Turno infrasettimanale per la Serie B, valida per la decima giornata del campionato, che riprende dopo l’importante Consiglio federale di oggi, presidiato per la prima volta dal neo presidente Gravina. Stamane si è deciso che la serie cadetta resta a 19 squadre e pertanto si può riprendere regolarmente a giocare, anche in Serie C; in attesa dell’udienza collegiale del 15 novembre prossimo.
Diversi match interessanti in programma tra cui Perugia – Padova, partita che mette di fronte due squadre che non sono molto in salute e a cui servono punti per salire un po’ in classifica. Per l’allenatore perugino, Alessandro Nesta, una vittoria contro i veneti è fondamentale per trovare serenità e consapevolezza.
Con solamente 6 punti in classifica cerca punti anche il Venezia che va in trasferta a Cremona. Dopo l’esonero di Stefano Vecchi, Walter Zenga ha raccolto due pareggi contro Verona e Palermo, squadre più attrezzate e in lizza per la promozione in Serie A.
La capolista Pescara vola in Calabria a Cosenza. Dopo la sconfitta in casa contro il Cittadella, gli abruzzesi hanno una trasferta difficile perché i calabresi dei sette punti ottenuti, cinque gli hanno conquistati in casa. L’attacco pescarese sarà guidato dal centravanti Mancuso, autore finora di 5 gol.
Trasferte anche per Verona e Palermo. I gialloblu saranno di scena ad Ascoli, mentre i siciliani a Carpi. Per l’Ascoli lo stadio Del Duca è un fortino, otto dei nove punti in classifica sono stati raccolti sul campo di casa. Per il Verona non sarà per nulla semplice uscire vincitore.
Il Cittadella ospita il Foggia. I pugliesi giungono dopo un scoppiettante derby contro il Lecce, terminato 2-2. I granata hanno il morale altissimo dopo il colpaccio in trasferta all’Adriatico di Pescara.
Rinviata su decisione del prefetto, Spezia – Benevento. Alla base del provvedimento, le avverse condizioni meteo che da alcuni giorni stanno caratterizzando la provincia spezzina con allerta meteo rossa.
Chiudono la giornata domani Salernitana – Livorno e Lecce – Crotone.
Allo stadio Euganeo, dagli altoparlanti riecheggiava “Una vita da mediano” di Luciano Ligabue, mentre scroscianti e lacrimanti applausi si alzavano dopo il minuto di silenzio per ricordare Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto sul campo del Pescara, il 14 aprile 2012. Anche Padova biancoscudata l’aveva visto giocare, brevemente, nel 2010, così la sfida di Serie B tra Padova e Pescara, giocata il 20 aprile 2012, assunse un’atmosfera sospesa, surreale.
All’Euganeo non c’erano precedenti tra le due squadre e il primo ottobre 2018 si ritrovano l’una dinanzi all’altra dopo sei anni di distanza. Quella sera lo stadio padovano si trasformò in una succursale di Zemanlandia: l’allenatore boemo, quell’anno, compì l’ultima eclatante impresa, portando il Pescara magistralmente in Serie A dopo una cavalcata chiusa a 83 punti lasciandosi alle spalle Torino, Sassuolo e Sampdoria. Il Padova chiuse l’anno al settimo posto, un gradino sotto alla zona play-off compromessi proprio in quel match di aprile.
Il Pescara surclassò il Padova per 6-0, ma a riguardare oggi quella partita titanica, anzi a rileggere alcuni nomi, si può dire che l’Euganeo si trasformò in vetrina dei migliori talenti italiani. Nel Pescara c’erano Verratti, Immobile e Lorenzo Insigne: il primo stupì tutti per la tecnica, il secondo piazzò una doppietta così come il terzo che, tra le altre cose, segnò un gol “alla Del Piero”, che quello stadio ha visto tante tante volte e che applaudì con tanto di standing ovation.
E poi c’era Mattia Perin, oggi alla Juventus. Perin esattamente il primo ottobre del 2011 fece il suo esordio in Serie B, sostituendo l’infortunato Ivan Pelizzoli. In seguito giocò da titolare la seconda parte della stagione, collezionando 25 presenze con 39 gol subiti. A fine annata vinse il “Serie Bwin Awards” come miglior portiere del campionato. E a rivedere le immagini di quello scontro, nonostante i sei gol subiti, nel primo tempo si rese autore di interventi prodigiosi.
Le loro strade, già dalla stagione successiva, prendono traiettorie differenti, ma appena due anni dopo si sarebbero ritrovati tutti e quattro in Brasile, convocati per il Mondiale con la nazionale italiana.
Birkir Bjarnason è nato ad Akureyri il 27 maggio 1988. Inizia a giocare nelle giovanili del KA ma, nel 1999, la famiglia si trasferisce in Norvegia; il percorso del giovane Birkir prosegue quindi nelle giovanili dell’Austrått prima e del Figgjo poi. Nel 2006 si trasferisce al Viking. Nel 2008 arriva l’esordio nella massima serie norvegese con la maglia del Bodø/Glimt, dove il giovane islandese è stato girato in prestito. Seguono tre stagioni di alto livello al Viking (86 presenze e 15 gol) che fanno cadere l’attenzione dei belgi dello Standard Liegi sul biondo centrocampista. La stagione in Jupiter Legaue non è brillantissima (20 presenze tra campionato e coppe senza gol) e l’anno dopo il centrocampista si trasferisce in Italia, al Pescara. Gli abruzzesi, tornati in Serie A dopo diversi anni, lo cedono poi al Basilea. Attualmente in forza all’Aston Villa, Bjarnason conta ben 65 presenze in nazionale.
Presenze: 65 Debutto: 29 maggio 2010 contro Andorra, a Reykjavík, in amichevole. Vittoria Islanda per 4-0.
Gol: 1) 27 maggio 2012, Valenciennes (Stade du Hainaut), contro la Francia, un gol. Vittoria Francia per 3-2. 2) 12 ottobre 2012, Tirana (Stadiumi Qemal Stafa), contro l’Albania, un gol. Vittoria Islanda per 2-1. 3) 7 giugno 2013, Reykjavík (Laugardalsvöllur), contro la Slovenia, un gol. Vittoria Slovenia per 4-2. 4) 10 settembre 2013, Reykjavík (Laugardalsvöllur), contro l’Albania, un gol. Vittoria Islanda per 2-1. 5-6) 26 marzo 2015, Astana (Astana Arena), contro il Kazakistan, due gol. Vittoria Islanda per 3-0. 7) 14 giugno 2016, Saint-Étienne (Stade Geoffroy-Guichard), contro il Portogallo, un gol. Pareggio per 1-1. 8) 3 luglio 2016, Saint-Denis (Stade de France), contro la Francia, un gol. Vittoria Francia per 5-2. 9) 6 ottobre 2017, Eskişehir (Yeni Eskişehir Stadyumu), contro la Turchia, un gol. Vittoria Islanda per 3-0.
Curiosità
Senza alcun dubbio il nome di Birkir Bjarnason è legato alla curiosa quanto clamorosa polemica che nacque tra i tifosi del Pescara e la federazione islandese. Era il 9 giugno 2015, quando gli abruzzesi si giocavano col Bologna la finale del play-off per ritornare in Serie A. Pur essendo pedina fondamentale per la sua squadra, però, Bjarnason quella partita non la giocò mai, perché nel frattempo era stato convocato dalla sua nazionale.
Quando entra in campo lui, a San Siro cambia la musica. Soprattutto dagli spalti, i mugugni e qualche fischio nel rapporto amore-odio del pubblico con Niang e Bacca, si trasformano in applausi, boati di incoraggiamento. Gianluca Lapadula è adrenalina e panacea: lotta su ogni pallone, dinamico, sa fare il centravanti sporco. Soprannominato sir William per il suo temperamento, elogio al condottiero William Wallace. A San Siro, come detto, quando gioca lui, cambia la musica. Eppure la sorprendente stagione dell’ex Pescara, alla prima esperienza in Serie A, con il Milan, si arricchisce di un’altra particolarità…con sfumature musicali.
Nella trasmissione serale della Domenica Sportiva, dopo il match tra Milan e Cagliari, sbloccato all’88esimo da Bacca proprio su assist del centravanti torinese, Lapadula si è esibito al pianoforte, in diretta, suonando il “Notturno in Si bemolle” di Fryderyk Chopin. Un po’ di emozione e timidezza, quella che non si vede certamente in campo, «sono un po’ emozionato perché non ho mai suonato davanti a tante persone», ha detto prima di lasciare lo studio, ma ha regalato un sincero e genuino sorriso.
Ma l’intreccio tra musica e calcio, dribbling e assolo di chitarra, è ricco di protagonisti notevoli e un po’ “stonati”. Sbarcato dagli Stati Uniti d’America come se fosse sulla luna, a metà degli anni ’90, Alexi Lalas appassionò i tifosi del Padova, per il suo stile che sfuggiva alle etichette italiane, tra capelli e barba rossa e la sua passione per la musica. Appena smesso di giocare, ha fondato la sua band, i Gypsies, e registrato tre album. C’è chi, poi, ha fatto il percorso inverso, emigrando dall’Italia alla volta degli States: Giorgio Chinaglia, bandiera della Lazio, chiuse la carriera nel Cosmos di Pelé e, in quell’occasione, incise “I’m football crazy”. Era il 1974, autentico precursore.
Dal rock al reggae e parliamo del fuoriclasse del Milan, l’olandese Ruud Gullit. Istrionico, bello da vedere in campo, imperioso con i suoi lunghi capelli neri a treccina. Ascoltava la musica delle terre giamaicane per caricarsi prima di ogni partita; il passo successivo è stato prendere in mano una chitarra e cantare. I primi anni ’90, in Italia, erano autentici duelli tra Milan e Napoli, tra i tulipani olandesi e il genio di Diego Armando Maradona. Dio con i piedi, discreto anche con la voce: nel 1988 uscì un vinile con un pezzo dedicato alla madre, “Querida Amiga”, con un vocativo riff da soap-opera, cantato dall’idolo partenopeo assieme al gruppo Pimpinella.
Con Maradona, scomodiamo i grandi del calcio: l’olandese Johan Cruyff, nel 1969, in piena ondata Beatles incise (o l’obbligarono a farlo, chi lo sa!)“Oei, Oei, Oei (Dat Was Me Weer Een Loei)”, mentre tre anni prima il tedesco Franz Beckenbauer, con un intro da cori da stadio, cantò “Gute Freunde Kann Niemand Trennen”.
Tornando ai giorni nostri, ma rimanendo in Germania, ecco un’imbarazzante Lukas Podolski, passato senza lasciar tracce all’Inter, cresciuto a Colonia, che assieme al cantante Brings e con buona dose di auto-tune, si è esibito nel brano “Hallelujah”. Decisamente più rock è Pablo Osvaldo, il bomber italo-argentino che a 30 anni ha appeso scarpette al chiodo per dedicarsi interamente alla sua passione. Dopo aver girato tanto, girato anche a vuoto, ha deciso di essere la voce e il frontman, a tempo pieno, della sua band, il Barrio Viejo Rock&Roll. Ha svestito i panni dell’attaccante, passando dal calcio alla musica. Proprio come il celebre Julio Iglesias.
Una carriera da cantante frantumando record di vendite e successi internazionali con “Se mi lasci non vale” o “Sono un pirata, sono un signore”. Eppure, agli inizi degli anni ’60, seguendo la passione di suo nonno per il Real Madrid, Julio sognava di sfondare nel calcio. Giocò come portiere di riserva della squadra madridista, se ne parlava anche bene, ma a 20 anni, a causa di un brutto incidente stradale, fu costretto a smettere. In ospedale, durante la lunga riabilitazione, nelle notte insonni, iniziò a scrivere testi musicali. Il resto è noto.
Battuto il Vietnam e conquistato il primo posto nel girone C
La Nazionale di Menichelli entra agli ottavi del Mondiale dalla porta grande. Traguardo intermedio tagliato per primi.
Gli Azzurri regolano 2-0 Vietnam nella terza e conclusiva giornata del girone C, accedendo alla fase successiva, dove incontreranno presumibilmente l’Egitto, una delle quattro migliori terze ripescate.
Al debutto a Bucaramanga l’Italfutsal conferma di essere una squadra solida, equilibrata, a cui è molto difficile segnare.
La proposta offensiva non manca. Il gol poi non è certo un problema, con la specialità della casa, le palle inattive: su fallo laterale apre Lima, alla 50esima rete in Azzurro (il capitano nella foto di copertina, credit: Paolo Cassella).
Il raddoppio è di Murilo, rimessosi a tempo di record dalla contrattura lombare.
Le parole del ct Menichelli e di CAPITAN lima
“Faccio i complimenti ai ragazzi”. Menichelli se la gode, concedendo l’onore delle armi al Vietnam: “Ci ha chiuso tutti gli spazi”.
Gabriel Lima si gode le nozze d’oro: “ Una rete emozionante – dice il capitano – ma firmerei per non segnare più e arrivare in finale”.
L’italia nel gruppo c
L’esito del girone qualificazione di Colombia 2016 che ha visto protagonista l’Italfutsal:
L’ ottava giornata del Mondiale verrà ricordata con un altro record battuto da Falcao (Brasile), giocatore con più gare (33) in una kermesse iridata.
Il craque brasiliano segna 3 reti nel 15-3 al Mozambico, vola a 45, superando il connazionale Tobias.
Agli ottavi anche l’Ucraina (3-1 all’Australia) e il Paraguay di Chilavert, che doppia Guatemala (8-4) con tre reti di Falcaozinho Ayala (tanti anni in A con Luparense, Pescara e Fiumicino) chiudendo il girone alle spalle dell’Italia.