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Continua il viaggio di “Italians” alla ricerca di sportivi italiani che militano all’estero in attività sportive e campionati culturalmente diversi da quelli europei.

Torniamo in Nord America per riparlare di calcio. Ebbene sì nel campionato soccer di Mls, precisamente in Canada, non ci sono solamente fenomeni italiani come Giovinco, Mancosu e Donadel, ma tra i pali del Vancouver Whitecaps milita il milanese Paolo Tornaghi.

Portiere cresciuto nelle giovanili dell’Inter e in assoluto il primo italiano a firmare con una squadra di Major league soccer, lo ha fatto nel 2012 con i Chicago Fire.

In Italia, purtroppo, non ha avuto una carriera facilissima. Le esperienze in prestito dall’Inter in Lega Pro (Como e Rimini) non hanno sortito in Paolo Tornaghi quella situazione di stabilità anche a causa di infortuni.

Da lì il progetto di volare oltreoceano, firmando un contratto con il Chicago Fire e la stagione successiva con il Vancouver Whitecaps dove ora è un pilastro dello spogliatoio.

Come sta andando la tua esperienza a Vancouver?

Sono alla quarta stagione nei Whitecaps. Direi che dopo i primi anni di soddisfazioni (playoff Mls e vittoria Canadian Cup), quest’anno abbiamo fatto un po’ più fatica. Per fortuna siamo arrivati fino alla semifinale di Concacaf Champions League a febbraio, che è stata un traguardo storico per il club.

Come mai hai scelto di volare in America?

Dal 2010-2011 ho iniziato a pensare concretamente di fare un’esperienza all’estero. Ho vissuto da dentro il fallimento del Rimini in Lega Pro, con le grandi difficoltà che comporta per un calciatore e forse poi il lungo infortunio per pubalgia che ho avuto mi ha caricato ancora di più. Nel gennaio 2012 si fecero avanti i Chicago Fire che cercavano un portiere da affiancare al titolare che sarebbe stato impegnato spesso con la nazionale Usa per le Olimpiadi. Ho preso i guanti e sono partito.

Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, difficilmente poi si sfonda nel calcio che conta. Che cosa si deve fare per entrare nel giro delle grandi squadre?

Vuoi per il ruolo, vuoi per la situazione nel post Mourinho, all’Inter regnava tanta confusione a quel tempo. Mi era molto chiaro che le mie opportunità le avrei dovute cercare altrove. Sono pochi coloro che ce l’hanno fatta (Balotelli, Bonucci, Destro e Santon). Direi che già a livello Primavera bisogna veramente imporsi tra i 4-5 migliori giocatori dell’intero campionato. Ovviamente ci vogliono qualità, umiltà ma anche tanto impegno e una buona dose di fortuna.

Come sono i rapporti nello spogliatoio?

La nostra squadra rispecchia molto la città dal punto di vista multietnico. Siamo il club con più stranieri Il fatto che ci sono molti sudamericani sento meno la nostalgia dell’Italia. I nordamericani fanno da collante tra i vari stranieri ed è grazie a loro che il gruppo è unito.

Come si vive a Vancouver?

Vancouver è una città molto vivibile e multietnica, in cima a tante classifiche mondiali per qualità della vita. In inverno non fa freddissimo ma devi avere con te sempre l’ombrello (ride, ndr). Molti qui fanno sport invernali ma chiaramente a me non è permesso. Per fortuna con l’arrivo dell’estate ci si può rilassare in spiaggia, camminare o andare in bicicletta nei grandi parchi cittadini o per il lungomare. Grazie alle tante culture presenti, anche i ristoranti sono particolari e di qualità. Seguo anche altri sport come l’Nba e il Football.

Com’è stato l’ambientamento in America?

L’impatto con gli Usa è stato imponente dato che non sono venuto qui come turista. Ai tempi poi i Chicago Fire non mi diedero una grossa mano ad adattarmi e dovetti arrangiarmi da solo ad esempio per trovare casa. Ci sono stati episodi anche goffi come la difficoltà ad abituarsi a dormire senza oscurare le finestre. Qui sono abituati a non avere persiane e le prime notti sono state da incubo con il sole negli occhi come ti sveglia. Nel mio primo appartamento, inoltre, la lavanderia era in comune a tutto il palazzo, come succede in molti edifici americani, non si contano le volte che ho dimenticato il bucato nella lavatrice per tutta la notte o anche fino alla sera dopo (ride, ndr).

Come valuta attualmente il livello del campionato Mls?

Il livello è cresciuto molto e si sta sviluppando sempre più. Direi che una grossa mano l’hanno data i tanti giocatori sudamericani che, non essendo ancora pronti per il calcio europeo, passano prima in Mls. Poi certo, giocatori come Giovinco, Villa, Drogba e Pirlo fanno il 70% della fase offensiva di una squadra, facendo gol e creando occasioni in ogni partita.

C’è qualche sogno che non hai ancora realizzato?

Beh si certo tantissimi. Quello sicuramente più grande, che ho potuto assaporare da ospite quando ero aggregato alla prima squadra all’Inter è quello di giocare una partita di Champions League. Per un giocatore sarebbe il top sentire l’inno direttamente in campo.

Hai sempre avuto una propensione nel fare il portiere o c’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha spinto per caso a stare tra i pali?

Ho iniziato all’età di 7 anni come attaccante nella squadra del mio paese, Cormano. Durante un esercizio di tiri in una porta vuota bisognava andare a recuperare il proprio pallone appena calciato nella rete. Io, dopo aver calciato e recuperato il mio, mi fermai nella porta aspettando il tiro del mio compagno. Quattro tiri parati e l’allenatore mi chiese se volevo fare il portiere e da li iniziò tutto.

Tra le varie esperienze estere quale ti ha soddisfatto di più a livello professionale e umano?

Sia a Chicago che qui a Vancouver ho vissuto belle stagioni. L’esordio con i Fire davanti a 60mila spettatori è stato emozionante. Lo staff aveva grande fiducia in me. In Canada invece vivo bene anche per i bellissimi rapporti umani coltivati con i compagni e le loro famiglie e per la vita nella città.

Hai intenzione di rientrare in Italia?

Facendo questo mestiere non si può porre limiti al futuro. Io non escludo veramente niente pensando al prosieguo della mia carriera. Dopo quasi 6 anni cosi lontano dall’Italia e dall’Europa sono sincero che sento la mancanza di tanti aspetti e se dovesse capitare un’opportunità ci penserei veramente su. Ma se ciò non dovesse succedere andrò avanti insieme a tutta la Mls in questa incredibile crescita del calcio americano.

Il portiere ha voluto salutare i nostri lettori…


Dario Sette