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Ci siamo quasi, il Tour de France numero 105 inizierà il 7 luglio e le sorprese non sono certo mancate.

Il campione britannico, Chris Froome ci sarà. Il tribunale antidoping dell’Unione ciclistica internazionale ha annullato la squalifica per il plurivincitore della Grande Boucle (le ultime tre edizioni) e della fresca maglia rosa al Giro d’Italia.

Froome era finito sotto inchiesta per l’uso di salbutamolo, un medicinale per l’asma, utilizzato durante la Vuelta del 2017.

Tuttavia il Tour de France è da sempre la corsa ciclistica più amata da tutti. Dai Pirenei alle Alpi, tantissimi sono stati i campioni che si sono susseguiti nel corso delle 104 edizioni passate.

I duelli tra Coppi e Bartali, le scalate di Marco Pantani, le vittorie di Armstrong (poi annullate), sono solo alcuni dei bei momenti e delle emozioni vissute in Francia.

Anche i manifesti hanno preso parte e hanno scritto la storia del Tour. Colori sgargianti, scritte d’altri tempi e percorsi che andrebbero anche ripresi.

Uno dei primi grandi manifesti è del 1925 quando l’italiano Ottavio Bottecchia bissò la vittoria del ’24. È stata la sua ultima vittoria della maglia gialla, dato che pochi anni dopo, nel giugno del 1927, sarà trovato senza vita sul ciglio della strada in Friuli, in circostanze mai realmente capite.

Nel 1927 c’è stata una piccola “rivoluzione”. Il direttore di quell’epoca, il francese Henri Desgrange, propose l’idea di introdurre un gruppo individuale, perché dal suo punto di vista non era soddisfatto delle squadre tattiche utilizzate nelle lunghe fasi piatte.
Contrariamente da quanto pensato da Desgrange, tale regola fu rimossa nel giro di pochissimo tempo perché non rese la gara più interessante, anzi la rese ancora più noiosa. Per questo motivo fu rimossa dopo il Tour de France del 1929.

Il 1933, invece, segna un altro cambiamento. Tra le maggiori novità c’è l’inserimento di un’altra classifica: quella degli scalatori, con la maglia a pois. Un riconoscimento per i ciclisti scalatori nei gran premi della montagna. Un altro fatto interessante è che il Tour è stato eseguito in senso antiorario dal 1913 e nel 1933 è tornato a girare in senso orario.

I manifesti e il Tour de France nel giro di pochi anni riscuotono sempre più successi. Con l’idea del governo d’introdurre le vacanze estive per i francesi nel 1936, aumentarono di botto le presenze dei tifosi sulle strade transalpine. Lo storico direttore Henri Desgrange, ha guidato la federazione dal primo Tour de France nel 1903, fu sostituito da Jacques Goddet dopo la seconda tappa, a causa di problemi di salute.

Il Tour del ’48 torna a essere in mano a un italiano. A trionfare in maniera del tutta inaspettata è Gino Bartali che con la sua vittoria “aiuterà” anche a colmare gli animi accesi in Italia dopo l’attentato al leader del partito comunista italiano, Palmiro Togliatti. Fu lo stesso presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, a telefonare personalmente a Bartali, invitandolo a decidere di non abbandonare la gara.

Da Bartali a Coppi. L’edizione del 1952 fu stravinta dal campione italiano. Un vero e proprio record (mezz’ora sul secondo) che regge tuttora. Coppi, inoltre, era così dominante nella gara che gli organizzatori decisero di raddoppiare il montepremi per il 2 ° posto, per mantenere la gara interessante.

Per concludere, la locandina del 2013, quella del centenario. Poster che rende omaggio alla prima arte del ciclismo.