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Tra i debutti in Champions League di questa stagione, quello della Roma è sicuramente il più complicato.

Volare al Santiago Bernabeu di Madrid è sempre un’atmosfera affascinante ma anche difficile da tenere a bada, specie se si affronta l’ultima squadra vincitrice, capace di trionfare quattro volte nelle ultime cinque edizioni.

Ma la Roma lo sa e oramai è abituata a calcare certi tipi di palcoscenici, soprattutto dopo la bellissima annata la scorsa stagione, terminata in semifinale contro il Liverpool.

Lo sa Daniele De Rossi che, alla sua seconda stagione da capitano con 57 match in Champions League, guiderà il centrocampo giallorosso con accanto il fresco campione del mondo Steven Nzonzi e quasi sicuramente l’emergente Nicolò Zaniolo, alla prima in Europa.

Partire col piede giusto il girone  G in casa dei campioni aprirebbe uno scenario piacevole all’ambiente romanista. Il Real Madrid ha perso Cristiano Ronaldo, la stella più luminosa con la quale ha trionfato nelle ultime annate, ma è pur sempre la squadra da battere.
Il gallese Gareth Bale ha ribadito che ora come ora i Blancos siano ancora più forti di prima, nonostante l’assenza di CR7. Pare che il gruppo e lo spogliatoio sia più unito.

Quella di stasera sarà l’undicesimo confronto tra Real e Roma, tante quante tra i madrileni e la Juventus. Mister Eusebio Di Francesco è convinto che la sua Roma può fare bene nonostante le défaillance in Serie A.

Non abbiamo neanche iniziato la Champions e sento già parlare di entusiasmo decaduto, mi sembra quasi di vivere a Roma. È vero, però, che dobbiamo ritrovare la spensieratezza e contro il Real voglio rivedere la rabbia e il desiderio di far male agli avversari della passata stagione.

Il modulo scelto da Di Francesco è il 4-3-3 con Olsen tra i pali; Florenzi e Kolarov terzini, Manolas e Fazio centrali; De Rossi, Nzonzi e Zaniolo a centrocampo; tridente formato da El Shaarawy, Under e Dzeko.

 

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Esaltato dal match anche l’ex capitano giallorosso, Francesco Totti, che sicuramente incontrerà il presidente dei Galacticos, Florentino Perez, il quale ha più volte ribadito la stima nell’ex bandiera romanista, unico giocatore che gli abbia realmente detto di no a un trasferimento in Spagna.

Lo ha fatto, lo ha fatto di nuovo!

Ogni tifoso interista e ogni appassionato di calcio ha sicuramente ripetuto questa frase quando hanno visto entrare la palla in rete dopo il colpo di testa di Matias Vecino al minuto 92 di Inter Tottenham.

L’Inter da sempre è una squadra “pazza” che riesce a regalare gioie come quella della prima notte di Champions dopo 6 anni, oppure dolori per una sconfitta in casa contro il Parma. I tifosi lo sanno ed è per questo che per il graditissimo ritorno nel palcoscenico europeo si è presentato numeroso sugli spalti del Meazza.

Sessantacinquemila spettatori a spingere Icardi e compagni al debutto in Champions League.

Tra gli undici messi in campo da Spalletti c’è anche colui che ha permesso di strappare il pass per l’Europa, Matias Vecino. L’uomo che il 20 maggio scorso con una zuccata a pochi secondi dal fischio finale contro la Lazio ha regalato la gioia del quarto posto e quindi Europa.

Beh contro il Tottenham quell’uomo si è ripetuto e l’ha rifatto. Quando tutto sembrava scritto, quando gli Spurs credevano di avere la partita sotto controllo, prima un eurogol di Icardi ma poco dopo ancora lui, ancora Vecino e ancora di testa, al 92esimo minuto.

Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il difensore olandese De Vrij fa sponda per il centro e colpo di testa vincente dell’uruguaiano. San Siro esplode di gioia, i primi tre punti del girone sono intascati.

Vecino l’uomo del destino. È stato definito così da tutto l’ambiente. Un centrocampista che non fa molti gol, ma quelli che realizza sono pesantissimi. I suoi 12 gol in campionato in Italia (il primo nel lontano marzo 2014) hanno sempre portato punti alle sue squadre: di norma vittoria, in rari casi pareggi. Le ultime quattro reti sono state segnate tutte dopo l’80esimo minuto.

Ci abbiamo creduto fino in fondo con la spinta dello stadio. L’importante è crederci, dopo il pareggio abbiamo cercato la vittoria e questo ha fatto la differenza. Questa e quella contro la Lazio sono state emozioni forte, ma speriamo che ce ne saranno altre.

Agli interisti nati per soffrire piacciono questi momenti. I segni del destino, le partite che si rovesciano e certi gol che portano lontano. Chissà, forse Vecino è diventato uno specialista.