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Una decisione presa con un po’ di dispiacere, ma la voglia di mettersi in gioco è tanta, così come la voglia di vincere.

Stiamo parlando della cestista Giorgia Sottana, la guardia azzurra che, dopo una prima parte di stagione nel campionato di basket francese nel Montpellier, ha deciso di volare in Turchia nel Fenerbahce.

Ho lasciato la Francia con dispiacere. Sono però altrettanto consapevole che questa è un opportunità davvero importante per la mia carriera come giocatrice ed è un’esperienza di vita come persona

Era entrata appieno nei ritmi e nei meccanismi francesi e non era semplice per chi come lei era alla sua prima esperienza fuori dall’Italia, dopo aver vinto tanto a Schio.

Ma la vita di un’atleta è sempre ricca di colpi di scena, così com’è successo all’azzurra Giorgia Sottana.


Ha colto subito la palla al balzo e si è trasferita in una delle squadre più forti a livello europeo e dove, in ambito maschile, giocano altri due forti azzurri come Niccolò Melli e il capitano Gigi Datome, il quale le ha dato il benvenuto

D’altra parte, Giorgia dice di

Essere felice al Fener, ed è un sogno che diventa realtà. Proprio per questo motivo non mi vergogno di dire che mi sento come una bambina la notte prima di Natale (ride,ndr).
So che sarà tosta, ma nell’ultimo anno e mezzo sono cresciuta tanto e sono qui per fare il mio. Il Fenerbahce è una top squadra di Eurolega, e vogliono vincerla. E io anche!

Dopo cinque stagioni a Schio ha deciso di cambiare “lido” per cercare di crescere ancora. Si tratta di Giorgia Sottana, la guardia azzurra da qualche mese trasferitasi in Francia a Montpellier dopo aver vinto quattro Scudetti, tre Supercoppe italiane e tre Coppe Italia con la Famila Schio.

In un’intervista per Mondiali.it ci confida cosa si aspetta da questa stagione, la prima all’estero, e cosa ha lasciato a Schio dopo 5 anni. Un focus dettagliato anche alla Nazionale e quel sogno di poter vincere qualcosa con la maglia azzurra.

Come sei stata accolta in Francia e cosa ti aspetti quest’anno?

Sono stata accolta davvero bene, con molto entusiasmo, ed è certo che fa piacere. Mi aspetto di continuare il mio percorso di crescita, come atleta e come persona. Mi sto mettendo alla prova e voglio spingermi al massimo.

È la tua prima esperienza all’estero. Hai bisogno di adattarti o ti abitui subito?

Sono una persona molto intraprendente, e non ho avuto bisogno di grandi periodi di adattamento. Sono riuscita subito ad integrarmi sia per quanto riguarda il campo, sia per la mia vita al di fuori. Montpellier è una città davvero molto bella, vivo vicino al mare e la squadra è composta da persone di valore.

C’è qualche aneddoto particolare che ti è successo al tuo arrivo a Montpellier?

Il primo giorno, quando sono arrivata, è venuto a prendermi un signore, Maurice. Era li che mi aspettava all’aeroporto. Lo saluto e dico quelle tre parole che conosco di francese, cosi contento mi chiede appunto se so la lingua, e rispondo che no, non la so, ma un po’ la capisco. Saliamo in macchina e comincia a parlarmi e farmi domande, una dietro l’altra. Mi resi subito conto che avevo sbagliato a dire che un po’ capivo. Mi resterà sempre in mente quel viaggio in macchina di 10 minuti dove sicuramente mi avrà raccontato la storia della città, mentre io ho solo capito che hanno una squadra di Pallamano (ride, ndr).

In Francia c’è un basket diverso rispetto all’Italia?

Si. Decisamente. È un campionato di un livello fisico simile all’Eurolega, ed è equilibrato. Ci sono 12 squadre e sono tutte competitive. Ogni weekend è una lotta e c’è sempre qualche sorpresa. Non ci si può davvero mai rilassare e per questo ti stimola sempre a stare pronto al 100%.

Giocherai anche in Eurolega, un modo per incontrare anche altre realtà europee.

Si certo. Conosco bene l’Eurolega, sono anni che ci gioco, prima con Venezia, poi Taranto e Schio. Certo ora sono in una realtà diversa e sono una straniera, quindi il mio ruolo assume un altro sapore. Sarà sicuramente un’esperienza nuova sotto questo punto di vista.

Alla tua prima apparizione con il Montpellier sei già stata MVP, non male per un’esordiente nel campionato francese.

Sono stata messa nelle condizioni di farlo dalle mie compagne. A differenza degli anni scorsi qui mi ritrovo a giocare da guardia invece che da playmaker, quindi ho la possibilità di finalizzare e realizzare di più ricoprendo un altro ruolo.

Cosa ti porti a livello individuale e sportivo dall’esperienza di Schio, e cosa lasci?

Schio è un po’ casa mia. Negli ultimi 5 anni vissuti lì credo di essere cresciuta molto sia come giocatrice che come persona. Soprattutto nell’ultimo anno ho fatto un lavoro individuale importante che mi ha decisamente maturato e dato la spinta giusta per affrontare questo nuovo step.
Lasciare è stato davvero difficile. Ancora adesso a volte fa strano pensare di non essere più lì. Ma nello sport, come nella vita, ci sono dei cicli. Io mi sono sentita pronta per un qualcosa di nuovo, per mettermi alla prova al di fuori della mia comfort zone. Qualche lacrima l’ho versata, lo ammetto, ma penso sia normale quando lasci un posto che ti ha dato tanto e a cui hai dato tanto. Sono felice della scelta che ho fatto, e poi magari è solo un “arrivederci”.

Qual è il ricordo più bello che hai con gli orange?

Ho tantissimi ricordi stupendi legati a Schio. Dagli amici che ho lasciato lì, al basket giocato. Molti ricordi belli sono legati alle vittorie, e ai tifosi. Non dimenticherò mai quando si cantava sotto la curva “la gente come noi non molla mai”!

Invece il trofeo vinto che hai più a cuore?

Il primo scudetto, vinto con Taranto (contro Schio). Non me ne vogliano i tifosi orange, ma il primo scudetto ha sempre un sapore diverso da tutti gli altri. E mi porterò sempre dentro le emozioni di quelle partite.

Capitolo nazionale. Cosa credi che le azzurre debbano avere per avere quella marcia in più? Ha conosciuto il nuovo ct Crespi?

Credo che abbiamo dimostrato che per quanto riguarda il cuore e l’attaccamento per la maglia, i margini di miglioramento sono pochi: abbiamo fatto innamorare tantissime persone per la nostra volontà e per l’amore che abbiamo messo nel campo. Ciò non toglie che a livello tecnico rispetto alle nazioni vincitrici di medaglie, o quasi, c’è un gap fisico importante. Siamo una squadra tendenzialmente “bassa”, e a volte sotto il ferro si è sentita la mancanza di un centro puro.
Ress e Formica si sono davvero fatte in quattro per sopperire a questa cosa, così come Penna, De Pretto e Chicca Macchi finché non si è fatta male. Anche le altre ragazze che hanno giocato, pur non essendo il proprio ruolo principale, hanno dato il massimo.
Purtroppo però non possiamo neanche metter la testa sotto la sabbia e negare la realtà: un 5 di peso davanti ci darebbe una gran mano. Considerato che non c’è, ci sarà da inventarsi un gioco diverso basato più sulla velocità e intelligenza piuttosto che al fare a sportellate.
Ho già incontrato Crespi prima di partire per la Francia, e abbiamo parlato anche di questo. È chiamato a qualcosa d’importante, ma l’ho visto felice d’imbarcarsi in questa nuova avventura.

Non sei l’unica cestista che prova l’esperienza all’estero. In WNBA c’è stata Cecilia Zandalasini. Giocare in America è realmente il sogno di tutti i cestisti?

Penso sinceramente di sì. Anche solo per come è visto e considerato, lo sport oltre oceano è un qualcosa che chiunque sogna e vorrebbe un giorno provare.

Qual è invece il ricordo più bello con la maglia azzurra?

Ho un ricordo bellissimo legato ad Andrea Capobianco, nostro ex coach che, dopo aver battuto l’Ungheria entrando tra le prime 8 dello scorso Europeo, ha appeso in spogliatoio un foglio gigante con scritto “sono fiero di voi”. Ancora ora se ci penso ho i brividi. Grazie coach.

Sogni di poter vincere qualcosa di importante con il tricolore?

Si. Vincere qualcosa con l’Italia lo desidero ancora di più rispetto ad andare oltreoceano. Ecco, forse prima dell’America, ogni atleta sogna di vincere qualcosa con la propria Nazionale. È il sogno decisamente più grande a livello sportivo che ho.

Dario Sette