La favola di Kevin Anderson non conosce lieto fine, sul trono di New York sale per la terza volta in carriera Rafa Nadal. Finale senza storia, com’era d’altronde nei pronostici, sul cemento di Flushing Meadows dove il 31enne mancino maiorchino suggella nel migliore dei modi il suo ritorno al vertice del ranking Atp.
Dopo tre stagioni tribolate a causa degli infortuni, Nadal torna così al massimo del suo splendore e mette in bacheca il 16esimo Slam della carriera, il secondo stagionale dopo il decimo Roland Garros del giugno scorso senza dimenticare la finale persa a Melbourne contro Federer a inizio anno. All’Artur Ashe Stadium lo spagnolo impiega poco meno di due ore e mezza per iscrivere il suo nome nell’albo d’oro per la terza volta dopo le vittorie del 2010 e del 2013: 6-3 6-3 6-4 contro il pari età sudafricano, alla prima assoluta nell’ultimo atto di un Major.
La resistenza di Anderson, che si consola scalando il ranking fino al 15esimo posto, dura fino al settimo gioco del primo set quando Nadal, alla quinta palla-break, riesce a strappagli la battuta, impresa non da poco visto che il 31enne di Johannesburg aveva perso il servizio solo in cinque occasioni lungo il suo cammino newyorkese.
Da quel momento in poi la sfida si fa in discesa per Nadal, che sbriga il secondo parziale in 38 minuti e ne impiega altri 50 per il terzo. Impressionanti anche i numeri: appena 11 errori non forzati e zero palle break concesse.
Un trionfo in piena regola per chi non riusciva a portare a casa un successo sul cemento da quasi quattro anni, dalla finale vinta su Monfils a Doha nel gennaio 2014.
“Sono state due settimane molto speciali per me – confessa Nadal – ma quello che è successo nel corso di tutto il 2017 è stato incredibile dopo due stagioni con problemi fisici e senza riuscire a giocare bene in alcuni momenti. Al futuro chiedo solo di rimanere in salute, mi sento superfortunato per tutto quello che mi capita e che ho potuto vivere alla mia età”.
Dallo spagnolo grandi parole per il suo rivale (“Kevin è un esempio per i più giovani, ha superato tanti infortuni ed è tornato più forte di prima”) mentre sulla chance di eguagliare i 19 Slam di Federer alza le spalle: “faccio la mia strada, non penso al fatto che Roger abbia vinto due titoli o 24, la vita è essere felice con quello che si fa. Questo non significa non volere di più ma non sento come una necessità quella di raggiungere Federer, continuerò a lavorare e a lottare per ottenere quello che posso”. E quando gli chiedono se a 36 anni si vede allo stesso livello dell’eterno rivale replica: “sicuramente non potrò fare quello che sta facendo Roger ma d’altronde a 26 anni non pensavo di fare quello che ho fatto io a 31”.