Tag

victor valdes

Browsing

Partiamo da una sicurezza: se totalizzi 530 presenze con la maglia del club che ha riscritto la storia del calcio moderno, sei destinato a entrare nella storia. Anche se sei il più “umano”, anzi il meno “marziano”. Qualcuno dirà che era l’anello debole del Barcellona dei record, quello plasmato alla perfezione da Pep Guardiola, ma Victor Valdes è semplicemente stato il portiere che ha difeso i pali di una squadra spaziale. Con la fiducia e la responsabilità che una città e una società hanno affidato a lui.

Tre Champions League, la Liga vinta per sei volte, tre volte la Coppa spagnola, sei la Supercoppa spagnola, una Supercoppa europea e poi tre Mondiali per Club. Il tutto con la camiseta azulgrana. E poi un Europeo e un Mondiale con la Nazionale spagnola, seppur come riserva di Iker Casillas.

Ma Victor Valdes c’era. Al posto giusto in un momento storico giustissimo per il suo Barça e per la Spagna calcistica. Valdes, nato nel 1982 a L’Hospitalet de Llobregat, seconda città della Catalogna, è sempre stato “l’altro” nel calcio, in una squadra che, secondo luoghi comuni da bar, era talmente forte che poteva giocare con il portiere volante.
Il portiere si è dimostrato “altro” anche nel momento del ritiro, a 35 anni. Atipico anche in questa circostanza. Agli altri le copertine, i palloni d’oro. Dopo le ultime stagioni tra Manchester United, Standard Liegi e Middlesbrough, l’ex blaugrana è sparito.

Su Twitter ha postato una foto dal sapore di addio: “Grazie di tutto”. L’immagine era quella di una strada deserta, la stessa che vuole raggiungere. E poi? Fuori tutto. Come un colpo di spugna a cancellare il passato. Eliminati tutti i tweet. Eliminate tutte le foto di Instagram. Victor Valdes ha iniziato una nuova vita.

L’aveva preannunciato due anni fa, ammettendo che “quando la luce si spegnerà, sarà difficile trovarmi”. Nella vita piena di successi di Victor Valdes c’è un punto, un momento da “sliding doors” che l’ha riportato coi piedi per terra: marzo 2014, rottura del crociato.

L’infortunio al ginocchio mi ha fatto tornare alla vita reale, è stata una cura d’umiltà. In Germania ho vissuto in hotel e dovevo prendere il tram tutti i giorni per raggiungere la clinica per la riabilitazione. Grazie al comportamento della gente di Amburgo passavo come uno sconosciuto, cosa che non avveniva a Barcellona. Dopo molti anni ho capito cosa voleva dire pagare un caffè e pagarsi un biglietto, cose che non vivi da calciatore. Noi calciatori viviamo una vita irreale

Vita irreale e sovraesposta, così Valdes, anche se manca l’ufficialità, si ritira da tutto, dal calcio, dai social, dall’attenzione morbosa di tifosi o giornalisti. Torna alla vita reale dopo 571 partite da professionista.
Non voleva fare il calciatore, è diventato uno dei migliori portieri del mondo: cresciuto nel cantera del Barcellona, Valdes esordisce nella stagione 2002-03 sotto la guida di van Gaal e conquista una maglia da titolare nella stagione successiva con Frank Rijkaard. Da van Gaal a van Gaal è stato lo stesso allenatore olandese a rivolerlo nel Manchester United nonostante fosse svincolato e con un pesante infortunio alle spalle. Screzi e incomprensioni ruppero ben presto l’idillio e Valdes è andato allo Standard Leigi, in Belgio, dove ha alzato una Coppa nazionale. Eppure il portiere sarà sempre grato a van Gaal:

Mi diede la possibilità di debuttare nel Barcellona, mi riprese quando non avevo una squadra e mi propose di recuperarmi dagli acciacchi al ginocchio. Gli sarò per sempre grato

Uno che, se non poteva dare il suo apporto alle azioni o alle manovre del Barcellona, uno che rischiava seriamente di essere spettatore non pagante per interi match, ma i 10 in campo avevano le spalle coperte. Lo sapevano. Animo catalano, anima del Barcellona e del Camp Nou che non poteva essere profanato. Come quando “invitò” Mourinho, dopo la semifinale di Champions del 2010, aa esultare fuori dal campo, lontano dal sacro campo verde:

Il calcio renderà rispetto a Victor Valdes. E’ solo questione di tempo. Fermatevi a riflettere: secondo voi perché la squadra più forte del nuovo secolo aveva scelto Pinto come secondo portiere? Perché il primo era Victor Valdes.