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terry finweck

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Hoddle, Reid, Sansom, Butcher, Fenwick e Shilton. E’ il parziale 11 titolare dell’Inghilterra che il 22 giugno 1986, allo Stadio Azteca di Città del Messico, affrontò ai quarti di finale del Mondiale l’Argentina di Maradona. A esser più precisi quell’elenco a mo’ di lista da spuntare rappresenta gli avversari che Maradona si lasciò alle spalle, cavalcando la storia con una progressione funambolica di 60 metri in 10 secondi diritto verso la porta inglese, prima di depositare in rete il pallone del 2-0 per l’Argentina.

Il Gol del Secolo senza mezzi termini, quel “Ta-ta-ta-ta”, quella mitraglietta onomatopeica con cui il commentatore uruguagio Victor Hugo Morales ha raccontato lo sviluppo dell’azione semplicemente perché non riusciva a stargli dietro.
Tanto si è scritto e tanto si è decantato su questo acquerello sportivo dipinto tutto di mancino. Eppure c’era chi avrebbe potuto rovinare tutto: un misto tra un Grinch e un anti-romantico cresciuto troppo in fretta e che non prova più gioie per le cose belle della vita.

Terence William Fenwick, detto Terry, difensore d’Albione, legato al Queen’s Park Rangers e poi al Tottenham, 20 gettoni con la maglia dei Tre Leoni e un record che ancora resiste in Inghilterra: tre ammonizioni in un solo Mondiale. Sulla pagina inglese di Wikipedia viene anche ricordato per essere uno dei giocatori dribblati da Maradona. Evidentemente fa curriculum. Ma lui poteva riscattarsi, o meglio, avrebbe potuto.

Fenwick, infatti, era il giocatore meglio piazzato sulla traiettoria dello tsunami argentino. Fu il penultimo dei paletti nello slalom di Maradona verso la gloria. Lui, come Gandalf nell’epico scontro contro Balrog nel Signore degli Anelli, avrebbe potuto gridare «Tu non puoi passare», ma andò diversamente:

Se fossi stato egoista, il gol di Maradona non sarebbe mai esistito. Guardate l’azione: quando passa dalle mie parti cerco con un braccio di fargli perdere l’equilibrio. Senza esagerare però perché ero già stato ammonito e non volevo lasciare i miei compagni in 10

Il ct inglese, Bobby Robson, aveva chiesto a Fenwick di marcare proprio Maradona. Marcatura individuale con il raddoppio dell’altro Terry, quel Butcher furioso che verrà immortalato con il capo sanguinante tre anni dopo nel match di qualificazione ai Mondiali del ’90 contro la Svezia. Una tattica che stava anche funzionando, ma che costò a Fenwick un cartellino giallo per fallo proprio sul 10 argentino.

Una sanzione che, come visto, spalancherà le porte a un’opera d’arte moderna, proiettando il dinamismo tipico dei futuristi, in un’altra dimensione. “Dinamismo di un fenomeno sguinzagliato”, si potrebbe dire parafrasando l’opera di Giacomo Balla. Maradona abbracciò la palla e la Storia di un popolo pronto alla rivalsa.

Maradona in un secondo ha rovinato la mia carriera

ha detto Terry Fenwick parecchi anni dopo. In un secondo ha reso il mondo un posto migliore e più giusto.