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Il trofeo più ambito, la Coppa del Mondo, è in viaggio per il mondo a far rivivere emozioni e gloria ai paesi che l’hanno innalzata e per farsi conoscere da chi invece non ha mai esultato per il titolo mondiale vinto.

A cura della Coca Cola è cominciato il Trophy Tour che, partito il 23 gennaio 2018, ha in programma di attraversare ben 91 città in 51 nazioni e 6 continenti. La destinazione finale, prevista per il 1 maggio, sarà naturalmente la Russia, sede dei Mondiali 2018.

In questo percorso, che ha già toccato diversi paesi tra i quali anche il nostro nel mese di marzo a Napoli, di recente la Coppa del Mondo ha visitato l’Argentina e per tutto il paese è stato motivo di grande festa.

Per l’occasione si sono riuniti tantissimi grandi campioni che hanno vinto due edizioni differenti, i Mondiali del 1978 e quello del 1986.

Un team “mondiale” che ha visto riuniti nella stessa sede giocatori come Mario Kempes, Ricardo Daniel Bertoni, Ubaldo Fillol, Alberto Tarantini e Ricardo Julio Villa del 1978 e Sergio Batista, Jorge Burruchaga, Hector Enrique, Oscar Garre, Ricardo Giusti, Julio Olarticoechea, Nery Pumpidoy e Carlos Daniel Tapia del 1986.

E proprio uno di loro, il campione del mondo Mario Kempes, ha così commentato questo evento nazionale.

È più di un semplice trofeo, rappresenta tutte le sfide e le esperienze condivise del nostro team che si uniscono per ottenere qualcosa di molto speciale nella vittoria della Coppa del Mondo FIFA

Tra tutte le tappe finora toccate dal Trophy Tour, l’accoglienza e la partecipazione che hanno salutato l’arrivo della Coppa del Mondo in Argentina non ha eguali. Le città di Tucuman, Berazategui, Buenos Aires e Rosario sono quelle che hanno visto la maggiore partecipazione in assoluto fino a questo momento. 

E c’è stata anche tanta gioia per i giocatori nel riportare a Tilcara, località dove si allenava la squadra nel 1986, questo trofeo che rappresenta moltissimo per tutta la popolazione. Una tappa non prevista ma che è stata concessa per mantenere una promessa fatta ben 32 anni fa.

Ai tempi, infatti, la nazionale argentina si allenava in quel villaggio e, in caso di vittoria, aveva promesso di riportare lì l’amato trofeo. Una storia che ha commosso gli abitanti che hanno potuto vedere da vicino la celebre Coppa del Mondo.

Merito della passiona argentina per il calcio che va aldilà del semplice gioco e che è stato reso possibile dall’iniziativa promossa dal brand Coca Cola. Il suo manager, Jose Maria Cagliolo, è rimasto piacevolmente colpito dall’accoglienza ricevuta e non nasconde la sua soddisfazione per aver riscosso tanto successo col suo Trophy Tour proprio nel paese argentino:

Portare il trofeo in Argentina e condividere questa esperienza con così tante persone, inclusi i nostri amati Campioni del Mondo FIFA del 1978 e 1986, ci consente di creare ricordi indimenticabili e di condividerli con gli amici

Il sogno di ogni giocatore è vincere grandi trofei e riportare la propria squadra in vetta al mondo. Non è da meno Lionel Messi, che dall’alto dei suoi numeri da record legati alle performance in campo, conserva questo grande sogno nel cassetto con la speranza e l’intenzione di realizzarlo proprio ai Mondiali di Russia 2018.

Ecco come si racconta ai microfoni dell’emittente argentina America Tv:

Arrivare in finale e sollevare quella coppa è tutto quello che desidero. Immagino sempre di poter giocare questa finale, vincerla e alzare la coppa. E’ il sogno di una vita e ogni volta che arriva un Mondiale questo sogno è sempre più ricorrente. Per questo piansi nel 2014: sappiamo quanto è difficile vincere un Mondiale e arrivarci così vicino è stato doloroso

Per il calciatore argentino la Coppa del Mondo è un tassello mancante all’interno della sua carriera eccezionale e alla prossima competizione iridata vuole dare il massimo per offrire al suo paese quel trofeo che non vince ormai da tanto tempo.

Spero che questo sia un grande Mondiale per tutti noi, è quello che sogna tutto il Paese. Andrò in Russia con grande voglia di riportare la coppa in Argentina. Sembra che raggiungere tre finali sia inutile. Se non diventeremo campioni in Russia ci chiederanno di lasciare tutti la nazionale

Il suo pensiero fisso verso la prossima competizione mondiale si aggiunge ai suoi attuali impegni con il Barcellona, ma per affrontare tutto senza farsi sopraffare dalle pressioni inevitabili del suo lavoro Messi ha un segreto: la sua famiglia:

Quello che mi fa dimenticare di tutto è la mia famiglia, con l’arrivo del primo figlio sono cambiato, non mi concentro solo sul calcio anche se non mi piace né perdere né pareggiare. Ma la prendo in modo diverso, ci sono cose più importanti di una partita. Tutti vogliamo vincere ma a volte non si può, il calcio è pieno di sorprese e non vince mai il migliore. Ma ho imparato a conviverci

Tra il sogno della Coppa e il suo amore incondizionato per la famiglia, durante l’intervista si affrontano anche altri temi legati al suo paese d’origine e al suo possibile ritiro un giorno non ancora troppo vicino. Il fuoriclasse non ha ancora intenzione di appendere le scarpe al chiodo e non immagina nemmeno come potrebbe essere quel momento, ma sa bene che non sarà facile:

È difficile pensare di non fare più quello che sto facendo oggi. Non ho idea di quello che farò, di dove starò, di dove andremo a vivere… Mi piacerebbe fare tutto quello che non ho mai potuto, per via di questa professione. Ma non so se sarò a Barcellona o se tornerò a Rosario. 

Ma l’idea di tornare nei quartieri che frequentava durante l’infanzia non è molto allettante ed è motivo di grande confusione per il campione argentino:

Mi dispiace vedere come stia oggi l’Argentina. Il mio pensiero è quello di tornare un giorno a Rosario e godermi la mia città, come non ho potuto fare da quando sono andato via. Però il tema dell’insicurezza mi preoccupa. C’è il rischio di essere uccisi per un orologio, una bicicletta, una moto. I furti ci sono in tutte le parti del mondo, ma non poter camminare per paura di essere rapinato o ancora peggio, è una follia. Quando ero piccolo, ricordo che stavamo in strada dalla mattina fino alle 9-10 di sera e non succedeva nulla di nulla. So che non è possibile tornare a quei tempi, ma che almeno si possa vivere di nuovo in sicurezza. 

Nel frattempo, però, preferisce concentrarsi su obiettivi più immediati, sicuramente legati al suo Barcellona, ma già proiettati verso la Russia, per realizzare quel grande sogno insieme alla nazionale argentina e alzare la Coppa con la maglia da Capitano.

 

Una grande sfortuna ha colpito Dario Benedetto durante l’ultimo match giocato con la sua squadra. Proprio negli ultimi minuti, durante il recupero, mette male il piede e cade rovinosamente a terra dolorante. Il personale medico è accorso subito a verificare le sue condizioni e ha dovuto trasportare il giocatore fuori dal campo in barella.

Il referto purtroppo non lascia molti dubbi sulla gravità della situazione: rottura del legamento crociato e fermo per almeno 6/8 mesi.

Addio mondiali, quindi per l’attaccante argentino che dopo il match Boca Juniors-Racing rivedrà un campo da calcio solo il prossimo anno. Non è facile accettare di dover rinunciare ad un’occasione così importante, ma è un duro colpo anche per la nazionale argentina, che probabilmente dovrà fare a meno di uno dei suoi migliori giocatori.

Non è ancora detta l’ultima parola e nei prossimi mesi, anche in base alle condizioni fisiche e al recupero di Benedetto, si deciderà definitivamente sulla sua presenza in Russia, ma questa nuova situazione accende delle speranze nel giocatore juventino Gonzalo Higuain.

L’attaccante argentino non ha mai smesso di sperare in una convocazione nella nazionale e con Benedetto infortunato si sono riaperti i giochi anche per lui. Adesso non resta che provare a dimostrare di meritare quel posto, dando il massimo in campo e sorprendendo l’allenatore della nazionale.

L’ultima parola spetta quindi al ct dell’Argentina, Sampaoli, che valuterà sia la ripresa di Benedetto che le prestazioni degli eventuali sostituti, in vista dell’importantissima partecipazione al Mondiale di Russia 2018.