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Arriva un punto della vita in cui i genitori si mettono l’anima in pace lasciando ai propri figli la libertà di tappezzare i muri della stanzetta con poster, immagini, scritte e quant’altro. Nella cameretta di ogni adolescente c’era, c’è e ci sarà il volto di un personaggio di un fumetto, di un cartone animato, del proprio idolo sportivo. E di certo, le riviste con gli inserti speciali e i calciatori a grandezza naturale non aiutavano.

Kylian Mbappé lo scorso 20 dicembre 2018 ha compiuto 20 anni, è ancora un ragazzino anche se per lui l’anno appena concluso l’ha consacrato come il talento più cristallino non solo in prospettiva, ma letale e decisivo anche declinando il tempo al presente. Veloce, tecnico, rapido nello stretto, funambolico e letale sottoporta, l’ex ragazzotto cresciuto nel Monaco, si è affermato al Paris Saint-Germain e con la Nazionale francese vincendo da protagonista il Mondiale in Russia.

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Negli ultimi due-tre anni la vita dell’esterno/punta nato a Bondy è letteralmente andata di corsa, spedita  come quando sul campo accelera e lascia le fiamme dietro di sé: era solo un bambino, un adolescente con i propri idoli appiccicati sulla parete della cameretta. Anzi l’idolo era solo uno: Cristiano Ronaldo. Nel 2013 il giornale France Football ha scattato una foto di Mbappé, quando aveva soltanto 14 anni, nella sua stanza, con felpa e sguardo sognante e alle spalle decine di immagini del portoghese, idolo della sua infanzia.

Ora, però, sul suo profilo Instagram, per augurare a se stesso e a tutti un 2019 quanto meno positivo come l’anno appena compiuto, ha pubblicato una foto nel quale ha “cancellato” dal muro le foto di CR7 piazzando gli istanti più iconici del suo anno incredibile che, oltre ad averlo visto sollevare la Coppa del Mondo, si è arricchito di una Ligue1, Coppa di Lega, Coppa di Francia, Supercoppa, riconoscimento come miglior giovane del Mondiale, nell’All Star team di Russia 2018 e vincitore del Trofeo Kopa come miglior under-21 al mondo. E una copertina del Time.

 

 

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• 2018 🏆🎉✅ • 2019…..❓❓❓ 🥳HAPPY NEW YEAR🥳

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Un fotomontaggio, ovviamente nulla contro Cristiano Ronaldo, solo un messaggio chiaro: è cresciuto, ha realizzato in un batter ciglio i suoi sogni, raggiungendo traguardi che altri calciatori non raggiungerebbero nemmeno in una carriera intera. Ora il mito del giovane Kylian è Mbappé stesso.

Ma CR7 rimane l’idolo del giovane francese e il calcio, nell’ultimo anno, ci ha nuovamente sorpreso con il passaggio del portoghese alla Juventus. Mbappé sogna in grande, sogna da ragazzo di 20 anni e chissà cosa gli regalerà questo 2019…

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Negli ultimi anni il duopolio Messi-Cristiano Ronaldo ha ridotto l’assegnazione del Pallone d’oro a una sfida al limite della monotonia, provocando una certa disaffezione tra gli appassionati di calcio che vedono il prestigioso trofeo, assegnato su idea della rivista sportiva francese France Football, al pari di un Telegatto piazzato ogni anno a Mike Bongiorno. Scontato e anche un po’ banalizzato.
Dal 2010, ma solo fino al 2015 – complice un sentito fallimento della proposta- il riconoscimento si è fuso con il Fifa World Player of the Year, dando vita a un nuovo premio denominato Pallone d’oro Fifa, con votazione estesa non solo ai giornalisti sportivi provenienti da tutto il mondo, ma anche agli allenatori e capitani delle nazionali affiliate alla Federazione internazionale.

Una trovata tra il marketing e la personale “stima” dell’amico calciatore che, di fatto, non è piaciuta e ha ulteriormente accentuato l’accentramento del premio tra la star del Barcellona e quella del Real Madrid che si spartiscono il trofeo dal 2008 (Kakà è stato l’ultimo umano a vincerlo nel 2007).
Quest’anno si è tornati nella vecchia formula, ma forse, mai come negli ultimi anni il Pallone d’oro è stato vinto meritatamente da Cristiano Ronaldo che nell’anno solare 2016 ha messo in bacheca personale la Champions League con il Real Madrid e l’Europeo con il Portogallo. Impresa non esattamente alla portata di tutti.

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Eppure dalla sua nascita nel 1956, il Pallone d’oro si svincolava dalla conquista di altri trofei che in qualche maniera giustificasse l’assegnazione; semplicemente si votava il calciatore più forte dell’anno, con un solo limite: dal 1956 fino all’edizione del 1994, infatti, il regolamento imponeva che il giocatore dovesse essere di nazionalità europea per poter aspirare al titolo; dal 1995 questa distinzione è stata superata, potendo quindi concorrere al premio anche giocatori di nazionalità extra-europea, ma appartenenti a squadre europee; dal 2007 possono concorrere al premio, calciatori militanti in qualsiasi club della Fifa.

Nel 1956, anno della prima edizione, i giornalisti di 16 Nazioni europee assegnarono il pallone doro a Stanley Matthews, ala destra del Blackpool, davanti al madridista Alfredo Di Stéfano e al francese Raymond Kopa. Un riconoscimento, si dirà più avanti, alla sua lunga lunghissima carriera, alla sua impresa maggiore: conquistare coi The Tangerines (i mandarini) la prestigiosa FA Cup tre anni prima. Pelé disse di Matthews:

Ci ha insegnato il modo in cui il calcio deve essere giocato

Un attestato di stima che la dice lunga sull’impatto che l’ex nazionale inglese ha avuto sul calcio e, più in particolare, sul ruolo dell’ala. Soprannominato “The Wizard of football”, la carriera di Matthews abbracciò tre decenni, ma solo due distinti club: Stoke City (dal 1932 al 1947, e poi successivamente dal 1961 al 1965) e Blackpool (dal 1947 al 1961). Esordio a 17 anni, ultima partita da professionista cinque giorni dopo aver compiuto 50 anni; un Pallone d’oro conquistato a 41 anni e due Mondiali con l’Inghilterra nel 1950 e 1954, giocando con la maglia dei Tre Leoni fino a 42 anni (nessuno lo ha ancora superato).

E’ il 2 maggio 1953 il suo giorno, la partita che è passata alla storia come la “finale di Matthews”. Nel prestigioso stadio di Wembley si giocava la finale di Fa Cup, il trofeo più antico del mondo, tra il Blackpool di Stanley e il Bolton, largamente favorito, che dopo soli 75 secondi, conferma i pronostici della vigilia passando in vantaggio e raddoppiando al 18′. Un gol del Blackpool nel primo tempo, illuse i mandarini che si ritrovarono subito sotto per 3-1 all’inizio della ripresa.
A Wembley ci fu record di affluenza, c’erano 100mila persone, molte solo per incoraggiare Matthews che, però, sulle gambe, era piegato in due dalla stanchezza. A 38 anni a inseguire gli avversari più giovani, a correre, dribblare e fare su e giù sulla fascia. Ma ecco la magia: al 69’ Stanley Matthews trascina la squadra alla rimonta, involandosi sulla destra e crossando in mezzo per Mortensen che segnò il 2-3. A un minuto dal 90esimo è ancora Mortensen a realizzare il 3-3, su punizione. Quando tutti erano con la testa ai supplementari, Matthews, mai domo,  ancora sulla fascia, scodellò un altro pallone, questa volta, a Perry che trasforma il 4-3 finale.

Hai 32 anni, pensi di riuscire a giocare un altro paio di stagioni?

E’ quello che disse Joe Smith, allenatore del Blackpool a Stanley Matthews nel 1947. Sei anni prima della finale di Fa Cup e nove anni prima del Pallone d’oro.

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