Le forze della natura che si abbattono improvvisamente sulle città non lasciano molto spazio alle parole, come il terremoto che ha colpito Città del Messico proprio ieri, lasciandosi dietro una schiera di persone che non vedranno più la luce del sole.
Il terremoto è avvenuto con una prima scossa di magnitudo 6.8 della scala Richter e ha avuto una replica di magnitudo 7.1 poco dopo, causando, secondo una stima approssimativa, almeno 115 vittime, tra cui molti bambini che in quel momento si trovavano a scuola.
La capitale messicana era già abbastanza provata dallo scorso e recentissimo terremoto avvenuto qualche settimana fa, il 7 settembre, in cui si registrarono almeno un centinaio di morti. Dalle interviste ai superstiti pare che le ultime scosse siano state molto più violente del precedente terremoto, nonostante quest’ultimo fosse addirittura più forte di intensità (8.1 scala Richter).
Aquí pueden ver como funciona la JUNTA CONSTRUCTIVA que evita un mayor daño al Estadio Azteca en el temblor de #CDMX pic.twitter.com/0yokpDADuy
— Said Rodríguez (@Saidgol) 19 settembre 2017
Oggi si cerca ancora tra le macerie, nella speranza, sempre più debole ogni minuto che passa, di riuscire a trovare ancora qualcuno in vita. E comincia anche la conta dei danni strutturali agli edifici e ai monumenti.
Già da ieri hanno cominciato a circolare notizie allarmanti circa le condizioni del famoso Stadio Azteca, meglio conosciuto come il teatro dell’incredibile vittoria italiana contro la Germania ai Mondiali del 1970.
È ancora impresso nella mente di ogni tifoso azzurro il risultato di quella che fu definita “la partita del secolo”: Italia contro Germania e un trionfante 4-3! La partita giocata era una semifinale che rimase nel cuore dei nostri connazionali come una vera e propria finale. Quel mondiale, poi, purtroppo non fu vinto dall’Italia, ma dal Brasile, ma rimane una leggenda che accompagnerà per sempre la storia della nazionale italiana.
Un altro aneddoto memorabile ruota attorno a questo imponente stadio messicano e riguarda un altro mondiale, stavolta con protagoniste l’Argentina e l’Inghilterra. Siamo nel 1986 e, durante la partita dei quarti di finale, Diego Armando Maradona segna due reti, una più storica dell’altra. Una toccando la palla con la mano, da qui nasce il termine “Mano de Dios”, l’altra non ha bisogno di presentazioni, ma solo di rievocazioni come la telecronaca di quell’azione: Ta-ta-ta-ta.
Un monumento storico, oltre che sportivo: il suo crollo avrebbe sicuramente scosso le nazionalità di tutto il mondo e non solo la popolazione messicana. Fortunatamente le voci non confermate di ingenti danni strutturali all’edificio sportivo sono risultate infondate. Se si pensa che si parlava addirittura di “stadio spaccato in due” è un sollievo sapere che invece i danni non sono affatto gravi.
Fonti certe (stavolta parliamo della Federazione messicana) assicurano che nonostante la struttura sia stata danneggiata in alcune parti dal forte sisma, non si parla di danni particolarmente seri. In ogni caso al momento lo stabile è inagibile e gli eventi sportivi in programma sono stati rinviati. Lunga vita allo Stadio Azteca.