A due anni e mezzo di distanza dal referendum, la Brexit entra nel vivo. Le trattative per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea hanno portato a una bozza di accordo approvata dal governo di Theresa May. Il documento ora dovrà essere discusso dal Parlamento britannico prima di approdare a Bruxelles. Protestano gli unionisti nordirlandesi per un testo che prevede un regime speciale per l’Irlanda del Nord, maggiormente legata al mercato europeo di quanto non sia il resto della Gran Bretagna. Non a caso questa mattina sono arrivate le dimissioni del ministro britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara e il ministro britannico per la Brexit, Dominic Raab.
With much sadness and regret I have submitted my letter of resignation as a Northern Ireland Minister to the Prime Minister. A copy of my letter is attached.
It has been a joy and privilege to serve in the Northern Ireland Office and I will always cherish the fondest memories. pic.twitter.com/SN8j4OwhYD— Shailesh Vara MP (@ShaileshVara) 15 novembre 2018
Ma il voto del 23 giugno 2016 produrrà i suoi effetti anche sul calcio. La Federcalcio inglese, infatti, è al lavoro con l’obiettivo di aumentare in Premier League il numero di giocatori cresciuti nei vivai. Allo stato attuale, i club possono avere in rosa 17 giocatori stranieri su 25. Per i cosiddetti giocatori “homegrown”, c’è una disciplina diversa: sono quelli nati all’estero, ma che hanno trascorso almeno tre anni in un’accademia inglese o gallese tra i 16 o 21 anni. Dopo la Brexit bisognerà aspettare che raggiungano la maggiore età per poter firmare il contratto. I calciatori extracomunitari devono, invece, rispettare una serie di parametri (convocazioni nella propria Nazionale, tasse, salario) per poter essere tesserati.
La proposta federale è quello di ridurre il numero a 12 calciatori stranieri, meno della metà. Il punto è che dopo la Brexit tutti i giocatori extra Gran Bretagna saranno considerati stranieri ed extracomunitari. Le ripercussioni sulle rose dei club saranno inevitabili. Il tetto anti stranieri si rende necessario, secondo le intenzioni della Football Association, per l’eccessiva presenza di calciatori non britannici in Premier. Ma se passasse la nuova norma in esame, ben 13 club su 20 sarebbero fuorilegge. In Inghilterra, infatti, il 70% circa dei calciatori è straniero.

Ecco i numeri: Manchester City 17 stranieri al pari di Tottenham, Brighton, Watford, Huddersfield; Liverpool, Chelsea, Fulham e West Ham 16; Arsenal 15; Manchester United e Newcastle 14, Leicester 13. Solo sette squadre sarebbero in regola: Crystal Palace e Wolverhampton 12; Southampton 11; Everton 10; Cardiff 7; Burnley 6 e Bournemouth 5.
Qualora si arrivasse a un accordo, le nuove regole entrerebbero in vigore dopo il 2020.
In Italia, invece, gli stranieri rappresentano il 60% circa dei calciatori totali. La situazione nelle grandi squadre: Juventus 14 stranieri (58,3%), Napoli 21 (84%), Inter 16 (66%), Lazio 25 (73,5%), Milan 15 (51%), Roma 16 (64%).