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Ormai l’esperienza paralimpica di Sochi 2014 è solo un lontano ricordo. In questa XII edizione dei Giochi Paralimpici Invernali 2018 gli italiani si stanno facendo notare da subito e stanno dimostrando tutto il loro valore.

Dopo le due medaglie conquistate da Bertagnolli e la sua guida Casal, bronzo nella discesa libera e argento nel SuperG, arriva un altro splendido risultato nello snowboard. Il protagonista che stavolta sale sul podio è Manuel Pozzerle, medaglia d’argento dopo l’australiano Simon Patmore.

Il campione azzurro, che compete nella categoria con disabilità agli arti superiori, era uno più quotati in questa competizione, dato il titolo di campione mondiale di snowboard cross nel 2015.

Il veronese ha sempre avuto la passione per lo snowboard, ancora prima di avere quel brutto incidente con la moto che gli ha causato l’amputazione della mano sinistra. Con grande forza di volontà ha deciso di continuare a coltivare la sua passione e nel 2013 è entrato nella nazionale, cominciando ad accumulare i suoi primi successi.

Ai Mondiali Paralimpici del 2015 conquista ben due medaglie, uno d’oro nella snowboardcross e una di bronzo nel banked slalom.

Adesso a Pyeongchang arriva anche un altro importante riconoscimento, con questo secondo posto sul podio che aggiunge al Medagliere 2018 un altro trofeo, raggiungendo quota tre (due argenti e un bronzo).

Al momento l’Italia si trova al 14esimo posto. Resta in vetta l’Usa con 10 medaglie, seguita da Francia e Ucraina.

Non servono ricorsi, false partenze o gare ripetute per smorzare l’entusiasmo e la grinta di Michela Moioli. Anche se tutto sembra contro di lei, non è una che si arrende o perde il focus sull’obiettivo, centrando il segno ancora una volta.

Dopo l’oro di Pyeongchang, Michela Moioli è ancora al centro della scena, stavolta come indiscussa regina della Coppa del mondo di snowboardcross.

Una vittoria sofferta che acquista ancora più significato: la gara, infatti, è stata ripetuta per ben tre volte, ma le performances della campionessa olimpica azzurra non hanno cambiato affatto il risultato finale.

È lei che regala il bis della vittoria avvenuta nel 2016 e finalmente può godersi i successi di una stagione esplosiva prima di ripartire più carica che mai verso nuovi e ambiziosi obiettivi.

Ma cos’è successo in quelle concitate ore prima dell’ufficializzazione della vittoria di Michela Moioli?

A Mosca si disputano ben tre finali prima di raggiungere il verdetto definitivo. La prima viene falsata da un guasto ai cancelletti. Persino la nostra azzurra risente dell’inconveniente e come le altre è costretta a ripartire.

La seconda finale è dalla parte di Michela Moioli, che arriva seconda ed esulta, preparandosi al momento della premiazione. Ma un colpo di scena mette in stand-by l’intera gara.

Le francesi, infatti, non sono soddisfatte della prova e presentano ricorso per un ulteriore guasto ai cancelletti che ha inficiato la loro prestazione. La protesta viene accolta e si decide di ripetere nuovamente la finale.

Un vero colpo per Michela che praticamente aveva già vinto, ma riesce a non perdere la concentrazione e con grande determinazione si rimette in gioco. Stavolta arriva terza, ma la coppa del mondo rimane sua di diritto, grazie ai punti acquistati nelle precedenti competizioni.

Che fatica, però, arrivare in vetta per la nostra bergamasca, che così commenta questa odissea prima della vittoria:

Abbiamo fatto praticamente tre partenze in finale: la prima non si è aperto il cancelletto, la seconda siamo riuscite ad arrivare alla fine ma abbiamo dovuto ripeterla e poi è andata benissimo. Sono contenta perché non ho mai mollato e ho raggiunto il mio obiettivo. E’ stato devastante ricevere quasi alle premiazioni la notizia di dover rifare la gara: è stata una stagione durissima e sono stanca. Meglio di così però non poteva andare, dedico la Coppa del mondo al mio staff, perché trionfare al termine di una stagione significa lavorare bene di squadra. E’ più difficile infatti affermarsi in Coppa del mondo rispetto alle Olimpiadi dove è una gara singola. Ora non vedo l’ora di andare a dormire, ma farò sicuramente qualche festa quando tornerò 

Anche se nel prossimo weekend è in programma l’ultima gara di stagione, Michele Moioli matematicamente è già la vincitrice e i complimenti le arrivano da più parti, ma soprattutto da parte di una grande amica, Sofia Goggia, che le è stata accanto anche a Pyeongchang e non può non congratularsi per il nuovo successo della sua compagna di avventura. Così le scrive sui social:

Chi è che oggi porta a casa IL COPPONE con una gara di vantaggio??? @michimoioli !!! Fiera di te!! 

E naturalmente l’intera Italia si unisce ai complimenti della Goggia, orgogliosa della sua neo campionessa.

Mancano solo tre giorni all’apertura dei Giochi paralimpici invernali 2018 che si terranno in Corea del Sud e Pyeongchang è nuovamente pronta ad ospitare la manifestazione sportiva che coinvolge atleti provenienti da diversi paesi nel mondo.

Per l’Italia sono pronti a combattere per la medaglia 26 azzurri, convocati per cercare un riscatto dalle scorse paralimpiadi, dove il nostro paese non ha vinto nulla. Sochi 2014 è stata una delusione e l’obiettivo per l’attuale competizione è quello di arricchire il medagliere con conquiste che portino i colori dell’Italia.

Gli atleti azzurri sono perlopiù giovani e un dato salta subito all’occhio: ci sono solo nomi maschili. Infatti, nessuna donna parteciperà alle Paralimpiadi di Pyeongchang.

Una scelta piuttosto bizzarra e non accettata da tutti di buon grado che deriva da un’accurata valutazione delle qualità tecniche di ogni possibile partecipante.  E se alle Olimpiadi invernali sono state le donne a fare da protagoniste portando ben 3 medaglie d’oro tutte rosa, nell’imminente evento paralimpico saranno gli uomini a dovere portare alto il nome dell’Italia. 

Conosciamo più da vicino i convocati azzurri che dal 9 al 18 marzo gareggeranno a Pyeongchang. Si tratta di 26 atleti, di cui 17 appartenenti alla squadra di para hockey, 4 di snowboard, 4 di sci alpino e solo uno per lo sci nordico. 

Gabriele Araudo, Alessandro Andreoni, Eusebiu Antochi, Bruno Balossetti, Gianluca Cavaliere, Valerio Corvino, Cristoph Depaoli, Sandro Kalegaris, Stephan Kafmann, Nils Larch, Gregory Leperdi, Andrea Macrì, Florian Planker, Roberto Radice, Gianluigi Rosa, Santino Stillitano, Werner Winkler sono i nostri rappresentanti nell’ice hockey.

Tra di loro c’è il nostro portabandiera, Florian Planker, vincitore del bronzo a Salt Lake City 2002, campione europeo nel 2011 e argento nel 2016, alla sua sesta partecipazione olimpica.

Planker ha ancora impresso nella mente quel momento in cui ha ricevuto il tricolore dal Presidente della Repubblica:

Uno dei momenti più emozionanti della mia vita è stato ricevere la bandiera dal presidente Mattarella. Sono fiero della mia carriera e per me è un onore immenso

Per lo snowboard saranno Roberto Cavicchi, Jacopo Luchini, Manuel Pozzerle, Paolo Priolo a innalzare il tricolore, mentre per lo sci alpino ci saranno in gara Davide Bendotti, Renè De Silvestro, Giacomo Bertagnolli/Fabrizio Casal.

Un solo atleta gareggia per lo sci alpino, Cristian Toninelli, al suo esordio ad una competizione olimpica.

Molti di loro sono giovani e alla prima esperienza paralimpica, ma il presidente del comitato paralimpico Luca Pancalli è sicuro che sono i più talentuosi e faranno fare bella figura al nostro paese dimenticando la triste esperienza di Sochi 2014.

Ecco come commenta la loro convocazione:

Per la nazionale italiana la parola d’ordine di questa edizione dei Giochi Paralimpici invernali è ‘riscatto’. Il nostro obiettivo è, infatti, l’inversione di rotta rispetto ai Giochi del 2014 dove non riuscimmo a conquistare nemmeno una medaglia. Si tratta di una squadra con molti giovani e molti talenti, composta da ragazzi che hanno lavorato duramente e che ce la metteranno tutta per onorare il nostro Paese. Grazie al lavoro fatto dalla Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici e dalla Federazione Italiana Sport del Ghiaccio ci presenteremo con un gruppo unito e desideroso di fare il meglio

Le Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, cominciate da qualche giorno, oltre a regalare delle grandi performances sono anche teatro di storie commoventi e piene di significato, dove la vittoria non è data solo dalla medaglia ma anche dalla grinta e dalla forza di volontà con cui si centra un obiettivo.

Tutto è possibile!

Così su Twitter viene raccontata l’incredibile storia di Mark McNorris, atleta di snowboard che a Pyeongchang ha appena vinto la medaglia di bronzo nello slopestyle.

Ma cosa rende la sua presenza sul podio così diversa dalle altre? La cosa sorprendente è che appena un anno fa il giovanissimo campione olimpico era su un letto di ospedale a combattere per la vita dopo un gravissimo incidente.

Durante un allenamento a Whistler, nel marzo del 2017, una fitta nebbia fece perdere il controllo a McNorris che si schiantò rovinosamente contro un albero. Le sue condizioni apparvero subito gravi: frattura della mascella, la rottura del braccio sinistro, della milza, varie fratture al costato, il collassamento del polmone sinistro e la frattura del bacino.

Ma non fu la fine della sua carriera: Mark McNorris è riuscito a rialzarsi e dare un nuovo inizio a quello che non è per lui solo uno sport ma una grande passione.

Il mio primo pensiero è stato che non avrei mai più potuto usare lo snowboard. Adoro questo sport più di ogni altra cosa

Una riabilitazione incredibile e un duro allenamento lo hanno rimesso in piedi contro ogni aspettativa e gli hanno permesso di essere oggi a Pyeongchang a festeggiare il suo bronzo olimpico.

Ma lo snowboarder canadese non è solito arrendersi, lo aveva già dimostrato in più di un’occasione. Prima della sua partecipazione a Sochi 2014 ha dovuto fare i conti con la rottura di una costola. Mancavano appena dieci giorni all’inizio dell’evento ma McNorris, nonostante il dolore e le evidenti difficoltà, ancora una volta ha dimostrato che tutto è possibile. Non solo è salito sullo snowboard ma ha anche vinto la medaglia di bronzo.

Due anni dopo fu la volta del femore e, anche se in quel caso la riabilitazione fu più lunga, niente gli impedì di tornare in pista la stagione successiva per dimostrare di essere il campione di sempre.

Che dire? Risorgere dalla ceneri è davvero il suo forte e per il suo paese e anche per tutti gli altri è una sorta di modello da seguire per non mollare mai. Possiamo chiamarlo Unbroken o supereroe, ma in fin dei conti è un uomo anche lui che, nonostante le difficoltà, non si piega agli eventi ma li combatte per inseguire un obiettivo.

Compierà 18 anni il prossimo 29 giugno, nemmeno un filo di barba, ma qualche brufoletto. Eppure il 17enne Redmond Gerard ha segnato il suo nome nella storia sportiva e olimpionica degli Stati Uniti d’America e dello sport in generale. Gerard, infatti, con il primo posto conquistato domenica 11 febbraio nello slopestyle di snowboard non solo ha regalato la prima medaglia d’oro agli Usa, ma è il primo atleta del nuovo millennio a vincere in un’Olimpiade, in questo caso nei Giochi invernali di PyeongChang 2018.

Il ragazzo prodigio che viene da Westlake, in Ohio, ha chiuso in testa dopo una strepitosa terza prova, scavalcando il duo canadese Maxence Parrot,  argento per lui, e Mark McMorris (che ha alle spalle una storia incredibile), bronzo nonostante esser stato in testa nei primi due run.

Gerard ha piazzato il punteggio decisivo di 87.16 nella terza e conclusiva frazione, dopo due turni nei quali ha commesso svariati errori e che lo hanno costretto a classificarsi come decimo nell’ultimo turno decisivo.
Lo slopestyle è una delle discipline sia dello sci che dello snowboard ed è sport olimpico dai Giochi invernali di Sochi, nel 2014. Lungo una pista in discesa, gli atleti devono realizzare salti e acrobazie, usufruendo di rampe, ringhiere e altri ostacoli. Gerard è, così, il secondo americano a vincere la medaglia d’oro nella disciplina dello slopestyle in un’Olimpiade: al debutto dell’evento di quattro anni fa, a trionfare fu Sage Kotsenburg, ora ritiratosi.

Un ragazzotto guascone fuori dalle righe. E a dimostrarlo è la notte passata in bianco guardando Netflix (le puntate della serie Brooklyn Nine-Nine) alla vigilia della gara più importante della sua vita. Ovviamente la sveglia al mattino, regolata alle 6.30, non l’ha minimamente sentita ed è stato solo grazie al suo compagno di squadra, Kyle Mack, che è riuscito a svegliarsi, dopo essere stato letteralmente buttato giù dal letto. Tra l’altro senza ricordarsi dove aveva lasciato la giacca con cui avrebbe dovuto gareggiare. Giacca che ha poi preso in prestito dall’amico.

Redmond è salito su uno snowboard all’età di due anni e non è più sceso: alcuni anni fa, la sua famiglia ha deciso di costruirgli un terrain park (una riproduzione di una pista dove poter fare snowboard) nel cortile della loro abitazione in Colorado. In breve tempo è diventato talmente popolare che i residenti della zona lo usano per allenarsi ed è nato un profilo Instagram, “Red’s Backyard”, che ha più di 5.600 followers.