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La Copa Libertadores 2019 va incredibilmente al Flamengo, nel nome di Gabigol. L’attaccante brasiliano, in prestito al club carioca ma di proprietà dell’Inter, decide infatti la finale di Lima che termina 2-1 per il Mengão. Sconfitto il River Plate, che aveva condotto la partita per oltre un’ora: al vantaggio firmato al 14′ da Rafael Borre risponde infatti Gabigol con un’incredibile doppietta all’89’ e al 92′, prima di essere espulso al 95′.

L’Estadio Monumental di Lima suggella la stagione magica del Flamengo e del suo nuovo eroe, quel Gabriel Barbosa che da oggetto misterioso e poi equivoco di mercato dell’Inter si è tramutato nell’uomo dell’anno. Gabigol arriva infatti incredibilmente a quota 40 gol segnati in stagione decidendo la finale della Copa Libertadores, con il River Plate che era già pronto a sollevare il trofeo per la quinta volta nella sua storia e per la seconda stagione di fila. E chissà dove si trovava il ritrovato campione del calcio verdeoro in quel lontano 1999, vent’anni fa, quando ancora doveva compiere tre anni e il Manchester United di Ferguson riuscì in un’impresa simile al Camp Nou, ribaltando a tempo scaduto la finale di Champions League contro il Bayern Monaco.

Ma la copertina di questa Libertadores si arricchisce di un altro protagonista perché vincere la Copa Libertadores, una delle competizioni più importanti del mondo, non è un’impresa semplice. Diventare campioni del Sudamerica e conquistare anche la Champions League è un privilegio riservato a pochi eletti nella storia del calcio.

Rafinha, al secolo Márcio Rafael Ferreira de Souza, una vita in Germania tra Schalke 04 e Bayern Monaco, con una parentesi in Italia, nel Genoa, è salito sul tetto d’Europa nel 2013 vestendo la maglia dei bavaresi e grazie allo scettro conquistato con il Flamengo  si aggiunge a un elenco ristretto, formato ora da soli undici calciatori. Ecco chi sono:

Marcos Cafù – L’ex terzino di Roma e Milan ha vinto la Copa Libertadores nel 1992 e nel 1993 con il San Paolo e la Champions nel 2007 con la maglia del Milan.

Juan Pablo Sorin – Il suo è un record unico: nel 1996 vince la Champions con la Juventus (seppur da comprimario) e la Libertadores con il River.

Nelson Dida – L’ex portiere del Milan, campione d’Europa nel 2003 e nel 2007, aveva conquistato la Libertadores nel 1997 con il Cruzeiro.

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Roque Juniior – Un altro a vincere la Coppa dalle grandi orecchie in rossonero (2003). Prima, nel 1999, aveva trionfato in Sudamerica con il Palmeiras.

Santiago Solari – Nel 1996 si impone con il River, poi vince da protagonista con il Real Madrid nel 2002.

Walter Samuel – The Wall, in Italia con Inter e Roma, vince la Champions nel 2010 con i nerazzurri, a dieci anni di distanza dalla Libertadores con il Boca.

Carlos Tevez – A proposito di Boca, l’Apache è protagonista nella finale del 2003. Poi trascina il Manchester United nel 2008, con Cristiano Ronaldo.

Danilo – Il terzino della Juventus, come Dida, ha in bacheca due Champions (2016 e 2017, vinte col Real Madrid di Zidane) e una Libertadores (Santos, 2011).

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Neymar – Nel Santos campione nel 2011 sbocciava anche il talento dell’attuale attaccante del PSG, capace poi di vincere in Europa, nel 2015, con la maglia del Barcellona.

Ronaldinho – È l’unico ad essere stato prima profeta all’estero e poi in patria. Dominatore nella Champions 2006, vince la Libertadores nel 2013 con l’Atletico Mineiro.

Sono trascorsi oltre 70 anni da quel lontano 4 maggio 1949 che ha cambiato la storia del calcio italiano e ha stravolto la città di Torino e la squadra granata.

Ma nessuno vuole dimenticare la strage di Superga e cosa rappresenta per tutti gli appassionati del pallone.

Oltre alle persone ci sono società che non dimenticano, come il River Plate. Sin dal 1949 i Millionarios e i granata hanno sugellato un legame fortissimo, iniziato proprio subito dopo l’incidente aereo in cui morirono tutti i calciatori della società torinese.

Per la prossima stagione il club campione della Libertadores ha voluto omaggiare questa lunga amicizia con una nuova maglia dal colore granata, con l’hashtag Eterna Amistad #EternaAmicizia e con un piccolo toro sui numeri.


L’amicizia tra la società sudamericana e il Toro è nata il 26 maggio 1949 quando, l’allora River del presidente Antonio Liberti decise di volare in Italia per giocare una partita commemorativa per quei campioni morti nell’incidente aereo.

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Il biglietto di quell’amichevole

Al campo Comunale fu disputato un match tra River Plate e Torino Simbolo (una squadra mista) con l’incasso interamente devoluto in beneficenza per le famiglie dei calciatori scomparsi.
Da allora si sono disputati altri due match, nel 1951 e nel 1952, mentre il legame di “eterna amicizia” è rimasto indissolubile fino a oggi.

In passato anche il Torino ha omaggiato la squadra argentina: nella stagione 2016/17 la maglia ospite era un chiaro riferimento alla classica divisa del River.

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L’omaggio del Toro nella stagione 2016/17

Oltre agli argentini, c’è anche un’altra squadra sudamericana che recentemente ha dedicato una maglietta da gioco al Torino: la Chapecoense. La società brasiliana, anch’essa vittima di un’incidente aereo, per ringraziare i granata della vicinanza dimostrata, ha dedicato la maglia del portiere al Torino.

 

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O evento de lançamento dos novos mantos e da inauguração da Chape Oficial foi um sucesso! 🏹⚽💚 #VamosChape #NovoManto

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Un attaccante giramondo che a 42 anni non ha intenzione di fermarsi e ha firmato l’ennesimo contratto da professionista.

Se lo chiamano El Loco un motivo ci sarà, o forse due: in primis perché spesso ha avuto atteggiamenti sopra le righe in campo ma anche per il suo continuo cambiar squadra.

È l’uruguaiano Sebastián Abreu, il quale ha detto sì alla 28esima squadra di calcio. Sì ben 28 club differenti in oltre 24 anni di carriera che gli hanno permesso di entrare addirittura nel libro dei Guinnes World Record già dal 2016, come calciatore ad aver indossato il maggior numero di maglie nella carriera professionistica.

La sua nuova avventura sarà nel Rio Branco, squadra che milita in quarta divisione brasiliana. Proprio in Brasile è già stato protagonista in passato con Gremio (nel 1998), Botafogo e Figueirense (tra il 2010 e il 2012) prima del passaggio al Bangu nel 2017.

La sua lunga carriera è stata ricca di gol e di apparizioni soprattutto in Sudamerica: in Argentina ha giocato con il River Plate, il Rosario Central e il San Lorenzo, oltre alle tante avventure in Uruguay, Paraguay, Messico, Cile, El Salvador ed Ecuador.
Nel gennaio del 1998 si trasferisce in Europa, agli spagnoli del Deportivo La Coruña. L’esperienza non è entusiasmante ed è per questo che poi è iniziato il suo girovagare, affascinato dall’idea di immedesimarsi in nuovi campionati e in diversi Paesi.

Nel 2008 ritorna in Europa, trasferendosi in Israele a Gerusalemme nel Beitar, prima di altre due esperienze nel vecchio continente: ancora in Liga nella Real Sociedad e ai greci dell’Aris Salonicco.

La sua bacheca è ricca di titoli: 5 campionati uruguaiani, 2 argentini, 1 campionato salvadoregno e 1 campionato carioca, oltre a tantissime classifiche di capocannoniere.

Con la Celeste ha giocato ben 70 partite, realizzando 26 reti, tra cui due nella vittoriosa Coppa America del 2011.

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El Loco Abreu durante la trinofante Coppa America 2011

Una sfilza lunghissima di club che forse lo stesso Abreu ha dimenticato. Una cosa è certa: non ha intenzione di fermarsi e il suo obiettivo è quello di dare il massimo per la sua nuova squadra e puntare alla promozione. Chissà poi cosa gli riserverà il futuro.

Con la vittoria del River Plate nel superclasico di Coppa Libertadores contro il Boca Juniors, il quadro delle partecipanti al Fifa Mondiale per Club è al completo.

Il torneo internazionale, a cui partecipano tutte le squadre vincitrici delle varie competizioni continentali, inizia oggi negli Emirati Arabi Uniti con il match di playoff tra l’Al-Ain (squadra che ospita il torneo) e il Team Wellington (squadra vincitrice della Champions League oceanica).

Fischio d’inizio alle 16.30 italiane allo stadio Hazza Bin Zayed di Al-Ain. La vincente affronterà nei quarti di finale l’Espérance Sportive de Tunis, trionfatrice nella Champions League africana organizzata dalla Caf.

Il tabellone è già al completo con due semifinaliste già decretate. Il Real Madrid, padrona della Uefa Champions League 2017, attende una tra i giapponesi dei Kashima Antlers (campioni d’Asia) e i messicani del Guadalajara (campioni del centronord America); mentre i Millionarios, freschi vincitori della Libertadores, dovranno attendere qualche risultato in più.

Per la squadra allenata da Santiago Solari non è certo la miglior stagione e la vittoria del Mondiale per club può essere un’ottima conclusione della stagione scorsa e un buon inizio di ripresa per quest’anno un po’ altalenante.

Da sempre le squadre europee partono con un vantaggio tecnico e tattico abbastanza incolmabile, solamente in pochi casi sono state le squadre sudamericane a portarsi il Mondiale per Club o l’ex Coppa Intercontinentale.

Il River Plate proverà a rompere l’incantesimo dei Blancos, che sono riusciti a vincere 3 edizioni negli ultimi 4 anni. L’anno scorso i brasiliani del Gremio non ce l’hanno fatta a battere gli spagnoli, vittoriosi per 1-0 con il solito gol di CR7.

La Banda argentina torna a giocare il Mondiale dopo il 2015, quando è stata sconfitta dal Barcellona di Messi per 3-0.

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Luis Suarez in azione nella finale del Mondiale per Club 2015 contro il River

La Spagna è la nazione con più vittorie (ben 6) in bacheca, seguita dal Brasile con quattro (due Corinthians, una l’Internacional di Porto Alegre e una il San Paolo) e dall’Italia con due (una il Milan nel 2007 e una l’Inter nel 2010).

Il Real Madrid debutterà mercoledì 19 dicembre, Cristiano Ronaldo non ci sarà, presente invece il fresco Pallone d’oro Luka Modric.

Si è chiuso un libro, un ultimo capitolo nettamente diverso per le due squadre di Buenos Aires che, per  anni, hanno sognato una notte speciale come quella vissuta al Bernabeu.

A festeggiare la vittoria della Coppa Libertadores è il River Plate, per quello che è stato il Superclasico più combattuto e più discusso della storia del calcio argentino. Con dolore e tanti rimpianti, torna a casa il Boca Juniors.

Non sono bastati i 180 minuti regolamentari a decretare la squadra vincitrice. Si è arrivato ai tempi supplementari della gara di ritorno, decisa da due colombiani: per il Boca l’espulsione sciocca di Barrios e per il River la magica rete dell’es pescarese, Quintero.

Alla rete di Benedetto al 44esimo del primo tempo, ha risposto Lucas Pratto uno dei tanti ex della Serie A presenti (breve passato al Genoa).

L’ingresso di quello che poi sarà premiato come l’uomo partita della finale ha cambiato l’inerzia del match. Juan Ferdinando Quintero è stato l’assoluto protagonista del Superclasico di Libertadores. Il suo tiro infilatosi sotto l’incrocio alle spalle del portiere Xeneizes, Esteban Andrada, ha spianato la strada verso la quarta Copa per i Millionarios.

Classe 1993, quello che per tutti i tifosi del River sarà l’uomo da adorare, il colombiano Quintero ha trascorso tre anni in Europa tra Italia e Portogallo.

Il Pescara del patron Daniele Sebastiani preleva il diciannovenne Quinterito dall’Atletico Nacional de Medellin, città in cui il centrocampista è nato, nell’estate 2012, quella del ritorno in Serie A. Con gli abruzzesi debutta sin da subito e si dimostra all’altezza del campionato italiano. Nonostante le prestazioni della squadra biancazzurra non siano positive, il colombiano è uno dei pochi a farsi notare, tanto da attirare l’attenzione di importanti club.

La prima rete europea la segna il 23 settembre 2012 direttamente da punizione, nel match finito 1-1 contro il Bologna. I pescaresi retrocedano con diverse giornate d’anticipo e i lusitani del Porto fiutano l’affare acquistandolo per 5 milioni di euro più altri cinque di bonus.

Tra Porto e qualche altra squadra europea in prestito, ritorna in Sudamerica: al River in Argentina. I primi mesi non sono stati facili a causa di un fisico non proprio in forma. Tuttavia come spesso accade il finale è ben diverso e ora Quintero è l’eroe della Banda.

Se Quintero ha chiuso il match, un altro ex è stato colui che lo ha agguantato dopo il vantaggio del Boca. Lucas Pratto El Camello, anch’egli un breve passaggio in Europa e in Serie A. È il Genoa di Preziosi a farlo esordire in Italia. Tre reti con il grifone, due in Coppa Italia e uno in campionato, decisiva per la vittoria casalinga contro il Bologna.
Pratto è cresciuto nel Boca che però non ha creduto in lui. I Millionarios lo acquistano nel gennaio scorso per 11,5 milioni di euro dal San Paolo, diventando il calciatore più pagato della storia del River. Col senno di poi un ottimo acquisto.

Che non sarebbe stata una partita come le altre era più che immaginabile, peccato però che la partita nemmeno si sia giocata.

In un Superclasico di Libertadores tra River Plate – Boca Juniors a vincere è stata solo la violenza. Un vero spot dell’antisportività che purtroppo ha rovinato quello che poteva essere un grande spettacolo e una grande vetrina calcistica.

Il match si avrebbe dovuto giocare alle 21 ma a causa dei gravissimi episodi accaduti è stato prima più volte posticipato di qualche ora, fino al definitivo slittamento a oggi (forse).

Tafferugli, spintoni ma soprattutto un attacco violento da parte dei tifosi Millionarios al pullman del Boca che trasportava i calciatori al Monumental. È stato lanciato di tutto, soprattutto pietre che hanno sfondato i vetri del bus gialloblu. Sono stati feriti cinque giocatori Xeneizes in maniera grave, mentre altri sono rimasti intossicati dallo spray al peperoncino che la polizia ha spruzzato per sedare gli animi della violenta tifoseria.

Le brutte immagini hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti, video e foto vergognosi per quella che invece poteva essere una gran bella cornice di sport e di gioia.

C’è stata gente che ha rovinato tutto, gente che è disposta a tutto pur di dire la sua in malo modo. Come una mamma che fregandosene dei rischi per la figlia, avvolge la piccola con dei bengala sotto la maglia, quasi come se fosse una kamikaze. Oltre a tantissima gente che ha provato ad entrare nello stadio senza biglietto assalendo la polizia ai cancelli.

Ciò che è successo ha sdegnato il mondo del calcio oltre agli sportivi che hanno anche vissuto in passato le emozioni che solo un Clasico può offrire.

Alcuni ex calciatori come l’attaccante della Fiorentina e del River, Gabriel Omar Batistuta, e il centrocampista Juan Pablo Sorin si sono decisamente esposti in maniera marcata per i gravi episodi accaduti

Un tifoso del River ha volute cercare di calmare gli animi discostandosi da quella cerchia di gente che non reputano tifosi.

 

L’obiettivo è quello di giocare questa sera, ma ci potrebbero essere ancora altri ribaltamenti. Intanto la società del Boca pare abbia fatto richiesta di vittoria a tavolino.

Quando Leandro Paredes è stato espulso nel match del campionato russo tra Zenit e Akhmat c’è chi aveva ipotizzato che il centrocampista si fosse fatto espellere volontariamente per saltare la partita contro il Cska Mosca e volare a Buenos Aires per gustarsi il Superclasico alla Bombonera tra Boca – River.

Beh è andata così!

L’ex calciatore della Roma ha postato un suo selfie allo stadio del Boca Juniors tra i tifosi in tribuna. Il numero 5 dello Zenit, però, aveva già anticipato la sua presenza allo stadio a una trasmissione tv argentina, affermando che il tutto era stato concordato con la società russa e che non vi fossero alcun problema. I tifosi però non l’hanno preso proprio bene, a maggior ragione perché lo Zenit ha perso 2-0 in trasferta a Mosca.

Paredes è cresciuto nelle giovanili degli Xeneizes e da sempre è innamorato dei colori del Boca Juniors e della propria tifoseria. L’argentino è comunque rimasto in patria dato che da lì a poco ha ricevuto la chiamata dal commissario tecnico della Selección, Lionel Scaloni, in vista della doppia amicheveole contro il Messico del 17 e del 20 novembre.

La gara di ritorno della Coppa Libertadores è in programma sabato 24 novembre al Monumental e, complice anche il divieto di trasferta ai tifosi gialloblu, Paredes credo se la gusterà sul divano di casa.

Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato. La vigilia tormentata dai fulmini, dall’acquazzone, dal rinvio del match di 24 ore, dalle carovane dei tifosi per le strade di Buenos Aires. E infine, la bolgia all’interno della Bombonera: il primo capito Superclasico del secolo tra Boca Junior e River Plate, andata della finale della Libertadores, non ha tradito le aspettative e, al termine di 95 minuti intensi, ha regalato un pirotecnico 2-2 che rimanda ogni discorso al ritorno, in programma al Monumental tra due settimane.

L’assenza di tifosi ospiti per ragioni di sicurezza è servita a evitare i temuti incidenti, in campo invece è stata un’autentica battaglia a ritmi vertiginosi. Due volte in vantaggio, due volte il Boca si è visto recuperare: Pratto e un’autorete di Izquierdoz hanno rimediato alle reti di Abila e Benedetto, dando al River un pareggio, meritato, che accende ancora di più il ritorno.

 

E lo show nello show, è Carlos Tevez, subentrato negli ultimi 20 minuti, che a fine partita arringa i suoi compagni: è l’immagine simbolo della carica di tutto questo Superclasico. Dopo il fischio finale, l’Apache ha urlato verso la squadra abbattuta per il pareggio. Rabbia e grinta: la battaglia del ritorno è già iniziata.

Possiamo dire che tutto il mondo calcistico, alle 21 di sabato 10 novembre, sarà con gli occhi puntati in Argentina? Sì, diciamolo pure: A Buenos Aires è un evento storico,  e per certi versi, tra i tifosi locali segnerà per sempre l’esistenzaBoca Juniors e River Plate, squadre della stessa città e tra le più blasonate in Sud America, si affrontano per la prima volta in una finale di Copa Libertadores, la Champions League sudamericana.  
Nello stadio della Bombonera di Buenos Aires, si gioca la finale di andata (in Italia trasmessa da Dazn), mentre fra due settimane allo stadio Monumental, quello del River, è in programma il ritorno, che deciderà il campione del continente sudamericano. Storia nella storia, si tratta dell’ultima edizione della Copa Libertadores in cui la finale è spezzata nell’arco di 180 minuti: dall’anno prossimo, infatti, si giocherà in gara secca. 

La tensione è altissima e, per questioni di ordine pubblico, alle tifoserie ospiti non sarà concesso assistere alla finale. Una perdita, senz’altro, dal punto di vista del folklore e dell’entusiasmo per una rivalità che va oltre il secolo di vita: Boca Juniors e River Plate sono nate nello stesso quartiere di Buenos Aires, la Boca, e pur essendo state fondate nella zona portuale da comunità di immigrati genovesi, lungo la loro esistenza, le due società si sono differenziate. Il Boca, fondato 117 anni fa da cinque amici genovesi (da qui il soprannome della squadra, gli “Xeneizes”) rimase il club delle classi più povere. Il River, invece, dopo aver perso lo spareggio per restare nel quartiere, si trasferì nella parte settentrionale della città, una zona ricca e divenne così la squadra delle classi agiate della capitale: deve il suo soprannome, i “Millonarios”, alla sua forza economica.
Per distendere il clima, saggiamente l’Afa, la Federazione argentina, ha realizzato un video dal forte impatto emotivo che ripercorre episodi e personaggi argentini marcando il carattere “inspiegabile” della Nazione. E’, dopo tutto, una finale tutta argentina e andrà come deve andare, a risplendere sarà tutto il calcio del Paese. Il video è davvero emozionante e fa venire i brividi:

La finale di Coppa Libertadores si avvicina sempre di più e il clima a Buenos Aires si fa sempre più rovente. Boca Juniors e River Plate si stanno preparando al meglio per la sfida di sabato 10 novembre alle ore 21 italiane.

A fare notizia però non è stato solamente il divieto alle trasferte per le due tifoserie, ma anche il discusso episodio in cui è stato protagonista l’ex centrocampista della Roma, Leandro Paredes.

Il calciatore argentino, ora in forza allo Zenit San Pietroburgo, pare si sia fatto espellere appositamente durante l’ultima partita di campionato russo contro l’Akhmat per volare a Buenos Aires e gustarsi la gara d’andata della finale di Libertadores alla Bombonera.

Le accuse sono state mosse dai tifosi dello Zenit i quali hanno palesemente insultato Paredes sul suo profilo Instagram. L’ex giocatore anche dell’Empoli qualche giorno fa ha pubblicato un post in cui palesava il suo amore per gli Xeneizes, squadra in cui è cresciuto prima dell’approdo in Europa, invitandoli a un tifo pacifico.

Da sempre, infatti, il tifo in un Superclasico è accesissimo. Durante i prepartita spesso ci sono tafferugli, anche con gravi incidenti. Leandro Paredes, in una foto con il suo attuale compagno di squadra Sebastian Driussi, ex River Plate.

 

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Somos rivales no enemigos , disfrutemos de esta histórica final sin violencia ⚽️?￰゚メロ @sebadriussi.11

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Ovviamente non si saprà mai la verità resta il fatto che Leandro Paredes prima di prendere un aereo direzione Argentina deve pensarci su due volte.