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Valentino Mazzola

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All’età di 92 anni si è spenta l’ultima grande figura legata al Grande Torino. Ci ha lasciato Sauro Tomà, ultimo superstite della tragedia di Superga.

La sua vita è stata graziata da un infortunio che non gli ha permesso di prendere parte alla tragica trasferta, ma la sua carriera da quel giorno non è stata più la stessa. I suoi esordi, infatti, lo hanno legato quasi fin da subito al Torino, con il quale vinse due scudetti. Ottimi rapporti lo legavano a Valentino Mazzola e tutto il team torinese, che gli aveva affibbiato anche un simpatico soprannome: “due metri e settanta” per sottolineare la sua scarsa capacità di rilanciare la palla oltre i tre metri. Ma Tomà sorrideva per quell’appellativo, segno di un rapporto di sincerità e confidenza con i compagni di squadra.

Ed è stato proprio il pensiero dei compagni non sopravvissuti al disastro aereo che lo ha schiacciato in un dolore mai sopito, che lo ha spinto poi anche a cambiare squadra. Approda quindi prima al Brescia nel 1951 e successivamente si sposta al Bari nel 1955.

Nella stesso anno arriva la decisione di ritirarsi, lasciandosi tutto il tempo necessario per mantenere vivo il ricordo e le esperienze del Grande Torino, insieme all’altro superstite della vicenda, il portiere Renato Gandolfi, morto nel 2011.

Entrambi dovevano essere su quell’aereo che il 4 maggio 1949 portava il Grande Torino a casa, dopo la trasferta che la squadra aveva giocato contro il Benfica. La partecipazione di Tomà, però fu messa in discussione da un infortunio al menisco, che gli salvò la vita. Per il portiere invece la “fortuna” di non essere stato scelto come convocato per quell’incontro.

Doveva essere un viaggio come tanti altri ma si concluse nella maniera più triste e inaspettata. L’intero team non arrivò mai a destinazione: ogni membro all’interno dell’aereo morì in seguito allo scontro del velivolo contro la collina di Superga.

Lo shock per la tragedia fu davvero troppo grande per Sauro Tomà, che non riuscì mai a darsi pace. Sentiva dentro di sé sempre quel desiderio di fare qualcosa per rinnovare la memoria degli scomparsi.  Così, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, si dedicò anima e corpo al Grande Torino, raccontando le sue gesta sia in incontri dedicati che attraverso i libri. Questo divenne lo scopo della sua vita fino al 10 aprile 2018, giorno della sua morte.

Dopo la scomparsa recente di Mondonico, legato al Toro, se ne va anche un altro rappresentante della squadra Granata e il mondo del calcio ancora una volta si ritrova in lutto.

Resta solo una consolazione: “Gli Invincibili” continueranno a vivere anche per merito delle sue opere e, d’ora in poi, anche Sauro Tomà entra a far parte di quel team leggendario che ci guarda da lassù e non sarà mai dimenticato.