Se con l’avvicinarsi dei Mondiali riaffiora una certa amarezza per tutta l’Italia che non sarà presente, c’è un giocatore che porterà con sé un pezzetto della nostra bandiera e lo farà con orgoglio.
Si tratta di Alfred Gomis, calciatore di origini senegalesi che vive nel nostro paese dall’età di tre anni. Provvisto di doppia cittadinanza, ha scelto di seguire il Senegal nell’avventura mondiale e difendere la porta di quel paese di cui ha pochi ma importanti ricordi e che conserva le sue radici.
Cruciale è stato il suo ritorno in patria, che lo ha aiutato a ricordare i luoghi della sua infanzia e rivedere i suoi familiari. Un’esperienza forte, soprattutto quando ha visitato la tomba del padre morto di recente, che ha fatto scattare quel qualcosa che ha condizionato la sua decisione.
Ho scelto il Senegal per ricordare papà: quello che ha fatto per me e per i miei fratelli, tutti portieri anche loro, è stato pazzesco. Non eravamo certo benestanti e lui ha fatto sacrifici e rinunce enormi per realizzare il nostro sogno. E dire che io in porta da bambino ci sono finito controvoglia
Ma nel suo cuore c’è anche l’Italia e, durante un intervista per il Corriere della Sera, ecco cosa ha detto in proposito:
Porterò in valigia anche il tricolore, con orgoglio: mi sento italiano, per educazione e formazione, non solo sportiva. E sarò sempre grato all’Italia: sono arrivato quando avevo 3 anni, sono cresciuto prima a Cuneo e poi a Torino, l’ho girata per giocare. E quest’anno, anche se un po’ in ritardo, ho giocato la mia prima stagione in serie A, centrando una storica salvezza: meglio di qualsiasi sogno
Gomis, che milita nella Spal come portiere, nei prossimi giorni volerà in Russia per aiutare la sua nazionale a conquistare la Coppa del Mondo, perché in Senegal il calcio è considerato quasi una religione:
Sono pazzi per il calcio. È una valvola di sfogo fondamentale per tutta la comunità. Quando ci siamo qualificati per la Russia, a 16 anni dall’ultima volta, era impossibile girare per le strade, tutte intasate. Per noi non è un peso, ma una responsabilità verso la gente, quello sì
Le aspettative per la competizione mondiale ci sono ma senza mai perdere di vista l’obiettivo principale: divertirsi e giocare con il cuore. E con un pizzico di competitività che non guasta sperano di ottenere dei buoni risultati sin dalle prime partite, anche per merito dei grandi giocatori che hanno in squadra, come Koulibaly, di cui ha un’enorme stima.
Gomis, che non può non ricordare con amarezza le inquietudini del suo paese senegalese, come la schiavitù, ha sempre lottato contro i pregiudizi anche qui in Italia. Ma, ora che è considerato uno di noi, le cose sono cambiate e il calciatore ci tiene a sottolineare che gli italiani agiscono non per razzismo ma spesso per ignoranza:
Quando entro in un luogo mi guardano in un certo modo, poi quando mi sentono parlare molto bene italiano è diverso. Sicuramente l’Italia non è un Paese razzista, ma la situazione politica attuale può portare una persona comune ad aumentare i propri pregiudizi razzisti
E inevitabile a tal proposito viene affrontata anche la questione Balotelli e la sua fascia di capitano:
Per me il capitano è quello la cui parola pesa. Detto questo sono favorevole a dare la fascia a Mario. Che così sarà consapevole di rappresentare non più soltanto se stesso o un club, ma l’Italia intera
Personalità decisa e idee chiare: ecco cosa risulta evidente di Gomis da questa intervista. Lui, unico italiano che andrà al mondiale, con la voglia di vincere non solo per se stesso ma per gli schiavi neri, per suo padre e anche un po’ per il nostro paese.