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Negli stessi giorni in cui Cristiano Ronaldo sbarcava a Torino per il colpo del secolo, a Madrid muoveva i primi passi Vinicius junior, neo diciottenne dalle grandi speranze. Per un’intera estate si è detto che la Casa Blanca non avesse sostituito adeguatamente il fuoriclasse portoghese. Dopo il fallimento dell’esperienza di Lopetegui, il Real si è risollevato con la cura Solari. Una terapia drastica che non ha guardato in faccia a nessuno, come testimoniano le ripetute esclusioni di Isco e Marcelo. Ma quello del tecnico argentino è anche un trattamento che sta esaltando le qualità di questo folletto brasiliano cresciuto nel Flamengo.

La stagione di Vinicius

Fino al 28 ottobre, ultimo giorno del breve regno di Lopetegui in panchina, Vinicius aveva giocato la miseria di 12 minuti nella Liga, finendo spesso nella squadra B del Castilla. La svolta arriva con la promozione interna di Solari, suo allenatore proprio nel club dei cadetti. Il talento brasiliano aumenta il minutaggio e diventa perno degli 11 merengues. Segna la sua prima rete blanca contro il Valladolid, diventa un protagonista della risalita della squadra con ben 11 assist sfornati ai compagni di squadra. Nel derby vinto sabato scorso contro l’Atletico Madrid ha fatto impazzire la difesa di Simeone con le sue sgroppate sulla fascia sinistra.

A neanche 19 anni, classe 2000, si sta prendendo il Real Madrid, ripagando la fiducia di Solari. E anche i senatori, da cui dipendono le sorti della squadra, sembrano averlo accolto bene. Nella tradizionale foto pre gara che Marcelo e Casemiro facevano con Ronaldo, Vinicius ha preso il posto del portoghese. Segno che l’investitura da erede di Cristiano arriva direttamente dai quartieri alti dello spogliatoio. Così anche il padre potrà mettersi l’anima in pace: Vinicius senior non ama particolarmente i tatuaggi. Ma con il figlio ha firmato una tregua: sì a disegni sulla pelle in occasione di traguardi importanti con il Real. Chissà, magari arriveranno già con il primo gol in Champions negli ottavi contro l’Ajax (qui le quote Replatz).

 

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Il sogno è ripercorrere le gesta di Zinedine Zidane, la realtà è un arco temporale di 15 giorni. Santiago Solari ha a disposizione due settimane per convincere Florentino Perez e la giunta direttiva del Real Madrid a prolungare il suo periodo di permanenza sulla panchina dei Blancos. Il tecnico madridista fa il suo esordio questa sera nella gara di sedicesimi di finale di Coppa del Re a Melilla, città sotto il protettorato spagnolo che si trova in Africa del Nord, sulla costa orientale del Marocco. L’ipotesi Antonio Conte non è ancora del tutto tramontata, così come il ritorno di Josè Mourinho dalla prossima stagione.

Santiago Solari, argentino 42enne, ha iniziato la sua carriera di entrenador con il Real Madrid Castilla, la seconda squadra delle Merengues, così come aveva fatto Zidane prima della chiamata al Bernabeu nel 2016. Nativo di Rosario, lo stesso paese di Lionel Messi e Mauro Icardi, è nipote di Jorge Solari, calciatore negli anni ’60.

Solari all’Atletico Madrid

Solari abbinava una buona tecnica di base alla capacità di fare legna a centrocampo. Dopo gli inizi al River Plate approda in Europa nel 1999 all’Atletico Madrid. Una sola stagione con i Colchoneros per poi passare dall’altra parte della capitale spagnola nel Real dei Galacticos. L’imbeccata di mercato è di suo cugino, Fernando Redondo.

In quella squadra leggendaria, costruita nella prima era Perez, giocavano Figo e Zidane, Ronaldo il fenomeno e Beckham, Raul, Casillas Roberto Carlos. El Indiecito è un onesto comprimario che a centrocampo assicura tanta quantità con buona qualità assieme a Makelele, Guti, Helguera e a un giovanissimo Esteban Cambiasso. Con il Real gioca cinque stagioni vincendo, tra le altre, due campionati spagnoli, una Champions League e una coppa Intercontinentale.

Santiago Solari e Zinedine Zidane compagni di squadra nel Real

Nel 2005 il passaggio all’Inter di Roberto Mancini, in cui milita fino al 2008. Sono gli anni pre e post Calciopoli, l’argentino vince tre campionati consecutivi, tra cui quello del 2006 assegnato ai nerazzurri e revocato alla Juventus. In quella squadra però gioca poco, solo 39 presenze e 4 gol in tre anni.

Nel 2008 il ritorno in patria a San Lorenzo, poi chiude la carriera tra l’Atlante in Messico e il Peñarol in Uruguay.

Solari con la maglia dell’Inter

 

Il 30 maggio scorso Julen Lopetegui è saldamente accomodato sulla panchina della Nazionale spagnola. Mancano circa due settimane all’inizio dei Mondiali di Russia 2018 e le Furie Rosse nutrono ambizioni molto importanti per il torneo. In quegli stessi giorni il Real Madrid festeggia la terza Champions League consecutiva dopo la finale contro il Liverpool, la sua tredicesima totale. Sono, ancora per poco, i merengues di Cristiano Ronaldo in campo e Zinedine Zidane come tecnico. Cinque mesi dopo Lopetegui è stato esonerato dal Real dopo aver abbandonato la Spagna poco prima dell’inizio dei Mondiali. Cristiano Ronaldo continua a segnare con la sua nuova squadra, la Juventus. Zinedine Zidane viaggia per il mondo, godendosi per il momento il suo anno sabbatico.


Il mondo alla rovescia dell’ex portiere del Barcellona inizia il 12 giugno. La Casa Blanca dà l’annuncio: sarà Lopetegui a raccogliere il timone di Zidane al Santiago Bernabeu. La notizia scuote la federazione spagnola, a pochi giorni dall’esordio iridato contro il Portogallo. Luis Rubiales, presidente della Royal Spanish Football Federation, non nasconde la sua irritazione. Solo venti giorni prima il ct aveva rinnovato il suo contratto con la Nazionale. Il numero 1 federale decide subito il ribaltone: via Lopetegui, viene chiamato in fretta e furia Fernando Hierro. Il finale estivo della storia lo conosciamo: la Spagna va fuori ai rigori agli ottavi di finale contro la Russia. L’ormai ex commissario tecnico viene presentato in pompa magna dal Real Madrid.

La presentazione al Santiago Bernabeu

I problemi per Lopetegui iniziano sin da subito. Ad agosto i campioni d’Europa perdono la Supercoppa europea contro l’Atletico Madrid per 2-4 dopo i tempi supplementari. Il Madrid non perdeva una finale internazionale dal 2000 contro il Boca Juniors in Coppa Intercontinentale. Nella Liga le cose non vanno meglio, anzi. Dopo dieci giornate i blancos sono noni in classifica, a 14 punti con 7 lunghezze di svantaggio dal Barcellona capolista (l’anno scorso Zidane era a -8 dal primo posto nello stesso momento della stagione)

E proprio nel Clasico il Real è incappato in un pesantissimo 1-5, nelle ultime 5 gare i merengues hanno raccolto solo un punto con un digiuno di gol di otto ore. In Champions, nel girone G, il primato è condiviso con la Roma a 6 punti, ma pesa la sconfitta esterna contro il Cska Mosca per 0-1.

La pesante sconfitta per 1-5 nel Clasico è stata decisiva per l’esonero

Calo nelle motivazioni, mercato deficitario, scarsa condizione dei big. Lopetegui paga sulla sua pelle l’anno post Mondiale e la fisiologica stanchezza mentale dopo tre anni, soprattutto europei, sempre al top. Non solo, gli addii di CR7 e Zidane hanno pesantemente mutato gli equilibri tecnici e di amalgama dello spogliatoio. Così Florentino Perez ha deciso: via l’allenatore, senza neanche troppi complimenti nel comunicato di esonero.

Questa decisione, presa con la massima responsabilità, ha il fine di cambiare la dinamica della squadra quando sono ancora raggiungibili tutti gli obiettivi stagionali. La giunta direttiva ritiene che ci sia una grande sproporzione tra la qualità della rosa del Real Madrid, che vanta 8 giocatori candidati al Pallone d’Oro, una cosa senza precedenti nella storia del club, e i risultati ottenuti sinora.

Silurata per il momento l’ipotesi Antonio Conte, non troppo gradito nello spogliatoio, dal capitano Sergio Ramos al portiere Thibaut Courtois. La panchina è affidata a Santiago Solari, ex calciatore di Real e Inter e oggi allenatore del Castilla, la seconda squadra del Madrid. Regolamento alla mano, il neotecnico ha 15 giorni di tempo per convincere la giunta direttiva del club a confermarlo. Sullo sfondo ci sono Roberto Martinez, ct del Belgio e un clamoroso ritorno di Josè Mourinho il prossimo anno.


Nella seconda era Perez, dal 2009 al 2018, si sono susseguiti sette allenatori: Pellegrini, Mourinho, Ancelotti, Benitez, Zidane, Lopetegui, Solari. Nella prima epoca presidenziale, 2000-2006, c’erano stati sei tecnici in sei anni: Del Bosque, Queiroz, Camacho, Remon, Luxemburgo, Lopez Caro.

Nel frattempo a Julen Lopetegui farebbe bene una vacanza, per riflettere sulle sue scelte poco felici negli ultimi 5 mesi. La speranza è che non reagisca come nel 2006, quando era opinionista televisivo per i Mondiali di Germania.