Nel giorno in cui, tredici anni fa, il Liverpool alzava al cielo di Istanbul la sua ultima Champions League vinta, torna in mente anche il ricordo di quella che è stata l’ultima finale dei Reds: due anni dopo e sempre contro il Milan ma con i rossoneri capaci di imporsi 2-1 grazie alla doppietta di Filippo Inzaghi. Non tutti saranno a conoscenza del fatto che nella rosa inglese c’era anche un italiano, Daniele Padelli: il portiere dopo essere stato in prestito al Crotone divenne un giocatore della parte rossa della Merseyside e dopo un breve periodo nella formazione riserve arrivò in prima squadra, sostituendo l’infortunato Dudek (eroe nel 3-3 del 2005) e togliendosi lo sfizio di esordire ad Anfield nell’ultima gara stagionale che coincise con l’addio al calcio di Fowler. Il primo italiano nella storia del Liverpool.

Daniele Padelli ha più volte raccontato la sua esperienza nel Regno Unito anche se l’intervista più significativa resta quella rilasciata ai microfoni di calciomercato.com dove ha parlato di questa avventura magica:
l Liverpool è un grande club, per me era il massimo. Credo possa essere paragonato ad Inter, Milan o Juventus a livello di organizzazione, disponibilità e tradizione calcistica. Allenarmi ed avere a che fare con campioni come Gerrard e Carragher mi ha permesso di crescere calcisticamente e umanamente. E’ un’esperienza che porterò con me per sempre
L’estremo difensore ha poi continuato:
Nello spogliatoio la lingua più usata era ovviamente l’inglese ma si dialogava anche in spagnolo, per questo per me è stato più facile inserirmi nel gruppo. Oltretutto, Zenden e Benitez conoscevano l’italiano e per qualsiasi cosa potevo contare su di loro. Per questo non ho avuto problemi di ambientamento
E poi i ricordi vanno al suo esordio ad Anfield, un sogno irrealizzabile per lui solo qualche mese prima:
Ho giocato l’ultima partita di Premier League, contro il Charlton, davanti ad un Anfield tutto esaurito. La nostra posizione in classifica era già decisa, per questo il 2-2 finale non è importato più di tanto. E’ stata una festa, con tanto di giro di campo. Era la partita prima della finale di Champions League e il match d’addio di Fowler. Se ci penso ho di nuovo la pelle d’oca. Salire gli scalini di Anfield, sentire You’ll never walk alone. Sono emozioni indescrivibili, peccato che l’avventura sia finita dopo solo sei mesi