Il condottiero di una squadra, l’idolo di un’intera Nazione che si è aggrappata alla sua fascia da capitano e ai suoi gol, quelli che, per la prima volta in assoluto, hanno portato l’Ucraina a ottenere l’accesso a un Mondiale di calcio. Tra le tante figurine di Germania 2006 c’è anche quella di Andriy Shevchenko, viso pulito e sguardo determinato che i tifosi rossoneri ricorderanno per quel frame prima del calcio di rigore decisivo nella finale di Champions League del 2003 contro la Juventus. Gli stessi tifosi rimasti delusi, nell’estate di tre anni più tardi, quando lo zar venuto dall’Est decide di allontanarsi dal Milan per sbarcare a Londra, sponda Chelsea di Mourinho e Abramovich.
Proprio all’Old Trafford di Manchester, durante i festeggiamenti per la vittoria della coppa dalle grandi orecchie, Andriy correva sul rettangolo verde, impugnando e mostrando a tutti la bandiera azzurra e gialla dell’Ucrania: per un Paese nato dalla dissoluzione dell’Urss poco più di 10 anni prima è l’unica possibilità per apparire sul grande palcoscenico del calcio. Ma l’usignolo di Kiev, all’apice della sua carriera e in stato di grazia, va oltre: i successi con il Milan, il Pallone d’oro conquistato nel 2004 e le tante aspettative per una cessione traumatica e costosa, non distraggono e destabilizzano il ragazzo nato a Dvirkivschyna, ex Unione sovietica, da quello che è il momento storico-sportivo che lui e il suo popolo sognavano dall’indipendenza.
Dopo aver ottenuto sorprendentemente il primo posto nel girone 2 di qualificazione per l’accesso a Germania 2006 (chiuso con una sola sconfitta e vincendo, tra l’altr, per 3-0 sul campo della Turchia, seconda, con doppietta di Sheva), l’Ucraina allenata da Oleh Blochin strappa il pass per volare in Germania. Assieme all’ex attaccante del Milan, la formazione è di tutto rispetto: dal portiere storico Shovkovskiy, al difensore Nesmachniy, passando per il centrocampista Tymoshchuk fino ad arrivare ai solidi attaccanti Voronin e Rebrov.
E’ a Lispia che l’Ucraina fa il suo esordio nel Mondiale del 2006: il 14 giugno ad attenderla c’è la Spagna, in un girone H abbordabile con Tunisia e Arabia Saudita. Contro le “Furie rosse”, Sheva e compagnia escono sconfitti per 4-0; nessun dramma perché riescono subito a risollevarsi sconfiggendo i sauditi con lo stesso punteggio della gara d’esordio (l’attaccante ex Milan segna la rete del momentaneo 3-0) e la Tunisia per 1-0, grazie alla realizzazione su calcio di rigore sempre del numero 7. La sua freddezza dal dischetto si scioglie, però, agli ottavi, nel match contro la Svizzera: terminati i tempi regolamentari e supplementari sullo 0-0, è la lotteria dagli 11 metri a sentenziare chi va avanti e chi torna a casa. Sheva sbaglia il primo tiro per l’Ucraina, ma gli elvetici fanno peggio calciando malamente tutti i tiri a disposizione. L’Ucraina accede, così, ai quarti di finale dove incontra l’Italia che si impone con un secco 3-0: per Shevchenko, contro i suoi ex compagni Pirlo e Gattuso, è il capolinea dell’avventura in terra tedesca.
Sono, dunque, due le reti in un Mondiale per Andriy: con la nazionale maggiore, il cui esordio risale nel 1995 a 18 anni, totalizzerà 111 presenze e 48 gol. Ritiratosi nell’estate del 2012, è ritornato in nazionale prima come assistente di Mykhailo Fomenko, poi, da luglio 2016, come commissario tecnico, subentrando proprio al posto di Fomenko dopo il negativo Europeo in Francia.