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Al 94’ di Italia Stati Uniti, Marco Verratti ha deciso che il ricamo poteva bastare. Era giunto il momento di innescare finalmente una rete italiano, spezzando il lungo digiuno azzurro. Imbeccata per Gagliardini dal limite dell’area di rigore, poi l’asse nerazzurro con Politano ha firmato il gol vittoria allo scadere contro gli americani. Esulta Mancini in panchina, esultano i giocatori, gonfia il petto anche il 26enne pescarese. È finalmente arrivato il momento di prendersi definitivamente la Nazionale dopo anni di grandi promesse non mantenute.

Non mi sono mai trovato così bene in Nazionale. Con Mancini esprimiamo al meglio tutte le nostre qualità

Marco Verratti da sei anni regala sprazzi di grande calcio a Parigi. Il salto all’ombra della Torre Eiffel arriva nel 2012, a 19 anni. Il presidente Al-Khelaïfi e l’allora direttore sportivo Leonardo restano impressionati dai numeri del centrocampista con il Pescara di Zeman in serie B. Un po’ Xavi, un po’ Pirlo, un po’ Iniesta. Paragoni ingombranti che però non scuotono Marco. Passa in Ligue 1 senza aver mai giocato un minuto nella massima serie italiana. È il paradosso che tuttora accompagna il numero 6 del Paris Saint Germain.

Verratti con Cavani e Neymar al Psg

Oltralpe Verratti sta facendo collezione di trofei nazionali. Cinque campionati (il sesto sarà una formalità), sei supercoppe, cinque coppe di Lega, quattro coppe di Francia. Ha giocato al fianco di fuoriclasse come Ibrahimovic, Neymar, Cavani e Mbappè con la naturalezza di un veterano. Per anni i suoi fidi scudieri in mezzo al campo sono stati Thiago Motta e Matuidi. Un po’ quello che oggi sono in Nazionale Jorginho e Barella. La maglia azzurra rappresenta, fino all’approdo di Mancini, il grande cruccio del centrocampista.

Debutta nel 2012 con Prandelli, va al Mondiale brasiliano nel 2014, salta Euro 2016 per la pubalgia. Naufraga con Ventura nello spareggio maledetto con la Svezia, anche se nel match di ritorno a San Siro è squalificato. Ora con Mancini sembra aver preso per mano la squadra. A 26 anni è giunto il momento di compiere l’ultimo definitivo salto per la consacrazione in Nazionale. Con il Psg la sfida più grande è replicare anche in Europa quanto ammirato in patria. In attesa di un ritorno in Italia e di un esordio in serie A da veterano.

Allo stadio Euganeo, dagli altoparlanti riecheggiava “Una vita da mediano” di Luciano Ligabue, mentre scroscianti e lacrimanti applausi si alzavano dopo il minuto di silenzio per ricordare Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto sul campo del Pescara, il 14 aprile 2012. Anche Padova biancoscudata l’aveva visto giocare, brevemente, nel 2010, così la sfida di Serie B tra Padova e Pescara, giocata il 20 aprile 2012, assunse un’atmosfera sospesa, surreale.

All’Euganeo non c’erano precedenti tra le due squadre e il primo ottobre 2018 si ritrovano l’una dinanzi all’altra dopo sei anni di distanza. Quella sera lo stadio padovano si trasformò in una succursale di Zemanlandia: l’allenatore boemo, quell’anno, compì l’ultima eclatante impresa, portando il Pescara magistralmente in Serie A dopo una cavalcata chiusa a 83 punti lasciandosi alle spalle Torino, Sassuolo e Sampdoria. Il Padova chiuse l’anno al settimo posto, un gradino sotto alla zona play-off compromessi proprio in quel match di aprile.

Risultati immagini per padova pescara 2012

Il Pescara surclassò il Padova per 6-0, ma a riguardare oggi quella partita titanica, anzi a rileggere alcuni nomi, si può dire che l’Euganeo si trasformò in vetrina dei migliori talenti italiani. Nel Pescara c’erano Verratti, Immobile e Lorenzo Insigne: il primo stupì tutti per la tecnica, il secondo piazzò una doppietta così come il terzo che, tra le altre cose, segnò un gol “alla Del Piero”, che quello stadio ha visto tante tante volte e che applaudì con tanto di standing ovation.

E poi c’era Mattia Perin, oggi alla Juventus. Perin esattamente il primo ottobre del 2011 fece il suo esordio in Serie B, sostituendo l’infortunato Ivan Pelizzoli. In seguito giocò da titolare la seconda parte della stagione, collezionando 25 presenze con 39 gol subiti. A fine annata vinse il “Serie Bwin Awards” come miglior portiere del campionato. E a rivedere le immagini di quello scontro, nonostante i sei gol subiti, nel primo tempo si rese autore di interventi prodigiosi.

Le loro strade, già dalla stagione successiva, prendono traiettorie differenti, ma appena due anni dopo si sarebbero ritrovati tutti e quattro in Brasile, convocati per il Mondiale con la nazionale italiana.

Il campionato francese, mai come negli ultimi anni, è cresciuto a livello mediatico e sportivo. Con l’acquisto di Neymar da parte del Paris Saint Germain certo l’attenzione è aumentata ancor di più. La squadra parigina è una potenza economica e sicuramente se la protagonista della Ligue 1 che è appena partita. Monaco, vincitrice lo scorso anno, proverà a rendere le cose più complicate ma occhio a Nizza, Lille e Marsiglia.

Italians vuole focalizzarsi appunto sugli italiani che quest’anno disputeranno il prestigioso campionato francese.

Confermati gli italiani nelle maggiori squadre transalpine (un difensore, un centrocampista e un attaccante), ma anche la novità allenatore: Claudio Ranieri alla guida del Nantes.

Partiamo dalla regina di questa sessione di mercato estiva: il PSG. Molte le voci attorno a Marco Verratti (o Verrattì come dicono i francesi) e su un suo addio dal Parco dei Principi. Per ora un nulla di fatto, il proprietario Al Khelaifi lo ha sempre definito incedibile e ora con Neymar pare che la telenovela sia chiusa. I bisticci con il suo ex procuratore  Di Campli, ora anche lui è entrato a far parte della scuderia Mino Raiola. Il centrocampista abruzzese sarà il faro del centrocampo parigino; vuole fare bene per trovarsi in forma a giugno prossimo per il Mondiale in Russia.
Oltre a Verratti a Parigi c’è anche l’italobrasiliano Thiago Motta. Seppur non più un titolarissimo il centrocampista ex Inter è rimasto nella capitale francese e comunque potrà contribuire a far rifiatare i titolari in mezzo al campo.

Nella rosa della squadra vincitrice del campionato 2016/2017, il Monaco, c’è un italiano che oramai nel Principato è un veterano. Si tratta di Andrea Raggi. Il 33enne difensore ligure è tra li fila dei monegaschi dal 2012 con cui ha prima disputato un campionato di Ligue 2, fino ad arrivare alla Champions League. Proprio nell’anno in cui i biancorossi sono saliti in Ligue 1, alla loro guida c’era Claudio Ranieri e in passato è stato tecnico anche Alberto Guidolin.

Se pensiamo alla Francia, non possiamo non citare il nostro SuperMario Balotelli. Alla sua seconda stagione a Nizza, l’attaccante italiano ha ritrovato la sua serenità e i gol. Dopo la bell’annata, condita con una qualificazione ai preliminari di Champions in cui ha realizzato 15 reti in 23 presenze, Balotelli ha già esordito con una rete quest’anno contro l’Ajax nella qualificazione alla Coppa dei Campioni. Nel prossimo turno, ironia della sorte, incontrerà un’italiana: il Napoli. SuperMario cercherà di fare bene quest’anno per strappare una convocazione al Mondiale 2018. Il rapporto con la tifoseria francese è sempre stato speciale anche quando non è in campo.

Se questi sono gli italiani che scenderanno in campo in questa stagione francese, c’è anche un italiano che siede in panchina, a Nantes. È Claudio Ranieri che, dopo la fiabesca avventura al Leicester con tanto di titolo di Premier League nel 2015/2016, ha voluto tentare una nuova avventura estera. Come abbiamo detto, sir Claudio è già stato in Francia ai tempi del Monaco, con cui ha vinto un campionato di Ligue 2 e un buon secondo posto la stagione successiva. Ora l’avventura per uno che ama le grandi sfide. La strada è già in salita dopo la sonora sconfitta a Lille per 3-0.

Dario Sette

Quattro anni dopo, rieccoci nuovamente. Li avevamo incrociati in finale dell’Europeo del 2013 giocato in Israele; questa volta lo scontro varrà un posto in finale. L’Under-21 allenata da Di Biagio, che ha superato il proprio girone di qualificazione non senza qualche patema di troppo, affronta gli spagnoli di pari età nella semifinale nello Stadion Cracovii di Cracovia, in Polonia.

Una sfida senz’altro impegnativa per gli azzurrini chiamati a tener testa alla squadra favorita in questa edizione: mentre Donnarumma, Bernardeschi, Petagna e gli altri hanno rischiato di uscire già al primo turno dopo la pesante sconfitta per 3-1 contro la Repubblica Ceca (prontamente rifatti con la vittoria per 1-0 sulla Germania), la Spagna Under-21 ha passeggiato nel Girone B centrando tutte e tre le vittorie (roboante il 5-0 sulla Macedonia, ma anche il 3-1 sul Portogallo) chiudendo con nove reti realizzate e una sola subita.

Dopo queste premesse statistiche, ecco che i fantasmi della finale di quattro anni fa riemergono a galla. I ragazzi allenati da Devis Mangia crollarono 4-2 contro gli 11 guidati da ct Julen Lopetegui. Autore di un’autentica mattanza fu Thiago Alcantara, funambolico centrocampista del Barcellona e ora del Bayern Monaco che, quella sera, realizzò una tripletta nel primo tempo.
L’Italia provò a stare al passo con il momentaneo pareggio di Immobile al 10’, ma il 4-1 su rigore realizzato da Isco fece crollare i sogni di una Nazionale che disputò un validissimo torneo e che chiuse la propria avventura con la rete di Borini per il 4-2 finale.

Del resto, a guardare le formazioni, c’era solo da applaudire per l’enorme sforzo fatto da Devis Mangia nel riuscire a portare in Polonia una formazione valida e all’altezza:  Bardi, Donati, Caldirola, Bianchetti, Rossi e Regini, ovvero sei degli 11 titolari che disputarono la finale, giocavano in Serie B.
Nel complesso sui 23 convocati, 11 giocavano in serie cadetta: un numero troppo elevato per tenere botta alla Roja che aveva solo calciatori già svezzati nella Liga. E i nomi, con l’occhio maturo di oggi, sono stati confermati: De Gea, Bartra, Koke, Álvaro Morata, Isco, Tello, Carvajal  hanno fatto il salto di qualità. Nelle file azzurre qualche giocatore è ancora in attesa dell’exploit, altri come Borini hanno bisogno di ritrovare la propria dimensione. E poi ci sono Insigne, Immobile, Verratti o Florenzi che sono talenti cristallini.

Ma quattro anni dopo, forse, la corrente è cambiata e anche in Italia si sta respirando una tendenza inversa che punta tutto sui giovani talenti: rispetto agli 11 giocatori della Serie B del 2013, quest’anno Di Biagio ha chiamato solo tre giocatori, Ferrari, Cragno e Garritano.
Per non parlare della qualità, sensibilmente alzata anche grazie alla fiducia di alcuni allenatori di Serie A che hanno buttato nella mischia calciatori protagonisti di questa stagione come Donnarumma, Caldara, Bernardeschi, Conti, Chiesa o Pellegrini, autore di una rete mozzafiato contro la Danimarca:

Insomma, all’orizzonte il cielo sembra essere sereno: bisogna solo aspettare e crederci con un sorriso spensierato.