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Uscirà il prossimo 5 gennaio in Germania e in Svizzera il documentario “Schumacher”, la stella della Formula 1 la cui carriera è stata stroncata cinque anni e mezzo fa da un gravissimo incidente di sci e che da allora è sottoposto a intense cure. Sarà il primo documento video sul pilota sette volte campione del mondo di F1 (con Benetton e Ferrari) per il quale la famiglia, che dall’incidente lo circonda del più stretto riserbo, ha dato un contributo ed un sostegno.

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La stessa moglie Corinna, riferisce la Bild, parlerà per la prima volta di suo marito e della sua vita al suo fianco nel film. Ci saranno anche interviste con il figlio Mick (che attualmente guida in Formula 2) la figlia Gina, il padre di Michael, Rolf (73) e altri compagni e rivali della scena sportiva.

Per questo documentario, che esce nell’anno del cinquantesimo compleanno di Schumi e del venticinquesimo della sua prima vittoria in F1, la famiglia ha messo a disposizione video inediti dell’archivio privato. Il trailer del documentario sarà presentato al prossimo Festival del cinema di Cannes.

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Martedì 23 aprile è stato pubblicato la prima clip di “Diego Maradona” il nuovo documentario di Asif Kapadia, regista inglese di origine indiana, noto per aver realizzato negli anni precedenti lavori simili su Ayrton Senna e Amy Winehouse.  Il progetto, che verrà presentato fuori concorso al Festival di Cannes, è stato realizzato sfruttando ben 500 ore di materiale inedito tratto dall’archivio personale del campione argentino.

In particolar modo, il film seguirà la storia di Diego Armando Maradona durante la sua unica e storica esperienza con la maglia del Napoli, negli anni Ottanta.  Nel video, infatti, sono ripresi gli istanti della presentazione dell’idolo argentino allo stadio San Paolo: era il Il 5 luglio 1984 e l’ex giocatore di Boca Juniors e Barcellona fu presentato ufficialmente accolto da circa ottantamila persone che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. In quell’occasione disse:

Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires