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partita del secolo

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Le forze della natura che si abbattono improvvisamente sulle città non lasciano molto spazio alle parole, come il terremoto che ha colpito Città del Messico proprio ieri, lasciandosi dietro una schiera di persone che non vedranno più la luce del sole.

Il terremoto è avvenuto con una prima scossa di magnitudo 6.8 della scala Richter e ha avuto una replica di magnitudo 7.1 poco dopo, causando, secondo una stima approssimativa, almeno 115 vittime, tra cui molti bambini che in quel momento si trovavano a scuola.
La capitale messicana era già abbastanza provata dallo scorso e recentissimo terremoto avvenuto qualche settimana fa, il 7 settembre, in cui si registrarono almeno un centinaio di morti. Dalle interviste ai superstiti pare che le ultime scosse siano state molto più violente del precedente terremoto, nonostante quest’ultimo fosse addirittura più forte di intensità (8.1 scala Richter).

 

Oggi si cerca ancora tra le macerie, nella speranza, sempre più debole ogni minuto che passa, di riuscire a trovare ancora qualcuno in vita. E comincia anche la conta dei danni strutturali agli edifici e ai monumenti.
Già da ieri hanno cominciato a circolare notizie allarmanti circa le condizioni del famoso Stadio Azteca, meglio conosciuto come il teatro dell’incredibile vittoria italiana contro la Germania ai Mondiali del 1970.

È ancora impresso nella mente di ogni tifoso azzurro il risultato di quella che fu definita la partita del secolo”: Italia contro Germania e un trionfante 4-3! La partita giocata era una semifinale che rimase nel cuore dei nostri connazionali come una vera e propria finale. Quel mondiale, poi, purtroppo non fu vinto dall’Italia, ma dal Brasile, ma rimane una leggenda che accompagnerà per sempre la storia della nazionale italiana.

Un altro aneddoto memorabile ruota attorno a questo imponente stadio messicano e riguarda un altro mondiale, stavolta con protagoniste l’Argentina e l’Inghilterra. Siamo nel 1986 e, durante la partita dei quarti di finale, Diego Armando Maradona segna due reti, una più storica dell’altra. Una toccando la palla con la mano, da qui nasce il termine “Mano de Dios”, l’altra non ha bisogno di presentazioni, ma solo di rievocazioni come la telecronaca di quell’azione: Ta-ta-ta-ta.

Un monumento storico, oltre che sportivo: il suo crollo avrebbe sicuramente scosso le nazionalità di tutto il mondo e non solo la popolazione messicana. Fortunatamente le voci non confermate di ingenti danni strutturali all’edificio sportivo sono risultate infondate. Se si pensa che si parlava addirittura di “stadio spaccato in due” è un sollievo sapere che invece i danni non sono affatto gravi.

Fonti certe (stavolta parliamo della Federazione messicana) assicurano che nonostante la struttura sia stata danneggiata in alcune parti dal forte sisma, non si parla di danni particolarmente seri. In ogni caso al momento lo stabile è inagibile e gli eventi sportivi in programma sono stati rinviati. Lunga vita allo Stadio Azteca.

Lo Stadio Azteca rende omaggio alle selezioni di Italia e Germania (4-3) protagoniste del Mondiale del 1970 della Partita del Secolo, 17 giugno 1970

La scritta è scolpita su una targa affissa  su una parete dello storico stadio di Città del Messico che, durante il Mondiale del 1970, divenne teatro di una memorabile sfida tra Italia e Germania, in semifinale. Lo stesso catino che, evidentemente avvezzo e luogo perfetto per scrivere pagine storiche di calcio, vedrà 16 anni dopo, nel Mondiale del 1986, la nemesi di Maradona contro l’odiata Inghilterra con la mano de Dios e il gol del secolo.

L’Italia del ct Valcareggi e  dell’altisonante staffetta Rivera – Mazzola contro i possenti tedeschi condotti da Gerd Müller e Franz Beckenbauer. La partita del secolo (Jahrhundertspiel, in tedesco), quella del 4-3, che al 90′ era un match sbiadito che si stava trascinando al supplementari dopo la rete di apertura di Boninsegna e il pareggio, quasi inatteso e al limite del triplice fischio finale, di Karl-Heinz Schnellinger .

Su ItaliaGermaniaquattroatre si è scritto tanto, hanno girato anche un film e scritto diverse canzoni. Ma c’è una lettura aneddotica che esalta ancor di più la Partita del secolo: sono gli Appunti di Giorgio dell’Arti che, a mo di agenda, ha catalogato e cristallizzato le tante emozioni attorno a singole parole, a unici ricordi.
Dalla telecronaca di Nando Martellini che era subentrato pochi giorni prima a Nicolò Carosio, cacciato dalla Rai per un’affermazione razzista, all’iconica fasciatura del Kaiser che, infortunatosi alla spalla, decise di continuare.

Ecco di seguito alcuni rimandi:

Spettatori Allo stadio 103 mila spettatori, umidità altissima, temperatura percepita sul campo: 50 gradi. Orario d’inizio della partita le quattro del pomeriggio locali, in Italia è mezzanotte.

Pallone Si gioca con il Telstar, il primo pallone bianco e nero nella storia dei Mondiali, firmato Adidas.

Cartellini Con i Mondiali del ’70 debuttano i cartellini colorati (giallo o rosso) per segnalare l’ammonizione o l’espulsione. Per la prima volta c’è la possibilità di effettuare due cambi durante la partita.

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Forse tra chi leggerà questo articolo, ci sarà chi avrà comprato all’edicola, ancora bambino, l’album di figurine della Panini, edizione Mondiali di Messico ’70. E magari, dopo aver scambiato le figurine tra amici, dev’essersi accorto di averlo lasciato incompleto.

Ma dai meandri dei ricordi è sbucata una perla rara, una chicca per collezionisti. Sul sito della casa d’aste, Catawiki, è apparso l’album Panini completo del mondiale messicano con tutte le 271 figurine, conservato in condizione pressoché perfetta.
E’ un album decisamente storico perché, quelli che si sono disputati in Messico, non sono solo i Mondiali di Italia-Germania 4-3, definita senza giri di parole la “partita del secolo”, ma anche l’ultimo torneo a fregiarsi del nome di Coppa Jules Rimet” prima di cambiare fisionomia grazie all’arte dello scultore italiano Silvio Gazzaniga.
Ma non è tutto: la peculiarità che rende questo cimelio unico e mai replicabile, è il doppio autografo del calciatore brasiliano Pelé, al tempo 29enne e già idolo affermato con la Seleçao. Due firme, una sulla copertina dell’album, l’altra proprio sulla figurina della “Perla nera” che segnò, proprio contro gli azzurri in finale, il primo dei quattro gol che permise al Brasile di alzare al cielo la Coppa Rimet.

Suggestivo, allora, pensare di accaparrarsi un gioiello inestimabile per gli appassionati di calcio e per i romantici nostalgici a quasi 50 anni di distanza: completare un album, ai tempi, non era affatto semplice perché le bustine contenevano solo due figurine.
Sembra incredibile, ma il proprietario di quello che è l’album Panini più costoso nella storia ha soltanto nove anni. L’asta organizzata da Catawiki, infatti, è stata aggiudicata dal piccolo Lonenzo Vandelli, autentico appassionato di figurine. Nonostante la sua piccolissima età, il bambino nato a Sassuolo, in provincia di Modena, ha più di 200 album.
Così, mosso dalla grande passione di suo figlio, il padre ha deciso di piazzare un’offerta record di 12mila euro, ben superiore ai circa 6mila euro come valore stimato prima della battuta d’asta. Ma mentre Lorenzo fa i salti di gioia spiegando che suo padre gli ha dedicato una stanza intera per far spazio agli album, alle figurine e ai pacchetti non ancora aperti, c’è chi non si è detto sorpreso come Federico Puccioni, country manager Italia di Catawiki:

Non c’è da stupirsi che sia stato proprio un italiano a offrire più di tutti: Mexico ’70 è stato uno dei mondiali più emozionanti per tutti gli appassionati di calcio e non. E l’Italia arrivò in finale perdendo proprio contro il Brasile di Pelé. Ma la partita più avvincente fu senza ombra di dubbio la semifinale Italia – Germania (4-3), che tenne tutto il popolo italiano col fiato sospeso per 120 minuti, passando poi agli annali del calcio come “La partita del secolo”

L’album prezioso, oltre a essere raro per gli autografi preziosi di Pelé, è ulteriormente prezioso perché fino ad oggi è stato custodito dal primo e unico proprietario e, in aggiunta, non riporta scritte o scarabocchi di risultati di partite, pratica assai diffusa negli anni ’70-’80. Non ci resta che congratularci con il piccolo Lorenzo: forse, anche grazie a lui, i ricordi di quel Mondiale e la passione per le figurine non svaniranno…