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nadia pizzuti

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La morte di Sahar Khodayari ha lasciato un segno profondo in Iran. “La ragazza in blu” dai colori della sua squadra del cuore, l’Esteghlal di Teheran, era morta in ospedale, l’8 settembre 2019, per le ustioni riportate dopo essersi data fuoco davanti a un tribunale della capitale iraniana quando ha appreso che rischiava una condanna a sei mesi per oltraggio al pudore per essere entrata allo stadio nel marzo scorso ed essere stata scoperta.

Ma il ministro dello sport, dopo le tante polemiche nazionali e internazionali, ha aperto a una parziale “rivoluzione”:

Sono stati fatti tutti i preparativi necessari in modo che le donne, nel primo periodo solo per partite internazionali, possano entrare negli stadi di calcio. Allo stadio Azadi di Teheran, dove l’Iran gioca la maggior parte delle partite e ospiterà le qualificazioni ai Mondiali dal prossimo mese, sono stati preparati ingressistand e servizi igienici separati”, ha aggiunto. E’ stata rafforzata anche la sicurezza “per permettere alle donne di entrare e uscire in modo sicuro”.

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L’eliminazione del divieto, in passato rimosso solo occasionalmente, è attesa a partire dalla partita che il 10 ottobre la nazionale maschile di calcio giocherà allo stadio Azadi di Teheran contro la Cambogia per le qualificazioni al Mondiale del 2022 in Qatar. In questi giorni l’Ansa, sul suo sito, ha pubblicato un lungo articolo ricostruendo la storia della prima donna in assoluto ad aver messo piede in uno stadio di soli uomini: è successo 22 anni fa e Nadia Pizzuti, al tempo corrispondente italiana dell’agenzia, il 22 novembre 1997 riuscì a entrare per raccontare lo spareggio tra Iran e Australia, valido per i Mondiali del 1998. Di seguito parte dell’articolo che potete leggere interamente qui:

Una donna sola, la prima, tra 120mila uomini a tifare Iran. Ventidue anni prima della storica apertura di Teheran alle tifose dentro gli stadi, fu un’italiana – allora corrispondente dell’ANSA – a sfidare e bucare le difese degli ayatollah in campo calcistico. “Pensando a quel giorno, oggi mi sono commossa”, racconta Nadia Pizzuti. Prima donna al mondo, quel 22 novembre del 1997 riuscì ad entrare in uno stadio di calcio in Iran e oggi non nasconde un pizzico di emozione commentando la svolta da parte delle autorità islamiche che hanno annunciato che “le donne, inizialmente solo per le partite internazionali, potranno entrare negli stadi di calcio”. Le proteste internazionali seguite alla morte della tifosa Sahar Khodayari hanno avuto il loro peso, ma la battaglia per la parità di genere in Iran parte da lontano. Forse anche da quel giorno, quando allo Stadio Azadi si presentò la cronista dell’ANSA a cui l’agenzia aveva chiesto un articolo, più di politica e colore che di cronaca calcistica, sullo spareggio Iran-Australia, valido per i Mondiali 1998.

“Oggi leggendo la notizia ho avuto un sussulto – racconta la giornalista, per diversi anni corrispondente a Teheran – sono tornata in un lampo a quel giorno, a quell’esperienza unica e bella”. Quel pomeriggio, tra gli oltre 120mila tifosi assiepati sugli spalti dello stadio di Teheran c’era anche Nadia che oggi ricorda così la sua avventura: “Da prassi, richiesi l’accredito alla Federcalcio iraniana che mi rispose che non sarebbe stato possibile. Ma non mi persi d’animo e feci la stessa cosa con il ministero della Cultura, che mi diede la stessa risposta, aggiungendo però di presentarmi lo stesso ai cancelli con il fax inviato alle autorità. E così feci. Insieme al collaboratore e traduttore arrivai ai cancelli dello stadio”. “Nemishieh”. “Ho un permesso del ministero”. “Via, via”. “Mi faccia vedere il regolamento oppure chiami un suo superiore”, lo scambio di battute che ricorda allora col nervoso responsabile della sicurezza, mentre intanto la partita era iniziata. Alla fine, racconta Nadia, “superati diversi sbarramenti, risposto a domande vagamente inquisitorie e frenetiche consultazioni via radio, mi dettero finalmente il via libera, nonostante la mia guida fosse terrorizzata. ‘Andiamocene, qui finisce male’, ripeteva”. “Forse la minaccia, l’indomani, di denunciare il fatto in un articolo – scrisse allora la Pizzuti – ha magicamente steso un tappeto rosso sotto i miei piedi, tanto da farmi diventare la prima donna a potere assistere ad una partita di calcio in Iran dai giorni della Rivoluzione”.

“Così, tra un ‘Iran, Iran’ e un ‘Santo Alì, aiutaci tu’, arrivai alla fine in tribuna stampa dove trovai tanta collaborazione, sorrisi complici e nessun atteggiamento ostile.

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