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29 novembre 1998

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Tre Mondiali consecutivi. Un successo inimmaginabile che sconfina dalla pallavolo. Fino ad allora, fino al 1998, nessuna Nazionale, nella storia dello sport di squadra, aveva conquistato tre titoli iridati di seguito. Non riuscì, sempre nel volley, alla mastodontica Urss che di titoli, complessivamente ne ha vinti sei; oppure nemmeno al Brasile magico di Pelé nel calcio o, se pensiamo al basket, al Dream team statunitense. Dal 2002 al 2010, sarà proprio il Brasile, sempre nel volley. Ci riuscì, invece, l’Italvolley, tra il 1990 e, appunto, il 1998: un sogno iniziato in casa del Brasile, battuto per 3-2 in una storica semifinale davanti ai 25 mila spettatori del Maracanazinho. In finale, poi, il successo per 3-1 sulla fortissima Cuba.

La Generazione di fenomeni, quelli istruiti e guidati dal maestro Julio Velasco che li traghetterà, quattro anni dopo, al secondo oro, nel 1994 in Grecia, contro l’Olanda battuta per 3-1. Una squadra a tenuta stagna, apparentemente invincibile, ma che assaggerà, proprio per colpa degli olandesi, l’amara delusione dell’Olimpiade persa ad Atlanta nel 1996. Una macchia indelebile che non turbò la squadra, passata nelle mani di coach Bebeto, che asciugate le lacrime, centra il terzo titolo mondiale, questa volta in Giappone, demolendo la Jugoslavia, prima che lo facesse la politica, con un secco 3-0 (i parziali: 15-12, 15-5, 15-10).

Brasile, Grecia e Giappone, le platee che uniscono, con un filo ideologico, l’intero globo: come se servisse altro per dimostrare a tutti che nel volley maschile non c’erano rivali. Un Mondiale soffice e commovente, l’ultimo con le vecchie regole e l’ultimo con le vecchie glorie del ciclo dei vincenti: Gardini, Giani, De Giorgi e Bracci, gli unici quattro reduci del titolo del 1990.

Qui l’istante dell’inno col le immagini dell’ultimo punto decisivo: