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E’ Sloane Stephens la nuova regina del tennis a New York. Sul cemento di Flushing Meadows non c’è stata partita, nella finale femminile fra le due atlete di casa: è bastata infatti un’ora alla Stephens per avere la meglio su Madison Keys, n. 16 Wta e 15/a testa di serie, per 6-3, 6-0.  La vittoria sulla Keys è stata l’ultima perla di un torneo che l’ha vista superare Vinci, Cibulkova, Barty, Goerges, Sevastova e Venus Williams.

Il risultato della finale parla chiaro perchè Stephens ha vinto per 6-3, 6-0 in un’ora ed un minuto di gioco. Si tratta della terza giocatrice non compresa tra le top-ten a conquistare il titolo a Flushing Meadows da quando esiste il ranking computerizzato (1975): le altre due sono state Kim Clijsters nel 2009 e Flavia Pennetta nel 2015. Una finale tutta a stelle e a strisce non si vedeva dal 2002 da quando Serena Williams riuscì ad avere la meglio sulla sorella Venus.

Una vittoria che consente a Stephens di compiere un bel passo in avanti nel ranking portandosi al numero 17, mentre la la Keys sale al 12° posto. Un po’ di cronaca con primi game equilibrati e Sloane che al quinto gioco strappa il servizio a Madison e allunga sul 4-2. La Keys nel nono gioco ha subito un altro break che le è costato il primo set.

Nel secondo parziale sull’onda dell’entusiasmo l’americana della Florida è volata sul 5-0, senza incontrare quasi più alcuna resistenza: solo nel quinto game con uno scatto d’orgoglio Madison si è procurata quattro palle-break  ma Sloane si è salvata. E nel gioco successivo ha archiviato l’incontro al terzo match-point con l’ennesimo break,
Un successo ancora più importante se si pensa che Stephens rientrava in questa stagione dopo lo stop di un anno e l’operazione al piede sinistro a causa di una fascite plantare

Il nuovo che avanza. Finale inedita a Flushing Meadows dove a contendersi lo scettro fra le donne saranno Sloane Stephens e Madison Keys, 46 anni in due ed entrambe alla prima apparizione assoluta in una finale dello Slam.

La Stephens, classe ’93 e originaria di Plantation, mette fine alla corsa di ‘zia’ Venus per 6-1 0-6 7-5.

“Non ho parole per descrivere quello che sto provando – dirà emozionatissima a fine incontro – Se al mio rientro mi avessero detto che avrei giocato una finale in uno Slam, sarei svenuta”.

Già perché appena tre mesi fa la giovane statunitense era costretta ancora a indossare una calzatura protettiva dopo l’intervento al piede destro per una frattura da stress. Un infortunio che l’ha tenuta ferma per 11 mesi, tornando in azione a Wimbledon da numero 957 del mondo. E invece eccola risorgere (14 vittorie negli ultimi 16 incontri disputati), riallacciando un filo interrotto troppo tempo fa quando, semifinalista agli Australian Open 2013, non riuscì poi a compiere il definitivo salto di qualità.

Risalita all’83esima posizione del ranking Wta, la Stephens sembra essersi davvero ritrovata e la vittoria sulla maggiore delle sorelle Williams le consente di diventare la 14esima tennista non testa di serie a conquistare la finale in uno Slam nell’era Open, la quarta sul cemento newyorkese dopo la stessa Venus (1997), Kim Clijsters (2009) e Roberta Vinci (2015). E solo la belga è stata capace di tornare a casa col trofeo. Fra lei e la gloria c’è ora Madison Keys, anche lei alla prima finale in un Major dopo aver nettamente travolto la connazionale Coco Vandeweghe per 6-1 6-2 all'”Arthur Ashe Stadium”.

La 22enne di Rock Island è apparsa perfettamente a suo agio sin dalla prima palla, strappando due volte il servizio alla rivale nel primo parziale e cedendo appena tre punti sulla sua battuta. Senza storia anche il secondo set, dove l’unico sussulto è stato il time-out medico chiamato dalla stessa Keys per un fastidio alla gamba. Niente di così grave da impedirle di completare l’opera.

Finale tutta americana dunque, per la prima volta dal 2002 (allora Serena ebbe la meglio su Venus), col tennis a stelle e strisce che esce finalmente dal monopolio Williams: mettendo da parte le due sorelle, l’ultima americana ad arrivare in finale in uno Slam era stata Lindsay Davenport nel 2005, a vincerlo invece fu Jennifer Capriati tre anni prima (Australian Open). C’è un cambio della guardia in corso, per buona pace di Venus che, seppur capace di giocare ancora ad altissimi livelli nonostante le 37 primavere sulle spalle, vede sfumare la chance di tornare a giocare la finale di New York a 15 anni dall’ultima volta, chiudendo a mani vuote il suo 2017 negli Slam dopo due finali perse (Melbourne e Wimbledon) e una semifinale. E’ evidente che c’è un cambio della guardia in corso: quest’anno tre dei quattro Major sono stati vinti da tenniste dai 24 anni in giù.