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Da un lato Messico, Costa Rica, Stati Uniti, Nigeria e Cina. Dall’altro, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Brasile, Arabia Saudita e Sudafrica. No, non sono due gironi di chissà quale para-esotica competizione tra Nazionali di calcio, ma sono le squadre che hanno partecipato alle fasi finali di un Mondiale allenate da due autentici giramondo. Se è vero che il calcio è mediamente conosciuto in ogni latitudine e longitudine di questo planisfero, Bora Milutinovic e Carlos Alberto Parreira l’hanno voluto sperimentare sulla propria pelle: il serbo e il brasiliano sono infatti gli unici due allenatori ad aver guidato cinque Nazionali differenti in altrettanti Mondiali.
Inoltre Parreira, che ha portato i verdeoro sul tetto del mondo nel 1994 vincendo contro l’Italia, riprendendo la guida della Seleçao nel 2006, ha partecipato così sei Mondiali, primato assoluto, mentre Milutinovic detiene il record di primo allenatore ad aver portato quattro squadre diverse dopo il primo turno, prima di fallire con la Cina nel 2002.

Globetrotter pallonari, emissari di tattica ed esperienza in Paesi periferia del calcio, i due allenatori hanno vissuto con la valigia sempre chiusa pronta per essere imbarcata verso chissà quale destinazione. Tra club e rappresentanze nazionali, hanno letteralmente allenato ovunque, in tutti i continenti tranne che in Oceania.

Parreira, più legato al suo Brasile (è stato più volte sulla panchina del Fluminense, ma anche San Paolo, Santos, Corinthians e Internacional) si è spostato nel Nord America per allenare i New York MetroStars, è stato in Africa come ct del Ghana, poi in Asia e in Europa come tecnico, a metà degli anni ’90, del Valencia e del Fenerbaçhe. La prima Nazione che traghetta ai Mondiali è il Kuwait in Spagna ’82: al suo debutto, il Paese asiatico ottiene un pareggio per 1-1 contro la Cecoslovacchia e due sconfitte contro Inghilterra e Francia. Nel ’90, in Italia, ci riprova con un’altra asiatica, gli Emirati Arabi Uniti, ma fa peggio, uscendo sempre al primo turno, ma con tre sconfitte su tre nel proprio girone.
La gloria la ottiene nel 1994, nel Mondiale degli States, alla guida del Brasile, mentre quattro anni dopo è nuovamente su un’altra panchina, ancora attratto dalla sfida di portare una Nazionale che non mastica calcio. Parreira porta l’Arabia Saudita a Francia ’98, ma anche qui non va oltre alla prima fase, ottenendo solo un pareggio per 2-2 contro il Sudafrica, squadra che, dopo il ritorno di fiamma con il Brasile nel 2006, allenerà nel 2010 per il Mondiale giocato in casa. Quella coi Bafana Bafana è l’ultima esperienza come allenatore: Il 25 giugno 2010, ha annunciato, infatti, il suo ritiro.

Milutinovic, invece, jugoslavo di nascita, poi serbo dopo la dissoluzione del Paese e, infine, messicano d’adozione, inizia proprio qui la sua carriera di allenatore nel 1977, nel Pumas Unam (suo ultimo club come calciatore) per poi essere scelto come commissario tecnico del Messico per i prestigiosi Mondiali in casa del 1986, dove arrivano fino ai quarti, sconfitti ai rigori dalla Germania Ovest. Milutinovic dimostra di saperci fare con le sfide ardue e pressoché impossibili: quattro anni dopo ci prova con il Costa Rica, non solo portando la Nazionale costaricana ai Mondiali in Italia del 1990, ma toccando gli ottavi di finale persi contro la Cecoslovacchia.
Il suo stile di gioco e il suo modo di allenare, stuzzicano la federazione degli Stati Uniti che, per il Mondiale del ’94, in casa, scelgono proprio lui: a differenza di Parreira, sempre bloccato al primo turno, Bora porta le sue squadre al di là della prima fase. Negli ottavi, incontra proprio il ct brasiliano, che poi vincerà quell’edizione. Stessa sorte con la Nigeria nel 1998 anche se rimarrà nei ricordi la vittoria per 3-2 contro la Spagna, mentre quattro anni dopo, prova l’avventura cinese, ma sulla panchina asiatica fallisce, per la prima volta, il suo accesso al turno successivo.

Milutinovic, che nella sua carriera, ha anche allenato l’Udinese per poi essere esonerato dopo sei sconfitte in nove partite, sulla sua esperienza cinese, raccontò questo aneddoto:

Prima del Mondiale entrai in una chiesa per parlare con Dio. Mi ha chiesto: cosa vuoi, Bora? E ho risposto: segnare come la Francia! E Dio mantenne la parola. Francia e Cina furono, in questo Mondiale, le uniche due squadre a non segnare gol. Certo che io mi riferivo a realizzare gli stessi gol della Francia nel 1998

L’ex commissario tecnico della Nazionale italiana Antonio Conte, attuale allenatore del Chelsea, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della trasferta di Premier League dei suoi blues sul campo del West Bromwich Albion, del momento nero vissuto dagli Azzurri: 

Mancare i Mondiali dopo sessant’anni è un disastro. Ora la FIGC si prenda tempo per trovare la giusta soluzione. Non è di certo un grande momento per il mio Paese. Mancare i Mondiali dopo sessant’anni è un disastro, tutti sanno benissimo quanto sia importante il calcio in Italia. Ma è successo e di sicuro la Federazione deve trovare la soluzione giusta per migliorare questa situazione“.

E su un suo possibile ritorno alla guida della Nazionale ha aggiunto:

Penso sia molto difficile in questo momento, non è semplice. Ci sono tante voci ma penso che la FIGC debba prendersi il tempo giusto per trovare la giusta soluzione per il calcio italiano. Io in questo momento sono molto concentrato sul Chelsea. Sono qui per creare un progetto a lungo termine, ci sono tante cose da fare”.

Tornando sui problemi del calcio italiano l’ex allenatore della Juventus sottolinea:

“Sarebbe assurdo pensare che solamente con la nomina di un nuovo c.t. si possano risolvere tutti i problemi. Un allenatore va messo nelle migliori condizioni per lavorare. Non basta affidare a una persona l’incarico, un tecnico deve essere aiutato risolvendogli problemi, non ponendo ulteriori ostacoli sulla sua strada. Personalmente, l’esperienza da c.t. mi ha aperto gli orizzonti, ora capisco meglio quali siano le esigenze dei commissari tecnici e per questo ci dialogo volentieri”.  

Il Ct azzurro Giampiero Ventura rimarrà sulla panchina azzurra fino al 2020. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha annunciato oggi il prolungamento del contratto di Ventura, che guiderà quindi la nazionale fino al prossimo Europeo.

“Il rinnovo del contratto fino al 2020” ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio “è un riconoscimento della fiducia del sistema al ct e vogliamo metterlo nella migliore condizione spirituale possibile per affrontare la difficile e determinante partita con la Spagna”.

E ha aggiunto:

“La prossima partita con la Spagna -conclude Tavecchio- è di importanza notevole anche se non la fine del mondo. E’ un incontro importante e sapete tutti quanto vale”.

Romeo Sacchetti sarà il Commissario Tecnico della Nazionale di basket nelle gare di qualificazione al Mondiale 2019. Il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Gianni Petrucci, ha scelto l’attuale tecnico della Vanoli Cremona per guidare gli azzurri verso la rassegna iridata che si disputerà in Cina e che potrebbe portare alla qualificazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

“Sono onorato – ha detto Sacchetti – di tornare a vestire questa Maglia, stavolta come ct. Ringrazio il presidente Petrucci e la Federazione per la fiducia che mi hanno voluto accordare”.

L’esordio di Sacchetti alla guida della Nazionale avverrà il prossimo 23 novembre in Italia contro la Romania, primo impegno del girone D delle qualificazioni alla Fiba World Cup 2019. Nel girone degli azzurri anche la Croazia e una squadra proveniente dai gironi di pre-qualificazione al Mondiale (2/19 agosto 2017).

L’ultima apparizione di Sebastian Giovinco con la maglia della Nazionale risale all’incirca a un anno fa: 13 ottobre 2015, stadio Olimpico di Roma, Antonio Conte concede al giocatore del Toronto una mezz’ora di gioco, subentrando all’infortunato Eder, nel match vinto per 2-1 contro la Norvegia. Il talento salpato in America non ha mai convinto del tutto l’attuale allenatore del Chelsea che l’ha poi escluso dalla formazione che ha partecipato a Euro 2016. Problema evidente di modulo, ci può stare come motivazione. Nel 3-5-2 dogmatico di Conte, Seba non era piazzabile, lui che, il suo meglio lo garantisce come seconda punta pura o appena dietro l’attaccante di riferimento.

Del resto chi meglio di Conte può conoscere la Formica Atomica? Voluto alla Juventus nell’estate del 2012, dopo l’esplosione a Parma, Giovinco è rimasto per molti un bel desiderio inespresso, la bellezza a intermittenza tipica di quei talenti che i tifosi più romantici non riescono a capire e trovare rassegnazione. La Juventus c’ha provato una, due, tre volte: lui nato a Torino, dall’età di nove anni in tutta la trafila bianconera, non poteva essere una meteora da quelle parti.
Una breve comparsa nella Juve vestita da Serie B, un giro a Empoli, poi il ritorno in bianconero, le convincenti stagioni al Parma e il terzo e ultimo ritorno nella sua città e nella sua squadra. Bene nel complesso il primo anno anche se non dimostra lo strappo da campione, poche apparizioni l’anno dopo, quasi nulla nel 2014-2015. A gennaio chiude la valigia e sbarca in Canada, città Toronto. Esplode definitivamente collezionando 69 partite, 45 gol e 28 assist, ultima tripletta nella semifinale contro i New York City di Pirlo nella semifinale playoff della Conference Est di Mls. Nel punto più basso della sua carriera, fatta di panchine e delusione, quando molti vanno negli Stati Uniti per chiudere la carriera, lui l’ha riaperta trovando un ambiente che, mentalmente, lo fa stare bene.

Oltreoceano, nel 2016 (e la stagione non è ancora finita), ha realizzato 21 reti e 16 assist, affermandosi tra i giocatori più determinanti, incisivi e spettacolari. Conte non l’ha convocato per mancanza di affinità col suo modulo, ma forse anche per un pizzico di discredito verso un campionato, quello della Mls, ritenuto non troppo performante. Ora la gestione della Nazionale italiana è stata affidata a Giampiero Ventura e Giovinco non ha ritrovato una maglia azzurra. Problema di modulo, anche qui, un’altra volta con l’ennesimo 3-5-2.
Ma considerando l’infortunio di Berardi, l’esclusione di Pellè e un Balotelli che sta ritrovando se stesso in quel di Nizza, Giovinco ha fatto davvero tanto peggio rispetto gli altri attaccanti convocati per i prossimi impegni azzurri? Se dovessimo valutare l’intero anno solare (seconda parte della stagione 2015-2016 e nella prima parte dell’attuale 2016-2017) in pochi hanno sorriso: c’è sicuramente Lapadula con 20 gol nel 2016 (19 di questi realizzati con il Pescara in Serie B), convocato da Ventura per rimpiazzare l’infortunato Gabbiadini (per lui solo 5 realizzazioni). Positivo il bilancio di Belotti con 19 marcature e di Immobile, rientrato in Italia prima al Torino e ora alla Lazio, con 15 gol. La quarta scelta dell’ex allenatore del Toro è Pavoletti, 12 reti, prima di sprofondare nel quasi nulla con Zaza e le sue tre reti, per finire con Eder, solo due gol con la maglia dell’Inter da quando è arrivato a gennaio.

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Possiamo sospettare, per indole italica, sulla caratura dei difensori avversari, sul tasso tecnico delle squadra, ma resta un dato, restano i numeri che, spesso, sono veritieri, e soprattutto le giocate: calci di punizione, colpi di genio, dribbling e assist. Indipendentemente dagli avversari, Sebastian Giovinco, quest’anno, ha fatto meglio di tutti. Ah, un’ultima cosa: sapete con quale modulo gioca il Toronto? Esatto, proprio il 3-5-2.