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L’annuncio ufficiale non è ancora stato dato, ma è Alvaro Morata attraverso un post su Instagram a dare l’addio al compagno di squadra Cesc Fabregas, che saluta la Premier League e il Chelsea per accasarsi al Monaco.

 

All’età di 31 anni, dunque, una nuova avventura per il centrocampista spagnolo che lascia il campionato inglese dopo 4 anni e mezzo per volare in Ligue 1 nella squadra guidata da Thierry Henry che lotta per la salvezza.

L’ultima partita con la maglia dei Blues è stata giocata ieri sera in FA Cup contro il Nottingham Forest vinta per 2-0 allo Stamford Bridge, grazie alla doppietta di Morata. In realtà anche Fabregas ha avuto un occasione per segnare, ma è stato ipnotizzato dal dischetto dal portiere Steele al trentesimo del primo tempo.

Quest’ultima stagione è stata quella dell’anonimato dato lo scarso utilizzo da parte dell’allenatore Maurizio Sarri. Ma forse è da molti anni che si è perso il vero Fabregas che ha estasiato tutti con la maglia dell’Arsenal e con la nazionale spagnola.

Proprio grazie alle grandi stagioni con la maglia numero 4 dei Gunners l’ex capitano si fa notare al grande calcio come uno dei centrocampisti più di prospettiva, dotato di tantissima qualità e quantità. Imprescindibile per il gioco di Arsene Wenger e dei commissari tecnici Luis Aragonés e Vicente Del Bosque.

Con l’Arsenal gioca 391 partite realizzando 59 reti e 92 assist vincendo una Fa Cup nel 2004/05 e una Community Shield nel 2004.

Il ritorno al Barcellona è stato quello da favola dato che lui è cresciuto nella cantera blaugrana e che ha lasciato quando aveva sedici anni. Il club spagnolo lo acquista alla cifra di 40 milioni di euro e fissando una clausola di 200. Con il Barcellona vince quasi tutto anche se l’amore non sboccerà mai con la società e con i tifosi. Nonostante i blaugrana siano la squadra più forte in circolazione, Cesc Fabregas decide di lasciare nuovamente la Spagna per accettare la proposta del Chelsea del presidente Abramovich.

I Bleus lo comprano alla cifra di 33 milioni di euro e alla prima stagione risponde come uomo assist. Ben 25 passaggi vincenti e 5 reti e vittoria della Premier League nel 2014/15. Nelle ultime stagioni il suo rendimento è calato e non ha più quella freschezza atletica di un tempo nonostante abbia ancora 31 anni.

Ora sarà il francese Henry a cercare di recuperarlo del tutto così che possa dare un contributo importante al Monaco in ottica salvezza.

A due anni e mezzo di distanza dal referendum, la Brexit entra nel vivo. Le trattative per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea hanno portato a una bozza di accordo approvata dal governo di Theresa May. Il documento ora dovrà essere discusso dal Parlamento britannico prima di approdare a Bruxelles. Protestano gli unionisti nordirlandesi per un testo che prevede un regime speciale per l’Irlanda del Nord, maggiormente legata al mercato europeo di quanto non sia il resto della Gran Bretagna. Non a caso questa mattina sono arrivate le dimissioni del ministro britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara e il ministro britannico per la Brexit, Dominic Raab.


Ma il voto del 23 giugno 2016 produrrà i suoi effetti anche sul calcio. La Federcalcio inglese, infatti, è al lavoro con l’obiettivo di aumentare in Premier League il numero di giocatori cresciuti nei vivai. Allo stato attuale, i club possono avere in rosa 17 giocatori stranieri su 25. Per i cosiddetti giocatori “homegrown”, c’è una disciplina diversa: sono quelli nati all’estero, ma che hanno trascorso almeno tre anni in un’accademia inglese o gallese tra i 16 o 21 anni. Dopo la Brexit bisognerà aspettare che raggiungano la maggiore età per poter firmare il contratto. I calciatori extracomunitari devono, invece, rispettare una serie di parametri (convocazioni nella propria Nazionale, tasse, salario) per poter essere tesserati.

Con le nuove regole il Man City sarebbe fuori legge

La proposta federale è quello di ridurre il numero a 12 calciatori stranieri, meno della metà. Il punto è che dopo la Brexit tutti i giocatori extra Gran Bretagna saranno considerati stranieri ed extracomunitari. Le ripercussioni sulle rose dei club saranno inevitabili. Il tetto anti stranieri si rende necessario, secondo le intenzioni della Football Association, per l’eccessiva presenza di calciatori non britannici in Premier. Ma se passasse la nuova norma in esame, ben 13 club su 20 sarebbero fuorilegge. In Inghilterra, infatti, il 70% circa dei calciatori è straniero.

Nonostante Kane, anche il Tottenham è a “rischio”

Ecco i numeri: Manchester City 17 stranieri al pari di Tottenham, Brighton, Watford, Huddersfield; Liverpool, Chelsea, Fulham e West Ham 16; Arsenal 15; Manchester United e Newcastle 14, Leicester 13. Solo sette squadre sarebbero in regola: Crystal Palace e Wolverhampton 12; Southampton 11; Everton 10; Cardiff 7; Burnley 6 e Bournemouth 5.

Qualora si arrivasse a un accordo, le nuove regole entrerebbero in vigore dopo il 2020.

In Italia, invece, gli stranieri rappresentano il 60% circa dei calciatori totali. La situazione nelle grandi squadre: Juventus 14 stranieri (58,3%), Napoli 21 (84%), Inter 16 (66%), Lazio 25 (73,5%), Milan 15 (51%), Roma 16 (64%).

 

 

Sono dovute trascorrere poco più di 24 ore dall’incidente aereo che ha coinvolto il patron del Leicester prima di avere l’ufficialità. Un post sul profili social del club inglese ha posto fine alla ridda di voci e indiscrezioni che si rincorrevano dalla serata di sabato. Vichai Srivaddhanaprabha, 60 anni, presidente della squadra campione d’Inghilterra nel 2016, è morto a seguito dello schianto che ha coinvolto il suo elicottero, precipitato nel parcheggio poco fuori dal King Power Stadium. Nell’incidente sono morte altre 4 persone: i due piloti, la sua compagna e due membri dello staff presidenziale. La causa della tragedia potrebbe essere il blocco del motore per un guasto al rotore di coda. Probabilmente i piloti, intuendo il problema al velivolo, hanno fatto in modo che l’elicottero precipitasse in un’area vuota, altrimenti saremmo stati di fronte a un incidente catastrofico.

La morte, così drammatica e improvvisa di Srivaddhanaprabha, ha scosso il mondo del calcio. Dalle 22 di sabato sera il cordoglio di giocatori, club e rappresentanti delle istituzioni è stato unanime. Il Leicester ha rinviato la partita di Coppa di Lega in programma contro il Southampton. Discorso identico per il match della squadra Primavera.

Kasper Schmeichel, portiere delle Foxes, ha scritto una lettera molto toccante al suo presidente. Ha ricordato l’impegno non solo sportivo dell’imprenditore thailandese, ma anche umanitario verso la città di Leicester. Aveva, infatti, investito 2 milioni di euro nella costruzione dell’ospedale pediatrico della città. Aveva elargito donazioni a favore dell’università di Leicester, aiutando anche un tifoso inglese malato e impossibilitato a pagarsi le cure.

Non ho mai incontrato una persona come lei. Ha trasformato i miei sogni in realtà. Tutti conoscono gli investimenti nel club che avete fatto lei e la sua famiglia – si legge ancora su Instagram – Ma c’è di più: si è preso cura così profondamente non soltanto del club ma dell’intera comunità: il suo aiuto agli ospedali di Leicester e le sue opere di beneficenza non saranno mai dimenticate. Non mi sono mai imbattuto in un uomo come lei

Non è un caso, forse, che abbia perso la vita proprio nel suo elicottero. Amava arrivare con un certo anticipo allo stadio per non perdersi neanche un minuto dei suoi ragazzi. Srivaddhanaprabha, con un patrimonio di quasi 5 miliardi di dollari investito in una catena di negozi aeroportuali, aveva acquistato il Leicester nel 2010 per 39 milioni di sterline. Promosso in Premier nel 2014, le “volpi” hanno vinto contro ogni pronostico il campionato nella stagione 2015/2016. Un’impresa pari, forse, solo a quella del Verona in Italia nel 1985. Guidata da Claudio Ranieri, la squadra aveva compiuto un miracolo sportivo grazie ai vari Vardy e Mahrez, Schmeichel e Kantè, Morgan e Drinkwater.

A celebrare quel trionfo era arrivato anche Andrea Bocelli, chiamato direttamente da Ranieri per incantare col suo “Nessun dorma” i supporter del Leicester nella festa del titolo. Vichai era lì, a celebrare i suoi ragazzi, con il suo elicottero al King Power Stadium. Forse è vero che una favola per entrare nell’epica deve passare dalla tragedia.

Il quinto Beatle, oggi, è un faraone che incanta Anfield Road. Momo Salah, a sedici mesi dal suo trasferimento in Inghilterra, è già nella storia del Liverpool. La doppietta realizzata in Champions League contro la Stella Rossa di Belgrado non finirà nell’anonimato. Grazie a quei due gol l’egiziano ha centrato il traguardo dei 50 in maglia reds in sole 65 partite. E’ diventato così il giocatore più veloce a segnare così tante reti sulle rive del fiume Mersey. In questa speciale classifica Salah precede, tra gli altri, Albert Stubbins (attaccante del Liverpool negli anni ’40 e ’50, comparve, a proposito di Beatles, sulla copertina di Sgt. Pepper), Fernando Torres, Ian Rush e Daniel Sturridge.

Sono felice di aver segnato 50 reti con il Liverpool, ma la cosa più importante è la squadra. Sono felice di averla aiutata a vincere. Mi auguro di riuscire a vincere la Champions League

Momo è diventato sin da subito il beniamino dei suoi nuovi supporters, dopo le esperienze con Basilea, Chelsea, Fiorentina e Roma. I 42 milioni (più 8 di bonus) spesi per il suo trasferimento Oltremanica oggi valgono molto di più. Capocannoniere lo scorso anno in Premier con 32 gol, nessuno mai ci era riuscito in Inghilterra con quel numero di reti. Assieme a Mané e Firmino, Salah compone un trio d’attacco micidiale che fa le fortune della squadra di Klopp. I tifosi del Liverpool hanno addirittura cambiato il noto motivetto di Sugar Sugar degli Archies per celebrare le prodezze di quei tre. La difesa del Cardiff, oggi avversaria in Premier, è avvisata.

La delusione patita in finale di Champions contro il Real Madrid è andata oltre il risultato, per l’attaccante classe ’92. Il brutto infortunio causatogli da Sergio Ramos ha pregiudicato il mondiale russo, in cui l’Egitto è uscito anzitempo ai gironi inanellando una serie di 3 sconfitte su 3 partite. Tuttavia Momo è ripartito da Anfield lì dove aveva lasciato. Mostrando quel talento puro, unito a una velocità fuori dal comune, che aveva mostrato già nella sua esperienza italiana. Già nei sei mesi di Firenze, prima di Roma, Salah era stato una pedina importante per lo scacchiere di Vincenzo Montella. Una partita su tutte: la semifinale d’andata di Coppa Italia contro la Juventus. All’Allianz Stadium Salah, praticamente da solo, espugnò quella è una vera e propria fortezza per i bianconeri.