Venticinque anni fa, il 13 novembre 1994, Michael Schumacher toccava il cielo con un dito, laureandosi per la prima volta campione del mondo, primo tedesco a riuscirci, in quello che sarebbe stato il primo di sette successi iridati della sua carriera. Al Gp di Adelaide, in Australia, ultimo atto di una stagione tesissima e drammatica che vide le morti di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, il giovane pilota schivo ma tremendamente deciso in pista, arrivò con un solo punto di vantaggio, 92 a 91, davanti a Damon Hill che, dopo la morte di Senna a Imola, beneficiò delle necessarie modifiche che Adrian Newey apportò alla complicata Williams FW16. Il testa a testa tra il tedesco e l’inglese figlio d’arte, che si era protratto non senza “colpi bassi” sulle piste europee, trovò il suo epilogo solo all’ultimo appuntamento ad Adelaide che riservò ulteriori emozioni e polemiche.
L’attesa a inizio stagione 1994 fu, però, tutta polarizzata sulla sfida fra Schumacher e Senna, appena passato alla Williams. Sin da subito si intuisce la stoffa del tedesco che fece il primo sgarbo al fuoriclasse brasiliano andando a vincere a casa sua, Interlagos, nel GP d’esordio della stagione. Dopo il Gran Premio nefasto di Imola fu sempre monologo Schumi che calò il poker due settimane più tardi nel GP di Monaco, prima affermazione del tedesco nel Principato. Bisognerà attendere la quinta gara, in Spagna, per avere un vincitore diverso da Schumacher. In Catalogna vinse Damon Hill, mentre il tedesco, che accusò problemi al cambio alla sua Benetton, chiuse secondo.
Da qui si spalancò un’altra differente stagione: a Silverstone, Schumacher venne squalificato per una manovra irregolare e per non aver rispettato le penalità inflitte: gli furono comminati due GP di stop, mentre nel circuito di casa, in Germania, la sua Benetton lo lasciò a piedi, costringendolo al primo ritiro stagionale. Nonostante tutto, ad agosto, il tedesco aveva 31 i punti di vantaggio sul britannico in classifica iridata, ma i guai per il pilota nato a Hürth non finiscono perché venne nuovamente squalificato postumo per irregolarità nel fondo della sua Benetton. Il successo venne quindi assegnato a Hill, che accorciò le distanze. Schumi fu costretto ad assistere ai GP di Italia e Portogallo in televisione, insieme alla sua famiglia e qui Hill fece bottino pieno: due successi che lo riportarono a -1 in classifica, in piena corsa per il titolo.
Si arriva così al 13 novembre, in Australia la pole position è di Nigel Mansell, però Michael Schumacher, secondo nelle qualifiche e uscito anche indenne da un brutto incidente nelle prove del venerdì, è il più rapido al via portandosi subito al comando, e nella prima parte di gara riesce a rimanere in testa facendo un tira e molla con Hill, mantenendo un vantaggio sull’inglese attorno al secondo. Al 36º giro, però il tedesco commette un errore andando a toccare un muro; dopo l’urto rientra in pista mentre sopraggiunge Damon Hill che tenta il sorpasso nella successiva curva a destra. Schumacher chiude la traiettoria, Hill non riesce a evitare il contatto col tedesco che finisce la sua gara nelle barriere, mentre l’inglese danneggia la monoposto in maniera irreparabile (piegando una sospensione), impossibilitandolo a procedere oltre, nonostante una disperata quanto inutile sosta ai box.
Tale incidente, che per certi versi ricorda i duelli “fisici” tra Senna e Prost nel biennio 1989-1990, suscita grandi polemiche sulla condotta di Schumacher, ma la FIA classifica l’incidente come un normale episodio di gara, non riscontrando prove di una intenzionalità del contatto da parte del tedesco. Schumacher che aveva 1 punto di vantaggio all’inizio del GP, lo mantiene grazie a questa collisione e si aggiudica il suo primo titolo mondiale, che nella conferenza stampa post-gara dedicherà ad Ayrton Senna. Il comando della gara è poi preso da Nigel Mansell, il “Leone”, tallonato dalla Ferrari di Berger, competitiva in gara dopo delle difficili qualifiche. Nei pit-stop l’austriaco passa in testa, ma un errore a poche curve dalla fine concederà l’ultima vittoria all’inglese della Williams.