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Nessuna tolleranza per gli insulti. Che siano di natura razzista o sessista. Continua la linea dura della Lega francese contro quei tifosi che si rendono protagonisti di cori e striscioni indecorosi. Ieri, mercoledì 28 agosto, ha sospeso il derby della Costa Azzurra, tra Nizza e Marsiglia, partita di cartello della Ligue1. Uno stop di una decina di minuti, tra il 26′ e il 37′ del primo tempo. E stavolta, l’arbitro della gara Clement Turpin ha deciso di mandare entrambe le squadre negli spogliatoi.

Il tempo di invitare gli ultrà locali a ritirare uno striscione dai toni ambigui e soprattutto per far cessare i ripetuti “vaffa”, rivolti alle istituzioni, che riecheggiavano in curva. C’è voluto anche l’intervento dei giocatori del Nizza per calmare i tifosi e permettere al direttore di gara di riprendere la partita. Patrick Vieria, attuale allenatore del Nizza, ha appoggiato la sospesione e Marlène Schiappa, segretario di Stato francese per le pari opportunità tra donne e uomini, si è complimentata con l’arbitro tramite un tweet, sottolineando che il calcio è passione e non odio

 

Nei primi due turni di campionato, sui rapporti di arbitri e delegati sono finite un paio di dozzine di segnalazioni, secondo il protocollo di lotta alle discriminazioni, e il piano di lotta all’omofobia approvato di recente da Lega, Federazione e Ministero dello Sport.

 The referee stops play after seeing the banners

Quando si parla di ex tra Milan e Inter la lista è pressoché infinita, arzigogolata tra ricordi, memorie, belle partite, delusioni dei tifosi nel vedere alcuni idoli cambiare casacca e andare coi “cugini” rivali. E’ facile ricordare Roberto Baggio, o Ronaldo e le mani dietro le orecchie dopo il gol nella stracittadina al suo rientro in Italia nel 2007, con il Milan. E poi ancora Antonio Cassano e il suo tradimento scegliendo l’Inter, Zlatan Ibrahimovic o Mario Balotelli. E ancora il dispiacere per i rossoneri nel vedere Hernan Crespo con la maglia neroazzurra o, viceversa, Bobo Vieri.

Ma il derby della Madonnina fa riemergere anche calciatori e che San Siro ha visto vestire entrambe le maglie meneghine anche se con fortune alterne, di passaggio prima di fare giri immensi e ritornare da protagonisti.  Con annessi rimpianti. Oh e poi ci sono le meteore che non hanno lasciato alcun ricordo né nel Milan che nell’Inter.

Edgar Davids

Il Pitbull olandese, icona della Juventus, arriva in Italia tramite il Milan. Cresciuto nell’Ajax, contribuendo allavittoria di tre titoli olandesi, della Coppa Uefa nel 1992 e della Champions League nel 1995, Edgar Davids viene tesserato nell’estate del 1996 dai Rossoneri, a parametro zero sfruttando la sentenza Bosman. Milita nel club rossonero per un anno e mezzo, ma di fatto colleziona solo 31 presenze e due gol: incomprensioni tattiche, il grave infortunio a tibia e perone che gli fa saltare metà della stagione vari problemi all’interno dello spogliatoio, indirizzano la carriera di Davids a Torino, sponda Juventus (primo olandese nella storia bianconera) dove diventa un idolo sotto la dinastia di Lippi.

Dopo la buona parentesi in prestito al Barcellona, nell’estate 2004 viene acquistato dall’Inter, ma il suo rendimento in nerazzurro è inferiore rispetto alle annate precedenti tanto che, a fine stagione, la società milanese pensa alla rescissione del contratto. Nonostante ciò, con la squadra interista Davids riesce a sollevare l’unico trofeo italiano che ancora gli mancava, la Coppa Italia. In totale, 23 partite con l’Inter.

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Patrick Vieira

Gli anni sono praticamente gli stessi, è il dicembre 1995 e Patrick Vieria, ancora 19enne, dopo l’esperienza nel Cannes che lo fa esordire a 17 anni, passa al Milan per sette miliardi di lire. Gioca poco, solo cinque presenze, ma riesce a vincere lo scudetto in Serie quella stessa stagione. E’ il primo di quattro scudetti (più uno revocato alla Juventus) che vincerà in Italia, anche se l’expolit massimo è nell’Arsenal tutta francese con Petit, Henry ed Arene Wenger.

Il 2 agosto 2006 Vieira viene acquistato dall’Inter per 9,5 milioni di euro. Il suo debutto con la nuova maglia avviene il 26 successivo nella finale di Supercoppa italiana tra Inter e Roma; Vieira gioca una partita di alto livello e segna due reti che permettono all’Inter di vincere il trofeo. La sua successiva esperienza all’Inter è però condizionata da diversi infortuni. Nell’estate 2009 disputa un’ottima nella finale di Supercoppa italiana persa contro la Lazio. In seguito giocherà altre 10 partite, l’ultima delle quali contro il Chievo il 6 gennaio 2010. Complessivamente, con l’Inter ha collezionato 91 presenze e 9 reti, vincendo tre scudetti e due Supercoppe italiane.

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Taribo West

Globetrotter la cui precisa età resta un mistero, ha giocato in Serie A, Ligue1, Premier League e Bundesliga, il difensore nigeriano Taribo West è passato alla storia per le sue treccine e per qualche scambio di battuta memorabile. Passato di club in club da una stagione all’altra, è nell’Inter che colleziona più presenze, 67 tra il 1997 e il 1999; poi cambia colori sotto l’ombra della Madonnina e si accasa al Milan dove scende in campo solo cinque volte, prima di andare al Derby County, rientrare a San Siro ed essere dirottato definitivamente al Kaiserslautern.

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Ümit Davala

Siamo onesti: ci piaceva solamente l’idea di ripescarlo in questa classifica anche se nell’Inter non ha mai giocato una partita. Il terzino turco nato in Germania, era uno dei figli d’oro del Galatasaray di fine millennio e condotto da Terim. Quattro campionati turchi consecutivi, Coppa di Turchia, Coppa Uefa e Supercoppa europea contro il Real Madrid sono il miglio biglietto da visita per sbarcare a Milano, sponda rossonera, assieme all’allenatore. Con il Milan solo 13 presenze, un avvio complicato per Terim che esonerato per far spazio a Carlo Ancelotti. Davala perde il posto da titolare e nell’estate 2002 viene ceduto all’Inter per lo scambio con Dario Simic. Il croato con il Milan vince subito Coppa Italia e Champions League, il turco, invece, non gioca un minuto con l’Inter che lo gira immediatamente al Galatasaray.

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Domenico Morfeo

In un derby nella stagione 2002-2003, quando vestiva la casacca neroazzurra, in conferenza stampa disse:

Ai tempi del Milan giocavo talmente tanto esterno che potevo fare il guardalinee

La frecciatina, ovviamente, era al suo passato rossonero e alla poca fiducia che il club al tempo di Berlusconi diede al talentuoso fantasista di San Benedetto dei Marsi. Cresciuto nel florido vivaio dell’Atalanta e dopo le buone impressioni con la maglia della Fiorentina, nel 1998 viene acquistato dal Milan, dove ebbe gli stessi problemi di Firenze in quanto non riuscì a trovare spazio. Con i rossoneri il bottino fu di sole 13 presenze ma riuscì a contribuire comunque alla conquista dello scudetto rossonero del 1998-1999 provocando l’autorete di Magoni in Bologna-Milan (2-3) e fornendo a Oliver Bierhoff l’assist per il gol-vittoria sette giorni dopo in Milan-Salernitana (3-2).

Ha girovagato tanto, tra Cagliari, Verona, Parma e Cremonese e come detto è anche passato nuovamente per le strade di Milano nel 2002, ma con l’Inter, però, il destino è stato pressoché lo stesso. Visto come una riserva, ha giocato solamente 27 partite con due gol.

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