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C’è chi la chiama “Regina delle classiche” per la sua importanza acquisita nei decenni; chi “Corsa di Pasqua” per il periodo in cui si svolge, solitamente nella prima metà di aprile e talvolta coincide proprio con la domenica pasquale; per altri è detta “Inferno del Nord” per le durezze del tracciato, parte sul pavé.
E’ la Parigi-Roubaix, una delle più importanti gare di ciclismo al mondo. La 115esima edizione si è corsa il 9 aprile per un totale di 257 chilometri e l’ha vinta il belga Greg Van Avermaet.
Ma tra gli eroi di questa edizione non c’è solo il vincitore o chi, stremato è arrivato al traguardo: a partire, infatti, erano stati in 199, ma all’arrivo sono arrivati in 100. Alcuni corridori sono arrivati oltre tempo limite di mezz’ora e quindi squalificati, altri ancora si sono ritirati. Tra stanchezza, ferite, cadute e….chi ha sbagliato strada.

L’italiano Andrea Guardini è il velocista che corre per la UAE Team Emirates. Ha 27 anni, è professionista dal 2011 e, durante la Parigi-Roubaix, si è ritrovato a pedalare in autostrada.
Il ciclista voleva ritirarsi, solitamente si aspetta la propria ammiraglia per caricare la bici e ufficializzare il ritiro. Solo che quando è arrivata, evidentemente perché piena, gli è stato detto di togliersi il numerino e uscire dal tracciato, cercando di arrivare al traguardo seguendo un altro percorso.

Eh, ma quale percorso?
Qui il racconto diventa esilarante: Guardini dovrebbe aver seguito le indicazioni stradali per Roubaix, ma non conoscendo la zona, e probabilmente pure il francese, si è ritrovato in una strada a scorrimento veloce, sulla quale tra l’altro le bici non possono accedere.
Così per molti automobilisti dev’esser stato buffo vedere un corridore, in chiara tenuta sportiva, sfrecciare accanto. C’è anche un video dell’avvistamento:

Qualcun altro ha, invece, chiamato la Gendarmerie (la polizia francese) che effettivamente ha fermato il Guardini e l’ha portato in caserma (nessun arresto, sia ben chiaro!).
E mentre girano foto ironiche su Facebook, tramite la pagina del suoi fan, arriva il racconto dettagliato della sua disavventura:

Sembra che, ormai già sera, il massaggiatore della squadra sia andato a prendere il ciclista italiano che ha omaggiato i poliziotti francesi con la sua maglia e borraccia.

 

Giovanni Sgobba

Greg Van Avermaet (Bmc) ha vinto la 115/a Parigi-Roubaix, la classica del nord disputata su un tracciato lungo 257 chilometri, con partenza da Compiègne e arrivo sulla pista del velodromo André Pétrieux, a Roubaix. Per il belga, olimpionico su strada a Rio, si tratta del primo successo nella classica monumento francese.

Quinto l’Italiano Gianni Moscon (Team Sky). Il belga Van Avermaet ha battuto allo sprint quattro corridori, compreso il trentino Moscon, Alle spalle del vincitore si sono piazzati il ceco Zdenek Stybar (Quickstep-Floors), secondo; l’olandese Sebastian Langeveld (Cannondale-Drapac), terzo; il belga Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), quarto. Poi, l’italiano Gianni Moscon che, a un certo punto, ha pure provato a fare lo sprint, ma è stato superato a tutta dal vincitore, piazzandosi al quinto posto.

Van Avermaet

“Da tempo andavo a caccia della vittoria in questa corsa, pensavo che la ‘Roubaix’ fosse una sfida impossibile da vincere per me. Francamente pensavo peggio, invece sono riuscito a impormi. Non è stato facile solo perché, a un certo punto, nei pressi della foresta di Aremberg, sono stato costretto a scendere dalla bici e a cambiarla. Ho inseguito e, alla fine, sono riuscito a prendere in mano la corsa”.

La gara è entrata nel vivo a un centinaio di km dal traguardo, molto prima della foresta di Arenberg. Van Avermaet ha temuto il peggio, cadendo, e la Quickstep-Floors di Tom Boonen ha provato l’allungo. Il 36enne belga ha provato e riprovato a staccare tutti, ma non c’è stato nulla da fare. Il quattro volte vincitore della classica monumento delle pietre cercava la cinquina, per chiudere proprio ieri una carriera inimitabile.

Parigi – Roubaix: ventinove settori di pavé, per un totale di 55 chilometri. I più lunghi, Quiévy to Saint-Python e Hornaing to Wandignies, di 3,7 chilometri, rispettivamente dopo 100 chilometri dal via e 174, quando ne mancheranno ancora 80 all’arrivo. Duecentocinquantasei chilometri di freddo, fango, vento, polvere… Arenberg, Carrefour de l’Arbre e Mons-en-Pévèle.

Là dove non arriva il clima ancora rigido di questo spicchio di Francia arrivano le pietre, sconnesse, appuntite, irsute e infide. Singoli monumenti che insieme compongono un mosaico più complesso e affascinante: la Parigi Roubaix. Monumento essa stessa alla essenza umana, in bilico tra fatica e fortuna. Non sarà facile, non è mai facile, per nessuno, che si chiami Peter Sagan o Greg Van Avermaet, Tom Boonen o l’ultimo dei gregari.

(AP Photo/Michel Spingler)

Domenica si corre la 115 edizione di una corsa che si ama o si odia. Per Hinault una follia, per il Ballero un paradiso, per i tanti spettatori che ogni anni la seguono in diretta televisiva uno spettacolo da non perdere, per quanti si affollano lungo il percorso un’esperienza indimenticabile.

Una corsa che ha visto un italiano vincitore 13 volte: da Garin, ancora italiano quando la vinse per due anni, agli albori, a Francesco Moser, autore di un fantastico tris. Eppoi i fratelli Coppi, Bevilacqua, Gimondi, i due successi di Ballerini, e Andrea Tafi, ultimo azzurro a conquistarla. Era il 1999, da allora, per noi, poco altro. Qualche podio con Alessandro Ballan, Dario Pieri e Pippo Pozzato, secondo nel 2009 alle spalle di Tom Boonen.

Diretta RAI dalle ore 10,30 su RAISport e dalle ore 15,05 su RAI3.