno sul portafoglio dei sostenitori. Così, ancora una volta, si potrà ascoltare il canto di “Blue Moon” all’unisono: «Il sostegno dei nostri tifosi per tutta la stagione è stato a dir poco incredibile – ha evidenziato il capitano dei Citizens, Vincent Kompany – Dobbiamo ancora combattere tanto in questa stagione, questo è il nostro modo di dire grazie».

Giovedì 3 gennaio, in Inghilterra si è giocata la partita dell’anno tra Manchester City e Liverpool, due squadre che fino alla fine si contenderanno il titolo della Premier League 2018-2019. I ragazzi di Klopp arrivavano all’Ethiad Stadium da imbattuti, con solo otto gol subiti e con un bottino di sette punti di vantaggio sui rivali di Guardiola che, contano, invece il miglior attacco e che ha perso terreno soprattutto nel mese di dicembre con tre sconfitte.

Ha vinto il Manchester City per 2-1 al termine di una partita frizzante, combattuta, giocata a ritmi altissimi e senz’altro spettacolare. Il Liverpool trova la prima sconfitta del suo campionato nello scontro diretto deciso da Leroy Sané, a segno nel momento in cui la capolista sembrava aver preso in mano la partita con il pareggio di Firmino, risposta corale al primo vantaggio firmato da una magia del Kun Agüero. I Reds ora sono ancora in testa a 54 punti, ma il City risale e si piazza a 50.

Il Liverpool però può recriminare soprattutto per l’incredibile doppia, tripla occasione creata nel primo tempo e con il risultato ancora bloccato sullo 0-0: all’alba del minuto 18, Salah controlla e sterza su Bernardo Silva (che ha corso durante il match per 13,7 km, il dato più alto quest’anno in Premier) nel cerchio di centrocampo, serve Firmino indietreggiato che, di spalle, gli restituisce il pallone di prima con un pregevole tocco di tacco, sfera ancora all’egiziano che imbuca Mané che nel frattempo ha tagliato al centro dell’attacco. L’esterno è abile a controllare e a calciare appena dentro l’area per superare il portiere del City Ederson che, nel frattempo, è uscito sui piedi del senegalese.

 

La palla, però, lentamente finisce sul palo e qui succede di tutto: il centrale John Stones è l’unico della retroguardia  a seguire l’azione ed è il primo che si ritrova in prossimità della palla che, dopo aver centrato il legno, ritorna pericolosamente in area piccola. Il 24enne non bada al sottile e prova a spazzare il più lontano possibile, ma nel frattempo Ederson si rialza e prova intercettare la palla per bloccarla, ne viene fuori un clamoroso rimpallo che va all’indietro verso la porta con Salah che sfreccia come un treno per ribattere e sentenziare a porta vuota. Ma è ancora Stones, in questo susseguirsi d’istanti e di fiato sospeso tra le due tifoserie, che in scivolata e sulla linea intercetta ancora una volta e libera definitivamente.

E’ dentro? E’ fuori? Non è gol? L’attaccante africano del Liverpool si sbraccia, ma inutilmente: la Goal Line Tecnology dice che il pallone non ha totalmente superato la linea bianca.

Potete vedere il video e i successivi replay a partire dal minuto 2:00

In conferenza stampa, Jürgen Klopp l’ha definita “the hardest game in the world”, la partita più difficile al mondo. Il suo Liverpool, capolista in Premier League con 54 punti e zero sconfitte, è chiamato a tenere botta all’Etihad Stadium dove, nel posticipo della 21esima giornata in programma giovedì sera 3 gennaio (qui le quote Replatz), affronta il Manchester City di Guardiola che ha un unico obiettivo in testa: vincere per ridurre il gap con la squadra di Liverpool. Una sfida che dirà tanto tantissimo di questa Premier League 2018-2019 con il City, indietro di sette punti, che ha visto perdere terreno dopo un dicembre orribile in cui è incappato in tre sconfitte.

E che metterà Aguero, Sterling, Mahrez e tutta la ciurma offensiva dei City dinanzi ai solo 8 gol subiti dai Reds quest’anno. E’ la classica sfida tra miglior attacco (54 reti in 20 giornate, 2.7 di media) contro la miglior difesa, ma  non solo, perché duello nel duello sarà provare a dribblare Virgil van Dijk, qualcosa di rimasto intentato nel 2018. Tra i numeri formidabili del roccioso difensore olandese, infatti, c’è anche questa curiosità: nessun avversario è riuscito a saltarlo in dribbling.

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Chiude le gambe, abbassa la saracinesca e la chiude con doppia mandata, dalle sue parti non si passa. Nell’uno contro uno, il 27enne di Breda è praticamente insuperabile come rivelano i dati del portale specializzato Whoscored.com: un record senza pari nelle cinque principali leghe europee che oltre all’Inghilterra, include Italia, Spagna, Germania e Francia. Merito delle qualità fisiche e del senso tattico del difensore olandese, quasi sempre in grado di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Arrivato ad Anfield Road per 85 milioni di euro nello scorso gennaio dal Southampton e spesso etichettato come lento e sopravvalutato, il gigante olandese sta facendo ricredere a suon di prestazioni i suoi detrattori e più di qualcuno in Inghilterra ora lo considera il miglior difensore al mondo. Dalle parti di Liverpool, in realtà, è stato amore (quasi) a prima vista grazie al gol al suo esordio, in FA Cup, nei minuti finali, nel derby sentito contro l’Everton.

Ora van Dijk indossa anche la fascia da capitano, primeggia nei duelli vinti e nelle intercettazioni difensive, e in 34 presenze con la maglia del Liverpool, l’olandese si è dimostrato una garanzia per i suoi compagni di reparto: 19 clean sheets e appena 18 gol concessi agli avversari. Il muro è pronto a proteggere Alisson e il primo posto dei Klopp e compagni.

La BBC in Inghilterra si chiede: «Abbiamo finalmente una lotta al vertice in Premier League?». E a guardare il rendimento di Manchester City e Liverpool la risposta non può che essere positiva. Il colpo di scena era atteso, ed è arrivato alla giornata numero sedici: il primo passo falso del City di Guardiola è arrivato contro il Chelsea di Maurizio Sarri, mentre li Liverpool di Klopp macinava il miglior rendimento nelle ultime 5 partite tra le 20 formazioni di Premier: 5 vittorie su 5, 13 gol fatti e un solo subito.

E quindi c’è il sorpasso in testa: Liverpool 42, Manchester City 41. Quello che ha creato in due anni l’allenatore ex Borussia Dortmund rimarrà scritto nella storia dei Reds perché lo dicono i numeri fino ad ora. Non solo la finale in Champions League, ma anche la miglior partenza in Premier League in 126 anni di storia del club. Trema la voce dalle parti di Anfield che non vede un titolo da 1990, quando ancora si chiamava First Division.

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E proprio da quegli anni riemergono analogie con l’andamento macina risultati di oggi: adeguando le vittorie con tre punti odierni, il Liverpool aveva conquistato 41 punti nella stagione 1990-1991 dopo 16 giornate e alla fine della stagione ha chiuso al secondo posto, mentre grazie alla terza e quarta partenza migliore di sempre nello stesso conteggio delle gare nell’1988 e nel 1979 ha alzato al cielo lo scettro finale.

I numeri fanno impressione anche dal punto di vista difensivo: Alisson e Van Dijk saranno pure stati costosi acquisti, ma attorno all’ex portiere della Roma e all’olandese si sta strutturando una fase difensiva che ha concesso solo sei reti in Premier League. E Jürgen Klopp su questo sta costruendo sia vittorie roboanti come l’ultima 4-0 in casa del Bournemouth o l’1-0 di inizio dicembre con cui ha sbancato il derby del Merseyside contro l’Everton grazie al gol (e alla papera di Pickford) al 96’.

Eroe, tanto per cambiare, nel successo roboante contro il Bournemouth è stato Mohamed Salah che ha realizzato una tripletta, si è portato il pallone a casa, toccando quota 10 reti nella Premier 2018-2019. E considerando le 32 realizzazioni dell’anno passato, in un solo anno e mezzo, l’egiziano è già entrato nella Top10 dei più prolifici marcatori nella storia del Liverpool. E se dovesse continuare la sua marcia letale, già quest’anno potrebbe raggiungere Fernando Torres fermo a 65 reti.

 

E a dimostrazione del bel clima che Klopp e la sua banda sta respirando sotto la Kop, proprio al termine della partita contro la squadra della contea di Dorset, Salah si è distinto per un bellissimo gesto: premiato come Man of the Match ha ceduto il riconoscimento al suo compagno di squadra James Milner che ha toccato quota 500 partite giocate in Premier League.

 

Se ne sono accorti tutti, più o meno, in presa diretta. Tranne uno, l’unico incaricato di decretare il penalty, l’arbitro Kassai. E così il rigore inesistente concesso al Manchester City, in Champions League, contro lo Shakhtar Donetsk ha fatto subito il giro della rete.

Minuto 24 del match del Gruppo F, fra inglesi e ucraini: Sterling si invola verso la porta difesa da Pyatov inseguito da Matviyenko che però non riesce a stargli tanto dietro. L’ex ala del Liverpool poco prima di calciare a rete, inciampa, colpisce una zolla di terreno con lo scarpino e cade a terra da solo, senza che il difensore numero 22, ben distante, lo tocchi. Non è simulazione, attenzione, perché l’attaccante di origini giamaicane si è evidentemente incartato goffamente, ma per l’arbitro Kassai non ci sono dubbi e, come se avesse i paraocchi, si dirige verso il dischetto senza accettare discussioni.

 

Gabriel Jesus ha poi trasformato il rigore, portando il Manchester City sul 2-0. Sterling, solo a fine partita, ha ammesso di non esser stato toccato, che però non lo assolve dalla mancanza di correttezza che di certo non gli fa onore. Così, subito dopo il triplice fischio finale che ha visto la squadra inglese vincere tranquillamente per 6-0, il tabloid The Sun ha pubblicato sul suo profilo Twitter la copertina della prima pagina. Una bella “X” rossa sopra al sei e in cinque accanto per far intendere il numero reale di gol segnati senza quella sceneggiata

 

Sull’episodio è intervenuto a fine partita ovviamente anche Guardiola, ammettendo che anche dalla panchina si erano resi conto che non fosse rigore e invocando nuovamente l’utilizzo del Var anche in Champions:

Ci siamo resi subito conto che non era un rigore. Ho detto molto tempo fa che gli arbitri devono essere aiutati. Vogliono fare una buona prestazione, non vogliono sbagliare, ma oggi il gioco è veloce e i giocatori sono più abili. Col Var sarebbero bastati 10 secondi per capire che non c’era il rigore

Pare che per ricercare quale siano i club più ricchi del mondo bisogna volgere lo sguardo verso la Premier League. Questo dato emerge da una statistica effettuata da Soccerex Football Finance, che ha stilato una classifica che tiene conto di parametri come il valore dei calciatori, gli immobili di proprietà, il conto in banca, il potenziale d’investimento e il debito netto.

Al primo posto di questa curiosa graduatoria troviamo il Manchester City che si aggiudica il titolo di club più ricco del mondo. Ma le squadre inglesi si aggiudicano anche altre posizioni all’interno della top ten con Arsenal, Tottenham, Manchester United e Chelsea, tutti nelle prime dieci posizioni.

Insieme ai club della Premier League troviamo in cima alla classifica anche la Cina con il Guangzhou Evergrande, Il Real Madrid e, a sorpresa, il Psg al terzo posto.

E i club italiani? Un soddisfacente ottavo posto per la Juventus, la più ricca del nostro paese, unica squadra italiana a guadagnarsi la top ten.

Per le altre squadre bisogna scorrere la classifica fino al 26esimo posto dove staziona il Napoli, seguito da Inter (30), Milan (34), Roma (51) e Lazio (62).

Ed ecco la classifica fino alla posizione 25 pubblicata dall’organizzazione britannica Soccerex:

  1. Manchester City (Ing)
  2. Arsenal (Ing)
  3. Paris Saint-Germain (Fra)
  4. Guangzhou Evergrande (Cin)
  5. Tottenham (Ing)
  6. Real Madrid (Spa)
  7. Manchester United (Ing)
  8. Juventus (Ita)
  9. Chelsea (Ing)
  10. Bayern Monaco (Ger)
  11. Zenit San Pietroburgo (Rus)
  12. RB Lipsia (Ger)
  13. Barcellona (Spa)
  14. LA Galaxy (Usa)
  15. Atletico Madrid (Spa)
  16. Liverpool (Ing)
  17. Borussia Dortmund (Ger)
  18. Olympique Lione (Fra)
  19. Monaco (Fra)
  20. Leicester (Ing)
  21. Bayer Leverkusen (Ger)
  22. Shakhtar Donetsk (Ucr)
  23. New York Red Bull (Usa)
  24. Seattle Sounders (Usa)
  25. New York City (Usa).

Doveva essere uno dei suoi momenti più felici e invece il calciatore David Silva sta vivendo un incubo. Da poco tempo è nato il suo bambino, Mateo, ma a causa di un parto prematuro si trova ancora a lottare per sopravvivere.

Il dramma che sta vivendo il calciatore del Manchester City è stato reso pubblico per sua volontà. Attraverso i social ha voluto condividere questo momento con le persone che lo seguono e motivare anche la sua assenza dai campi di calcio.

Come avviene spesso in questi casi si è vociferato a lungo sulla sua lontananza dai campi e Silva ha ritenuto opportuno dare qualche spiegazione, per poi ritirarsi in privato lontano dai riflettori per stare vicino alla sua famiglia e al suo bambino.

Ecco le sue parole pubblicate su Twitter:

Voglio ringraziare tutti voi per l’amore e gli auguri ricevuti in queste settimane, specialmente i miei compagni di squadra, l’allenatore e tutto il club per aver compreso la mia situazione. Voglio condividere con voi la nascita di mio figlio Mateo, che è nato estremamente prematuro e sta lottando giorno per giorno con l’aiuto dei medici

Il comunicato ufficiale è stato pubblicato proprio ieri 3 gennaio e in molti hanno sentito il dovere di fargli sentire il suo affetto e tutta la solidarietà di cui il calciatore adesso ha tanto bisogno per fronteggiare questo difficile momento.

I compagni e l’allenatore sono i primi che hanno fatto sentire il proprio affetto al calciatore spagnolo. Pep Guardiola, ct del City, ha detto in conferenza stampa:

Ho detto a David di rientrare solo quando se lo sentirà e sappiate che non m’importa nulla se senza di lui perderemo punti. David è libero di scegliere se restare con noi o meno, ma sappia che la cosa più importante della vita è la famiglia 

Il calciatore è noto non solo per essere un giocatore di punta del Manchester City ma anche per essere titolare della nazionale spagnola. Nel 2010 insieme alla sua squadra fu uno dei protagonisti della vittoria del Mondiale in Sudafrica, dove per la prima volta la Spagna conquistò il titolo di campione del mondo.

Oggi, però, David Silva deve mettere da parte momentaneamente il pallone per dedicarsi al piccolo Mateo, che seguito costantemente dal personale medico risulta ancora sotto osservazione e necessita di attenzioni continue.