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Dal suo esordio in Formula 1, nel 1996 con la Minardi, Giancarlo Fisichella ha aspettato ben otto stagioni prima di trionfare per la prima volta in un Gran Premio. E come se non bastasse l’attesa e la trepidazione, per il pilota romano nato il 14 gennaio 1973, la premiazione fu rimandata al successivo circuito per un disguido dei commissari Fia.
Sì perché il Gp del Brasile del 2003 che vinse il pilota passato nel frattempo alla Jordan fu semplicemente uno dei più rocamboleschi, assurdi, potenzialmente pericolosi e imprevedibili degli ultimi decenni. Sicuramente del nuovo secolo.

È il 6 aprile 2003, lo scenario è il circuito di Interlagos a San Paolo, terza gara della stagione appena cominciata. “Fisico” nei due precedenti Gp in Australia e Malesia non ha visto la bandiera a scacchi, essendosi ritirato prima della conclusione del tracciato. In Brasile pioveva copiosamente e sull’esito finale peserà la decisione delle scuderie, risalente all’ottobre precedente, di utilizzare un solo tipo di pneumatici da bagnato per evento. Questa scelta, motivata con la necessità di tagliare i costi, spinse Michelin e Bridgestone a fornire alle scuderie gomme intermedie, caratterizzate da una maggiore versatilità, tuttavia, queste coperture si rivelarono inadeguate in caso di forti precipitazioni come quelle avvenute nella gara brasiliana.

Poco prima della partenza sul circuito di Interlagos cominciò a diluviare così la partenza fu rinviata di un quarto d’ora, in modo da attendere la diminuzione dell’intensità e la gara fu fatta partire in regime di safety car. Frentzen, Verstappen, Fisichella, Panis, Pizzonia e Firman approfittarono della situazione per rifornire mentre gli altri proseguirono dietro alla vettura di sicurezza, che si fece da parte dopo otto giri.

Iniziò così lo show che alla fine contò 10 ritiri:  all’ottavo giro, a Nick Heidfeld cedette il motore, mentre otto giri dopo Justin Wilson andò in testacoda e anche lui è costretto al ritiro. Durante il 18º giro sulla vettura di Firman si ruppe senza preavviso la sospensione anteriore destra e la monoposto dell’irlandese, senza più controllo, si schiantò contro quella di Panis ed entrambi i piloti furono costretti al ritiro. Montoya, nel corso del 25º passaggio, uscì di pista alla curva Do Sol, andando a sbattere violentemente contro le barriere. Nello stesso punto uscirono di pista anche Pizzonia, la cui Jaguar colpì la monoposto del colombiano ferma nella via di fuga, e, due giri più tardi, Michael Schumacher.

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Con una continua e incessante presenza della safety car, il Gp stava procedendo a singhiozzo. Al giro 33, anche il pilota inglese Jenson Button della BAR uscì di pista alla curva Do Sol; poco prima, invece, si era ritirato per un testacoda dovuto ad un suo errore anche Jos Verstappen su Minardi, che al momento era ottavo. Il pilota olandese era partito con il serbatoio completamente pieno di benzina e, come ammise anni dopo l’allora proprietario del team faentino Paul Stoddart, se non avesse compiuto errori e fosse arrivato al traguardo avrebbe potuto conquistare il podio o addirittura la vittoria. La Minardi aveva infatti pianificato una strategia di gara che prevedeva un caos totale derivante da un possibile nubifragio.

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La gara ripartì al 34º passaggio, con Coulthard in testa davanti a Barrichello, Ralf Schumacher, Alonso, Räikkönen e Fisichella. Con la pista che si stava asciugando gradualmente il pilota finlandese risultò tra i più rapidi ad adattarsi alle condizioni variabili, portandosi rapidamente in terza posizione alle spalle di Barrichello. Quest’ultimo recuperò terreno su Coulthard, mettendo pressione all’avversario e sopravanzandolo nel corso del 44º passaggio. Una volta in testa alla corsa, Barrichello fece segnare il giro più veloce in gara, staccando nettamente Coulthard, ma tre tornate più tardi il pilota brasiliano fu costretto al ritiro per un problema di pescaggio del carburante.

Coulthard tornò quindi al comando davanti a Räikkönen, Fisichella, Alonso, Frentzen, Villeneuve, Trulli e Webber: lo scozzese rifornì per l’ultima volta cinque giri più tardi, rientrando in pista in terza posizione. Räikkönen, in crisi con le gomme, commise un errore, cedendo la posizione a Fisichella e rientrando ai box a sua volta nel corso del 54º giro. Nel frattempo, però Webber perse il controllo della sua Jaguar nelle ultime, veloci curve che precedono il rettilineo d’arrivo, andando a sbattere violentemente contro le barriere e disseminando il tracciato di detriti. Alonso, arrivato troppo velocemente nella zona dell’incidente, colpì una delle ruote della monoposto dell’australiano, sbattendo a sua volta contro le barriere di protezione. La gravità di questi incidenti, in particolare quello del pilota spagnolo che fu trasportato in ospedale per accertamenti, spinse la direzione gara ad esporre la bandiera rossa interrompendo la gara.

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Al momento dell’interruzione Fisichella, in testa alla corsa, aveva appena completato il 55º giro, iniziando il 56º. Secondo il regolamento la classifica avrebbe dovuto essere stilata in base all’ordine dei piloti due tornate prima della sospensione della gara, quindi al termine del 54º passaggio. Tuttavia, per un errore del sistema di cronometraggio, la direzione gara considerò il Gran Premio concluso prima del transito di Fisichella sotto il traguardo, riportando quindi l’ordine di arrivo al 53º giro, quando Räikkönen era al comando della gara. Il pilota finlandese fu dichiarato vincitore, davanti a Fisichella, Alonso, Coulthard, Frentzen, Villeneuve, Webber e Trulli.

Accortasi dell’errore, la Fia convocò una riunione al termine della quale fu ristabilito il corretto ordine di arrivo e Fisichella fu proclamato vincitore. Il pilota romano, vincitore per la prima volta in carriera, ricevette il primo premio da Räikkönen in occasione del successivo Gran Premio di San Marino. “Fisico” fu il primo italiano a vincere una gara di F1 dopo ben undici anni di digiuno: l’ultimo a riuscirci è stato Riccardo Patrese al Gran Premio del Giappone 1992.

Non si aspettava lacrime e pioggia, Felipe Massa, al suo ultimo Gran Premio di Interlagos, in Brasile. Magari un sorriso e un po’ di sole accogliente in quella che è stata la sua ultima gara dinanzi al suo pubblico, alla sua gente. Il pilota della Williams, ed ex Ferrari, è stato costretto al ritiro durante il 48esimo giro per un testacoda causato dall’aquaplaning che l’ha portato ad andare a sbattere contro le barriere.

Rientrando mestamente a piedi ai box, Massa ha raccolto una bandiera del Brasile piovuta dagli spalti e l’ha srotolata, avvolgendola dietro le spalle e al collo. Commosso, ha salutato i suoi tifosi, prima di ricevere un genuino applauso dai colleghi e dai meccanici delle altre squadre. Emozionante il suo passaggio davanti alla scuderia Ferrari, seguito da sua moglie e da suo figlio Felipinho.

Un video pubblicato da Andréa (@77ariani) in data:

A Interlagos, Massa ha pianto un’altra volta: 2 novembre 2008, quando, per 38 secondi è stato campione del Mondo. In quell’edizione, rocambolesca e drammatica fino all’ultima curva, il brasiliano sulla Ferrari riuscì a giocarsela con il giovane Lewis Hamilton della McLaren che, prima dell’ultimo Gp, aveva sette punti di vantaggio sul ferrarista. Al britannico, per vincere il titolo iridato, bastava solo piazzarsi al quinto posto, un traguardo che si fece complicato agli ultimi giri, causa autentico acquazzone.
Massa, che chiuse primo quel Gran Premio, aspettava le ultime curve per esultare assieme al box, ma 38 secondi dopo, quando i giochi sembravano chiusi, Hamilton riuscì a scavalcare Timo Glock che, montando gomme da asciutto, si fec superare proprio alla fine. Vinse Lewis con 98 punti, mentre Felipe chiuse quell’anno a quota 97.