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Viktor Ahn

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A pochissimi giorni dall’apertura dei Giochi Olimpici Invernali 2018, si discute ancora sulla presenza degli atleti russi alle gare.

Sembrava tutto ormai deciso e invece la decisione del Tas di Losanna, che ha scagionato diversi atleti per mancanza di prove nell’indagine antidoping effettuata dal CIO, ha dato inizio ad una serie di ricorsi che non accennano a diminuire neanche a due giorni prima del via.

A breve sarà decisa la sorte di 32 di loro, che hanno fatto ricorso per poter essere riammessi all’ultimo minuto ai Giochi. Tra loro spiccano nomi di grandi campioni, come Viktor Ahn, stella dello short track, e Anton Shipulin, biatleta campione olimpico in staffetta a Sochi 2014.

Insieme a Denis Airapetyan, Vladimir Grigoryev, Sergey Ustyugov e Ksenia Stolbova e tanti altri, attendono con ansia il responso della commissione di Pyeongchang. Ogni caso sarà trattato in maniera individuale per valutare le diverse situazioni, sempre tenendo conto della necessità di prendere una rapida decisione visti i tempi ristretti.

Ma i precedenti non fanno ben sperare. La stessa procedura, infatti, è già stata affrontata da altri 15 russi, 13 atleti e 2 tecnici, che nei giorni scorsi hanno presentato ricorso per la riammissione alle Olimpiadi. Purtroppo, nel loro caso la sorte non è stata benevola e il Cio ha respinto ogni richiesta.

Nonostante l’annullamento della squalifica a vita decretato dal Tas di Losanna, la commissione non ha nemmeno voluto esaminare i casi perché sussistono ancora dubbi sull’integrità sportiva di questi atleti. Secondo il Cio, infatti, il tribunale arbitrale non ha fornito loro motivazioni della sua decisione, necessarie per ritenere davvero puliti gli atleti presi in causa.

Alcuni di loro hanno presentato, quindi, nuovamente ricorso, come Alexander Legkov, campione olimpico di sci di fondo nel 2014, che attende risposta prima di venerdì.

Neanche la Russia ha accettato di buon grado questa decisione del Cio e il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha ripreso la questione del complotto contro il proprio paese che ritiene vittima di “violazione dei principi elementari della legge e delle regole olimpiche con lo scopo di rovinare persone e provocare un danno politico alla Russia”.