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La sua carriera ha rischiato di stroncarsi prima ancora di decollare, a 23 anni, alla sua prima partita da professionista, a causa di un infortunio al tendine rotuleo. «Tu col calcio hai finito», le dissero dopo l’operazione. Pochissime possibilità di giocare ad alti livelli, poi, durante il recupero è rimasta incinta: per molti, il chiaro segnale di una carriera ormai finita.

Ma non per Jessica McDonald, attaccante del North Carolina Courage, alla sua prima esperienza in una Coppa del Mondo. A 31 anni è riuscita a coronare il suo sogno, quello  che si scrive sulla lista dei desideri quando si è bambini e si ambisce a giocare a calcio. E ad assistere i quarti di finale contro la Francia, c’è anche Jeremiah, suo figlio di sette anni, che è arrivato a Parigi giusto in tempo per tifare sua mamma e gli Stati Uniti in un match molto delicato.

 

E’ stata la stessa giocatrice a pubblicare su Twitter l’emozionante momento dell’incontro tra i due: è un cerchio che si chiude dopo otto anni difficili in cui McDonald non ha mai gettato la spugna. All’ottavo mese di gravidanza si stava ancora allenando tenacemente e qualche settimana dopo il parto era in Australia, già in campo, a lottare nuovamente nel calcio professionistico.

Jessica McDonald ha fatto il suo debutto assoluto nel Mondiale contro il Cile nella fase a gironi, da subentrata e per lei una medaglia se l’è già messa al collo: «Un giorno Jeremiah realizzerà tutto questo che sta vivendo, gli spiegherò il percorso che ho fatto nella mia vita e le scelte. Gli dirò che se vuole avere successo nella vita non dovrà seguire una linea retta, ma una strada molto tortuosa».

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Quando decidi di fare di tua spontanea volontà, ma tua moglie te lo impedisce e si fa come dice lei.

È quello che è successo a Peter Crouch, attaccante inglese ex Liverpool a cui è ancora molto legato. Un legame talmente forte che l’attuale punta del Burnley ha voluto rafforzarlo in maniera indelebile dopo la vittoria della sesta Champions dei Reds.

Il 3 giugno Crouch aveva annunciato su Twitter la nascita del suo quarto figlio e quello che sarebbe stato il suo nome: Divock Samrat. Divock proprio per ricordare Origi, autore delle tre reti tra semifinali e finale di Champions League.

A questa decisione presa dal bomber inglese è arrivata la pronta risposta di sua moglie Abbey Clancy, la quale ha letteralmente impedito a suo marito di dare il nome dell’attaccante belga del Liverpool.

L’anno scorso era circolato sui social un meme che prendeva in giro le disabilità di Alex Zanardi, pilota e atleta paralimpico che ha perso le gambe in un incidente, e di Andrea Bocelli, il noto tenore non vedente. Il meme accostava una foto di una ragazza al mare – di quelle che si vedono spesso su Instagram, con le gambe in primo piano e il mare sullo sfondo – alle ipotetiche foto che avrebbero fatto Zanardi e Bocelli alla luce delle loro disabilità. Zanardi, dopo un anno di distanza, ha deciso di prendere in giro gli ideatori di quel meme facendosi una foto e postandola su Twitter, mentre era al mare a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto.

 

Zanardi aveva già detto la sua sull’argomento, all’epoca in cui si erano diffusi questi meme, nel marzo dell’anno scorso. Neanche allora si era dimostrato particolarmente offeso o indignato:

 

In generale, Zanardi è molto apprezzato per come reagì alla sua grave disabilità e per il suo temperamento: tornò a gareggiare in campionati minori di automobilismo poco tempo dopo l’incidente, grazie a delle protesi speciali, e successivamente è diventato anche un campione del paraciclismo, con cui ha vinto 4 ori e 2 argenti olimpici, oltre a svariati mondiali.

Il razzismo causa o effetto? E poi improbabili salvataggi sulla linea, il ritorno del figliol prodigo, simulazioni diventate rigori. C’è come sempre di tutto in serie A, anche nel turno infrasettimanale che ha fatto dannare l’anima a molti fanta-allenatori. Il materiale per la tradizionale partweeta non manca, ecco i dieci post più divertenti della giornata.

Razzismi di governo

Sliding doors


Dazn, c’è posta per te


Ripetiamo insieme


Iceman


Ti fidi di me?


Tempi supplementari


La fila in bagno


Giak, silenzio stampa


L’abbiamo fatto un po’ tutti, Pres

Juventus Atletico Madrid si candida già a partita dell’anno, in attesa che la Champions arrivi in fondo. Le speranze di rimonta, il gufaggio degli anti juventini, l’hattrick di Cristiano Ronaldo, la rivincita di Allegri, la consacrazione di Bernardeschi, la debacle di Simeone. Ci sono tante storie dietro un match di 95 minuti che non è mai solo calcio. Gli editoriali e le pagelle dei quotidiani in edicola sono stati preceduti dai tweet in diretta e dopo la gara. A 30 anni dalla nascita del web, c’è una partweeta che si gioca parallelamente a quella in campo. Ne abbiamo scelti 10.

L’amore prima di tutto.


Scherza coi fanti.

Dal campo.


L’uomo robot.


Fair play.


Ve l’avevo detto.


La partita di Bernardeschi.


Gufaggio rimandato.


L’amuleto.

E allora la serie A?

Può sembrare una battuta, ma di fatto contiene una semplice realtà oggettiva. Il Frosinone torna all’Allianz Stadium per un match sulla carta senza storia. L’anticipo del venerdì contro la Juve, a causa del turno di Champions dei bianconeri, pende tutto dalla parte dei bianconeri (qui le quote Replatz). Eppure i ciociari arrivano a Torino con un’imbattibilità testimoniata dai numeri: sono l’unica squadra di A finora imbattuta nel catino dei campioni d’Italia. L’unico precedente tra le squadre nel nuovo impianto, infatti, risale al 23 settembre 2015. Un gol nel recupero di Blanchard firmò il clamoroso blitz del Frosinone allo Stadium, impattando per 1-1 il vantaggio di Zaza. Una gara che dalle parti dello “Stirpe” non hanno ovviamente dimenticato.

I precedenti social

Lo ricorda, con invidiabile prontezza social, il profilo twitter dei tifosi gialloblu. Con la consueta ironia che li contraddistingue. Non è, infatti, la prima volta che l’account si rende protagonista di una simpatica, ma pungente, punzecchiatura virale. Era già capitato con il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, allorché il patron azzurro aveva dichiarato al New York Times:

Il problema è che i piccoli team hanno gli stessi diritti dei più grandi. Perché il Frosinone dovrebbe avere una stagione in serie A, avere una fetta della pagnotta e quindi venire retrocesso? Se non possono competere, se finiscono per ultimi, dovrebbero pagare una multa. Non dovrebbero ricevere denaro per il proprio fallimento

La risposta, piccata, dei supporter di Ciano e compagni arrivava subito dopo l’eliminazione azzurra dalla Coppa Italia contro il Milan:

La rincorsa salvezza

Schermaglie mediatiche a parte, la squadra di Baroni torna in Piemonte senza aver nulla da perdere. Le tre vittorie ottenute in campionato sono arrivate tutte in trasferta: Spal, Bologna e Sampdoria. Le distanze dalla quartultima si sono accorciate a sole due punti, con i rossoblù emiliani e l’Empoli appaiati a 18 punti. L’approdo a Frosinone dell’ex tecnico del Benevento ha ridato nuovo smalto a una squadra che, con Longo, si stava lentamente spegnendo. La classifica corta alimenta le speranze di salvezza dei ciociari. Contro la Juve cercano punti per la permanenza in A e difendono il primato da imbattuti dello Stadium.

Con Roma-Virtus Entella, in programma lunedì 14 gennaio alle 21 allo Stadio Olimpico di Roma, si chiudono gli ottavi di finale di Coppa Italia. La vincente andrà a giocare i quarti di finale contro la Fiorentina, che domenica ha eliminato il Torino per 2-0 con doppietta di Chiesa nel finale. Per la Roma è l’esordio stagionale in coppa mentre la Virtus Entella, la squadra di Chiavari che gioca in Serie C, è arrivata fin qui dopo aver eliminato nei turni precedenti Siena, Salernitana e il Genoa nel derby ligure.

E’ senza dubbio la partita dell’anno per l’Entella che si ritroverà sotto le luci del maestoso Stadio Olimpico e per tutto il periodo d’avvicinamento, la società ha deciso di sfruttare con grande spirito d’ironia i social con una serie di curiosità che hanno creato tanta simpatia attorno al club e a una sfida che, sulla carta, sembrerebbe proibitiva.

Una serie di sfide a distanza, paragoni “imparagonabili”, un countdown tutto speciale soprattutto su Twitter con delle grafiche e dei numeri che hanno provato a ridurre la distanza storica tra Roma e Chiavari. Così si va dal numero abitanti di Roma e Chiavari (2.873 milioni contro 27.429) all’incredibile differenza tra i gol segnati dalla bandiera Francesco Totti nella Roma e quelli di tutto l’Entella in Serie B (308 contro i 183), passando per il paragone azzardato tra le diverse capienze degli impianti sportivi (72.698 posti dell’Olimpico contro i 5.535 posti dello Stadio Comunale di Chiavari, 13 volte più piccolo) fino alle presenze in Serie A degli attuali giocatori delle due squadre (mismatch eloquente tra 2481 e 89).

Poi, l’ultimo esilarante tweet, postato domenica, su due momenti celebri e folkloristici con una punta di differenza: «A ciascuno i suoi tifosi. Per festeggiare lo scudetto della Roma si spogliò la mitica Ferilli, e chi se la dimentica. L’Entella, invece, in occasione della promozione in serie B, ebbe in regalo un DJ set bollente del suo più affezionato meccanico, un mito anche lui!»

Complimenti ai media manager della Virtus Entella. Loro, almeno sui social, hanno già vinto.

Probabili formazioni di Roma-Virtus Entella

Roma (4-2-3-1) Olsen; Santon, Fazio, Jesus, Kolarov; Cristante, Pellegrini; Under, Pastore, Perotti; Dzeko

Virtus Entella (4-3-1-2) Paroni; Belli, Pellizzer, Baroni, Crialese; Eramo, Paolucci, Nizzetto; Adorjan; Mota, Mancosu

Qui le quote Replatz sulla partita

 

Questa sera torna la Champions League e l’Inter torna protagonista dopo la vittoria mozzafiato contro il Tottenham a san Siro. A Eindhoven i nerazzurri sfideranno i biancorossi olandesi al Philips Stadion per il secondo match del girone B.

La sfida però è iniziata già a colpi di tweet e il protagonista è stato un campione che ha giocato con entrambe le maglie, l’ex Fenomeno brasiliano Ronaldo. La società biancorossa è stata quella che lo ha portato in Europa, prelevandolo dal Cruzeiro all’età di 18 anni.

Un botta e risposta che si è prolungato parecchio e chi si è chiuso proprio grazie all’intervento dell’ex attaccante carioca.

Tutto è cominciato da un cinguettio in inglese da parte del club milanese, taggando Ronaldo e chiedendogli per quale squadra avrebbe tifato stasera.

La risposta degli olandesi è stata repentina con una bella foto di Ronaldo ai tempi e del Psv.

La querelle è continuata con un altro tweet da parte del club nerazzurro, sottolineando il fatto che con la maglia dell’Inter il Fenomeno ha realizzato alcuni dei suoi gol più belli in carriera. Tra cui la rete messa a segno in finale di Coppa Uefa contro la Lazio nel ’98.

Non convinti delle marcature con la maglia dell’Inter, il Psv ha ribattuto twittando un video del Fenomeno in Olanda.

Risposta che non è mancata da parte dei social media dell’Inter, i quali hanno inserito alcune foto di Ronaldo con il Pallone d’Oro vinto nel 1997 e presentato alla folla di san Siro.

In chiusura al battibecco è arrivato poi proprio Ronaldo che con un tweet ha stemperato i toni di entrambi i club, sottolineando il fatto che ha dei bei ricordi con entrambi. Ha, inoltre, augurato anche buona fortuna.

Martedì 10 aprile, la Champions League ha vissuto uno scossone storico e inimmaginabile. Il Barcellona di Leo Messi, vincitore all’andata per 4-1 sulla Roma, ha perso 3-0 all’Olimpico la gara di ritorno. O meglio, i giallorossi hanno ribaltato la sfida dei quarti di finale con una prestazione sublime trascinati da De Rossi, Manolas e Dzeko.
Non è un Mondiale (e ne siamo consapevoli noi che scriviamo approfondimenti e curiosità legati alla Coppa del Mondo), ma l’unicità di questa impresa sportiva ha sì fragore mondiale e soprattutto, leggendo tra le righe, ci consegna una serie di provocazioni in ottica Russia 2018. Due su tutte: Messi ha giocato in modalità Argentina e Gerard Piqué, così sciatto e distratto in marcatura sull’attaccante  bosniaco, che sicurezza può dare alla Spagna?

Ma al di là di tutto, ecco una sfilza di pillole, tweet, pensieri e video di una notte “magggica”:

  • Parliamo, forse, della rimonta italiana “perfetta” quanto meno nel recente passato della Champions League? I due termini di paragone sono: il 3-1 tra Juventus e Real Madrid, semifinale del 2003, che ribaltò il 2-1 spagnolo del Bernabeu; il 3-0 del Milan contro il Manchester United, ancora semifinale, nel 2007, in risposta al 3-2 dei ragazzi di Ferguson all’andata. Perché pensiamo che il 3-0 della Roma sia superiore? Nelle altre due sfide avevamo due squadre quantomeno alla pari in termini di qualità, rosa, giocate individuali.
    Pavel Nedved, inoltre, vinse il Pallone d’oro nel 2003; Kakà, invece, nel 2007. Ci riesce difficile, al momento, poter immaginare un giocatore giallorosso alzare il trofeo al termine di quest’annata.

 

  • Daniele De Rossi e Kostantinos Manolas, autori del 2-0 e del 3-0, hanno trovato la maniera migliore per rifarsi dei rispettivi autogol nella sfida d’andata (che ricordiamo ha visto il Barcellona trionfare 4-1). Altra costante, è Edin Dzeko: l’attaccante bosniaco ha segnato sia all’andata (nella porta giusta) che al ritorno.

  • E lui, autore di una partita impressionate, ci credeva davvero: dopo il suo gol arrivato al sesto del primo tempo, non ha perso tempo per esultare e ha subito preso la palla per riposizionarla a centrocampo.
  • La Roma è più avvezza a raggiungere semifinali e finali di Coppa Italia che di coppe “paneuropee”. Nella stagione 1969-1970 arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe (1-1 e 2-2 contro i polacchi del Górnik Zabrze). L’apoteosi, a suo modo drammatica, fu la Coppa dei Campioni del 1983-1984, persa all’Olimpico ai calci di rigore contro il Liverpool.

    • Al primo anno senza Francesco Totti, la Roma raggiunge un risultato impensabile, al netto di una stagione al di sopra dei migliori auspici che opinionisti avevano dei giallorossi e dell’allenatore Eusebio Di Francesco ai nastri di partenza di questa stagione
  • Daniele De Rossi, diventato capitato ufficialmente dopo l’addio del numero 10, ha collezionato 55 presenze in Champions League. Totti, invece, è a 57, pertanto DDR – salvo infortuni – potrebbe raggiungere proprio il suo ex compagno
  • Al media manager che gestisce il Twitter della Roma, dopo il triplice fischio finale, è gli partita la tastiera:

 

 

    • A Carlo Verdone, attore e noto tifoso romanista, invece, gli stava per partire un’altra cosa:

 

 

    • Il centrocampista belga Radja Naingollan, invece, ha usato Instagram per tenerci informati sullo stato d’euforia dello spogliatoio:

 

 

 

  • Eusebio Di Francesco aveva già battuto Ernesto Valverde 3-0 in un match casalingo. Il 15 settembre 2016, nella fase a gironi dell’Europa League, al Mapei Stadium quando il Sassuolo ha vinto con lo stesso risultato contro l’Atletico Bilbao.
  • Il presidente della Roma, James Pallotta, si è tuffato nella fontana di Piazza del Popolo. Gli arriverà una multa da pagare:

 

    • Ecco le telecronache e radiocronache di tv e radio capitoline (sì, c’è anche Zampa):

 

 

 

    • Sport, il principale quotidiano sportivo di Barcellona, si è presentato in edicola con uno sfondo nero a lutto e il titolo Fracaso sin excusas (Fallimento senza scuse). Va ricordato che lo stesso aveva, invece, titolato Un Bombón, “un cioccolatino”, quando il Barça fu sorteggiato contro la Roma.

 

    • Il web romano ci consegna cimeli preziosi e citazioni notevole, vedi Mario Brega in “Borotalco”:

 

 

 

 

    • Oh, questa è davvero notevole. Fra i moltissimi tweet celebrativi, ce n’è uno che all’apparenza poteva sembrare fake: è quello dell’olandese Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea. Il suo account viene usato solitamente per comunicazioni istituzionali. Ieri però, alla fine della partita, ha twittato una frase in perfetto dialetto romano:

 

 

Frans Timmermans ha detto di essere tifoso della Roma da oltre 40 anni. Lo è diventato fra il 1972 e il 1976, quando ha vissuto nella capitale per via del lavoro di suo padre, che faceva l’archivista per l’ambasciata olandese in Italia

  • Quando capisci di aver scritto un pezzo notevole di Storia:

Partiamo da una sicurezza: se totalizzi 530 presenze con la maglia del club che ha riscritto la storia del calcio moderno, sei destinato a entrare nella storia. Anche se sei il più “umano”, anzi il meno “marziano”. Qualcuno dirà che era l’anello debole del Barcellona dei record, quello plasmato alla perfezione da Pep Guardiola, ma Victor Valdes è semplicemente stato il portiere che ha difeso i pali di una squadra spaziale. Con la fiducia e la responsabilità che una città e una società hanno affidato a lui.

Tre Champions League, la Liga vinta per sei volte, tre volte la Coppa spagnola, sei la Supercoppa spagnola, una Supercoppa europea e poi tre Mondiali per Club. Il tutto con la camiseta azulgrana. E poi un Europeo e un Mondiale con la Nazionale spagnola, seppur come riserva di Iker Casillas.

Ma Victor Valdes c’era. Al posto giusto in un momento storico giustissimo per il suo Barça e per la Spagna calcistica. Valdes, nato nel 1982 a L’Hospitalet de Llobregat, seconda città della Catalogna, è sempre stato “l’altro” nel calcio, in una squadra che, secondo luoghi comuni da bar, era talmente forte che poteva giocare con il portiere volante.
Il portiere si è dimostrato “altro” anche nel momento del ritiro, a 35 anni. Atipico anche in questa circostanza. Agli altri le copertine, i palloni d’oro. Dopo le ultime stagioni tra Manchester United, Standard Liegi e Middlesbrough, l’ex blaugrana è sparito.

Su Twitter ha postato una foto dal sapore di addio: “Grazie di tutto”. L’immagine era quella di una strada deserta, la stessa che vuole raggiungere. E poi? Fuori tutto. Come un colpo di spugna a cancellare il passato. Eliminati tutti i tweet. Eliminate tutte le foto di Instagram. Victor Valdes ha iniziato una nuova vita.

L’aveva preannunciato due anni fa, ammettendo che “quando la luce si spegnerà, sarà difficile trovarmi”. Nella vita piena di successi di Victor Valdes c’è un punto, un momento da “sliding doors” che l’ha riportato coi piedi per terra: marzo 2014, rottura del crociato.

L’infortunio al ginocchio mi ha fatto tornare alla vita reale, è stata una cura d’umiltà. In Germania ho vissuto in hotel e dovevo prendere il tram tutti i giorni per raggiungere la clinica per la riabilitazione. Grazie al comportamento della gente di Amburgo passavo come uno sconosciuto, cosa che non avveniva a Barcellona. Dopo molti anni ho capito cosa voleva dire pagare un caffè e pagarsi un biglietto, cose che non vivi da calciatore. Noi calciatori viviamo una vita irreale

Vita irreale e sovraesposta, così Valdes, anche se manca l’ufficialità, si ritira da tutto, dal calcio, dai social, dall’attenzione morbosa di tifosi o giornalisti. Torna alla vita reale dopo 571 partite da professionista.
Non voleva fare il calciatore, è diventato uno dei migliori portieri del mondo: cresciuto nel cantera del Barcellona, Valdes esordisce nella stagione 2002-03 sotto la guida di van Gaal e conquista una maglia da titolare nella stagione successiva con Frank Rijkaard. Da van Gaal a van Gaal è stato lo stesso allenatore olandese a rivolerlo nel Manchester United nonostante fosse svincolato e con un pesante infortunio alle spalle. Screzi e incomprensioni ruppero ben presto l’idillio e Valdes è andato allo Standard Leigi, in Belgio, dove ha alzato una Coppa nazionale. Eppure il portiere sarà sempre grato a van Gaal:

Mi diede la possibilità di debuttare nel Barcellona, mi riprese quando non avevo una squadra e mi propose di recuperarmi dagli acciacchi al ginocchio. Gli sarò per sempre grato

Uno che, se non poteva dare il suo apporto alle azioni o alle manovre del Barcellona, uno che rischiava seriamente di essere spettatore non pagante per interi match, ma i 10 in campo avevano le spalle coperte. Lo sapevano. Animo catalano, anima del Barcellona e del Camp Nou che non poteva essere profanato. Come quando “invitò” Mourinho, dopo la semifinale di Champions del 2010, aa esultare fuori dal campo, lontano dal sacro campo verde:

Il calcio renderà rispetto a Victor Valdes. E’ solo questione di tempo. Fermatevi a riflettere: secondo voi perché la squadra più forte del nuovo secolo aveva scelto Pinto come secondo portiere? Perché il primo era Victor Valdes.