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alessandro troncon

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Non ci sono stati giri di parole o mezzi termini: quella di sabato contro il Sudafrica è una vittoria storica, il trionfo più bello della Nazionale italiana di rugby. Placcati, con il risultato di 20-18, gli Springboks, due volte campioni del mondo e tra le squadre più forti nel panorama mondiali e storico della palla ovale. Fino a oggi, la piccola Italia non era mai riuscita a battere le tre grandi dell’emisfero sud (Nuova Zelanda, Australia e, appunto, Sudafrica) e, allo stadio Franchi di Firenze, la squadra allenata da O’Shea ha celebrato il trionfo grazie alle mete di van Schalkwyk e Venditti.

Nel valzer delle “prime volte”, il ricordo, però, va alla prima celebre vittoria del rugby italiano nel Sei Nazioni, il più importante torneo internazionale di rugby a 15 dell’Emisfero Nord, che prima dell’annessione degli azzurri, era denominato Cinque Nazioni e che, di fatto, ha spalancato agli azzurri le porte dell’élite europeo di questa disciplina. Cenerentola della manifestazione, l’Italrugby esordì il 5 febbraio 2000, allo stadio Flaminio di Roma quasi tutto esaurito, contro la Scozia, nazione detentrice dell’ultimo Cinque Nazioni, vinto nel 1999.

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Sembra un’era fa, l’Italia etichettata come “senza speranza” riuscì nell’impresa di sconfiggere gli scozzesi per 34-20. Una partita intensa, dominata da uno splendido Diego Dominguez, autore di 29 punti (una trasformazione, tre drop e sei calci piazzati – fino ad allora record di punti personali realizzati in una partita nel torneo) e suggellata al 78′ da una meta di Giampiero “Ciccio” De Carli, pilone romano.
E’ il tappeto rosso che si srotola sotto i piedi degli azzurri che, per trovare un nuovo successo nel prestigioso torneo, devono attendere tre anni, quando nel 2003, riuscirono a battere il Galles per 30-22.